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31.7.12

Devotional vuole i vostri soldi


Saverio Pesapane è uno che su Usenet voleva farsi chiamare dareiz (che viene da "there is") e ha finito per essere chiamato da tutti Nola. Nola, da adesso lo chiameremo così anche qui, è un tipo simpatico, divertente, mattacchione, noto anche come "uno psicologo da Nola", che non vorreste mai vedere seduto di fianco a vostra sorella o alla vostra fidanzata. Ma è pure uno sveglio che fa cose interessanti. Dio santo non riesco a credere a quel che ho appena scritto.

Il ragazzo ha deciso che da grande vuole fare il regista e si è messo al lavoro su Devotional, un documentario dedicato alle elezioni del 2012 in Egitto, Russia e Stati Uniti d'America. Nola, per altro, il regista lo fa ormai da sei anni e ha lavorato su svariati documentari dal discreto spessore (questo lo affermo sulla fiducia e sulla base degli argomenti trattati, perché non ne ho guardato nemmeno uno). Quindi, insomma, non spunta completamente dal nulla. Ora, Devotional è un progetto un po' particolare. Tutta la parte dedicata alla rivoluzione e alle elezioni in Egitto è stata girata, e il nostro amico Nola è stato anche in Russia nel periodo delle relative elezioni. Il materiale, però, è sufficiente solo per assemblare un documentario sulle elezioni Egiziane: per completare il progetto, bisogna tornare in Russia e bisogna andare a seguire le elezioni americane di novembre. Ma servono i soldi. Ed ecco che entra in gioco la campagna su Indiegogo.


DEVOTIONAL Pitch VIdeo from DEVOTIONAL the movie on Vimeo.

Servono i soldi, si diceva. Servono per la preproduzione, per poter creare la rete di contatti necessaria a coinvolgere le persone giuste. Servono per recarsi a lavorare tre settimane in Russia e tre settimane negli Stati Uniti. Servono per la postproduzione. E si possono donare a questo indirizzo, in una maniera molto simile a quella di Kickstarter, anche se con la particolarità che la campagna è "flessibile": se non si raggiunge il target, i soldi donati vengono comunque presi e utilizzati per realizzare solo la parte dedicata alle elezioni egiziane. Il target è di 40.000 dollari, cifra minima necessaria per avviare la produzione dell'intero progetto. Con 70.000 dollari si può fare ben di più, con 100.000 dollari si mira addirittura alla distribuzione internazionale. Agevolo infografica.


Quindi, insomma, se il progetto vi sembra interessante e c'avete voglia di mollare anche solo dieci dollari, sappiate che serviranno a qualcosa e che, alla peggio, si realizzerà solo il comunque (potenzialmente, dai) interessante documentario sulla parte egiziana. In ogni caso, se volete curiosare, ripeto che trovate la campagna su Indiegogo a questo indirizzo qui e segnalo la pagina Facebook a questo indirizzo qua. Rimangono due settimane di tempo al termine della campagna, dubito sinceramente che si possa raggiungere il target, immagino tutto faccia brodo. Per incuriosirvi ulteriormente, agevolo il bel trailer.


DEVOTIONAL trailer from DEVOTIONAL the movie on Vimeo.

Comunque stasera vado a vedere The Dark Knight Rises, noto anche come Il cavaliere oscuro - Il ritorno.

30.7.12

Cose accadute mentre ero via


Io stavo in Italia a mangiare fino a star male, il mondo intanto andava avanti. Tipo che iniziavano le Olimpiadi, con una (bella!) cerimonia d'apertura che mi sto guardando adesso mentre scrivo perché sulla diretta ero a Milano a preparare la valigia (e non c'avevo voglia di ascoltare i tizi Rai che ci parlavano sopra). Olimpiadi che qua in Germania seguo ignorando quasi del tutto la TV e stando attaccato ai due PC. Eurovision Sports il sito di riferimento, che manda in streaming (con differita, rewind e via dicendo) dodici canali con non proprio tutto tutto tutto ma praticamente tutto quel che posso desiderare. Sono i feed diretti, senza telecronache. E se da un lato mi spiace perdermi Caressa in modalità Galeazzi o Tranquillo e Messina che commentano il basket, dall'altro è veramente bello ascoltare i suoni, le voci e le urla dal campo. Gli speaker che commentano le prove di tiro, le ragazzine della ginnastica che si fanno coraggio, gli allenatori che sbraitano, le urla di dolore e di gioia, i tifosi, bello bello. Poi, oh, le Olimpiadi son sempre quella roba lì, stare appiccicato agli schermi tutto il giorno, saltando fra centomila sport diversi, seguendo robe che fra due settimane smetteranno di avere qualsiasi importanza per quattro anni. E i momenti Rocky/film americano. Quattro punti rimontati in trenta secondi. La nuotatrice che rimane indietro di due vasche e arriva in fondo con la folla in delirio. Un bronzo vinto aspettando i giudici. Le disfatte, le rimonte, le sorprese, gli errori e la tensione. Bello bello, due settimane, impazzire.

Comunque, questo è un post su cose successe mentre ero via. Quindi andiamo avanti. Tipo, per dire, c'è stata quella fiera di fumetti in America dove fanno vedere le cose del cinema e della TV. Per esempio il trailer della terza stagione di The Walking Dead, magari un po' spoileroso, anche se neanche troppo (secondo me è tutta roba del primo episodio).



Dunque, Michonne sembra proprio ganza, e sembra all'insegna dell'assenza di vergogna e del non nascondersi dietro a un dito: è un personaggio fumettistico, pazzerello e un po' assurdo, per certi versi sull'orlo del ridicolo, ma loro non si vergognano e la mantengono così. Giusto! Per il resto, che dire, c'è il governatore, c'è la prigione, basterebbe questo per gasarsi. Glen Mazzara continua a dire che i ritmi rimarranno quelli sostenuti e intensi del finale di seconda stagione, e che marceranno fra gli eventi a una velocità che molti non si aspettano. Dopo aver adattato due paperback in due anni, vorranno mica fare l'intero ciclo della prigione (sei paperback) in sedici episodi? Vai a sapere. In ogni caso, sono curiosissimo di scoprire come modificheranno le varie dinamiche. Nel trailer si vede Andrea finire assieme a Michonne in quel brutto postaccio di Woodbury mentre gli altri fanno casino in prigione. Morrissey come Governatore mi sembra solo ottimo. Rick in versione dittatore è partito bene. Che/chi troveranno in prigione? Come si svilupperanno le faccende dei Dixon? Dai dai dai.


Sempre al Comicon hanno annunciato un po' di robe sui film Marvel, il nuovo ciclo che ci porterà tutti felici fino a The Avengers 2. Siamo all'inizio della fine? Andrà tutto a mignotte? Boh, può essere. Comunque, Iron Man 3 (maggio 2013) firmato Shane Black è una roba che sulla carta promette bene. Anche se la nuova armatura ha la faccia di quei costumi alternativi che ogni tanto tirano fuori per provare a rilanciare un personaggio e poi, dopo qualche mese, buttano nel cesso. Ben Kingsley nei panni del Mandarino è una bella prospettiva, anche se immagino sarà un po' "normalizzato" rispetto ai fumetti. E Guy Pearce dove lo metti sta. Per quanto riguarda il resto, siamo praticamente solo alle (poche) parole. Pare che Thor: The Dark World (novembre 2013) c'avrà dalla sua la presenza dell'Incantatrice, la famosa dea delle zoccole. IMDB ancora non svela l'attrice, ma sostiene il ritorno del cast del primo film praticamente al completo. Captain America: The Winter Soldier (aprile 2014) racconterà evidentemente di come Bucky si è salvato dalla caduta del precedente episodio. Poi c'è sempre Edgar Wright al lavoro su Ant-Man (data di uscita ignota perché Wright ha una carriera a cui pensare) e infine Guardians of the Galaxy (agosto 2014), che rientra alla perfezione in quell'assenza di vergogna e in quel totale abbracciare il lato camp, colorato e sgargiante della faccenda supereroi alla base di questa serie di film (e in un certo senso simile alla presenza delle sciabole e degli zombi al guinzaglio di Michonne in The Walking Dead). Gente colorata che vola e si mena nello spazio? Più fumetto americano di così si muore. Il tutto, chiaramente, propedeutico al cattivone annunciato nel post-finale di The Avengers. E, a proposito di supereroi...





Due versioni dello stesso trailer per Man of Steel / L'uomo d'acciaio, una con la voce fuori campo di Kevin "Pa' Kent" Costner, una con la voce fuori campo di Russell "Jor-El" Crowe. Ora, questo è il reboot che rilancia Superman per l'era moderna, taglio diverso, tutto action Zack Snyder eccetera. Io lo guardo e mi sembra di vedere il primo trailer di Superman Returns, uguale, solo ambientato di sera, senza le musiche di John Williams e con le voci di Costner e Ciccio Crowe al posto di quella di Marlon Brando. Non so se ci abbiamo guadagnato. Di buono c'è che non se l'è scritto Snyder, dato che l'unica cosa che si è scritto da solo non ci voglio pensare. Boh, vedremo. Comunque, per capirci, questo era quello di Superman Returns:



L'hanno chiaramente fatto apposta, è un omaggio al vecchio Superman, non vuol dire niente e questo sarà una tamarrata con la gente che si tira i cazzottoni, certo. Però, oh, secondo me a fascino vince diecimila volte quello vecchio. Vedremo. Per intanto, chiudiamo la faccenda supereroi con un omaggio al Punitore con protagonista Thomas Jane, che, nonostante il discutibile film con lui protagonista, è e rimane un fan del personaggio.



Ci sono comunque altri trailer cinematografici spuntati di recente. Per esempio abbiamo quello di Cloud Atlas, nuova pellicola diretta a sei mani da Tom Tykwer assieme ai fratelli Wachowski. In realtà, da quanto capisco, hanno proprio diretto parti separate del film, in maniera del tutto indipendente, condividendo solo alcuni attori. Sono cinque minuti di trailer e sembra veramente un delirio bizzarro e ambiziosissimo.



E a me mi piace. Tipo che subito dopo averlo guardato ho scaricato il libro su Kindle, dato che no, non l'ho mai letto. Un altro recente trailer di film è quello del nuovo Silent Hill, seguito diretto del precedente ma con nuova protagonista pescata dal terzo episodio del videogioco.



Il primo film m'è piaciuto meno che ad altri, ma aveva i suoi meriti e mi è quasi venuta voglia di riguardarlo. Questo, dal trailer, sembra passabile. La protagonista ha un po' quell'aria forzata, sempre con lo stesso vestitino per rimanere uguale a com'è nel gioco, e quel che si vede sembra la versione gommosa di Hellraiser ridipinta con tutte le necessarie strizzatine d'occhio alla serie Konami. Ma insomma, magari ci si diverte. Comunque, già che parliamo di videogiochi, ecco la prima foto - tutta bella provvisoria e che ancora ci devono mettere gli effetti speciali e i colori ultravivaci - di Wasteland 2, noto anche come la prima cosa a cui io abbia dato soldi su Kickstarter. E insomma, sembra il Fallout 3 che è lecito attendersi.


Chiudiamo il discorso videogiochi, e pure il post, facendo una cosa che di solito evito qua sul blog ma che faccio perché ero via e non ho fatto i miei soliti spam sui socialcosi. Già che passavo da Milano, sono stato a un evento THQ, dopo il quale ho scritto (standomene al fresco nel verde ligure, col vento fra le palle) anteprime su Darksiders II, Metro: Last Light, WWE '13, Company of Heroes 2 e South Park: The Stick of Truth. Inoltre, mentre ero via sono stati pubblicati alcuni articoli che avevo preparato prima di partire: le recensioni di Mighty Switch Force! e Chi vuol essere milionario e il nuovo episodio della mia rubrichina eXistenZ.

Mentre ero via hanno pure ufficializzato la chiusura di Giochi per il mio computer. Ci terrei qui a sottolineare che i numeri di XMU e GMC su cui ho ripreso a scrivere dopo tanto tempo sono stati gli ultimi a uscire. Scusate. Sarà per questo che ultimamente non mi fanno più scrivere una sega su TGM? Va detto che al Maxi Tigre di Giulianova l'ho presa in mano dopo tanto tempo, TGM, e mi ha fatto un po' impressione. Aveva quella consistenza tremebonda da cataloghino pubblicitario postale. Ah, ma dimenticavo:

Foto rubata al Vanamonde.

In pratica, mentre Computer idea, quella vera, l'è bella che morta e in mano al curatore fallimentare, appare in edicola la copia carbone con un geniale "!e" in coda che davvero guarda io invidio il cervello di chi se l'è inventato complimenti. A proposito, sono arrivati i soldi da quell'altra storia là.

21.7.12

Ventose estive


Ciao, sono ancora in ferie. Per la precisione, sono in Abruzzo a mangiare come un porco privo di un domani. In linea teorica, mercoledì dovrebbe essere stato pubblicato un episodio estivo del Podcast del Tentacolo Viola, nel quale io e Davide (il Cego stava senza voce) parliamo di cosa ci giocheremo in ferie e diamo qualche consiglio. Tipo che per esempio io parlo un po' di The Amazing Spider-Man e dei film del Filmfest München. Se è stato pubblicato, lo trovate a questo indirizzo quiPerò vai a sapere.

Fra una settimana torno in Germania e, presumibilmente, torno a pubblicare cose qua sul blog. O forse no, chi lo sa, del futuro non v'è certezza.

14.7.12

Autospamcast


Questa settimana abbiamo pubblicato due podcast. Almeno credo. Non posso saperlo con certezza perché ho scritto e messo in pubblicazione automatica questo post a inizio settimana, martedì sera sono partito per l'Italia, non so quanto tempo ho poi avuto per andare su internet, ora sono in Liguria in luoghi a malapena raggiunti dal telefoni figuriamoci dall'internet e vabbuò insomma quel che è stato è stato. Comunque, i due podcast in questione, vai a sapere se già pubblicati o meno, sono i seguenti:

1. un Outcast Speciale dedicato al fantastico mondo della localizzazione. Non c'ha pretese di offrire verità assolute e panoramiche dall'alto, si concentra invece sull'opinione che io, Delu e la gente di Gloc c'abbiamo dell'argomento, espressa chiacchierando di alcuni spunti specifici. Lo trovate a questo indirizzo qua.

2. la seconda parte dell'episodio di Outcast Sound Shower dedicato a palle e videogiochi, adorabile come sempre e perfetta per un rinfrescante ascolto estivo. La trovate a questo indirizzo qui.


Emmobbastaveramenteperò. Sono in Italì e ci resto fino a fine mese. Nel mentre, usciranno un episodio speciale del Podcast del Tentacolo Viola e, forse, se laggente ci riescono, un altro Outcast Sound Shower. E fine. Buone vacanze, per chi le fa.

11.7.12

Oggi esce Biancaneve e il cacciatore


L'internet mi assicura che oggi esce al cinema in Italia Biancaneve e il cacciatore, che io ho visto a Monaco a inizio giugno e di cui ho scritto a questo indirizzo qua. Questo post l'ho preparato giorni fa, se nel frattempo han cambiato la data d'uscita, oh, amen. Comunque non è che il film mi abbia fatto impazzire.

In questo momento sono a Milano, probabilmente a ritirare gli ultimi tre mesi di fumetti con un bulldozer.

10.7.12

Ferie


Sono ufficialmente fuori dai maroni, a rilassarmi in Italia poltrendo e mangiando come una fogna. Da qui a fine luglio, il blog chiude, a parte qualche post di puro spammaggio che ho messo in pubblicazione automatica. Dubito ci saranno scene di panico e suicidi per questo, ma sempre meglio avvisare.

Voi intanto non smettete di seguire Outcast, che ci sono tante cose belle in arrivo.

Safety Not Guaranteed


Safety Not Guaranteed (USA, 2012)
di Colin Trevorrow
con Aubrey Plaza, Jake Johnson, Mark Duplass, Karan Soni

Safety Not Guaranteed è un bizzarro film indie, con dei bizzarri personaggi da film indie, una bizzarra colonna sonora indie, una bizzarra storia da film indie, che frequenta bizzarri festival indie, ostenta il sigillo di bizzarra qualità indie del Sundance sul manifesto ed è "dai produttori di Little Miss Sunshine". Son cose che è meglio specificare, perché c'è un sacco di gente che di fronte a questi bizzarri film indie si fa prendere dal disgusto e non riesce proprio a divertirsi. Ma in questo caso sarebbe un peccato, e quindi tutto sommato mi verrebbe da consigliare la visione anche a questa bizzarra gente, perché il bizzarro spunto di partenza è davvero adorabile e molto ben sviluppato. E alla fine conta questo, no?

Comincia tutto con un annuncio sul giornale, quello riprodotto nel poster qua sopra, in cui un tizio (Mark "Delu" Duplass) sostiene di poter e voler viaggiare nel tempo e cerca qualcuno che lo accompagni. Una rivista invia un reporter e due stagisti a indagare sulla faccenda e da lì parte una storia fuori di cozza interamente giocata sul non svelare quale possa essere la verità. Non starò qui a dire se il finale del film regali certezze, perché poi la gente urla allo spoiler, ma tutta la sceneggiatura ruota attorno all'idea di mantenere il dubbio: Kenneth ci fa o ci è? All'inizio sembra evidente: ci è, e pure di brutto. Poi, però, la faccenda si evolve e praticamente ogni singola cosa che accade sembra spingere in entrambe le direzioni. Simbolo massimo di questa cosa i due tizi incravattati che lo pedinano. Magari è solo perché stanno investigando sui suoi furti in laboratorio, o magari sono davvero uomini in nero che vogliono impedire il suo viaggio e rubare le sue invenzioni.

Ne viene fuori una commedia gradevolissima e davvero ben scritta, che si prende il disturbo di raccontare personaggi interessanti e capaci di andare oltre le macchiette di pura funzione che, visto il soggetto, altri avrebbero considerato sufficienti. Tutto è trattato in maniera intelligente e degna: si ride senza scadere nella farsa, si seguono vicende perfino umane e toccanti e ci si interroga sulla questione del viaggio nel tempo sfiorando i cliché dei paradossi con un intreccio che davvero funziona e porta fino in fondo idee anche piuttosto ambiziose e non semplici da gestire. Bello.

È l'ultimo film che ho visto al Filmfest München, qua a Monaco (ma va?) e in lingua originale. Per il momento sta facendo il giro dei festival e, secondo IMDB, è prevista l'uscita solo in Nuova Zelanda. A ottobre. Attendiamo fiduciosi per il resto del pianeta.

9.7.12

Donna con la spada, donna con tre tette


Il remake di Total Recall si è iscritto al volissimo a quel simpatico club dei film da odiare a prescindere, che fanno cacare dal primo annuncio e fanno schifo no matter what. E del resto va a toccare una fra le robe più amate con Arnie, un film di Paul Verhoeven quando Paul Verhoeven era l'idolo delle folle, un cult pieno di momenti memorabili. A me queste cose interesserebbero relativamente, perché poi alla fine vale sempre il discorso del chissenefrega, del fatto che il film originale mica scompare e del "oh, magari viene fuori diverso ma bello". Solo che poi mi torna in mente che il regista è Len Wiseman e uffa. Comunque, ricordiamo al gentile pubblico che in questo nuovo Total Recall ci pensa Colin Farrell a pronunciare le immortali parole: "If I'm not me, then who the hell am I?", che il personaggio di Sharon Stone è interpretato da Kate Beckinsale (parliamone), che il personaggio di Rachel Ticotin è interpretato da Jessica Biel (dai, qui ci abbiamo guadagnato) e che Len Wiseman è una capra. Agevolo nuovo trailer.



Da questo nuovo trailer si desume che avremo la mitica donna con tre tette ma il film è un PG-13 e le tette non le inquadrano. Per il resto, mboh, a me in realtà quel che si vede non dispiace. Il problema è che dai trailer pure Underworld non mi sembrava male e poi mi c'è voluta un'iniezione d'adrenalina nel petto per riprendermi. Comunque qua in Germania arriva il 23 agosto, così faccio in tempo a dirvi cosa me ne sembra per quando arriva in Italia a settembre inoltrato. Passiamo all'ennesima roba su The Walking Dead.



Ecco, Michonne. Personaggio meraviglioso, eh, e se nel telefilm lo sfrutteranno a dovere sarà meraviglioso pure lì. E non mi riferisco alla spada, è proprio un bel personaggio a tutto tondo. Però, dai, diciamocelo, la faccenda della spada, così come gli zombie al guinzaglio, è proprio la tipica roba che sulla pagina disegnata va benissimo ma messa in telefilm sembra un po' ridicola. E io per questo li stimo, perché l'han buttata lì senza vergogna e senza tirarsi indietro. Vediamo cosa ne viene fuori.

Domani sera si parte per l'Italia, torno a preparare la valigia.

Rampart


Rampart (USA, 2011)
di Oren Moverman
con Woody Harrelson, Brie Larson, Ben Foster, Sigourney Weaver, Anne Heche, Steve Buscemi, ma soprattutto Woody Harrelson

Diretto da Oren Moverman, che con Woody Harrelson e Ben Foster aveva già firmato il bellissimo The Messenger, e co-sceneggiato da James Ellroy, Rampart racconta il declino della carriera di un poliziotto rude, violento, eccessivo nell'uso della forza bruta, convinto che il suo modo di agire sia inappuntabile, degno rappresentate dello scandalo che ha colpito la polizia di Los Angeles negli anni Novanta. Scritto con una forte attenzione al reale, al contesto, allo sfuggire il più possibile dalle esagerazioni, e diretto con un taglio documentaristico che comunque non rinuncia a qualche bel guizzo (per esempio la litigata a tre Harrelson/Buscemi/Weaver), Rampart mette semplicemente in scena il suo protagonista, un eccezionale Woody Harrelson. Ellroy e Moverman non raccontano lo scandalo o la Los Angeles dei quei tempi, se non attraverso gli occhi e la vita di Dave Brown, sulla cui esperienza il film si concentra in toto, mostrandone l'improvviso, definitivo e inarrestabile declino umano e professionale.

E Dave non è il classico poliziotto che ti aspetti in film legati a queste tematiche. Non è l'istrione Denzel Washington di Training Day, non è un buzzurro ignorante, non è un alcolista perso e fuori controllo che picchia la moglie e tratta di merda i figli. No, è una persona apparentemente normale, anche discretamente ricercata nel modo di esprimersi, credibile quando minaccia di rifarsi una carriera da avvocato per il solo gusto di andare a perseguitare le stesse forze di polizia che si vogliono liberare di lui. E proprio per questa sua normalità, così distante da come il cinema è solito raccontarci personaggi simili, risulta ancora più agghiacciante. A tratti quasi ti diventa simpatico, per il modo in cui la sua vita sta andando a puttane, per il suo aggrapparsi ferocemente all'amore per le figlie, per quel momento in cui si rende conto di aver fallito anche in quel senso. Eppoi, però, ti accorgi di stare seguendo le vicende di un uomo impossibile da amare, per i suoi atteggiamenti violenti e razzisti e la sua assenza di morale.

Vittima di un sistema che su gente come lui ha campato per decenni e all'improvviso ha deciso di liberarsene con una tirata di sciacquone, Dave è allo stesso tempo pieno e consapevole responsabile delle proprie azioni, vero motore del disastro in cui si è ingolfato. Vede il mondo crollargli addosso, ma rimane convinto di essere nel giusto, che lo stiano usando come capro espiatorio e non ci sia nulla di male nel riempire di calci in faccia un sospetto o nell'ammazzare un rapinatore disarmato a colpi di pistola e far finta che fosse legittima difesa. La forza brutale di un personaggio tragicamente credibile, magistralmente raccontato e interpretato.

L'ho visto in lingua originale al Filmfest München. IMDB m'insegna che è uscito in pochissimi paesi e in altri arriva direttamente in DVD. Non ho notizie sull'Italia. Woody non si merita di essere doppiato.

8.7.12

Damsels In Distress


Damsels In Distress (Nuova Zelanda, 2011)
di Whit Stillman
con Greta Gerwing, Analeigh Tipton, Megalyn Echikunwoke, Carrie MacLemore, Adam Brody, Ryan Metcalf

Damsels In Distress approccia in una maniera tutta bizzarra, stralunata, surreale, sostanzialmente fuori di cozza, un tipo di racconto invece assai tradizionale nel mondo delle commedie americane. Lo spunto di partenza è fondamentalmente lo stesso di Mean Girls: ragazza tutta carina e adorabile arriva al college e si inserisce nella banda di gnoccherelle elitiste, belle e forse un po' oche. Solo che in questo caso non si tratta del solito gruppetto di stronze insopportabili, anzi, pur nella loro maniera un po' arrogante, sono brave guaglione che cercano di fare del bene. Tipo, per dire, frequentano degli sfigati per migliorare la loro vita e organizzano un circolo di supporto per convincere gli aspiranti suicidi a non compiere il tragico gesto.

Da qui si sviluppa una storia che racconta di piccoli, completamente assurdi drammi sentimentali e faccende universitarie, i cui protagonisti paiono tutti costantemente sotto effetto di sostanze stupefacenti. Sembra di stare guardando un film di Wes Anderson, ma senza l'affascinante (o stucchevole, fate voi) ricerca visiva di Wes Anderson. Sono tutti strani e bizzarri, ma in un mondo in cui è normale essere strani e bizzarri, la gente parla in maniera sempre forbita, incessantemente sarcastica, e ogni personaggio è lo stereotipo di se stesso, con i rincoglioniti della fraternita dei rincoglioniti che sono talmente rincoglioniti da non saper nemmeno distinguere un colore dall'altro. E a un certo punto c'è il numero da musical, ovvio.

Bello? Boh, leggo che ha chiuso il Festival di Venezia fra gli applausi, ma tutto questo entusiasmo non me l'ha generato. Bizzarro e intrigante, questo sì, e ogni tanto ti strappa pure il sorriso, anche se per la maggior parte del tempo ci si fa più che altro rapire dall'atmosfera surreale e svampita, dai dialoghi stilizzati e sopra le righe, e dal modo senza dubbio elegante con cui si riescono a sovvertire diversi stereotipi delle commedie giovanili e si punta sul politicamente scorretto senza scivolare nel volgare. Ma sì, bello, dai.

L'ho visto in lingua originale al Filmfest München. IMDB mi dice che in Italia, oltre ad essere passato dal Festival di Venezia, è uscito a Maggio, ma ho il dubbio che menta. Seduto in sala di fianco a me c'era un giornalista tedesco che ha passato tutto il film a prendere appunti su un foglio e a sghignazzare come se stessimo guardando un film dei tempi d'oro della trinità Zucker/Abrahams/Zucker. Un tizio di fianco a lui s'è pure incazzato.

The Walking Dead Overload


Nell'anno in cui praticamente tutti i videogiochi presentati all'E3 c'avevano arco e frecce, non poteva che essere annunciato anche il gioco ufficiale di Daryl Dixon. Prodotto da Activision, sviluppato da Terminal Reality, previsto per il 2013 su PC, PS3 e X360, sarà un FPS e farà da prequel della serie televisiva The Walking Dead, con protagonisti per l'appunto Daryl, la sua balestra e suo fratello Merle. Il tutto ambientato nelle fasi iniziali dell'apocalisse zombi, con i due fratelli redneck impegnati a cercare di raggiungere Atlanta perché gli han detto che lì si sta una crema.

Su IGN dicono che non sarà uno sparatutto in senso stretto e che sarà data grande importanza all'elemento stealth, alla necessità di sopravvivere gestendo le scarse risorse (cibo, munizioni, medicinali) e ai rapporti coi vari personaggi, che presenteranno decisioni di vario tipo, fra cui anche la possibilità di unirsi o meno a loro. Tutte cose potenzialmente belle, interessanti e senza dubbio adatte alla licenza. Va però anche detto che non ho una gran passione e/o fiducia per i giochi su licenza di Activision e che Terminal Reality ha sviluppato capolavori dello spessore dei due Bloodrayne, del recente Ghostbusters e di Kinect Star Wars. Scorrendo la loro quasi ventennale carriera su Wikipedia, saltano all'occhio giusto le raccolte curate per SNK. Ottimismo, insomma. Però vai a sapere. Agevolo teaser trailer.



Nel mentre, Telltale Games continua placida con la sua serie a episodi ispirata invece al fumetto The Walking Dead. Il primo episodio, molto bello e di cui ho scritto su Outcast, ha sfondato il milione di copie vendute. Il secondo, ancora più bello e di cui ho scritto su Outcast, sembra stare andando altrettanto bene, nonostante qualche problema all'uscita per i ritardi su PlayStation 3. Proprio in questi giorni, Telltale ha annunciato che il terzo episodio arriva ad agosto, che al termine della serie pubblicheranno una raccolta completa in versione fisica e che è già pianificata una seconda stagione. Evviva!

Chiudiamo con un Off Topic: il poster di Pacific Rim, il film coi robottoni a firma Guillermo Del Toro. 


7.7.12

Your Sister's Sister


Your Sister's Sister (USA, 2011)
di Lynn Shelton
con Emily Blunt, Rosemarie DeWitt, Mark Duplass

Your Sister's Sister, se non ho capito male, è un film un po' figlio del movimento mumblecore, che non è proprio un genere ben definito quanto piuttosto un modo per raggruppare una serie di pellicole stilisticamente e tematicamente vicine, con alcuni autori/attori a fare da portabandiera. Per esempio Lynn Shelton, qui regista, e i fratelli Duplass, dei quali qui troviamo Mark protagonista. Ora, tutto questo lo estraggo da Wikipedia, dato che per me mumblecore è più che altro una parola che ho letto spesso sul blog di Kekkoz e che mi ha sempre molto incuriosito, ma per un motivo o per l'altro non ho mai approfondito. Quindi smetto subito di parlarne e tiro avanti, perché tanto non avrei nulla da dire, pur sospettando che Your Sister's Sister non aderisca completamente ai canoni del "genere" ma abbia nei suoi rimasugli da mumblecore i propri aspetti migliori.

La storia del film è un semplice intreccio da commedia americana standard. Iris e Jack sono amicissimi del cuore. L'ex ragazzo di Iris è il fratello di Jack. Ed è morto un anno fa. Jack non si è ancora particolarmente ripreso. Iris spedisce Jack a riflettere sui suoi peccati nella di lei casa al lago, dove Jack trova Hannah, sorella di Iris. Poi arriva anche Iris e succedono cose. A rendere Your Sister's Sister un film quasi bellissimo ci pensano la qualità e la naturalezza di scrittura e recitazione, oltre che di un impianto visivo e narrativo assolutamente essenziale, fatto di quasi solo di conversazioni, bei paesaggi e pressoché totale assenza di musiche. I tre attori sono bravissimi, tremendamente spontanei e naturali nell'esprimere le loro emozioni, graziati da personaggi davvero ben scritti e credibili. Insomma, una roba proprio deliziosa.

Ad aggiungere quel "quasi" e rendere Your Sister's Sister un po' meno bello ci pensa l'atto finale, in cui si scivola davvero nei territori della classica commedia sentimentale americana, per sviluppo degli eventi, tono, musichette, tarallucci e vino. E un po' spiace, perché lo stacco rispetto a quanto visto fino a quel momento è davvero evidente e improvviso. Ma tutto sommato si rimane su binari gradevolissimi, solidi, ben confezionati, e il finale comunque una piccola licenza sui canoni del genere se lo prende. Nel complesso resta addosso la sensazione di un bel film, sincero, delizioso, gradevolissimo e con Emily Blunt. Lamentati.

L'ho visto in lingua originale e se lo merita, perché i tre attori sono davvero bravi e naturali e poi Emily Blunt col gonnellino e la parlata brit attizza il triplo rispetto ad Emily Blunt col gonnellino e doppiata in italiano. IMDB sostiene che è uscito a giugno sul mercato anglofono occidentale e a fine estate comincerà piano piano a farsi strada altrove, ma non ho notizie sull'Italia. Il mio problema con 'sto film, comunque, è che Duplass mi fa venire in mente Delu, quindi lo guardavo e rosicavo per Delu chiuso in una casa isolata con Emily Blunt e Rosemarie DeWitt.

Lollicast


Questa settimana abbiamo pubblicato il nuovo Outcast Magazine, il diciannovesimo, in cui si parla di tanti bei giochini e io in particolare mi dilungo su The Darkness II, Resistance, Alpha Polaris, Lollipop Chainsaw, Quantum Conundrum, The Walking Dead - Episode 2 e Home. Ammazza. Lo trovate a questo indirizzo qui

La prossima settimana sono invece in arrivo ben tre podcast tre: un Outcast Speciale, un Tentacolo Viola e un Sound Shower. Poi però basta, che ci sono le vacanze.

6.7.12

Killer Joe


Killer Joe (USA, 2011)
di William Friedkin
con Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Juno Temple, Gina Gershon, Thomas Haden Church

Basato su un'opera teatrale di Tracy Letts (cui Friedkin si era ispirato anche per il precedente Bug), Killer Joe è soprattutto l'impressionante interpretazione di Matthew McConaughey. Affabile mister muscolo texano, l'uomo che Matt Damon piglia per il culo ogni volta che passa da Letterman, uno che ormai siamo abituati ad associare solo alle commediole del cazzo che non vedremmo manco sotto tortura. In questo film regala una prova monumentale, deviata, che proprio sull'immagine da bravo guaglione cui siamo abituati costruisce un personaggio capace di nascondere un micidiale squilibrio mentale dietro maniere impeccabili e atteggiamenti al di sopra della monnezza che lo circonda. Monnezza, per altro, interpretata da un altro manipolo di attori eccellenti (anche se, diciamocelo, Emile Hirsch un po' sbraca), a dipingere una sorta di versione zozza, sporca, polverosa e magari anche un po' più vicina al reale, per quanto forse estremizzato, della provincia texana di Friday Night Lights.

Il racconto è quanto di più tradizionale possa esserci per il genere, con una famiglia di scapestrati, luridi, biechi pezzenti che si invischia in faccende più grandi di loro nel tentativo di fare il colpo. E con l'inevitabile andare tutto a puttane che sopraggiunge nella parte conclusiva della storia. Friedkin non sfugge alla staticità tipica dei film che arrivano dal teatro, ma riesce comunque ad aggiungere un certo dinamismo e dirige tutto con un rigore e una cura impressionanti, dipingendo un'opera che mescola e bilancia benissimo umorismo, tensione, angoscia, pugni nello stomaco. Le risate ci sono, ma non sfociano mai in un assurdo sopra le righe e sono sempre un po' amare e pietose per la natura dei personaggi. E la tensione, quando esplode, è micidiale. Joe è un personaggio potentissimo, interpretato da un attore in stato di grazia, che buca lo schermo, si mangia tutti quanti e riempie la scena in maniera incredibile.

Quando arriva lui, il resto del film svanisce e si viene sedotti tanto quanto la povera Dottie. Poi arrivano anche i pugni nello stomaco, che sono non solo sferrati, ma spinti, insistiti, fastidiosi. Non c'è particolare violenza esplicita, ma c'è una capacità rara di mettere a disagio lo spettatore, al punto di riuscire a farti temere per il destino di personaggi dei quali in realtà te ne frega poco o nulla, perché certo non puoi provare simpatia per quella gente. Un film bellissimo e tosto, magari non adatto a tutti i palati, che immagino molti troveranno disgustoso se non ridicolo, ma da guardare senza sapere cosa attendersi, senza leggere nulla, senza informarsi su cosa possa significare quella locandina là sopra, pronti a farsi travolgere. Ecco, toh, guardate solo questo filmato qua sotto, quello che mi ha scatenato la fotta in partenza.



Il film l'ho visto in lingua originale al Filmfest München ed è in giro per festival dall'esordio a Venezia dello scorso settembre. Pare si stia avviando la distribuzione mondiale, anche se in maniera molto timida, e non so se e quando possa arrivare in Italia. Aggiungo che è assolutamente da vedere in lingua originale, per le interpretazioni fenomenali e il piacere degli accenti, ma consiglio sottotitoli, soprattutto a chi non si è allenato al texano con cinque stagioni di Friday Night Lights.





Oggi esce Womb


Oggi esce al cinema in Italia Womb, un film su Eva Green che partorisce suo marito. No, sul serio. È una roba sulla clonazione, quindi di fantascienza, ma di quella che se la tira un po' da roba intelligentizzima e d'autore. Io l'ho visto alla rassegna milanese di Locarno/Venezia 2010, e il film arrivava dal Festival di Locarno, dove aveva vinto il premio - attenzione - L’Ambiente è Qualità di Vita. Il mio ricordo del film non è esattamente pieno di gioia, ma il tempo passa e addolcisce, comunque avevo scritto poche righe qua.

Ieri ho visto Killer Joe. Ma questo post l'ho scritto ieri, quando ancora non avevo visto Killer Joe. Chissà se tutto 'sto hype che m'è montato per Killer Joe avrà finito per generare una delusione?

5.7.12

The Amazing Spider-Man


The Amazing Spider-Man (USA, 2012)
di Marc Webb
con Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans

Quando ero piccolo ma comunque non poi così piccolo, si parla di quel tragico momento a cavallo fra anni Ottanta e Novanta, ho improvvisamente scoperto che non esistevano solo Dylan Dog e quegli altri fumetti Bonelli un po' meno belli, ma anche tanta altra roba dall'America e dal Giappone. Oddio, lo sapevo pure prima e ne avevo letti anche prima, ma diciamo che quello è il periodo in cui è partita la valanga e poi per quasi vent'anni ho letto praticamente qualsiasi cacchio di cosa a fumetti uscisse in edicola. Ovviamente, siccome già allora ero ossessivo-compulsivo su 'ste cose, ho finito per leggermi tutto quello che era possibile recuperare della Marvel, fra ristampe e ansiose ricerche di arretrati in fumetteria e alle fiere. Ecco, quello era il periodo in cui leggevo, fra le tante cose, anche L'Uomo-Ragno Classic, e ce li ho ancora tutti dal primo numero fino al numero in cui ho smesso di comprarlo perché aveva raggiunto la serie normale. E quando leggevo quelle storie, me lo ricordo chiaro come se fosse ieri, la cosa che davvero mi appassionava era la soap opera delle tribolazioni di Peter Parker, adolescente sfigato e timidello ma inspiegabilmente in grado di mandare in calore tutte le donne più gnocche di New York.

Non sopportavo Zia May, quando entrava in scena era ansia. Le parti con la gente colorata che faceva bordello saltando in giro le leggevo con piacere ma non mi dicevano molto (azzardo: magari perché ero abituato alla regia e agli stili successivi di due decenni). Apprezzavo Steve Ditko ma imparai ad amare soprattutto John Romita (e suo figlio lo amo carnalmente e c'ho qua sopra incorniciata quella pagina di Devil autografata). Ma poi, alla fin fine, si tornava sempre lì: volevo leggere di Peter Parker e delle sue vicende, perché proprio mi divertivano e mi appassionavano. E poi, in fondo, il loro bello stava anche nel modo in cui appassionarti al lato umano rendeva epocali storie come quella lì in cui succedono quelle cose sul ponte e piangiamo tutti fortissimo assieme abbracciandoci e tenendoci per mano e sarebbe bello se questa nuova serie di film andasse a parare in quella direzione. Ora, perché ho fatto tutta questa premessa? Perché la verità, la mia verità, è che non ci vedo nulla di male in un film sull'ummeragn che si concentra soprattutto su Peter, sui suoi drammi familiari e sui suoi amorini adolescenziali. Anzi, mi sembra un buon modo per ripartire da capo dando un taglio diverso, facendo una rilettura che guardi altrove, mantenendosi comunque fedeli perlomeno a un certo spirito dei fumetti originali. Il che non significa che The Amazing Spider-Man mi sia parso una FICATA COLOSSALE, anzi, c'ha i suoi bei problemi, ma mi ha divertito, a tratti pure appassionato, e alla fin fine sono curioso di vedere come andranno avanti.

Anche perché tutta la faccenda soap opera di cui sopra, per quanto mi riguarda, è davvero ben realizzata. Del resto Marc Webb l'han convocato per quello e lui ha fatto il suo dovere. Certo, non è il Peter Parker dei vostri padri, e in generale c'è un po' tutto quel pescare dalla zona Ultimate che va di moda nei film Marvel del nuovo millennio (Peter sgarzolino, il rapporto con Gwen bene o male ricalcato su quello con Mary Jane nei fumetti Ultimate, tutta la faccenda della famiglia Parker invischiata con una Oscorp fonte di qualsiasi cosa c'abbia i superpoteri nel raggio di un cento miglia... ), ma in fondo, per quanto mi riguarda, è un Peter Parker credibile in questo mondo di giovani d'oggi che balbettano sullo skateboard. Ed è simpatico, si parteggia per lui in un attimo, seppur in maniera e per motivi diversi rispetto allo scemotto Tobey Maguire. Andrew Garfield (bravo bravo, tranne quando urla in controluce sotto la pioggia, ma tutto sommato manco è colpa sua) ed Emma Stone, lei e le sue calze, sono deliziosi, anche se sembrano ragazzini più o meno come lo sembravano gli attori di Beverly Hills. Il loro rapporto funziona e la scena in cui s'impappinano tutti a scuola è carinissima. Oddio, sono pronto per leggere la posta di Cioè. In generale, proprio bravi gli attori, con un Martin Sheen gigantesco in quel poco che fa, adorabile, quel suo sorriso accennato di fronte a Peter nell'uscire dalla cameretta vale film interi di mille altri attori. Unico forse un po' fuori giri Rhys Ifans, che a tratti c'ha proprio l'aria di quello che "dai, OK, ho fatto la faccia cattiva, adesso posso tornare a dormire?", ma complessivamente il lavoro sui personaggi, di scrittura e d'interpretazione, è buono e coerente con un taglio secondo me azzeccato e ottimo per un film sull'Uomo-Ragno: riesce ad essere spensierato e allegro senza dimenticarsi che la tragedia è sempre dietro l'angolo e fa malissimo.

Dal punto di vista dell'azione, poi, la scelta di utilizzare il più possibile gente vera, stuntman appesi che saltano e sbattono in giro, paga, e soprattutto nelle prime uscite del Ragno c'è una bella sensazione di fisicità. In questo, forse, la decisione di levare così tanto la maschera al personaggio aiuta, perché hai un po' più l'impressione di vedere in azione una persona, e non un manichino fatto al computer, anche se poi si deve menare con una lucertola di gomma. Ecco, a proposito, Lizard a me non è dispiaciuto e tutto il combattimento a scuola è proprio bello e molto molto molto riuscito nel solleticarmi l'animo geek. La situazione in sé esce per direttissima dai fumetti, l'azione è molto ben coreografata e certi passaggi come loro due che s'arrampicano sul soffitto o l'arrotolamento nella tela mi hanno scatenato quel brividino nerd che ogni film di supereroi degno di questo nome deve sapermi dare (pollice su anche per le pose plastiche che il ragno si spara quando svolazza per la città). Insomma, per essere un film che punta tutto sull'amore tenerino adolescenziale, le parti action potevano andare peggio. Webb ha pure qualche intuizione simpatica - la mano appoggiata sullo schermo - e l'unica vera sboronata che si concede, la prima persona, ha un gran bell'impatto  scenico e si presenta nei momenti giusti, senza rischiare l'abuso.

Certo, non è tutto perfetto, anzi. Il senso di déjà vu è davvero tanto forte, e paradossalmente si prova soprattutto dove non te l'aspetti. Perché sui punti fermi hanno tutto sommato lavorato bene per raccontarli in maniera un po' diversa, ma poi ti ritrovi di nuovo un cattivo che c'ha la voce in testa (cosa per altro anche giusta, il contrasto fra Connors e Lizard c'è pure nei fumetti), di nuovo la scena con i cittadini che aiutano (ma fra l'altro anche poco sensata: manco avesse finito il fluido delle ragnatele), di nuovo il funerale alla fine e Peter che vuole proteggere i suoi cari (che pure sono cose inevitabili, viste le storie a cui ci si ispira). In più c'è quella vaghissima sensazione che la necessità di far vedere il bel faccino laccato di Garfield abbia un po' preso il sopravvento sul buon senso e in certi casi (nonostante la scena del ponte sia proprio bella) l'unica spiegazione possibile per il suo continuo levarsi la maschera sia che gli dà fastidio. E va bene, insomma, mi pare pure credibile, eh, però, eh. Eppure, alla fin fine, io mi sono divertito, mi sono sì un po' fatto cascare le palle su alcuni passaggi - ma non è che coi film di Raimi non succedesse - e mi sembra di aver trovato il miglior risultato possibile viste le premesse. Per il secondo film della vecchia trilogia c'ho una passione che non svanirà mai, ma Marc Webb, per quanto mi riguarda, ha tirato fuori dal cilindro, completamente a sorpresa, una roba che non sfigura assolutamente di fronte agli altri due episodi di Raimi, anzi più convincente negli aspetti su cui ha voluto puntare e certo meno pasticciato di Spider-Man 3. Poi, chiaro, ha un po' il problema che ad appena dieci anni di distanza non può avere ancora quel fascino della prima volta. Nel 2001 guardavo l'Uomo-Ragno svolazzare per la prima volta al cinema e ancora un po' mi veniva una sincope. Oggi, dopo dieci anni di film sui supereroi, dopo quel delirio assoluto che è stato The Avengers, been there, done that. Ma immagino che il pubblico di riferimento, ovvero giuovani che dieci anni fa non andavano al cinema o magari neanche erano nati, quella meraviglia lì se la troveranno stampata fortissima sulla retina.

Il film l'ho visto qua a Monaco, in lingua originale e in 3D. Non sono esattamente nato a Brooklyn, quindi che ne so, però mi sembra che il britannico Garfield si sia impegnato a parlare non solo con una cadenza da americano, ma con espressioni e modi di comunicare da gente del posto. Bravo ragazzo, ti sforzi. In generale, Martin Sheen, doppiaggio no no, le solite cose. Per quanto riguarda il 3D, mi è sembrato ben fatto e non eccessivo, emerge chiaramente nelle soggettive, ma è sfizioso in tanti altri momenti. A me però il 3D diverte, quindi magari non faccio troppo testo.

4.7.12

Minchia che giornata


Stamattina mi sarebbe piaciuto scrivere due righe su The Amazing Spider-Man, un film che ha alcune cose veramente bellissime (quasi tutte riassumibili nelle parole "Martin" e "Sheen", anche se pure Emma Stone con le calze a mezza gamba che fa la timidona pucci pucci buttala), alcune cose che ci stanno dentro, alcune cose che boh, mah, oddio, blah. Ma che alla fine, oh, a me non è dispiaciuto, che vi devo dire? Ma non ne ho scritto e non ne scriverò adesso, perché oggi sono stato sepolto da tre o quattro robe lavorative che veramente mi hanno ammazzato le forze, la mente, l'umore e la giornata, guarda. Poi, arrivato boccheggiando dalle parti delle 19:00, con più o meno tutto quel che avevo da lavorare finalmente lavorato, stremato dalle forze, mi dico: "Beh, dai, stasera vado al cinema". Apro la pagina del Filmfest München e scopro che il film che volevo andare a vedere stasera - On The Road, che per la cronaca esce a ottobre quindi non è che lo recupero domani - registra un bellissimo e adorabile tutto esaurito. Segue raffica di bestemmie. Oddio, un po' me l'aspettavo, eh, coglione io che non ho prenotato, ma whatever, uffa, pazienza.

A quel punto, preso dal panico, apro la paginetta di Killer Joe per prenotare e scopro che non si può più prenotare su internet. A quel punto, preso dal panico, esco di casa e vado direttamente al cinema in cui lo proiettano domani, che tanto sta qua a dieci minuti a piedi, per comprare i biglietti. A quel punto, preso dal fastidio, mi ritrovo ad aspettare venti minuti dietro a una bionda che è dietro a una vecchia che sta tenendo in scacco il cassiere da tipo mezz'ora, chiedendogli probabilmente informazioni sul 27 barrato che una volta passava qua fuori ma oggi fa un altro giro e ai miei tempi i giovani d'oggi non andavano in giro vestiti in quel modo e scusa mi dai un biglietto per il nuovo di Bertolucci? Poi, finalmente, compro due biglietti per Killer Joe. Attimi di gioia. Me li rimiro. Guardo negli occhi il tipo. "No, scusa, non è che magari non è tutto esaurito On The Road stasera? No? Esaurito? OK, grazie, ciao."

A quel punto me ne torno a casa passeggiando, ingerisco in tre sorsate una König Ludwig Weissbier Dunkel che a stomaco vuoto mi manda quasi alle cozze e per un attimo penso che la giornata si sia tutto sommato ripresa. Sono perfino uscito indenne da due telefonate consecutive ai parenti mentre tornavo verso casa. A quel punto sollevo il primo dei tre pacchi di sabbia per le gatte che mi sono fatto consegnare a casa perché pesano e lo metto nell'armadietto sul balcone. Poi sollevo il secondo dei tre pacchi di sabbia per le gatte che mi sono fatto consegnare a casa perché pesano e lo metto fuori dall'armadietto sul balcone, sotto la scala, perché l'armadietto è pieno. Infine sollevo il terzo dei tre pacchi di sabbia per le gatte che mi sono fatto consegnare a casa perché pesano ed è completamente squartato esattamente a metà e la sabbia si rovescia tutta per terra all'ingresso. Bene. OK. No, davvero, bene. Grazie.

Dice, ci sono giornate peggiori. E ci sono, le ho pure avute. Anche se va detto che non ho spiegato nel dettaglio le menate lavorative che mi hanno tenuto impegnato tutto il giorno e non ho puntualizzato che fa un cazzo di caldo bastardo e sono sudatissimo e io odio l'estate. Ma va bene lo stesso, la vita è bella, ci sono quelli che lavorano in miniera, quelli che non hanno un lavoro, quelli che non hanno soldi per andare al cinema, quelli che tifano Torino, quelli che stanno peggio e io non ho capito di che mi lamento se il mio problema è che lavoro troppo e c'ho un tutto esaurito al cinema. Giusto. Infatti, preso da un impeto di ottimismo e voglia di vivere, mi sono segnato nientemeno che sette film del festival che vorrei guardare nei prossimi tre giorni. Giusto perché se non faccio un po' di maratona non sono contento. Pronostico che riuscirò a vederne tre. Magari quattro, dai.

"Di che ti lamenti, stai muto, che io sto senza una mano per colpa di quel poliziotto cretino".

Già che ho aperto con la foto del morto vivente originale, parliamo un po' di The Walking Dead. Quello qua sopra è il nostro amico Merle Dixon, in una foto di scena tratta dalla terza stagione del telefilm. ODDIO SPOILER. Dai, su, ci vorrà mica un genio per intuire che torna e che non gli è ricresciuta la mano. Detto questo, io Merle lo vedo come uno che nella terza stagione c'ha un gran bel potenziale. Intanto perché mi sembra si incastri benissimo con le truppe del Governatore, e già questo da solo basterebbe. Poi c'è il fatto che il suo fratellino Daryl mi piacerebbe proprio vederlo coinvolto con le faccende del Governatore, e a quel punto figuriamoci, sfida fratricida, dubbi esistenziali, bel vivere. Infine c'è il fatto OCCHIO SPOILER PER CHI NON HA LETTO IL FUMETTO. Dicevo, c'è il fatto della mano. Se anche nel telefilm, quando i nostri simpatici amici vanno in visita a casa del Governatore, Rick ci rimette una mano, beh, è evidente che la partecipazione di Merle fa assumere tutto un altro significato alla faccenda. Mi faccio troppe seghe mentali? Boh, può essere, ma saranno pure fatti miei?

Fra l'altro devo comprare il nuovo paperback, di The Walking Dead. Ma ormai è tardi, parto il 10, non arriverà mai per tempo. Anche se ammetto che sto cominciando a valutare l'idea di passare a leggere tutto in digitale. Ma non c'ho il tablet, e insomma, il Galaxy S II è grosso, qualche fumetto ce l'ho letto con piacere, ma le cose belle belle belle mah...

3.7.12

Tamarri volanti e chiacchiere sugli zombi



AMC ha pubblicato una sorta di filmato promozionale sulla terza stagione di The Walking Dead, nel quale ovviamente tutti si parlano addosso e si tirano pompini a vicenda affermando che sarà una ficata spaziale, ma che offre l'opportunità di sbirciare molto velocemente e molto di sfuggita alcune cose. E di ascoltare Andrew Lincoln che parla col suo vero accento brit. E di vedere che stanno applicando qualche trucco nel bel mezzo della maglietta di T-Dog, quindi possiamo magari sperare che qualcuno gli spari fortissimo nel petto. E di scoprire che il primo episodio sarà diretto da Ernest R. Dickerson, ovvero il regista di alcuni fra i migliori episodi della serie. Fine, sta qua sotto.



Questa, invece, è la Woodbury del telefilm. Governatore rulez.


Questo, infine, è il trailer di The Man With the Iron Fists:


Qua trovate un bel post di Nanni Cobretti su I 400 calci che spiega perché potrebbe essere interessante. Io mi fido, ma personalmente nel trailer vedo una roba estremamente tamarra con Batista che fa il Colosso d'oro, Lucy Liu convinta di stare ancora sul set di Kill Bill, Cung Le e altri orientali che menano e squartano e Russel Crowe che gigioneggia tutto contento. Ovvero comunque una roba che vorrei vedere, eh!

Stasera, invece, vado a vedere l'Uomo-Ragno emo in 3D. Non so cosa aspettarmi, in giro per l'internét sto leggendo tutto e il contrario di tutto. Vedremo.

2.7.12

La cosa (2011)



The Thing (USA, 2011)
di Matthijs van Heijningen Jr.
con Mary Elizabeth Winstead, Joel Edgerton, Ulrich Thomsen

Chiariamo subito la faccenda, ammesso e non concesso che ci sia qualcosa da chiarire per un film uscito nel mondo otto mesi fa e che tutti gli interessati - tranne me - hanno già visto da tempo: questo The Thing incarna la maniera più pigra e vigliacca possibile in cui si possa realizzare un prequel, e nonostante questo riesce comunque fare il suo dovere da prequel e ad essere tutto sommato un film dignitoso. Matthijs van Heijningen Jr. e i suoi amichetti hanno indubbiamente fatto i compiti, riproducendo in maniera mirabile ambienti e situazioni suggeriti in quei pochi minuti dell'originale e sono riusciti a incastrare quasi tutto nella maniera giusta, raccontando i presupposti del film di John Carpenter e tirando fuori una roba sicuramente molto meno bella e di minor personalità, ma che alla fin fine rimane comunque basata su un'idea ganzissima ed è più che gradevole (e c'ha Mary Elizabeth Winstead, quindi va bene). Il problema è che tutto questo bel ritrattino è in realtà una subdola mascherata per nascondere un remake fatto e finito, in cui succedono esattamente le stesse cose dell'originale, ma un po' diverse, e le aggiunte si possono riassumere in quel che trovano durante l'autopsia e nel finale tutto luci, suoni e colori ultravivaci.

Il problema è anche che "dignitoso" = "non mi sono annoiato, mi sono quasi divertito, c'è Mary Elizabeth Winstead", che ok, uno si accontenta pure, ma se deve reggere il peso di quel titolo lì e se lo guardo quattro giorni dopo aver rivisto l'originale per l'ennesima volta, beh, insomma, ecco. Poi ci sarebbero anche tutte le faccende un po' intrinseche e inevitabili del fare un prequel, ma che diventano più fastidiose nel momento in cui il film non solo non ha nulla di particolarmente creativo, interessante o insomma di nuovo da dire, ma per l'appunto si limita a fare il remake nascosto dietro un dito. Perché, diciamocelo, l'aspetto ganzo della storia della spedizione norvegese, quella che scopre il disco volante e per prima affronta la Cosa, sta nel fatto che fino all'anno scorso non ce l'aveva raccontata nessuno. Nel film di Carpenter vedevi l'accetta piantata nel muro, il blocco di ghiaccio sfondato, le foto, la roba carbonizzata, il mostro a due teste, il tipo suicidato e fantasticavi su cosa potesse essere successo. Quel disco volante stava lì, enorme, abbandonato, e chissà cosa nascondeva, chissà se c'erano altre bestiacce, chissà. Nel film di van Heijningen, l'accetta è solo un'accetta piantata nella porta all'ennesimo incontro col mostro e lasciata lì perché stiamo facendo un prequel e dobbiamo mostrarla si rischia il contagio. Il blocco di ghiaccio viene sfondato da un coso in computer grafica in una scena di un prevedibile pazzesco. Il disco volante si anima, è pieno di lucine colorate e ospita un mostro fatto al computer con la testa fluttuante che non fa paura e non fa neanche schifo. E tante altre cose del genere.

Senza contare che tutto 'sto lavoro nell'unire i puntini e arrivare a mostrare le cose che abbiamo intravisto trent'anni fa è ben fatto, ma diventa surreale di fronte all'operazione dubbia che il film si rivela essere. Perché davvero si fa fatica a trovare credibile la storia ambientata il giorno prima ma che si sviluppa esattamente alla stessa maniera di quella ambientata il giorno dopo (strizzando anche l'occhio al film del '51, per carità). Anche in un film che, trattando di un alieno mutante assimilante arrivato da solo su un disco volante che poteva contenerne cinquecento, non fa del realismo il suo punto forte. E fa anche un po' ridere scoprire che i due superstiti del 1982 sono comparse (spoiler), dato che bisognava vendere il film agli americani, non potevi mica fare una roba tutta in norvegese sottotitolato e allora dentro i protagonisti Mary Elizabeth Winstead e Joel Edgerton, che pure fan piacere, ma davvero paiono infilati a calci. Anche se va detto che perlomeno la barriera linguistica fra i personaggi diventa uno spunto interessante e sfruttato per aggiungere un po' di paranoia al mucchio.

Al di là di tutto, la differenza vera fra i due film, quella che chiude tutto il cerchio, è di tono. La cosa di Carpenter puntava tutto su quella surreale atmosfera d'attesa, di non detto, di paranoia e anche un po' di noia. Ogni tanto saltava fuori il mostro ed era un ammasso di carne, tentacoli, ossa e pezzetti vari gettati nel mucchio a cazzo di cane, che sanguinavano e urlavano rabbiosamente e si trasformavano in lente, bizzarre, assurde creature completamente fuori di testa. La cosa di van Heijningen all'inizio sembra quasi volerci anche provare, ma poi sbraca in un attimo e scatta la tradizionale cavalcata action-horror dal ritmo incessante e che ogni tanto prova a spaventarti facendo "buh". E, intendiamoci, coi film tamarri di mostri mi diverto sempre, mi va benissimo, ed è tutto realizzato in maniera dignitosa, ma insomma, eh. Senza contare che tanto sono riusciti gli effetti più "fisici" (le prime apparizioni del mostro, l'autopsia) quanto sono la solita lucida roba inconsistente e piatta quelli che solo al computer potevano essere realizzati. Van Heijningen Jr. mostra tanto, mostra troppo, e ora della fine qualsiasi senso di dubbio e di disgusto è andato a farsi benedire, sei solo lì che guardi l'azione e il bordello, l'unico interesse residuo è per lo sterile unire i puntini fra i due film e l'unica emozione arriva da quell'aggiunta bonus in cui si replica al fotogramma l'avvio del vecchio film. Ma in effetti, alla fin fine, sta tutto lì: se si vuol fare il paragone con l'originale, sono solo e unicamente ossa rotte, anche se va comunque meglio che con gli altri due terrificanti remake di film di John Carpenter. Se t'accontenti di guardare una roba coi mostri che sfrutta in maniera appena decente un'idea sempre ganzissima e fa un lavoro assolutamente precisino, ma furbetto e senz'anima, nel suo essere prequel, beh, alla fine poteva andare peggio. Tipo che poteva non esserci Mary Elizabeth Winstead, lei e la sua bellezza che affascina e intriga senza essere strafiga.

Me l'ero perso al cinema e me lo sono guardato in DVD, in lingua originale, qualche giorno fa. Venerdì è uscito al cinema in Italia, e magari si stupiranno se il pubblico di riferimento passerà la mano perché ha già dato in qualche altra maniera. 

1.7.12

München Benefitz


Ci sono tante cose buone e tante cose meno buone nello spostarsi a vivere all'estero, che nel mio specifico si è concretizzato in quel di Monaco di Baviera. E chiaramente molto dipende anche dalle abitudini e dagli interessi. Tipo, io ho questa cosa che mi piace un sacco andare al cinema, guardare film a raffica, seguire rassegne e festival. In questo, spostarmi a Monaco ha significato rinunciare alle rassegne milanesi dei festival di Cannes e Venezia, che ho seguito ininterrottamente per, mboh, qualcosa come quindici anni, divertendomi come uno scemo a fare le spossantissime maratone e a scrivere poi castronerie al riguardo qua sul blog. Quelle cose lì, purtroppo, al di là magari di fortuite eccezioni (tipo Cannes 2011, che ho potuto frequentare almeno in parte perché di passaggio da Milano causa E3), sono andate e non tornano. Ma tutto sommato direi che l'offerta cinematografica del luogo ha saputo compensare.

Per dirne una, ho ricominciato ad andare regolarmente e tanto al cinema, cosa che in Italia avevo smesso di fare perché troppo in puzza snobbettina contro il doppiaggio e costretto a rivolgermi alle rassegne da un film in lingua originale a settimana. Qua ci sono diversi cinema che proiettano roba in lingua originale e, bene o male, ho sempre qualcosa da andarmi a vedere. Certo, il lato negativo della faccenda è che i film non in lingua inglese (o italiana) mi tocca aspettarli in home video, perché il sottotitolo in tedesco mi crea perplessità (lo so, sono un pigro di merda). Oltre a questo, capita che pure a Monaco facciano le rassegne, e sono rassegne di pura gioia. Tipo, lo scorso settembre mi sono ritrovato all'improvviso davanti il Fantasy Filmfest, tutto bello dedicato al cinema del fantastico/azione/orrore/derivati. Embolo di piacere, sedici film in nove giorni più DVD di cortometraggi come bonus.

E oggi capita che mi rendo conto all'improvviso che è iniziato il Filmfest München. Non che non lo sapessi, perché lo sapevo, avevo visto i manifesti, mi ero ripromesso di controllarne il programma e via dicendo, ma in 'sti giorni, fra caldo, lavoro ed Europei, non ci sto capendo più nulla, e ho finito per farmelo iniziare sotto il culo senza essere pronto. Poco male. Oggi apro il sito per curiosare un po' e vengo spazzato via. Ah, ma che bello, il festival, il festival serio, non la (dignitosissima, per carità) rassegnina in differita, no no, proprio la roba grossa. Uno sproposito di film, tutti in lingua originale e con sottotitoli in inglese quando sono parlati in lingue strane (tipo il tedesco). Roba nuova, roba sconosciuta, roba in anteprima, roba mai sentita, retrospettive (tipo la completa su Nicolas Winding Refn), film vecchi inseriti a cazzo di cane o secondo criteri che a uno sguardo distratto mi sfuggono (tipo Scarface, Metropolis, Il bacio della pantera e, hahahahhaha, Flashdance, American Gigolo e Top Gun), gli ospiti internazionali, le chiacchierate con i registi dopo il film, oddio è tutto bellissimo voglio morire.

OK, diamoci un contegno. Il festival è iniziato ieri e finisce sabato 7 luglio. La verità è che non avrò proprio modo di tuffarmi e fare la spanciata, perché m'aspetta una settimana di lavoro sanguinario. E allora me la prendo rilassata, proprio serenissimo vediamo un po' cosa m'intriga, fermo restando che ci sono delle tappe fondamentali cascasse il mondo ammazzo tutti. Tipo Killer Joe. Tipo che in linea di massima pure l'idea di rivedere Scarface al cinema mica mi farebbe schifo. Se qualcuno vuole curiosare, il sito ufficiale sta qui. Io ho passato un'ora a girare nel programma con sguardo ebete cliccando su cose a caso con l'opzione di "planning" prima di rendermi conto che avevo infilato una ventina di film in cinque giorni, abbandonare ogni speranza e chiudere tutto. Benessereh.

L'anno prossimo, chiaramente, si arriverà a questo evento adeguatamente preparati da due settimane modello campo d'addestramento militare e da una pianificazione effettuata trascorrendo un intero fine settimana davanti a Excel e Google Calendar.

 
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