Ant-Man (USA, 2015)
di Peyton Reed
con Paul Rudd, Michael Douglas, Evangeline Lilly, Corey Stoll, Michael Peña
Ant-Man è arrivato nei cinema con addosso la rogna derivata dall'essere un po' antipatico, sfigatello, certo non portatore sano di grandi aspettative. Era il progetto figlio dell'amore di Edgar Wright, quello che i Marvel Studios avevano tenuto fermo per quasi un decennio (privandosi per altro della possibilità di utilizzare altrove un personaggio importante delle loro storie a fumetti), perché ci tenevano a permettergli di realizzarlo e che nonostante questo, arrivati al dunque, era andato in vacca, con Wright e il suo amichetto Joe Cornish che mollavano la produzione per differenze creative e Paul Rudd e Adam McKay subentrati a rielaborarne la sceneggiatura. Ed era anche il film in cui gli stessi Studios non sembravano credere fino in fondo, fra il budget relativamente ridotto e l'assenza di un seguito nel piano quinquennale di dominazione del mondo annunciato tempo fa. Certo, è vero anche che annunciare un secondo episodio senza aver visto i risultati del primo sarebbe stato un po' fuori dalle solite pratiche dei Marvel Studios, figuriamoci per un progetto apparentemente storto e basato su un personaggio che, per quanto importante nell'universo fumettistico, obiettivamente "là fuori" conoscevano in pochi. E poi, via, l'uomo formica, fa ridere, su. E quindi? Disastro? Eh, no.
Salta fuori che invece
Ant-Man è un bel film, divertente, originale, di personalità, con il cuore di chi ci prova e ci crede davvero. È probabilmente un po' "normalizzato" rispetto al film che ci avrebbe regalato Edgar Wright? Può essere, o può essere anche di no, dato che per rimanere al timone, beh, avrebbe dovuto accettare quel che non ha voluto accettare. Del resto, ehi,
Guardiani della galassia ha sicuramente la personalità di James Gunn, ma non si può mica negare che gli manchino molti tratti distintivi dei suoi precedenti film e che abbia una struttura e tanti punti fermi immancabili in ogni singolo episodio della grande saga Marvel, no? Ma tant'è, sarà suggestione, nell'
Ant-Man che è venuto fuori, in certe sue gag visive, in alcune trovate particolari, è difficile non vedere almeno un po' l'impronta del registra britannico. In qualche modo questo film rimane almeno in parte opera sua e ne conserva lo spirito, pur essendo a conti fatti opera d'altri e non potendo magari vantare, per esempio, la pulizia, il dinamismo e le complesse coreografie nelle scene d'azione che mi sarei aspettato da Wright. E non ci vuole un genio per immaginare quali possano essere almeno alcune delle aggiunte imposte dall'alto, i vari collegamenti all'universo Marvel più ampio che, pur ben realizzati e piuttosto divertenti, non aggiungono molto allo sviluppo del film, stanno lì solo per dare la sensazione di universo coeso e non potevano certo far parte della sceneggiatura risalente a parecchi anni fa. Ma, al di là delle masturbazioni mentali su quel che sarebbe potuto essere, il punto è che, ribadisco,
Ant-Man è venuto fuori davvero bene.
Paul Rudd nella scena in cui incontra una differenza creativa.
L'aspetto più sorprendente della faccenda, forse, sta nel fatto che stiamo parlando di un film che riesce ad avere una sua bella personalità pur essendo perfettamente inserito nella grande macchina Marvel Studios e nonostante un autore carismatico abbia ceduto il posto da regista a un solido mestierante. Eppure, sarà per i meriti dello script originale, sarà per il buon lavoro di riscrittura, sarà perché in fondo Reed sa il fatto suo, ne è venuta fuori una cosetta che non solo va ben lontana dall'essere nel gruppo dei peggiori film Marvel, ma può tranquillamente piazzarsi là in alto fra quelli meglio riusciti. E se lo fa è per diversi motivi. C'è l'evidente desiderio di realizzare un film di supereroi diverso dal solito, che come altri della "fase due" sceglie di giocare coi cliché di un filone specifico, in questo caso l'heist movie. C'è l'attenzione per i personaggi, la voglia di dare una solida caratterizzazione al suo eroe e di tornare a puntare (un po' come in
Daredevil e, in una certa misura, in
Avengers: Age of Ultron) sull'uomo dietro alla maschera più che sulle divinità che sfondano palazzi. L'intero film ruota solo in minima parte attorno all'ennesima missione per la salvezza del pianeta, riportando invece il conflitto a una dimensione umana e personale, tanto sul piano delle tematiche, con un protagonista padre di famiglia a cui interessa trovare un lavoro e conservare un rapporto con la figlia, quanto su quello letterale dell'azione, con la strepitosa battaglia finale ambientata in una singola stanza, senza città volanti o bombe atomiche di mezzo.
Aiuta, in questo, il cast ai limiti della perfezione. Paul Rudd è magari più misurato che in altri film, ma il suo carisma tutto sbarellato rende alla perfezione la natura da uomo qualunque del personaggio e il paio di scene in cui tira fuori tutta la sua verve comica è dirompente. Michael Douglas ed Evangeline Lilly lo accompagnano in maniera efficacissima, definendo un triangolo che è il cuore del film e funziona oltre ogni rosea aspettativa. Corey Stoll, povero, ha il solito ruolo ingrato da cattivo Marvel, una sorta di versione speculare del Jeff Bridges visto nel primo
Iron Man, antagonista del proprio mentore invece che del proprio protetto, ma si destreggia col materiale a disposizione e riesce comunque in quel che sa fare meglio: infondere una credibile dose di umanità in un personaggio che rischiava di andare fin troppo sopra le righe. E poi c'è Michael Peña, spettacolare spalla comica che si mangia davvero ogni singola scena in cui appare, prestandosi fra l'altro, con il paio di montaggi in cui fa da voce narrante, a quella botta di creatività che, magari ingiustamente, non ti aspetteresti da Reed.
E, a proposito di Reed, non avrà un curriculum vitae che urla action movie da tutti i pori, eppure gestisce benissimo i tempi dell'azione e soprattutto la sua natura particolare. Perché se c'è una cosa che
Ant-Man fa, beh, è sfruttare alla grande lo spunto offerto dalla natura assurda del protagonista e tirarne fuori momenti action, e non solo, che davvero sanno offrire spunti originali, gag esilaranti e trovate visive dalla forte personalità, grazie a una direzione solida, a una certa ingegnosità di fondo e a un lavoro di montaggio strepitoso, riuscendo fra l'altro a dare pure un senso e una buona efficacia all'utilizzo del 3D.
Ant-Man è un bel film di supereroi non solo perché è scritto bene, si prende i suoi tempi e riesce a raccontare un arco narrativo che abbia un capo e una coda, tornando a parlare di personaggi ai quali è piacevole appassionarsi, lo è pure per la capacità di tirar fuori qualcosa di originale, nuovo e affascinante in un contesto abusatissimo. E il fatto che ci riesca pur risultando perfettamente incastonato in quel baraccone di film per molti versi tutti uguali che sono quelli Marvel, oltretutto grazie al lavoro di un regista da cui, siamo onesti, non ci aspettavamo molto, beh, è da applausi. Poi, sì, possiamo anche dire che nel primo atto c'è qualche lungaggine, ma se le scrolla di dosso abbastanza in fretta, per poi ingranare la marcia e non fermarsi più. E ha pure una bella colonna sonora, di quelle che rimangono in testa. E riesce a farti venire il magone per il destino di una
formica. Che gli vuoi dire?
L'ho visto l'altro giorno, al cinema, qua a Parigi, in lingua originale e in 3D. Michael Douglas ha sempre un carisma e una voce favolosi e quando ci crede è ancora un piacere. Non era scontato, ma qui sembra crederci per davvero, così come chi gli gira attorno. In Italia il film arriva il 12 agosto. A cosa serve rinviarlo da metà luglio a metà agosto? Boh? Si temeva la concorrenza della carcassa di Terminator?