Spy

Scemenze action

Babadook

Incubi e allegorie

Terminator Genisys

È tornato (purtroppo)

'71

Quando a Belfast si viveva tranquilli

Poltergeist

Potevamo tranquillamente farne a meno

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

30.6.13

LAcast


Questa settimana abbiamo pubblicato ben due podcast che hanno più o meno in qualche modo a che fare con l'E3 2013. Il primo è l'Outcast Reportage dedicato alla fiera, in cui io, Fotone, Gino Kenobittino, Ualone e l'intruso Marrone chiacchieriamo di quanto visto, fatto, provato, ascoltato e assaggiato a Los Angeles. Sono tre ore di morbidezza e stanno tutte a questo indirizzo qua.


Il secondo, con una copertina incidentalmente molto simile, è il nuovo Tentacolo Viola, in cui si chiacchiera del più, del meno e del forse in relazione alla fiera e alle conseguenze della stessa e poi io mi intrattengo a berciare di Last Window, New Super Luigi U, RASL, Fast & Furious 6, L'uomo d'acciaio e Monsters University. Ospite in studio, Il cinese. Lo trovate a questo indirizzo qui.

E se si riesce, sono in arrivo ben due The Walking Podcast. Con calma. Più o meno. Forse.

29.6.13

I trailer del sabato mattina


Dopo quattro giorni consecutivi di post in cui ho effettivamente parlato di qualcosa, festeggiamo il sabato mattina con un bel post di quelli totalmente vuoti in cui mi limito a mostrare due trailer e dire cose a caso.



Ultimamente (tipo negli ultimi vent'anni) Ridley Scott mi piace più quando fa questo genere di cose "realistiche" che quando fa altro. Da questo teaser trailer non si capisce molto, se non che essendo tratto da Cormac McCarthy ci deve essere Javier Bardem con la pettinatura strana. Però l'atmosfera mi piace. Si intitola The Counselor - Il procuratore e arriva a novembre.




E poi abbiamo Escape Plan - Fuga dall'inferno, il film formerly known as The Tomb, con i rinati Arnie e Sly impegnati a fare comunella per scappare dalla super prigione della fantascienza impossibile. Il regista è quello di 1408 e insomma. Il trailer sembra mostrare bene o male tutto quel che ci si poteva aspettare, ma onestamente non è che m'abbia messo addosso tutta questa allegria, anche se non riesco a inquadrare bene il motivo. Di buono c'è che Schwartzy, con questo look da orsetto del cuore, mi fa venire voglia di abbracciarlo e tirargli i pizzicotti. Boh, vedremo. Comunque per oggi è tutto, dato che gli altri due trailer che avevo adocchiato mi sono parsi brutti e trascurabilissimi.

Questo post è stato pubblicato in automatico da Blogger mentre ero in volo verso l'Italia, pronto a due settimane di relax al mare lavoro, ma perlomeno in località marittima.

28.6.13

World War Z


World War Z (USA, 2013)
di Marc Forster
con Brad Pitt e un po' di gente sullo sfondo

Nella parte iniziale di World War Z, subito dopo il riuscito avvio cittadino, succede una cosa importante, che non è esattamente la norma nei film di zombi "seri" e fino ad oggi mi sembra di aver visto relegata solo alle commedie (a praticamente tutte le commedie sui non morti, ora che ci penso): scopriamo che nel mondo raccontato dal film di Marc Forster esistono i film di zombi. La gente li ha visti, conosce questa mostruosa icona pop e si esibisce in tutta una serie di scambi a base di "Ma saranno mica... ", "Hanno usato la parola z... " e "Oh, questi sono zombi". Un piccolo passo per l'umanità, un grande passo per i film di zombi, che finalmente entrano nel territorio di vampiri e lupi mannari, possono permettersi di dare per scontata l'esistenza del proprio babau nell'immaginario collettivo e smetterla di ambientare le loro storie in un mondo parallelo in cui George Romero ha passato la vita a dirigere commedie romantiche. Quando sono partiti quegli scambi, ho avuto un momento di epifania, ero lì che mi agitavo sul seggiolino e stringevo i pugnetti ululando nella mente per la gioia, circondato da tedeschi che non capivano. Cinque alto a chiunque, fra i centododici che han firmato la sceneggiatura di World War Z, abbia deciso questa cosa. E un grazie, magari, al successo fuori scala di The Walking Dead, che forse un ruolo ce l'ha.

Un'altra cosa abbastanza distintiva che fa World War Z è l'infilare a calci un film sui morti viventi nella classificazione PG-13, trasformandolo da inquietante storia di mostri cannibali a thrill ride quasi per famiglie. La violenza è al 99% fuori campo, non si vede praticamente una singola goccia di sangue e la cosa, a tratti, risulta davvero straniante. Finché Forster segue il taglio epico del racconto, mostrando gli sciami di zombi che s'ammassano per le strade, fra le mura, sui palazzi, fino a quando ci si concentra insomma sulla guerra globale, in realtà, le cose funzionano: non è una storia intimista su un uomo alle prese con quattro mostri che lo inseguono, è il racconto globale dell'apocalisse. E in generale, la tensione c'è, il divertimento in senso ampio pure, un paio di "buh" funzionano e certi passaggi riescono comunque a risultare forti grazie al suggerito. Ma ogni tanto, quando il racconto torna un po' sui binari classici da zombata, il gioco si rompe in maniera abbastanza netta. C'è una scena, in particolare, in cui Brad Pitt ha appena fatto fuori uno zombi con un'accettata in fronte e sta cercando di recuperare l'arma, incastrata fra i lobi della sua vittima, mentre un altro non morto s'avvicina minaccioso. È una scena lunga, insistita, di grande tensione, eppure io non ero minimamente teso, l'ho trascorsa tutta chiedendomi cosa cacchio ci fosse che non funzionava. E poi mi ha colpito: mi sembrava di stare guardando la pubblicità di una chat line erotica su una rete locale italiana, con l'inquadratura che interrompe il movimento sempre quell'attimo prima di arrivare al dunque e lo stacco di montaggio piazzato ad arte. Insomma, la cosa mi risultava posticcia, forzata: se l'accetta fosse stata incastrata nel muro, ce l'avrebbero mostrata, ma siccome era piantata in faccia a un morto non potevano. Era ridicolo, mi ha fatto uscire dal film.

E intendiamoci, non è una questione di volere per forza la classica inquadratura sul non morto che mastica un intestino, talmente standard da essere ormai banale e risultare altrettanto posticcia, è che proprio a tratti la cosa mi è sembrata limitante per la forza espressiva del film. Senza contare che, forse, un po' di splatter, mostrarli che masticano, far quantomeno sentire il rumore del morso e vedere uno schizzo di sangue dalla giugulare, è necessario per non disinnescare completamente la potenza brutale dei morti viventi. Altrimenti li trasformi in morti resuscitati che saltano in giro come le mummie di Stephen Sommers, il film diventa una cosa diversa e va a finire che la zomba di colore e quello nel laboratorio, quando sbattono i denti e provano a farti senso, generano ilarità in sala. Perché di fondo, a parte saltare in giro, fare la piramide come le cheerleader dei Dillon Panthers e sbattere i denti, che fanno? Tanto più che passiamo l'intero film a seguire un Brad Pitt eroe solitario che fa tutto da solo circondato da sagome di cartone, allora a 'sto punto mettiamoci Nicolas Cage e trasformiamolo nel terzo episodio di National Treasure.

Dammi una D... dammi una I... dammi una L... 

Ma al contrario di quanto possa magari sembrare leggendo tutto 'sto papagno qua sopra, in realtà, World War Z non mi è dispiaciuto. Non ricordo a sufficienza il libro per discutere di adattamento, ma a occhio direi che ne prende lo spunto e magari qualche elemento qua e là da utilizzare come background per la storia di Brad Pitt. Che è poi la storia della famiglia del Mulino Bianco improvvisamente gettata in mezzo a un'epidemia di zombi corridori e salterini, con una prima mezz'ora, ripeto, veramente molto efficace, per poi passare a inquadrare la lotta per la sopravvivenza umana su scala globale, con grandi inquadrature su questo enorme esercito di morti che ha prima o poi inevitabilmente la meglio su tutti, anche su quelli ganzi che han capito come difendersi ma talmente scemi da non aver capito che [SPOILER]. La natura globale del racconto si manifesta adorabilmente anche nelle scelte di casting, con una serie di personaggi di contorno (e di cartone) pescati un po' da tutto il mondo che appaiono, fanno ciao ciao con la manina e poi si levano di torno. Nella parte finale, i tre italiani seduti dietro di me hanno avuto un sussulto indicando col ditino "Oh, guarda chi c'è, coso, non mi ricordo come si chiama". Subito dopo, l'intera sala attorno a me s'è esibita in un risolino all'apparizione del bavarese Moritz Bleibtreu. Gli amici sudafricani mi hanno poi detto di aver riconosciuto il tale attore loro compatriota. Insomma, tutto un tripudio di globalizzazione, in un film in cui il mondo intero viene messo sotto dai morti e collabora per rispedirli nella tomba, l'unico gentile a Philadelphia è un uomo di colore e l'unico che aiuta Brad Pitt è un messicano, ma, ci mancherebbe, a gestire le operazioni sono per lo più americani biondi, l'unico con accento britannico fa una fine da Benny Hill e l'universo viene salvato da Brad Pitt. Che è poi un po' l'altro problema.

Con un solo protagonista a fare tutto, per quanto caratterizzato assolutamente come umano e per nulla infrangibile, e il nulla sotto vuoto spinto a girargli attorno, la tensione, il timore, la passione per quel che accade svaniscono abbastanza in fretta. Lo vede anche un cieco che il caro Brad la farà sempre franca e anche quando succede quel che succede alla fine, beh, non ci crede nessuno. Altri personaggi ce ne sono e due o tre ci lasciano le penne, ma sono tutti figurine di passaggio, senza alcuna sostanza. Vittime collaterali di un conflitto globale, certo, la cosa è sicuramente in larga parte anche voluta, ma l'effetto rimane quello. Però così sto tornando a parlarne male, e invece vorrei dire che in fondo è un disaster movie gradevole, divertente, realizzato in maniera competente, con un paio di spunti interessanti e che ha la saggezza di non abusare della sua unica bella idea. Peccato solo che ne abbia abusato in campagna promozionale e quindi, quando lo sciame di zombi si manifesta, l'effetto sia ormai perso. E peccato anche per un finale un po' impacciato e sfiatato, che sembra davvero appiccicato lì (e del suo cambiamento a posteriori ho letto solo poi) e pare più che altro il trailer della seconda stagione di un telefilm. Per non parlare del product placement firmato Pepsi, pure simpatico per l'idea, ma veramente infilato in maniera pacchiana e brutale, al punto che sembra proprio l'interruzione pubblicitaria in un episodio di The Walking Dead. E poi... e poi ecco, uffa, ho ricominciato a parlarne male, non ci riesco proprio. Eppure, davvero, mentre lo guardavo mi divertivo. Moderatamente, ma mi divertivo. È a posteriori, che mi fa incazzare.

Il film l'ho visto al cinema qua a Monaco, in lingua originale e in 3D. La lingua originale è sfiziosa per tutti gli accenti dai mille angoli del globo e perché Brad Pitt rimane pur sempre The Original Man With a Patata in the Mouth, però vi avviso che i tre italiani seduti dietro di me, per ampi tratti, non ci capivano nulla. Per quanto riguarda il 3D, siamo in quella zona a metà fra il neanche me ne sono accorto e il certo però che è faticoso, 'sto 3D, quando partono le scene girate dall'operatore che soffre pesantemente di parkinson. Pierfrancesco Favino parla un ottimo inglese.

27.6.13

L'uomo d'acciaio


Man of Steel (USA, 2013)
di Zack Snyder
con Henry Cavill, Michael Shannon, Russell Crowe, Amy Adams, Kevin Costner, Diane Lane, Lawrence Fishburne e un paio di super gnocche kryptoniane

Man of Steel conferma questo bizzarro fenomeno in base al quale io e Zack Snyder andiamo d'accordo a film alterni. L'alba dei morti viventi mi è piaciuto un sacco, 300 mi ha indisposto, a Watchmen ho voluto bene, Sucker Punch mi ha fatto l'effetto del valium e questo Superman qua m'è piaciuto. E no, il robo dei gufi non lo considero. E com'è, L'uomo d'acciaio? È un po' il film che era lecito attendersi, un polpettone cupo post-nolaniano (qualsiasi cosa voglia dire) in cui si sostituisce il piglio fiabesco dei vecchi Superman con un'aria da fantascienza, tutto e tutti hanno un'estetica da pubblicità Pirelli, i toni coloratissimi dei film Marvel sono roba lontana, i momenti di umorismo o sincera meraviglia si contano sulle dita di una mano e, inevitabilmente, la sequenza d'azione finale è brutale, violenta, spacca tutto e dura un'ora. Ma complessivamente mi sembra anche il meglio che si potesse sperare visti i tempi, i problemi e la gente coinvolta. Ha dei limiti, la sceneggiatura non è esattamente a prova di bomba, di fondo si risolve nel solito climax a base di palazzi sbriciolati, ma propone una lettura moderna, interessante e secondo me anche piuttosto rispettosa dell'uomo d'acciaio, mette in scena superuomini che spaccano tutto come mai s'era visto (anche The Avengers glie lo puppa, in questo), pone basi interessanti per l'inevitabile seguito e si concede anche il lusso di trovare i suoi due o tre momenti più forti ed emozionanti con un paio di scene in cui nessuno sta spaccando nulla. L'impresa alla piattaforma petrolifera c'ha un tono epico che levati, un po' tutto il Clark bambino è una roba deliziosa, quell'uragano lì, dopo quel dialogo là, è proprio bello, e nel finale, quando il bambino corre attorno ai panni stesi, m'è perfino venuto un occhio lucido. Davanti a un film di Zack Snyder. No, dico.

Superman secondo Christopher Nolan e Zack Snyder. Motto compreso, in effetti.

Poi, certo, ha un intreccio in cui non accade nulla che non si possa prevedere almeno dieci minuti prima, anche al di là degli elementi "storici" che in un film sulle origini di Superman non possono mancare, Russell Crowe, che pure stimiamo per essersi rimesso in forma al fine di non sfigurare nelle scene d'azione su Krypton, sostanzialmente interpreta il ruolo del generatore di spiegoni portatile e i personaggi di contorno sono veramente solo macchiette abbozzate di pura inutilità. La stessa Lois Lane, che pure sembra nascondere da qualche parte un bel personaggio forte e quantomeno viene impiegata come giornalista, invece che solo come damigella da salvare o strafiga da mettere in mostra, è un po' sottosfruttata, sta in pratica lì pure lei solo per spingere avanti a calci un paio di svolte narrative e sembra innamorarsi di Superman solo perché c'ha dei gran pettorali e rappresenta una buona opportunità per far carriera (e in effetti ci potrebbe pure stare). Ma alla fine il punto è che tutto il film ruota attorno a lui, a questo Superman totalmente alieno e in difficoltà nel trovare un suo posto sul pianeta Terra. I suoi dubbi, i suoi timori, il suo percorso di crescita, il rapporto con un padre combattuto fra l'incoraggiare lo spirito altruistico del figlio e il timore del muro contro cui questi andrà a sbattere se il mondo dovesse scoprire la sua esistenza, la necessità di imparare a controllarsi anche sul piano emotivo, l'inesperienza, quel bel momento in cui capisce di poter volare - a proposito: bell'omaggio al Superman degli inizi che saltava in giro tipo Hulk - e sorride mostrando un attimo di gioia pura, cosa per altro abbastanza rara in tutto il film.

Non è un trattato di psicologia ed è tutto poco più che abbozzato, per carità, ma d'altra parte cosa ci si può aspettare da un blockbuster di supereroi del 2013, diretto per di più da Zack Snyder? Alla fine, il suo compito era non scazzare quando parlano e distruggere tutto quando spaccano. E tutto sommato ci riesce bene, anche se sui deligatissimi riferimenti a Gesù bambino e all'undici settembre la mano è pesante come un macigno, il tocco è quello di un rinoceronte in amore. Però Superman c'è, funziona, ha un bel percorso e un bell'antagonista, cattivissimo, brutale, perfino affascinante nel suo essere in fondo non un sadico malvagio ma qualcuno che sta solo provando, nella sua perversa maniera, a svolgere il suo ruolo, a salvare il suo popolo. E Michael Shannon, mano nella mano con Kevin Costner, fa di tutto per mangiarsi il film, anche se poi ci pensano le esplosioni a seppellirli. Hans Zimmer fa il suo dovere con un tema molto efficace, anche se onestamente un po' abusato nell'arco di due ore e passa, gli attori non sfigurano, le kryptoniane sono delle gnocche pazzesche, alla fine scoppia tutto e gli spunti per andare avanti (un Lex Luthor che c'avrebbe pure le sue ragioni a odiare alieni che gli hanno smantellato la città, un Superman alle prese con le conseguenze anche morali di quanto accaduto qui, un'umanità in larga parte dubbiosa su di lui, Nolan che prova a convincerci che sia realistico un Clark Kent camuffato dagli occhiali) sono sfiziosi. Senza contare che poi vale sempre anche il fatto che il bambino appassionato di supereroi nascosto dietro ai miei occhi è stato spalancato per tutta la seconda metà di film infarcita di gente che volava. A posto.

Il film l'ho visto qua a Monaco, in lingua originale e in 3D. Metà del mangiarsi il film a firma Costner/Shannon sta nella voce, eh. Il 3D, invece, serve a una sega.




SPOILERISSIMI SUL FINALE




Per quanto riguarda la gente - compreso Mark Waid - che si lamenta della scomparsa del boyscout a cui voleva tanto bene, ho l'impressione che si stiano lamentando del fatto che volevano vedere un'altra cosa e/o che questo non è il Superman che piace a loro. Ma sostenere che questo non sia Superman, mah, mi sembra un voler negare la storia del personaggio, oltre che un non volersi rendere conto di quel che racconta il film. Tutto quel che accade nel finale mi sembra molto contestualizzato nel modo in cui è stato costruito il personaggio, un Superman alle prime armi, che ha trascorso la vita a salvare gente che affogava e ad avere a che fare con bulletti che poteva sistemare a scorregge, ha imparato a volare cinque minuti prima e per la prima volta in vita sua ha a che fare con gente che mena tanto quanto lui, non si fa il minimo scrupolo, c'ha il sangue agli occhi e ha pure dalla sua un addestramento militare. Avrà ben diritto di non essere in grado di padroneggiare la situazione, povera stella? Tanto più che viene dipinto come un personaggio sì dallo spirito nobile, ma che fatica a controllare le emozioni ed è pieno di timori. Non mi sembra così folle, che non abbia il controllo della situazione e gli manchino la prontezza, la serenità, la capacità di distruggere macerie con uno sguardo, salvare cittadini con un soffio, controllare tutto e bersi un caffè mentre fa a cazzotti con una truppa di kryptoniani incazzati neri. Dopodiché penso anche io che sarebbe stato bello mostrarlo mentre ci prova, a spostare lo scontro e a mettersi in difficoltà nella battaglia per salvare gli umani in pericolo, a prender calci in culo perché preferisce proteggere il gattino che fare a cazzotti. Anzi, questa cosa, se infilata in qualche modo, avrebbe aumentato ulteriormente l'impatto drammatico del momento e dello spezzacollo successivo. Ma, ehi, Zack Snyder, che pretendete?

E a proposito di spezzacollo, che ha fatto rabbrividire in tanti, ribadisco: mi pare totalmente giustificato dal contesto, dalla caratterizzazione del personaggio e dalla situazione che Zod va a creare (e comunque contestualizzato nella mitologia del personaggio dall'urlo di disperazione immediatamente successivo: non è che lo faccia con indifferenza). Tanto più che nei fumetti si è visto un Superman ben più maturo e in grado di riflettere fare sostanzialmente la stessa cosa allo stesso personaggio e NON in una situazione di panico, ma, anzi, calcolando proprio a mente lucida che l'unica soluzione era di far fuori Zod e i suoi compagni prigionieri e messi fuori combattimento. Tutto questo nella conclusione del ciclo di John Byrne, quello che aveva esordito con la miniserie The Man of Steel. Pensa te che coincidenza!

Superman, se messo alle strette, uccide, l'ha fatto pure con Doomsday. E, anzi, lo fa anche in situazioni di totale lucidità, decidendo che è proprio il caso di farlo, non solo quando, come in questo film, è preda dell'ansia da prestazione. Questo senza contare che nell'amatissimo secondo film di Donner lo vediamo spezzare una mano e gettare in un crepaccio uno Zod ormai impotente o che ci siamo tranquillamente bevuti il Batman di Tim Burton che ammazzava senza il minimo ripensamento chiunque gli passasse davanti, quando il Bruce Wayne dei fumetti, lui per davvero, non ucciderebbe MAI. Quelli andavano bene?

26.6.13

Gli ultimi sei mesi a fumetti di giopep


Dunque, un mese fa ho pubblicato l'ultimo episodio di La settimana a fumetti di giopep, una rubrica che in origine era settimanale e adesso faccio più o meno una volta l'anno. D'altra parte si invecchia, non c'ho tempo, non c'ho voglia, leggo meno fumetti, non avrei cose nuove da commentare ogni settimana, bla bla bla, pucchiacche. Però, quando ho pubblicato quel post, diverse persone mi hanno contattato per dirmi quanto era ganzo quel fumetto o quell'altro che ha scoperto dopo averne letto qui dentro e, beh, alla fine non è anche un po' questo il punto di tenere in piedi un blog? Voglio dire, una volta uno mi ha scritto di aver letto Delitto e castigo dopo averne letto nel mio blog... son soddisfazioni mica da ridere! E quindi, eccoci qui, dopo appena un mese, a un nuovo appuntamento con La, ehm, settimana a fumetti di giopep. In cui parlo degli ultimi sei mesi a fumetti di giopep, che ovviamente comprendono il tradizionale passaggio in fumetteria natalizio con conseguenti letture abbondanti sotto la coperta e i tradizionali acquisti (con conseguenti letture in aereo) durante i viaggi alla GDC e all'E3.

Saga #1 *****
Dunque, Saga è la nuova serie scritta da Brian K. Vaughn, che è l'autore di Y - L'ultimo uomo sulla terra e a cui io voglio proprio tanto bene anche solo per quel motivo là. E sembra avere il potenziale per poter diventare il prossimo motivo per cui voglio proprio tanto bene al Brian, che ha tirato fuori dal cilindro un racconto di fantascienza che parla di umanità, amore, religione, razzismo, guerra, azione, avventura buttandola sul metaforone fatto di razze aliene bizzarre con le corna, i tentacoli e le strane protuberanze. Il primo paperback è una delizia e fra l'altro ieri, mentre pasticciavo su Comixology, ho visto spuntare il secondo. Alla grande. Ah, ne ho anche parlato in questo podcast qua.

RASL #2: "The Fire of St. George" ****
RASL #3: "Romance at the Speed of Light" ****
RASL #4: "The Lost Journals of Nikola Tesla" ****
Questo l'avrei volentieri infilato nella sezione là sotto dei "ne ho parlato altrove", ma ne ho parlato nel Podcast del Tentacolo Viola che abbiamo registrato ieri e pubblichiamo sabato, quindi non me la posso giocare così. Comunque, è il nuovo fumetto dell'autore di Bone, ha un taglio molto più maturo, crudo, anche brutale, sicuramente noir, ed è una storia ben più di fantascienza che di scienza, carica di tecno bla bla e approfondimenti sparsi nei quali ammetto di essermi un po' perso. È bello, appassionante, tutto attorcigliato nei suoi colpi di scena e nelle sue rivelazioni e alla fine è quanto di più lontano, ma in fondo anche vicino, potesse fare Jeff Smith dopo Bone. Ah, e si è concluso col quarto volume. Almeno credo. Fra l'altro queste raccolte qua sopra sono belle perché in formato giga, con le tavole allargate.

The Boys: Herogasm ****
The Boys #6: "Self-Preservation Society" *****
The Boys #7: "The Innocents" *****
The Boys #8: "Highland Laddie" ***
The Boys #9: "Big Ride" ****
The Boys #10: "Butcher, Baker, Candlestickmaker" *****
The Boys l'ho iniziato a leggere tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, quando è arrivato in Italia per mano di Panini, e poi l'ho un po' perso di vista quando ho deciso che era il caso di passare a leggerlo sui paperback originali. Ultimamente mi si è chiusa all'improvviso la vena e ho iniziato a recuperarlo violentemente in digitale su Comixology, divertendomi un sacco. Sicuramente è una serie con tanti alti e bassi (ma del resto si poteva dire lo stesso di Preacher, che però aveva dalla sua una maggiore solidità sul piano grafico, senza tutta quest'alternanza) ma è anche un ottimo Garth Ennis, dissacrante, burbero, violento, drammatico, capace perfino di emozionare. Eppoi questa cosa che praticamente ha passato cinquanta numeri a trollare i lettori girando in tondo sugli approfondimenti del cast per far salire la fotta in previsione del conflitto finale mi fa molto ridere. Sono molto pronto a leggere gli ultimi due volumi.

Fairest #1: "Wide Awake" *****
La faccio breve: non riesco a capacitarmi di quanto riesca a piacermi qualsiasi cosa esca legata al marchio Fables, nonostante poi di fondo sia sempre un continuare a proporre lo stesso stile, lo stesso genere di racconto, le stesse idee. Bill Willingham rende irresistibile la routine.

Vampire Boy ****
Carlos Trillo, che, scopro ora e verso una lacrima, ci ha lasciati nel 2011, mi piace tantissimo e mi fa incazzare tantissimo. Mi piace tantissimo perché ha una fantasia tutta malata e tutta sua, un modo di raccontare e di inventarsi robe perversamente bizzarre dalla personalità tutta particolare e fortissima. E quindi solo lodi. Però mi fa anche incazzare per la maniera mortalmente didascalica con cui scrive i suoi personaggi, generatori casuali di spiegoni come manco Russel Crowe in L'uomo d'acciaio. Alla fine la prima cosa vince sulla seconda, anche nel corposissimo e delizioso Vampire Boy, però la seconda mi impedisce sempre di amare alla follia quel che fa. Anche se in questo caso i disegni di Eduardo Risso aiutano a compensare.

Quelli che ci ho pensato fortissimo ma non mi viene proprio in mente nulla da scrivere e del resto, oh, sono passati mesi, abbiate pazienza, comunque mi ero appuntato le stelline, quindi li metto comunque qua in fila
La mia Maetel #1 ***, Naoki Urasawa - Gli esordi ****, Sul pianeta perduto ***

Quelli che ne ho scritto o parlato altrove e quindi metto il link ad altrove
The Walking Dead #18 "What Comes After" ****

Quelli che ho scritto in altre occasioni dei numeri precedenti e non ho niente da aggiungere e mi limito quindi a metterli qua in fila con le stelline che mi ero appuntato
Fables #18: "Cubs in Toyland" *****, Happy #12/14 ****, Invincible #17: "What's Happening" ****, L'immortale #28 ****, Morning Glories #4: "Truants" *****, Q&A #6 ***, Shanghai Devil #10/14 ***

Fra l'altro sabato vado in Italia, passo in fumetteria e poi giù due settimane di mare con conseguenti letture sul lettino. Va che quasi torna ad essere una rubrica periodica.

25.6.13

Monsters University


Monsters University (USA, 2013)
di Dan Scanlon
con le voci di Billy Cristal, John Goodman, Steve Buscemi, Helen Mirren, Alfred Molina, Nathan Fillion e un sacco d'altra gente

Non sono mai stato un grande fan di Monsters & Co., che è per carità un film gradevole e divertente, ma m'è sempre parso anche una grossa occasione sprecata. Un'idea fulminante sfruttata alla grande sul piano visivo ma ridotta a un paio di gag molto azzeccate e a un racconto ordinario e prevedibile. Sicuramente sbaglio io, visto quanto è amato, ma quando ne sento tessere le lodi mi sembra di sentir parlare di come sarebbe piaciuto un sacco anche a me che avessero realizzato quel film, invece che del film effettivamente uscito. Insomma, è un po' la stessa faccenda di BioShock Infinite. Il punto, comunque, è che evidentemente non sono troppo il target a cui si rivolge Monsters University, sapida operazione di spremitura dell'idea da parte di una Pixar sempre più in aria da catena di montaggio (e lo dico da persona che ha apprezzato Brave). Perché di fondo, alla fin fine, come posso apprezzare uno stanco prequel di un film che già in partenza avevo trovato non poi così convincente?

Sta di fatto che Monsters University è robetta. Robetta estremamente ben confezionata - e ci mancherebbe - ma che non fa nulla più di ciò che ci si può aspettare. Racconta quel che è venuto prima, mette in scena i nostri eroi da giovani, tira di gomito, fa l'occhiolino, introduce qualche personaggio inedito e si adagia su una comicità spentolina e un racconto ancor più ordinario rispetto a dodici anni fa, con l'aggravante che ormai il fascino dell'idea si sarebbe anche un po' esaurito. Mi piacerebbe dire che comunque ha ritmo e scorre via, ma la verità è che in quei 104 minuti, pur ridacchiando, pur apprezzando qualche soluzione visiva, pur perfino emozionandomi quando si punta alla lacrima facile come solo Pixar sa fare, mi sono anche discretamente spaccato i maroni. Problema mio? Forse. I bambini ci si divertono, coi colori, le luci, e i mostriciattoli pelosi? Da quel che ho visto, mi sembra di sì. Tanto più che, beati loro, non si rendono conto di quante volte abbiamo visto questa stessa storia e di quanto sia deprimente una commedia ambientata al college in cui non viene versato un goccio di birra e non si accenna minimamente al sesso. Mah.

Ah, ovviamente non posso fare a meno di spendere due parole sul cortometraggio proiettato prima del film, come al solito un adorabile sfoggio di tecnica e poesia che racconta in maniera deliziosa una metropoli che prende vita quando sollecitata dal picchiettare della pioggia e mette in scena con gusto e arte la delicata storia d'amore fra due ombrelli in uno scenario emozionante, fatto di musiche sognanti e sguardi fugaci, fosse anche solo per dire che questa volta, forse per la prima volta, fa pietà. Una roba pacchiana, stucchevole, brutalmente melensa, assolutamente ordinaria, talmente da latte alle ginocchia che ho rimpianto di non essermi portato dietro i cereali. Però, ah, che sfoggio di tecnica!

Il film l'ho visto qua a Monaco, al cinema, in lingua originale e in treddì. La lingua originale, come sempre, merita, se possibile, fosse anche solo per Helen Mirren. Il treddì, boh, mi è parso totalmente superfluo e fra l'altro anche molto poco spinto. Ogni tanto levavo gli occhiali e quasi non c'era differenza. In Italia, se IMDB non mente, esce il 21 agosto.

24.6.13

Un paio di trailer che quasi non me ne accorgevo



Oggi mi sarebbe piaciuto scrivere di L'uomo d'acciaio, che, oh, mi è piaciuto decisamente più di quanto m'aspettassi, nonostante alcuni aspetti non del tutto convincenti e a conferma del fatto che con Zack Snyder vado d'accordo a film alterni, ma mi sono messo a scrivere questo post alle 15:19 e mentre lo scrivevo mi sono accorto che ero talmente preso dal lavoro da non aver ancora pranzato. Quindi, innanzitutto, adesso mangio qualcosa. Intervallo.



Dicevamo. Se mi metto a scrivere il post quotidiano a pomeriggio inoltrato, è difficile che ne venga fuori qualcosa di molto lontano da una lenzuolata di chiacchiera veloce o da quelle robe inutili in cui metto in fila dei trailer e li commento velocemente. Solo che l'Hollywood non mi è venuta incontro proponendo nuovi trailer nel corso del weekend. O almeno non mi pare. In compenso, attenzione, mi sono accorto che m'erano sfuggiti dei trailer usciti di recente. Quindi rendiamo ancora meno interessante questo post segnalando un paio di trailer che ormai avranno già visto tutti ma, ehi, il punto è scrivere un post che mi venga via veloce e su cui non debba riflettere troppo perché mi piace l'idea di pubblicare qualcosa ogni giorno, qualsiasi cosa, se ci riesco, pazienza se inutile. Con meno virgole possibile.



Il secondo trailer di Elysium mi affascina meno del primo, ma per qualche motivo mi sembra anche un po' meno copiato da tutti i videogiochi usciti negli ultimi dieci anni, che è una cosa positiva, ma fondamentalmente figlia di un montato un po' diverso. Di base, sembra essere il film con Matt Damon che fa l'eroe da centro sociale con l'esoscheletro infilato su per il culo nelle membra, metaforoni a manetta ricchi vs poveri e un sacco di azione spaccatutto. Alla fine ci sto, dai.



E questo invece è il trailer di Snowpiercer, ennesimo esordio occidentaloide di un regista coreano, stavolta quello di The Host (il The Host vero, non quello americano). Anche qua il mondo è finito, i ricchi tengono i poveri nel ghetto, solo che invece dell'anello di Halo c'è un trenino con la divisione fra prima classe e classe pezzenza. Onestamente 'sto trailer non mi dice molto, mi sembra proprio poco intrigante, però nel regista voglio crederci, Chris Evans mi sta simpatico e c'è Kang-ho Song. Mboh, crediamoci.

Breaking news: hanno appena confermato che William Fichtner vestirà le lamiere di Shredder nel disastro annunciato a firma Jonathan Liebesman sulle tartarughe ninja. Alla riscossa!

23.6.13

Indafazzacast


Mezz'ora fa, se la pubblicazione automatica non s'è smignottata, abbiamo uscito il nuovo episodio di The Walking Podcast, il podcast in cui si parla di The Walking Dead e di tutte le cose zombe che ci passano davanti. In questo episodio, in particolare, io, Ualone, DeLu e Nabacchiodorozor chiacchieriamo di What Comes After, diciottesimo volume in paperback della serie a fumetti appena uscito negli iuessei e da me arraffato al volo prima di zompare sull'aereo per tornarmene a casina bella dopo l'E3. Se la cosa v'interessa, trovate il tutto a questo indirizzo qua.

Domani e dopodomani, invece, registriamo l'Outcast Reportage sull'E3 2013 e un Tentacolo Viola d'urgenza fortemente voluto dal Dave alla luce degli annuncissimi Microsoft.

22.6.13

Tre trailer di film che in realtà non mi interessano troppo ma in qualche modo anche sì


È sabato, fa un po' meno caldo di qualche giorno fa, forse non mi taglio i capelli, ho visto gara 6 e gara 7 in diretta e veramente guarda è stato straziante, povero Timmino. Due finali spaccacuore, proprio. Prima quella gara 6 che a venti secondi dalla fine stavano preparando il tavolo con la coppa e poi è andata in quel modo e mi viene in mente quella volta che la presidentessa inseguiva per il campo il cioccolataio con la coppa in mano e poi è finita in quel modo. E poi gara 7. Immagine simbolo della partita e della serie Tim Duncan che sbaglia il tiretto più facile della storia, due volte nella stessa azione, valeva il pareggio, torna in difesa e SI METTE A TIRARE CAZZOTTI PER TERRA DALLA RABBIA. Lui che in sedici anni al massimo ha alzato un sopracciglio. Ma d'altra parte è lo sport, è così che funziona, è così che ci piace, serie meravigliosa, ci vediamo l'anno prossimo. Passiamo ai trailer.



Io onestamente non me la ricordo l'ultima volta che un film diretto da Luc Besson m'è piaciuto tanto tanto tanto. Forse Leon, e si parla del 1994, avevo diciassette anni, vai a sapere cosa ne penserei oggi. Questo The Family, poi, parte veramente da mani in faccia, con De Niro che fa wink wink, ed è una commediola probabilmente orrenda, però è anche un'occasione per rivedere sullo schermo Michelle Pfeiffer, cui voglio sempre tanto bene, ed è comunque un film la cui trama sembra riassumibile in: "Andiamo a vivere in Francia, sono antipatici, picchiamoli tutti fortissimo". Seems legit.



Il fratello sbagliato di Thor e tre anziani a nobilitare il film con le loro prove di grande carisma per una roba che si intitola Paranoia ma mi fa venire più che altro in mente la parola noia. Però Amber Heard.



Olivia Wilde, Anna Kendrick, quello che beveva un sacco di Band of Brothers e Olivia Wilde che fa il bagno nuda in uno di quei film con la gente che parla e improvvisa dall'inizio alla fine. Ci sto, dai.

Ma adesso che è finita l'NBA che si fa? Si va in vancanza? Fino a ottobre? Ci sto, dai.

21.6.13

Stokazz!

Stanti la signorilità e l'estremo buon gusto che mi sono propri, non potevo esimermi dal sottile, raffinato, criptico, ricercato gioco di parole utilizzato per introdurre il post con cui segnalo che ieri - mi ero distratto - è uscito al cinema in Italia Stoker, un gran bel film che segna l'esordio occidentale di quel regista coreano il cui nome - in quanto coreano - è impossibile ricordarsi, ma tanto si chiama Quello di Old Boy. E secondo me è un gran bel film, ma attenzione, perché se cercate il nuovo film di quello di Old Boy, forse, potreste rimanerci male. Oppure potreste entrare anche voi nel club di quelli che si toccano il pizzetto mentre sostengono che "Ma guarda in realtà secondo me si vede un sacco che è un film suo però devi starci attento è il sottotesto la sottile allegoria l'uso del colore bla bla bla". Tipo il sottoscritto, anche.

Il film è fra l'altro interpretato da un tris di ottimi attori che riescono incredibilmente a non scoppiare a ridere ogni volta che vengono inquadrate le labbra di Nicole Kidman. La sorpresa più grossa, comunque, è il fatto che Stoker è un bel film anche grazie alla sceneggiatura scritta da Michael Scofield. Invece che nonostante, intendo. Ad ogni modo, io l'ho visto qualche settimana fa e ne ho scritto a questo indirizzo qua. Poi ieri è uscito anche il film col tizio da Krypton che salva il mondo diretto da uno il cui precedente film è stato definito "a steaming pile of shit" da gente migliore (e molto più grossa) di me. E ovviamente stasera vado a gustarmelo. Ci mancherebbe. Speriamo bene. Dai.

Ho scritto queste righe sorseggiando una tazzona di brodaglia al vago sapore di caffè, mentre aspettavo pazientemente l'inizio di gara 7. Come sarà andata a finire? Boh?

20.6.13

Il dominio dell'internet


Allora, sta succedendo questa cosa che ormai la bava dell'internet decide tutto. È un bene? È un male? Mboh, non lo so. Di sicuro è un'iperbole e non sta realmente succedendo, ma ci siamo capiti. Qualche esempio? Per esempio BioWare che "ritratta" il finale di Mass Effect 3 (ne avevo pure scritto... e neanche l'ho giocato!). O la gente che fa le dichiarazioni all'E3 e poi ritratta, tipo sul caso della Lara Croft vittima di attenzioni sessuali. Sony che elimina da The Amazing Spider-Man 2 le scene con Mary Jane Watson, ufficialmente perché erano due o tre e per ragioni narrative preferiscono farla esordire direttamente nel terzo episodio. Solo che poi leggi che si parla addirittura di recasting e ti viene il dubbio che, visto il clima, sia un dietrofront figlio della sbavata globale sulla sempre annosa discussione "Ma non è abbastanza gnocca!". E qui, fra l'altro, ci metto un mia culpa: com'è che il Kingpin nero di Daredevil mi diverte e non mi crea problemi, ma se Mary Jane non è abbastanza gnocca ci scrivo addirittura un post? Eh, siamo fatti così, è l'ormone nerd. E poi, ovvio, il tema del momento, Microsoft che decide di fare dietro front sulla faccenda dei DRM di Xbox One. Agevolo qua sotto un video in cui ne ho chiacchierato con tre brutte persone.



Dicevo. È un bene? È un male? Mboh, non lo so. Di certo so che spesso "l'opinione pubblica" internettara mi dà l'idea di essere guidata più che altro dal caos del momento, dal bordello della rabbia da forum, dallo sbavare incontrollato. E, insomma, non mi pare esprima sempre opinioni ragionate, men che meno con toni equilibrati e signorili. D'altra parte è anche vero che, oh, se un'azienda deve accontentare i suoi clienti e ha modo di adattare il proprio prodotto alle esigenze di questi clienti, oh, beh, perché no? Di fondo, il risultato, si spera, è che i clienti sono soddisfatti e l'azienda pure, perché si ciuccia i soldi dei clienti. Win-win, insomma. Certo, poi nel mezzo ci sarebbero tutte le possibili e immaginabili considerazioni sul ruolo dell'autore, sulla necessità, ogni tanto, di far anche piovere un po' le cose dall'alto e non piegarsi, sul fatto che a volte gli utenti sbraitano spinti dall'abitudine e dalla non voglia di cambiare. E sto parlando in generale, lo sottolineo, non necessariamente del caso specifico di Xbox One. Quindi? Bene? Male? Boh? Onestamente, se davvero cambiano l'attrice di The Amazing Spider-Man 2, a me la cosa un po' fa ridere e un po' mette tristezza. Diventa veramente il simbolo di come si fa in larga parte il cinema oggi, guidato da produttori senza coglioni che non hanno idea di cosa significhi fare il proprio lavoro, o forse non hanno proprio idea punto e basta. E questo a prescindere dal fatto che poi magari ne vien fuori un film godibilissimo - rischio la vita ricordandovi che apprezzato il primo - ma proprio come concetto in sé.

E alla fine è anche un po' per questo che mi sta simpatica la Sony dei videogiochi, nonostante all'epoca della prima PlayStation la vedessi come quella cattiva, come il fumo negli occhi per me che ero cresciuto con Commodore, Sega e Nintendo (vedi? l'abitudine!), nonostante la seconda PlayStation mi sia venuta a nausea causa overdose da PSM, nonostante con la terza PlayStation abbia giocato pochissimo e più che altro visto film, nonostante, allo stato attuale, della quarta PlayStation mi attiri solo il prezzo. Perché paradossalmente la Sony dei videogiochi sembra comportarsi in maniera del tutto opposta. La Sony dei videogiochi, che pure non fa opere di bene e sicuramente fa quel che fa e decide quel che decide perché ritiene sia il modo migliore per avere successo commerciale, è la Sony che spinge su David Cage, che pubblica il primo e il secondo Siren, che lascia tutto il tempo del mondo a Polyphony e a quel tossico di Fumito Ueda, che crede con tutte le forze in The Unfinished Swan e thatgamecompany, che s'inventa Parappa the Rapper, punta fortissimo su The Witness e ha rotto le palle con Littlebigplanet, ma senza Littlebigplanet col piffero che Project Spark. E insomma, è quella lì.

E dove voglio andare, con tutto questo discorso sconclusionato che inizia da una parte, finisce dall'altra e sembra non avere un filo conduttore perché in effetti non ce l'ha? Ma che ne so, è tardi, sto morendo dal caldo e m'è venuta voglia di scrivere cose a caso. Buonanotte.

Domani vado a vedere il film con Clark Kent. Ho onestamente molta paura. Invece, quello con Smith & Son non m'è dispiaciuto, pensa te.

19.6.13

È arrivata l'estate!


Lo so, lo so, fra Facebook e Twitter, non se ne può già più di gente che si lamenta del caldo, ma che ci posso fare? Lo patisco, assai. Non aiuta il fatto di avere lo studio esposto al sole per gran parte della giornata, non aiuta la presenza nello studio di un desktop che scalda come un bastardo, non aiuta il fatto che pure io scaldo (e sudo) come un bastardo. E non aiuta neanche il fatto che la settimana dopo l'E3, pur essendo la cosa migliore dell'E3, è comunque la settimana dopo l'E3, quella piena di cose da fare post-E3 e in cui pure gli altri lavori tornano a morderti le caviglie disperati per la tua recente assenza. Insomma, sono in apnea, sto boccheggiando. E quindi oggi ce la caviamo così, con due righe su due trailer emersi nell'universo negli ultimi giorni. Tipo 300 - L'alba di un impero.



Quel che penso del primo 300 l'ho scritto qui e ho anche idea che se lo riscrivessi oggi il mio commento sarebbe ben più acido. Questo trailer, onestamente, non mi fa venire una gran voglia: sembra la fotocopia sbiadita di una roba che già in partenza era abbastanza sbiadita. Poi abbiamo il primo trailerino di Lo hobbit: La desolazione di Smaug.



E direi che ci aspettano altre ore della solita sbobba, che pure mi piace, eh. Possiamo però anche dire che il drago alla fine è un po' bruttarello? Possiamo? Tanto è solo il primo trailer, poi migliora. Proseguiamo con uno sguardo a The Wolf of Wall Street, il nuovo di Martin Scorsese, senza il 3D ma con Di Caprio.



Mi sembra una roba che sono molto curioso di vedere, non mi sembra una roba a cui voglio dare fiducia totale assoluta. Ma mi piace l'idea di volerci credere. Poi, insomma, c'è Jonah Hill, c'è la versione rinata di Matthew McCoso, c'è perfino coach Taylor, come posso non volergli almeno un po' bene? Esatto. Poi abbiamo The Lego Movie, che, uno dice, mapeppiacere.



Poi però guardi il trailer, scopri che a dirigere ci sono i due di Piovono polpette e 21 Jump Street, ci rivedi quello spirito un po' tanto fuori di cozza e ti sale perfino della fotta. Ah, e poi c'è questo:



True Detective, serie HBO con Woody Harrelson e Matthew McCoso. Molta, molta attenzione, orecchie alzatissime. E adesso me ne vado al cinema a vedere After Earth, che, dai, tanto peggio di Gerard Butler contro i coreani che ho visto ieri non potrà essere, no? No? No, dai. No. Te prego.

Ci tengo anche a segnalare che mentre me ne stavo negli iuessei il twitter de I 400 calci mi ha onorato prima di una menzione e poi di un retweet. Sono quelle piccole cose che ti senti di aver finalmente dato senso a una vita di stenti. Grazie, voglio ringraziare soprattutto mia mamma, il mio cane, le gatte e l'Academy. Brofist.





18.6.13

Considerazioni a caso di ritorno da Los Angeles


Fa troppo caldo, devo tagliarmi i capelli.

Ribadisco con forza le opinioni espresse in quell'altro post. La sola idea che se voglio giocare questo gioco, quello e quell'altro devo avere tutte e tre le console mi fa venire la scabbia.

Andare al cinema mi piace troppo. Ed è una roba che dà assuefazione. Da quando vivo a Monaco, mi sono (ri)abituato ad andarci tantissimo. Arrivato a Los Angeles, per un motivo o per l'altro, non ci andavo da due settimane. Quando mi sono seduto in sala lì in zona L.A. Live ho avuto proprio il momento "ah, ecco". Chi mi dice che a casa con l'impiantino è troppo meglio e non capisce cosa io veda di tanto bello nell'andare al cinema ha centrato il punto: non capisce. Non è un problema, a ognuno il suo. Per me, essere lì sommerso dallo schermo e dalla marea sonora, mentre rido, mi esalto, m'abbatto le mani assieme al TMO e ai maranza ammerigani, è proprio una cosa completamente diversa. Poi, per carità, guardo valanghe di film a casa, va benissimo. Ma essere lì dentro, a luci spente, è un'altra faccenda.

Fast & Furious 6 è mamma mia. Poi farò il mio post da ultimo arrivato, però mamma mia. Che poi, dopo settimane di rosicaggio spinto, già solo il fatto di essere lì in sala ad aspettare che iniziasse mi ha messo addosso una fotta allucinante. C'avevo la pelle d'oca e gli occhi lucidi. Ma per tutto il film, eh. Ogni tanto, purtroppo, i personaggi si fermavano a parlare, ma poi ricominciavano a succedere le cose ed era tripudio. In quel contesto, poi, circondato da nachos. Ah, che bellezza. Mancava solo una cosa, che è poi l'altra cosa dell'andare al cinema: girarmi di lato e vedere il viso giusto illuminato dalla luce dello schermo. Quanto è bello girarti di lato e guardare il viso della persona a cui vuoi bene che si sta divertendo assieme a te, illuminato dalla luce di uno schermo gigante? È fantastico. Io invece mi giravo e vedevo un tizio pelato con la barba. Ma insomma, va bene lo stesso.

Fa troppo caldo, devo tagliarmi i capelli.

Fra le più grandi decisioni della vita, c'è stata quella presa dal gran consiglio dei saggi più o meno abruzzesi durante la scorsa GDC. In questa settimana di E3 ci siamo riempiti la casa di provviste. Facevamo colazione con frutta, latte e cereali. Una sera ho fatto gli spaghetti al pomodoro e la sera dopo Gino Kenobittino ha estratto dal cilindro la matriciana. Quando ordinavamo la pizza da Domino erano due o tre fette. Una mattina ho perfino preparato i panini per me e Fotone, da mangiare a ora di pranzo. Tutto un altro vivere, niente più lotta con la digestione quando alle dieci di sera devi scrivere gli articoli, il piacere di mangiare... e poi, cacchio, se non sei costantemente sazio prima ancora di sederti a tavola, ti godi anche di più quei due o tre pasti veramente porci che ti concedi.

L'E3 non è la mia fiera preferita, ma poi esserci, fare, gestire, cosare, è sempre piacevole. Anche se c'è Zave. In più mi sembra che quest'anno, con tutti i se e i ma possibili e immaginabili, si sia pure lavorato molto bene. O comunque poteva andare peggio, dai.

La stragrande maggioranza delle robe interessanti viste in fiera c'aveva un numero nel titolo, oppure era un reboot, o comunque, anche quando era nuova, non sembrava avere nel sacco nulla di davvero dirompente, era sempre un "ti rifaccio meglio questa idea, te la rifaccio next gen". Che palle. E che palle anche se poi molta di quella roba la voglio giocare, eh! Poi c'è sempre il gioco che spicca un po', la robina indie, quel che ti pare, ma insomma.

Xbox One ha i giochi più interessanti, ma costa di più. PlayStation 4 costa di meno, ma ha delle esclusive di cui non potrebbe fregarmene meno. Saranno annunciati altri giochi, verrà voglia, sarà bellissimo lo stesso, comunque avete da schiattà. Dei paletti e dei limiti non me ne frega niente. Mi spiace per tutti quelli che ci patiranno, lo dico sul serio, ma io ho le console sempre attaccate all'internet, quando vado al mare o in montagna voglio fare altro (e comunque ho i robi portatili) e se voglio spendere meno soldi compro su Steam, su GOG e negli Humble Bundle, non da Gamestop. Quindi, insomma, per me quelle robe non sono problemi. Per me. Rimane il fatto che non sento troppo l'esigenza.

Fa troppo caldo, devo tagliarmi i capelli.

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, "qualcuno" aveva detto che loro non fanno i seguiti e le serie in catena di montaggio, che innovano, che se fanno un nuovo episodio è per offrire qualcosa di veramente nuovo. Era la Nintendo Difference. Oggi veniamo da quattro New Super Mario Bros. in cinque anni, su console portatili è un tripudio di remake e riedizioni, il nuovo Mario 3D è la versione Wii U di un gioco che in fondo era già di suo la versione 3DS di Super Mario Galaxy, stiamo aspettando Pikmin 3 e Mario Kart 8, annunciano il nuovo Mario Golf, presentano il nuovo Smash Bros., mettono Retro Studios a fare il nuovo Donkey Kong e insomma in pratica è come Ubisoft e Activision, solo con un po' più calma, eppure stiamo ancora qui a raccontarci della Nintendo Difference. Perché? Perché adesso la Nintendo Difference è diventata "fanno i giochi con i colori e le cose puffettose e il gameplay bello". E per carità, ci sta pure, perché è comunque vero che sono giochi dal taglio "diverso" e, intendiamoci, sono giochi bellissimi e che piacciono tanto a me per primo (basta leggere tutto quel che ho scritto sui vari Mario negli ultimi anni, per capirlo). Però la Nintendo Difference ce l'avevano raccontata come una roba ben diversa. Così è facile.

La cosa più bella dell'E3 è quando poi hai un giorno libero e magari noleggi una macchina tipo quella roba tamarra là in cima e te ne vai in giro con un losco figuro e con quell'altro a spender quattro soldi per negozi e a visitare luoghi che non hai mai visto prima, scoprendo pezzetti di mondo che altrimenti non conosceresti. Mi piace troppo, andare in giro a caso in posti che non conosco. È bello. Mi sa che, assieme alla GDC, è il motivo principale per cui non riesco a convincermi a fare un lavoro serio. Si chiamano benefit.

L'altra cosa più bella dell'E3 è la settimana dopo l'E3, quando sei tornato a casa. Solo che quest'anno è un po' meno bella perché fa troppo caldo, devo tagliarmi i capelli.

Fa troppo caldo, devo tagliarmi i capelli.

13.6.13

Enterprize!


Oggi esce al cinema in Italia Star Trek into Darkness, o magari Into Darkness - Star Trek. Trattasi del secondo film di Star Trek diretto da J.J. Abrams, che a me è piaciuto un sacco, come del resto m'era piaciuto un sacco il primo. Ne ho scritto (del secondo) a questo indirizzo qua.

Saluti dal bot che pubblica cose in assenza di giopep.

9.6.13

Dirette e zombette


Questa settimana, per la precisione l'altro giorno, abbiamo pubblicato un episodio extra del The Walking Podcast, il podcast dedicato alle cose di zombi. Nello specifico si parla del film Zombieland (Benvenuti a) e del telefilm che hanno provato a trarne, per poi annunciare che non se ne faceva nulla il giorno stesso in cui noi registravamo. Siamo una sentenza, proprio. Comunque, è una mezz'oretta e la si può ascoltare recandosi a questo indirizzo qua (o per le solite altre vie da podcast). Inoltre, lunedì mi hanno preso in trappola e convinto a partecipare al nuovo episodio di Free Playing, il podcast che fa la diretta e poi esce la differita. Si parla di tutto e di più, io dico cose a caso su Deadwood, Stoker, Kentucky Route Zero e, boh, magari anche qualcos'altro che adesso non mi ricordo. Sta a questo indirizzo qui.

Buona settimana dell'E3 a tutti. Ricordatevi di fare un check online ogni ventiquattro ore.

8.6.13

Il bot del sabato mattina

Ciao, sono il bot che pubblica i post di giopep mentre lui è a Los Angeles e il suo unico obiettivo è andare al cinema a guardarsi Fast & Furious 6. Oggi cominciamo con dei filmati pubblicati da Telltale Games e che sembrano puntare a non si sa cosa. Uno penserebbe The Walking Dead, magari quel contentino che avevano accennato sarebbe uscito nell'attesa della seconda stagione. Ma in fondo potrebbe tranquillamente essere anche essere The Wolf Among Us, il loro nuovo gioco basato su Fables, che avrà pure lui lo stile fumettistico, seppur un po' evoluto. Comunque, i quattro filmati usciti quando è stato preparato questo post stanno qua sotto. Ma, colpo di scena, nella notte in cui veniva preparato questo post è emerso su Steam un DLC per The Walking Dead intitolato 400 Days. E direi che ci siamo. Ah, giopep ci tiene a far sapere che l'appuntamento con Telltale in fiera è uno dei pochi che gli mettono veramente addosso il brividino di voglia fortissima.






Poi, che altro? Segnaliamo a questo indirizzo un po' di foto e pure un filmato dal set di Captain America: The Winter Soldier, in cui si vede il Soldato d'inverno. Che non sembra neanche male, a parte le stelline sul braccio che sembrano applicate coi tatuaggi adesivi per bambini. Quindi questo nuovo trailer di Man of Steel / L'uomo d'acciaio, che, ammettiamolo, ci piace. Vogliamo crederci.



E per oggi è tutto, buon weekend.

7.6.13

E via via via


Stamattina, dopo aver passato tutta la notte sveglio a guardare gara 1 e lavoricchiare, o magari dopo aver dormito un tre o quattro ore, non lo so, mentre scrivo questo post devo ancora decidere e onestamente ho voglia di guardare la partita ma mi indispone l'idea di non poterne vedere la fine perché devo andare in aeroporto. Dicevo, stamattina sono partito molto presto da Monaco, a bordo di un aereo diretto a Milano, per fare lì un improbabile scalo dalle motivazioni troppo complesse per stare qui a spiegarle. A Milano, anzi, a Malpensa, probabilmente ci metterò troppo a ritirare il bagaglio e perderò l'aereo successivo mi unisco agli altri sciamannati, per zompare sul volo per Newark. Poi immigrazione, cambio e via verso Los Angeles. Si torna all'E3, dopo un anno di assenza, nell'edizione che si candida come una fra le più ganze di sempre. Le robe al riguardo saranno scritte, dette e fatte dal sottoscritto e dagli altri su IGN, a questo indirizzo qua. E poi, al ritorno, inevitabilmente, ci sarà un Outcast Reportage. Nel mentre, immagino che questo blog si fermerà, più o meno. Ci sarà in realtà un altro paio di post programmati, ma nulla di particolare, roba abbastanza "di servizio". Se poi capita che mi piglia la fregola e scrivo, beh, ben venga.

Ah, mentre veniva preparato questo post, è esploso il bubbone di Xbox One. Deliziosa l'evoluzione: "Uah, Microsoft si spiega!" ---> "Questa cosa sembra positiva!" ---> "No, aspetta... " ---> "Ma quindi... ?" ---> "Ma come funziona quella roba che... ?" e infine...


A me interessa solo chiudere il conto con la famiglia Toretto.

6.6.13

Hype


Non me ne frega niente della next gen. Anzi, non è solo che non me ne frega niente, è che proprio non la voglio. Arriverà e me la dovrò sucare, ma se fossi onnipotente la cancellerei dall'esistenza. Non mi interessa. Non mi interessa di per sé, non mi interessano i servizi, non mi interessa la potenza (non troppa, che c'è la crisi), non mi interessano le funzionalità, non mi interessa la grafica più ganza (non troppo, che c'è la crisi). Non mi attira il maggior fotorealismo, non me ne frega nulla di avere in casa due nuove casse da morto, non ne voglio sapere nulla di seguiti, reboot, remake e tutte quelle cose con un numero dentro. Ci saranno giochi che vorrò? Certamente, mi piace videogiocare. Magari qualcuno sarà perfino un seguito. E magari qualcuno sarà anche un gioco bello perché next gen e impossibile prima, tipo, che so, Dead Rising. Ma tutto il resto, mamma mia, no no no NA NA NA NON VI SENTO LALALALALALALA!!!

La maggior parte di quel che ho amato negli ultimi anni gira serenamente su una caffettiera e quel poco che avanza, fanculo, me lo gioco su PC. Sto a posto così, circolare. Solo che poi l'esclusiva, il gioco che voglio, alla fine ci lavoro anche, le comprerò. Non subito, magari. Ma le comprerò. E perché? Perché devono andare affanculo. Perché mille euro di hardware per una manciata di giochi che altrimenti no. Perché tutto gira attorno a questo sistema del cazzo, in base al quale non ti convinco a comprare la mia macchina perché è potente, perché è affidabile, perché offre dei servizi interessanti, per la definizione, per la qualità audio, per il controller, per il sarcazzo. No. Ti ci "costringo" (fra virgolette, per carità), con le esclusive. Vuoi giocare 'sta ficata? Centinaia di euro alla cassa, prego. Come? Vuoi anche quell'altra? Eh, devi dare centinaia di euro a quegli altri. Che? Pure Mario? Alla cassa. Vaffanculo.

Ma pensa se fosse così per qualsiasi altra cosa. Vuoi guardare i film di Spielberg? Ti serve il lettore DVD Sony. Vuoi guardare anche quelli di Nolan? Eh, ti serve il lettore Panasonic. Vuoi i film del Sundance? LG. Tutto così. Tutto. Vuoi guardare il calcio? Devi comprare la TV Brionvega. Occhio, però, perché il telegiornale lo fanno solo sulle Samsung e le previsioni del tempo girano male sui Philips. Le melanzane puoi cuocerle solo sulla padella De'Longhi, però c'è quella Ikea su cui fai il jailbreak facile e a quel punto cuoci tutto, ma sbruciacchiando un po'. Ideal Standard ha l'esclusiva sulla merda, le altre tazze non ti permettono di cacare. La piscia, però, è multipiattaforma. Ah, occhio alle sbronze: il vomito scende male nei Teuco.

Mi fa schifo, mi fa schifo, mi fa schifo schifo schifo. Fanculo.

Buon E3 a tutti.

5.6.13

Nostalgismo


Dunque, l'E3 si avvicina, e con esso probabilmente anche una settimana in cui non sarò in grado di continuare a pubblicare una roba al giorno qua sul blog. Inevitabile, dai. Forse. Vai a sapere. Comunque, il problema dell'E3 che si avvicina non sta solo nella settimana dell'E3, in cui sei via da casa e impegnato a lavorare come uno stronzo, ma anche nella settimana precedente all'E3, in cui sei intento a gestire centomila cose e prepararti, e nella settimana successiva all'E3, in cui sei intento a smaltire centomila cose e decomprimere. Va così, ci piace così. Forse. Vai a sapere. Ad ogni modo, è anche un po' questo il motivo per cui oggi non trovo le forze di scrivere d'altro rispetto a quanto trovate di seguito.



Trattasi di un progetto segnalatomi dall'esimio collega Sergio Pennacchini che se non mi scrive - possibilmente con buon anticipo - i due articoli che mi ha promesso vado a cercarlo sotto casa. The Nostalgist, un cortometraggio basato su un racconto di Daniel H. Wilson (autore del Robopocalypse con cui Steven Spielberg sta cazzeggiando da un paio d'anni) e con protagonista Lambert Wilson (uno di quelli che li vedi in centomila film ma non sai mai come si chiamino). Le riprese sono in realtà già concluse e la campagna su Kickstarter serviva per organizzare la postproduzione. L'obiettivo è stato raggiunto, ma manca ancora qualche ora alla fine, quindi, se qualcuno vuole assicurarsi le varie robe previste per le donazioni, c'è tempo. Ad ogni modo, mi sembra promettente, dai. Sta tutto a questo indirizzo qua.

Torno a impazzire. 

4.6.13

Stoker


Stoker (USA, 2013)
di Park Chan-Wook
con Mia Wasikowska, Matthew Goode, Nicole Kidman

Stoker segna in qualche modo un doppio esordio. Quello hollywoodiano del regista a cui tutti vogliono bene per Oldboy e per gli altri due film "rancorosi" che gli stanno attorno e quello assoluto di uno sceneggiatore già attorucolo di secondo piano e noto per un certo serial in cui si tatuava mappe e cheat code su tutto il corpo. Il primo è un altro regista coreano che prova la via di Hollywood, il secondo è un attore che ha firmato questa sceneggiatura sotto falso nome per evitare che venisse valutata in maniera prevenuta. Cosa ottieni, se metti assieme questa strana coppia e ci aggiungi la solita ottima interpretazione del botulino inguardabile di Nicole Kidman, una sorprendentemente ottima interpretazione di quella che ha fatto l'Alice in Wonderland di Tim Burton ma insomma abbiamo tutti degli scheletri nell'armadio e la prevedibilmente ottima interpretazione di quello che proprio non mi ricordo dove l'ho visto con quella faccia da pirla ah sì era in Watchmen e A Single Man? Ottieni quel gran bel film di Stoker.

Ovvero una storia di pazzi assassini un po' diversi dai rassicuranti tizi mascherati che ti catturano e ti mettono in una trappola chiedendoti di risolvere un enigma. Sono invece quelli inquietanti per davvero, i vicini di casa che "era una così brava persona", le semplici persone messe in crisi da situazioni familiari complicate, da disturbi mentali, da difficoltà emotive, che invece di sfogarsi dando del faggot all'avversario in Call of Duty o commentando la nuova Xbox sul forum, la buttano sulle coltellate e le sassate in faccia. E tutto ruota attorno al lento divenire psicotico della giovane India, in un racconto interamente filtrato dal suo sguardo e focalizzato sul suo mondo di persona isolata, che rifugge il contatto fisico e che, come chi la circonda, sembra saper comunicare solo tramite menzogne, segreti, dubbi, ambiguità.

Ne viene fuori una storia tutta silenzi, sguardi, tensione accumulata e rilasciata nelle maniere più bizzarre. Stoker è di fondo un film horror che non mette l'orrore in primo piano e si limita quasi sempre a suggerirtelo, a infilartelo dentro passando dalla porta di servizio, lavorando molto più sulla preparazione che sull'esecuzione. Tutto, sceneggiatura, regia, interpretazioni, è misurato alla perfezione. Non c'è una parola di troppo, non c'è un'inquadratura sprecata, in una serie di meravigliosi quadri che raccontano le cose più turpi nascondendotele in un dettaglio e racchiudendole in un racconto circolare che piano piano torna su se stesso, svelandoti una visione diversa su ciò che davi per scontato. Bravo Scofield, bravi gli attori, bravo Park Chan-Wook, che rimane profondamente se stesso pur variando allo stesso tempo molto.

L'ho visto qua a Monaco, in lingua originale, che penso meriti parecchio, vuoi per la bravura degli attori, vuoi per la notevole scrittura. Io, comunque, faccio ormai una fatica boia a guardare Nicole Kidman: il modo in cui si è ridotta la faccia mi "spinge" fuori dai film più di qualsiasi brutto effetto al computer. Il fatto che riesca comunque a risultarmi credibile immagino ne testimoni la bravura.

3.6.13

24 - Stagione 5


24 - Day 5 (USA, 2006)
creato da Joel Surnow e Robert Cochran 
con Kiefer Sutherland, Mary Lynn Rajskub, Gregory Itzin, Peter Weller, Julian Sands, Kim Raver, Jude Ciccolella, James Morrison

Il fatto che nello scrivere della seconda stagione consecutiva in cui la figlia di Jack Bauer è fuori dalle palle io inizi parlando proprio della figlia di Jack Bauer è indicativo di quanto abbia apprezzato il suo personaggio nelle prime tre stagioni, immagino. Fatto sta che per un bel po' di episodi, il maggior motivo d'ansia generato da questa quinta annata di 24 è la possibilità sventolata più volte di un suo ritorno in scena, seppur momentaneo. E guarda il caso, quando poi arriva, la maledetta si ferma per appena due o tre puntate ma riesce a dare il massimo, risultando insopportabile in ogni cosa che dice e fa. Bisogna concederle che una volta tanto non si fa rapire, ma, ehi, riesce comunque a trovarsi in pericolo. Bella prova. Si tratta però solo di un fugace ritorno alle brutte vie del passato, tutto sommato anche giusto e ben contestualizzato sul piano narrativo, per una stagione che di fondo si concede la solita menata dei civili in pericolo perché curiosoni solo nella parte iniziale in aeroporto e per il resto spinge invece fortissimo sull'azione, la tensione e il divertimento.

È, per quanto mi riguarda, la miglior stagione di 24 fino a questo punto, superiore a una quarta che già mi aveva convinto ben più delle precedenti. Di buono ha anche la voglia di cambiare un po' struttura, se non nella sostanza, quantomeno a livello superficiale. Perché se da un lato è vero che per l'ennesima volta si deve arrivare al twist di metà stagione per scoprire il "vero" cattivo, dall'altro ci si giunge con un continuo inseguirsi di rivelazioni, colpi di scena e ribaltamenti molto azzeccati. Praticamente ogni due puntate ci viene detto che no, il cattivo non è quello, è quest'altro, con un infinito apparire di attori sempre più trashamente adorabili a rubare la scena. E se Julian Sands è un po' sprecato, per quanto comunque efficace con quella sua faccia da tonno sadico, Peter Weller e [spoiler] se la giocano alla grandissima, rubando più e più volte la scena anche a Jack Bauer, nonostante la sua prestazione da gran signore.

Dopo averla guardata, curiosando sull'internet, ho scoperto che questa è anche la stagione in cui la serie ha definitivamente svoltato sul piano dei riconoscimenti, pure da parte della critica, con pioggia di Emmy e amore folle da parte di tutti quanti. E, beh, giusto così. È divertentissima, alza al massimo l'intensità con svariate morti di peso e produce un tripudio di colpi di scena che come al solito sfonda il muro del plausibile ma è davvero ben orchestrato e divertente, senza stancare come in altre occasioni, nonostante già solo quelli della prima puntata bastino per riempire annate intere di altri serial. L'escalation verso il gran finale funziona a meraviglia e quando Jack Bauer dice quella cosa al termine del penultimo episodio, beh, raggiunge uno fra i massimi livelli di badassitudine visti in cinque anni. E poi c'è il finale, prevedibile, stra-annunciato, ma totalmente efficace. Unico neo: la colonna sonora. Immagino sia anche una questione di invecchiamento, perché vedo che agli Emmy aveva fatto furore, ma caspita quanto è inascoltabile, con quella sua serie di motivetti pezzenti che paiono usciti da un film interattivo del 1993.

Sto guardando 24 con calma, da diversi anni, quando capita e quando ho voglia. E ne scrivo qua dentro, anche se dubito interessi a qualcuno, perché così mi va. Del resto il blog è mio, il pallone l'ho portato io e insomma, ci siamo capiti.

2.6.13

Fantatentacolo


Questa settimana abbiamo uscito il trentaduesimo episodio del Podcast del Tentacolo Viola, senza purtroppo il Cego che parla male della conferenza di Xbox One perché c'aveva da fare, ma con ospite Paolo Gimondi. Io, fra le altre cose, chiacchiero di Saga e Star Trek into Darkness, oltre che di un paio di videogiochini piccoli e portatili. Lo trovate a questo indirizzo qua.

E invece martedì, a meno di inciampi, dovrebbe uscire il nuovo The Walking Podcast.

1.6.13

Machete ammazza e altri trailer del sabato mattina


Allora, cominciamo con la novità di spessore, quella che ho messo nel titolo del post, vale a dire il trailer del seguito di un film che, quando l'ho guardato distrattamente, m'è parso una robetta girata alla grandissima ma pur sempre robetta. La domanda è: sbaglio su "robetta" o su "alla grandissima"?



Però, insomma, loro due all'inizio mi fanno sempre una simpatia estrema e poi c'è Amber Heard, quindi faccio comunque una gran fatica a dirgli di no. Anche se di voglia, il trailer, me ne mette poca.



Il film si intitola Prisoners, il regista è francese, l'uscita è fissata al prossimo autunno. Direi che qui ci sta bene il primo commento su YouTube: "You mess with wolverines kids. You are fucked."



Breve e abbastanza insignificante clip da World War Z, che esce a fine giugno e su cui ho letto commenti sorprendentemente positivi, visto il disastro che il mondo si aspetta. Incrociamo le dita mozzate.



Bonus: la ricetta del puerco pibil raccontata da Robert Rodriguez... 



... e il How it Should Have Ended di Iron Man 3.

 
cookieassistant.com