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29.5.06

FROGEvolution Soccer Tour 2 - Kaput


Sono contro l'accanimento terapeutico e non mi sembra proprio il caso di praticarlo. Ho quindi staccato i fili al FROGEvolution Soccer Tour 2, che agonizzava ormai da tempo. Le varie classifiche sono aggiornate agli ultimi risultati (risalenti ormai a oltre due settimane fa) e mostrano - mi si permetta di dirlo - il mio dominio. Spiace solo non aver avuto occasione di confrontarmi nel girone di ritorno con il Duspa, l'unico che, perlomeno nel contesto di questo torneo, si sia dimostrato degno di fare qualcosa in più che leccarmi la suola delle scarpe. Per il resto, non posso fare altro che augurare sofferenza e dannazione a chi ha causato la fine prematura del torneo. A buon rendere.

28.5.06

Il codice Da Vinci


The Da Vinci Code (USA, 2006)
di
Ron Howard
con
Tom Hanks, Audrey Tatou, Ian McKellen, Jean Reno, Paul Bettany, Alfred Molina, Jurgen Prochnow

Se prendi un sacco per la pattumiera, lo riempi di frutta marcia, latte scaduto e cibo avariato, lo chiudi non troppo bene e lo appoggi sul balcone esposto al sole, dopo un po' di giorni è molto probabile che puzzi parecchio e sia pieno di vermi. Se a quel punto lo apri, togli un po' di scatolette e barattoli vuoti per far posto e prima di richiuderlo ci caghi dentro, beh, difficilmente smetterà di puzzare. Ed è probabile che i vermi non si infastidiscano troppo per la merda.

Il codice Da Vinci cinematografico è un ottimo adattamento del mediocre libro da cui è tratto. La sceneggiatura di Akiva Goldsman tralascia (soprattutto nella prima parte) qualche episodio e ne modifica (soprattutto nella seconda parte) qualcun altro, ma nel complesso riassume molto bene il "quid" del libro.

E infatti i difetti sono gli stessi, a partire dal colossale turbine di cazzate su cui si fonda l'intreccio, proseguendo con una scrittura piatta, didascalica, logorroica e prevedibile e giungendo infine alla massacrante assenza di ritmo della seconda metà di film. Ron Howard ci prova anche, a metterci del suo, ma il materiale è indifendibile e non concede scampo.

Di buono nel film c'è che si è scelto di sorvolare su alcune fra le fesserie più impresentabili del libro e che anche per questo la sua struttura ripetitiva e monocorde emerge meno. Di non altrettanto buono c'è un'impressione di tirato via nell'adattamento delle sequenze iniziali e una pesantezza se possibile ancora più marcata del segmento centrale, quello più "divulgativo". Di pessimo c'è il fatto di dover vedere un attore delizioso come Ian McKellen sprecato in roba del genere.

Dan Brown, devi bruciare all'inferno, e con te tutti gli stronzi - me compreso - che ti hanno dato dei soldi per questa merdata.

27.5.06

X-Men 3


Un film che mi comincia con Colosso che prende in mano Wolverine e fa il lancio speciale tirandolo contro una sentinella... e poi continua in quel modo... e poi va a finire in quel modo... beh... ho svalvolato.

Non so e al momento non mi interessa sapere se è un bel film, perché ho passato cento minuti abbondanti con le lacrime agli occhi, un groppo in gola, la pelle d'oca e lo stomaco in subbuglio.

I supereroi in tivù, cazzo.

26.5.06

Il codice Da Vinci


Santa Monica, una sera a caso.
Mi schianto a letto e inizio a leggere Il codice Da Vinci.
Il libro sul Saturday Night l'ho finito in aereo e questo me lo sono portato dietro perché mi incuriosisce e voglio leggerlo prima di vedere il film.

Inizio a leggere, dicevo, ma dopo una decina di pagine mi ritrovo a chiedermi "Ma perché 'sto leggendo una roba scritta in maniera tanto infame?"
Chiudo il libro e mi metto a dormire.

Aereo, viaggio di ritorno.
Dormo quasi tutto il tempo, ma quando si inizia la lunga e interminabile fase di atterraggio decido di dare un'altra chance al codice.
Enigma, fuga, fuga, enigma, enigma, Broken Sword, enigma, enigma, fuga, fuga, fuga, enigma.
Vabbé, dai, tutto sommato si lascia leggere, sembra un po' troppo un videogioco, ma si sopporta.
Andiamo avanti.

Due o tre giorni dopo.
Mattina presto, sono in metropolitana e sto leggendo dell'ennesima fuga.
Pagina 270, inizia il tremendo momento della spiega.
Una roba insopportabile, che dura quasi cinquanta pagine, ma pesa almeno il doppio, tanto che quando finisce mi sono ormai convinto che mi manchino al massimo centocinquanta pagine. Ne mancano in realtà ancora duecento. I personaggi ricominciano a fuggire.
"Meno male."

Meno male mica tanto, ormai i coglioni sono stramazzati al suolo, non ci sarà più ripresa.

Lunedì 22 maggio, mattina, metropolitana, sto leggendo.
E, mentre leggo, non posso fare a meno di chiedermi: "Perché? Perché sto andando avanti a leggere questa puttanata?". E c'è solo una risposta: "Perché mi girano le palle a mollarla lì senza arrivare alla fine".

Gli stronzi sono in aereo.

Finalmente aprono il cazzetto di kryptonite.

Non è possibile, ce n'è dentro un altro.

...



Martedì 23 maggio, Mattina, metropolitana.
Leggo e mi rendo conto che non me ne frega niente di quello che sto leggendo. Vado avanti per inerzia, leggo di gente che scappa e risolve enigmi. Ogni tanto parte la spiega e con la spiega parte il pilota automatico: leggo pensando ai fatti miei. Poi la spiega finisce, ricomincia a succedere qualcosa e io ricomincio a leggere per davvero.

Nel frattempo mi convinco che ormai mancano trenta pagine alla fine.

Martedì 23 maggio, sera, metropolitana.
Leggo una decina di pagine e poi, improvvisamente, mi rendo conto che di pagine me ne mancano sessanta. Vengo aggredito da un terrificante colpo di sonno, chiudo il libro e mi accascio.

Mercoledì 24 maggio, mattina, metropolitana.
Colpo di scena, il cattivo è quello lì.
Pazzesco, chi l'avrebbe mai detto.

Colpo di scena, io sono tua nonna.
Ma pensa te.

Epilogo.

Fine.

Che figata.

Vaffanculo.

25.5.06

Man on Fire


Man on Fire (USA, 2004)
di
Tony Scott
con
Denzel Washington, Dakota Fanning, Marc Anthony, Radha Mitchell, Christopher Walken, Giancarlo Giannini, Rachel Ticotin, Mickey Rourke

"Forgiveness is between them and God. It's my job to arrange the meeting."

Bel noir, cinico e struggente, firmato dalla penna del sempre ottimo Brian Helgeland, che grazia Tony Scott con uno script solido, crudo e senza compromessi, con personaggi ben delineati e dialoghi eccellenti. Il regista britannico affronta di petto una pellicola sostanzialmente priva di azione e riesce nel non facile compito di darle un ritmo inesorabile sfruttando i famigerati "giochetti da videoclipparo" e, incredibile ma vero, riuscendo a trovare loro un preciso senso narrativo.

Splendida la prima parte, in cui si costruiscono i rapporti fra i personaggi e vengono poste estremamente bene le premesse drammatiche della vicenda, estremamente efficace la seconda, che mette in scena l'implacabile, inesorabile e a modo sua placida carica distruttiva del protagonista. Il film si perde forse nel finale, cercando colpi di scena tutto sommato un po' inutili, ma regge bene fino all'inevitabile e drammatica conclusione.

Bravo Scott a non farsi prendere dal compiacimento, bravo Helgeland a scavare bene e a fondo negli stereotipi del genere, magnifici Denzel Washington e soprattutto la fuori scala Dakota Fanning. Non un capolavoro, forse neanche un gran film, ma certo l'ennesima pedata in faccia agli stolti detrattori dello Scott "minore".

24.5.06

Saturday Night Live


Live From New York (USA, 2002)
di Tom Shales & James Andrew Miller

Deliziosamente agiografico come solo gli americani sanno esserlo, Saturday Night Live racconta la storia di uno show che ha fatto la Storia della comicità americana e indirettamente quella della comicità punto e basta, visto quanto - per dirne una - è stato vivisezionato e rielaborato da chiunque abbia fatto comicità televisiva in Italia negli ultimi dieci anni. Non un racconto vero e proprio, ma una lunga serie di brevi interviste, con membri del cast, autori, produttori e ospiti che riferiscono la loro esperienza, raccontano aneddoti, si parlano addosso.

Affascinante nel suo ritrarre un modo di fare televisione che sembra francamente lontano ben più dei chilometri che ci separano da New York, struggente nel ricordare chi, fra quell'incredibile marea di talenti, è scomparso ormai da tempo, il libro di Shales e Miller, per un lettore italiano, è forse interessante soprattutto nella prima metà, che racconta di comici molto noti anche da noi grazie alle loro esperienze cinematografiche.

Tutta la lettura resta comunque interessante fino in fondo e, anzi, acquista forse un fascino diverso proprio per il fatto di non aver vissuto quegli anni di televisione americana, a occhio estremamente diversi da quelli che oggi, grazie al satellite, fanno capolino anche da noi. E in effetti viene anche un po' di amarezza, al pensiero di cosa ci siamo persi.

Certo, noi abbiamo lo Zelig.

Che culo.

20.5.06

Silent Hill


Silent Hill (Giappone/USA/Francia, 2006)
di
Cristophe Gans
con
Radha Mitchell, Sean Bean, Jodelle Ferland, Laurie Holden, Deborah Kara Unger, Alice Krige

L'adattamento cinematografico della saga horror Konami è esattamente ciò che, pur con tutte le buone speranze alimentate dal trailer, era lecito attendersi da quel mediocre narratore di Christophe Gans: una lunga serie di belle, pacchiane e vuote cartoline dalla città di Silent Hill, confezionate a regola d'arte, ma prive di qualsiasi senso cinematografico.

L'immaginario visivo dei videogiochi, grazie soprattutto allo splendido lavoro dell'ormai fedele Dan Lautstsen, è riprodotto alla perfezione, con una fedeltà notevole. La cura con cui personaggi, ambienti, situazioni e mostri visti nei giochi sono realizzati è impressionante, ma tutto sommato prevedibile, vista la fedeltà quasi maniacale con cui Gans si era occupato un decennio fa di Crying Freeman. E splendide ed evocative sono molte delle immagini messe assieme dal regista francese, che svolge alla perfezione il compitino e rende giustizia alla sua fonte di ispirazione. Il problema, però, è che manca il film.

La sceneggiatura di Roger Avary zoppica in maniera tremenda, racconta personaggi poco credibili, le cui scelte illogiche e i cui tristi dialoghi tolgono qualsiasi credibilità alla vicenda. Credibilità minata anche dal design di creature che, francamente, mi sembra funzionino tanto bene in un videogioco nipponico quanto male in un film americano. Ma più che altro in Silent Hill manca la carne, il sangue, la voglia di sconvolgere per davvero lo spettatore.

Troppo patinato e leccatino per attanagliare le budella, troppo legato a meccanismi narrativi da videogame per funzionare altrettanto bene sul grande schermo. Se l'utente PS2 vive il terrore di lasciarci le penne (e doversi rifare chilometri di gioco a piedi), lo spettatore cinematografico segue le vicende di una protagonista che non sembra mai realmente in pericolo, che non riesce a generare angoscia o trasporto.

I problemi di Silent Hill, comunque, stanno tanto nella fredda messa in scena quanto in una sceneggiatura troppo didascalica, impacciata nel fornire spiegazioni superflue, attenta a regalare omaggi e strizzatine d'occhio per gli appassionati del videogioco senza rendersi conto di quanto poco funzionino su pellicola. Il risultato è un film magari non brutto, ma di sicuro largamente imperfetto. Un horror privo di attributi, innocuo e incapace di mordere. Ma anche un'affascinante e barocca esperienza visiva, che merita comunque una visione e, anzi, la esige da parte degli appassionati di videogiochi.

19.5.06

Le tre sepolture


The Three Burials of Melquiades Estrada (USA, 2005)
di Tommy Lee Jones
con Tommy Lee Jones, Barry Pepper, Julio Cedillo, January Jones, Melissa Leo

Interessante western moderno, che segna l'esordio alla regia di un Tommy Lee Jones misurato e struggente, anche se eclissato sullo schermo dalla gran prova di Barry Pepper. Le tre sepolture è una storia di amicizia virile, talmente forte da andare oltre la ragione e i colpi di fucile.

L'avvio, pur piacevole, non è dei migliori, con quell'aria ormai trita e ritrita da film maledetto che giocherella con la struttura narrativa e si diverte a stupire con immagini di bassa umanità. Ma nella seconda parte Jones sceglie per una messa in scena più lineare e dall'impatto decisamente più forte, abbandona le pretese da autore di tendenza e si limita a raccontare una bella storia.

Il protagonista diventa un eroe western di quelli veri, che non guardano in faccia a nessuno e schiantano nella polvere chiunque provi a metter loro i bastoni fra le ruote. La narrazione si fa più intensa e la macchina da presa mostra immagini molto evocative, anche se forse un po' di maniera. Peccato per un finale troppo buonista e tutto sommato inconcludente, ma, per essere l'opera prima di un attore, non è niente male.

18.5.06

Viewtiful Joe

Viewtiful Joe (Capcom, 2003)
sviluppato da Capcom Production Studio 4 - Atsushi Inaba, Hideki Kamiya


Viewtiful Joe è un perfetto esempio di come si possano ancora realizzare videogiochi classicheggianti e legati al passato senza scadere nello stucchevole e nel patetico. La perla che ha svelato al mondo le capacità di Clover Studio è allo stesso tempo il più banale dei giochi di piattaforme bidimensionali e il più innovativo dei moderni action game.

Tutto richiama al passato, dalla progressione lineare di buona parte dei livelli, alla fin troppo famigerata riproposizione in sequenza di tutti i boss nelle fasi finali. Ma tutto viene rielaborato con tratti geniali e stupefacenti, a partire da uno stile grafico che riesce nella non facile impresa di dire qualcosa di nuovo pur sfruttando l'ormai abusata impostazione "cartoonesca".

Ma Viewtiful Joe, soprattutto, appassiona grazie al ricercato design dei livelli, alla fantasia degli enigmi, alla diabolica concezione dei trabocchetti. E il vero genio non sta tanto nel proporre idee dalla fantasia sconvolgente, perché a conti fatti poco di quanto il gioco Capcom contiene non si è già visto altrove, ma nel riuscire ad assemblare il classico insieme superiore alla somma delle parti.

Viewtiful Joe funziona perché tutto si trova al posto giusto. La trama delirante è supportata da uno stile grafico adeguato e contribuisce a calarsi nella giocosa atmosfera alla base di tutto. Il sistema di controllo, le meccaniche di combattimento, la risoluzione degli enigmi, pretendono che il giocatore s'impadronisca della logica perversa che domina il mondo di Joe. E, un po' come avveniva nei primi due Monkey Island, solo chi riesce a farlo comprenderà appieno ciò che lo aspetta e affronterà tutta l'avventura sapendo sempre cosa deve fare - e cercando disperatamente un modo per riuscirci.

Appassionante e ben calibrato, con un tasso di sfida che cresce in maniera graduale e si presta al classico meccanismo del "piccolo progresso a ogni tentativo", Viewtiful Joe ha forse l'unico difetto di essere un po' troppo breve. Ma si salva in corner quando permette, una volta terminato, di ripetere tutto nei panni di Dante, con i dialoghi recitati al contrario in un'ultimo, sferzante, colpo di genio.

14.5.06

Trionfo del bene


Stamattina ho preso a calci in faccia l'amarezza e l'ho messa da parte. A colazione, mentre mi scofanavo le mie solite quattro ciambelle, è subito emerso come lampante che ero l'unico a voler fare la gita lontano da Los Angeles. Mentre gli altri parlavano di girare per Santa Monica, il mio cervello veleggiava verso altri lidi e prendeva una decisione. Gestite le pappe e lavati i dentini, volo su Mapquest e mi scrivo su un foglio le indicazioni per raggiungere il Joshua Tree National Park. A quel punto mi incammino verso l'Avis a qualche isolato di distanza, dove noleggio una compact. Anzi, no, le compact le abbiamo finite, ti diamo una medium, ma la paghi comunque come una compact. Oltretutto mi danno la Chevrolet Malibu, la stessa macchina che avevamo preso a noleggio cinque anni fa, durante la vacanza a Philadelphia. Il bene galoppa imperioso verso il sole.

Torno all'albergo, faccio un ultimo - svogliato e fallimentare - tentativo di coinvolgere Alepolli, schiaffo un po' di cose nello zaino e saluto Skulz, che esprime invidia con la faccia piantata nel portatile. Sbrigata la tappa "provviste", che prevede tre litri d'acqua al supermercato e un prelievo al bancomat, imbocco l'Interstate 10. Da lì, la fuga da L.A. procede senza intoppi, a parte una coda di una decina di minuti causata da un incidente. Per circa un'oretta il panorama sembra quello dell'autosole, ma poi, improvvisamente, mi ritrovo in America, e già comincio a ringalluzzirmi, fra montagne e distese da centinaia di mulini a vento. L'autoradio mi accompagna alternando il CD dei Tool e una radio autoctona che trasmette successi del passato, e il viaggio procede tranquillo. Nel mentre, realizzo che il cambio automatico e il cruise control (o come cazzo si chiama) sono due fra le più grandi invenzioni nella storia dell'umanità.

Dopo un paio d'ore sono ai margini del deserto. Mi fermo a un Subway per mingere e mangiare uno sfilatino con della carne (tacchino, pollo e roast beef, credo), del formaggio e dei pomodori. Trincata pure la coca, torno in macchina e mi getto nella strada che porta all'ingresso ovest del parco. Mi attende una bella ranger, che incassa i miei 15 dollari e mi porge una mappa e un depliant. Accosto subito dopo l'ingresso del parco, sbircio la mappetta, scendo dalla macchina e mi guardo intorno. Il paesaggio è già uno spettacolo e faccio un paio di foto. Poi torno in macchina e mi inoltro nel selvaggio.

Il selvaggio è "selvaggio". Una lunga strada asfaltata a due corsie taglia tutto il parco e ogni tot miglia c'è una zona di sosta con panchina, cesso pubblico e a volte pure il necessaire per fare una grigliata. In realtà queste contaminazioni rendono tutto abbastanza ordinato e limitano il casino, tanto che è tutto impressionantemente a posto. Non una bottiglia o una cartaccia per terra, cessi pulitissimi, una meraviglia. E in più, attorno, c'è il nulla completo. Il silenzio, totale. E un paesaggio tanto bello da star male. Roba da mozzare il fiato, ma proprio in senso letterale, nonostante le foto non rendano giustizia. Sarà che in un deserto non ci ero mai stato e l'elemento sorpresa è forte, ma quando mi fermo alla Hidden Valley e mi arrampico su una rocciona, beh, nel guardarmi attorno, il fiato mi manca per davvero. Commozione.

I primi momenti di viaggio in macchina nel deserto sono deliranti: praticamente a ogni piazzola di sosta mi fermo e mi metto a girare in mezzo alla sterpaglia, felice come un bimbo. Faccio foto e gironzolo. Poi prendo il ritmo e avanzo fino, appunto, alla Hidden Valley, una sorta di zona circoscritta da una serie di enormi rocce in cui c'è un sentiero tramite il quale passeggiare in mezzo ai vari tipi di piante. In questo punto del parco trovo più gente che in qualsiasi altro, ma siamo comunque nell'ordine della decina, per di più talmente sparsa che se ne vedo due assieme è un miracolo. E tutto è dominato da un silenzio delizioso.

Dopo essermi fatto un giro nella Hidden Valley, proseguo in macchina lungo la Parkway Boulevard e imbocco la deviazione verso Keys View. La strada sale in cima a un monte, da cui si gode di una vista spettacolare. Parcheggio, smonto e mi siedo su un muretto che mi separa dalla voragine. Sto un po' lì con le gambe a penzoloni, poi salgo la scalinata che porta in cima e gironzolo un po' gustandomi il sole e il venticello fresco. Mi sdraio su una panca a vegetare, chiudo gli occhi e lascio passare il tempo, mentre qualche altro visitatore mi gira attorno. Dopo un po' mi desto e torno in macchina, dove finisco di trincare la prima bottiglia da un litro e mezzo d'acqua.

Comunque il clima non è particolarmente asfissiante. Prima di partire avevo guardato su Yahoo Forecast e le indicazioni davano 30° di massima e 19° di minima. Nel complesso fa caldo, ma si sta bene, perché c'è un bel venticello fresco e soprattutto non c'è umidità. Nel tornare giù da Keys View, mi infilo sulla destra nella strada sterrata che porta verso la Lost Horse Mine. Parcheggio vicino a una jeep e imbocco il sentiero da percorrere a piedi, un saliscendi da due miglia lungo colline, collinacce e montagnette. Il sole sta cominciando a calare e a un certo punto mi viene quasi voglia di tornare indietro. Ma vado avanti a colpi di "vedo se è dopo quel colle" e, finalmente, avvisto in lontananza la miniera. Non solo, vedo anche una coppietta un po' più avanti di me che sta arrivando all'obiettivo. Immagino siano i passeggeri della jeep. Comunque, non esiste assolutamente che loro ci arrivino e io no.

Con le energie rinnovate, accelero, li sorpasso e giungo a destinazione. Scatto qualche foto, mi guardo intorno, osservo il panorama e faccio una pisciatina per marcare il territorio. Il sentiero in teoria andrebbe avanti altre quattro miglia, fino a una roba che si chiama, se ricordo bene, Lost Horse Loop. Non so cosa sia e non lo scoprirò, perché si torna indietro. Sulla via del ritorno il sole cala sempre più e quando arrivo alla macchina noto che le ombre si stanno allungando e le rocce cominciano a tingersi di rosso. Mentre scolo anche la seconda bottiglia, un po' bevendo, un po' sciacquandomi la testa dal sudore e della polvere, scatta la decisione di non uscire dal parco dalla parte da cui sono entrato, ma di farmi tutta la strada che lo taglia da una parte all'altra, facendomi passare dal deserto del Mojave a quello del Colorado. Questo tragitto più lungo, fra l'altro, mi permetterà anche di gustarmi il tramonto nel deserto.

Torno quindi sulla strada principale e proseguo verso est, con il sole alle spalle. Preso da totale trip deserto, mi fermo praticamente a ogni "fatto" segnalato da un cartello, sia esso un ammasso di rocce puffettose, un avvallamento o un semplice punto da cui si gode di buona vista. Il passaggio da un deserto all'altro è tutto sommato abbastanza visibile nel cambio di terreno, che diventa meno roccioso e più sabbioso. A un certo punto, davanti ai miei occhi, un road runner attraversa la strada di corsa. Si, lui, "bip bip". Hahahahha, sto andando in macchina e vedo questa specie di uccellaccio che mi taglia la strada correndo come un disperato. Fantastico.

Fra l'altro, a proposito di animalini, i - cito dalla guida sul retro della mappa - kangaroo rat sono dappertutto. Saltellano in giro nascondendosi fra i cespugli e se ti avvicini a meno di, boh, dieci metri, fuggono via. Qua ho provato a fotografarne uno, ma praticamente non si vede. Sta al centro della foto, comunque, in mezzo al cespuglio. In giro ci sono anche tantissimi corvi, e a un certo punto, sempre mentre sono in macchina, vedo un - cito - jackrabbit che fa per attraversare, mi nota, cambia idea e torna fra i cespugli. Purtroppo non avvisto aquile.

L'ultima tappa a un sito "turistico" è costituita dal Cholla Cactus Garden, dove c'è una vera e propria foresta di - cito - Bigelow Cholla Cactus, con un sentiero che conduce in mezzo a 'sti cosi. Ci sono anche altre sciccherie, piante di jojoba strane e perfino qualche tana di topino. Il resto del tragitto verso l'uscita del parco è fatto di piccole soste in cui mi fermo a osservare le rocce colorate dal sole che tramonta e, ovviamente, il sole stesso. Purtroppo la macchinetta fotografica non è delle migliori e le foto non rendono giustizia alla bellezza che tentano di catturare. Quando torno a casa, magari, provo a ritoccarle un po', ma chi mi legge qui si becca queste, che fra l'altro non sono ovviamente tutte.

A un passo dall'uscita c'è Cottonwood, dove si trova un centro accoglienza che è chiuso ormai da ore. Mi fermo comunque per una pisciatina nell'unico cesso dotato di sciacquone. Ingegnoso il sistema con cui viene gestita la luce: si accende con un interruttore che è anche un timer simile a quelli dei forni. Così, se qualcuno si dimentica di spegnere, fa tutto da solo. Gestita la pisciata, torno alla macchina e mi avvio. Giusto il tempo degli ultimi saluti, per poi immettermi sulla Interstate 10 e tornare verso Santa Monica.

Lungo il tragitto vengo assalito dai morsi della fame e decido di fermarmi a uno dei fast food lungo la strada. Avvisto un Wendy's - catena di merda food da me molto gradita - con la coda dell'occhio e imbocco l'uscita, ma le indicazioni sono incasinate e non riesco a raggiungerlo. Torno sulla Interstate con la coda fra le gambe e, ovviamente, dalla rampa capisco che strada dovevo fare per raggiungere il "ristorante". Mi rassegno e decido di attingere a uno degli ottocentomila McDonald's che costeggiano la strada. Prendo un doublequarterpounderwithcheese, patatine e coca, ingoio e riparto. Ovviamente poi scoprirò che cinquecento metri più avanti c'era un altro Wendy's, facilissimo da raggiungere.

Le indicazioni di Mapquest, all'andata, mi avevano fatto abbandonare per una settantina di miglia l'Interstate 10, probabilmente perché prendendo la 60 si taglia di brutto il percorso. Nel viaggio di ritorno, per non fare casino ed evitare sbattimenti, resto sulla 10, che tanto comunque porta fino a Santa Monica. La durata del tragitto, però, mi sembra sensibilmente maggiore. Probabilmente l'Interstate fa un giro molto più ampio di quanto sembri dalla cartina, e con la 60 era possibile tagliare. Vabbé, pace.

Dopo essere arrivato in albergo, mi sono docciato, ho ripreso i contatti con gli altri e ho dato una preparata alla valigia. Quindi, dopo aver scritto un breve articolo per Alepolli, mi son messo a creare questo probabile ultimo "pezzo" per il blog. Il prossimo, tendenzialmente, dovrei scriverlo da Milano. E quindi, almeno per quest'anno, da Santa Monica è tutto.

13.5.06

[E3 2006] Day 6


La giornata inizia presto, con la canonica dose di ciambelle e un tuffo nel pulmino. Formazione d'assalto: io, Skulz, Paglianti, Alepolli, Silvestri. Il Silvestrone si mette alla guida e decide di fare una deviazione per farci vedere una via che gli piace. Risultato: arriviamo alla coda per il parcheggio alle nove meno un quarto, ovvero un'ora dopo la partenza e un quarto d'ora prima degli appuntamenti presi da Silvestri, Polli e il Paglia. Ergo, la gente fugge e lascia a me a Skulz l'incombenza di affrontare l'ingorgo e parcheggiare. E vabbé.

Appena entrato mi affretto verso la zona Sony, dove grazie al cielo non c'è ancora coda per la scalinata che porta verso l'alto. Qui ho occasione di osservare il trailer di Wardevil (Enigma) e, soprattutto, quello davvero figo di Heavy Rain, sui cui è anche possibile intervenire modificando il rendering con la pressione di un tasto dorsale del pad. Le movenze e la recitazione della tizia protagonista del filmato fanno spavento, per quanto sono credibili. Dopo aver scattato la foto di rito dall'alto e provato il divertente, ma tutt'altro che sconvolgente Motorstorm, me ne torno di sotto e mi dirigo nelle stanze Konami per affrontare l'intervista al team KTYO.

Il resto della giornata scorre abbastanza tranquillo. C'è ancora tanta gente, ma un po' meno rispetto ai primi due giorni e questo mi permette di provare abbastanza comodamente le cose che ancora voglio provare. Dopo aver terminato la mia "gestione" a tappeto di qualsiasi cosa riguardi le console Sony, mi concedo ulteriori scappatine verso le altre macchine. Scopro così che Sonic The Hedgehog per XBox 360 si controlla molto meglio. Ero rincretinito mercoledì, o effettivamente la versione per scatolo sta venendo su meglio? Dedico poi il mio tempo anche al francamente triste Pro Evolution Soccer 2007 per Nintendo DS e a qualche altra sciccheria (per esempio Lost Planet per 360), ma sostanzialmente, dopo pranzo (il canonico paninozzo), mi dedico quasi solo a girare in relax.

Comunque, la tristezza di PES DS merita un minimo commento. Veste grafica inguardabile, gioco estremamente rallentato, sistema di controllo riportato a sei anni fa (c'è ancora l'uno-due automatico)... complimenti per davvero!

Chiacchiero con le persone note che incontro, mi guardo gli stand, mi gusto qualche evento organizzato (tipo le partite di poker che vedono allo stesso tavolo un professionista e una manciata di pellegrini pescati a caso), osservo le bellezze presenti in fiera e fotografo un po' di simpatiche allegrie. Tipo 'sti due soldati, Optimus "Commander" Prime, la moto di Wolverine, le macchine di Cars (in gentile compagnia), un diavoletto simpatico, il Pac-Man rotante della foto in apertura e l'ingresso di casa Montana. In realtà fotografo anche altro, tipo questo stand dedicato a Frogger, ma alcune foto vengono maluccio causa inadeguatezza del mezzo utilizzato e, tutto sommato, non vale manco la pena di metterle online.

Siamo sostanzialmente a fine fiera, la hall si svuota, i corridoi si fanno percorribili ed è ora di fare ciao ciao con la manina al Convention Center, che oggi, come sempre, ci saluta alle 16:00, con due ore di anticipo rispetto ai primi due giorni. Recupero Skulz e Paglianti e mi avvio verso Santa Monica. Obiettivo: Johnny Rockets, dove mi scofano un Double Qualchecosa, delle patatine e un paio di coche (viva il refill). Poi Starbucks (ma sì, dai, una cioccolata calda) e via verso l'albergo. Qui, bisogna dirlo, la serata si fa un po' prendere dall'amarezza: Silvestri è partito per la sua settimana di ferie, Skulz, Minini, Tradardi e Ualone vanno a bere qualcosa, io, Paglianti e Alepolli restiamo in camera a meditare sul senso della vita. Uno di questi avvenimenti non ha nulla a che fare con l'amarezza. In realtà nessuno dei tre, ma uno in particolare meno degli altri.

Comunque, amarezza. Perché? Beh, in TV danno due partite di play-off. La seconda è quella dei Clippers, bella e tirata fino all'ultimo... tiro. Sarebbe stato figo vederla dal vivo, nonostante la sconfitta della squadra di casa. Non è stato gestibile. Inoltre Skulz decide che domani non parteciperà alla spedizione verso il Joshua Tree perché ha troppo da lavorare e la gitarella improvvisamente si affloscia, dato che Paglianti e Polli si fanno prendere dallo scazzo. Qua va a finire che domani ci si ammorba a Santa Monica, temo. Bah...

Ah, giusto, cosa ho giocato oggi:
PSP
Mortal Kombat Deception Unchained
NBA Ballers: Rebound
Rush

I tre giochi Midway per PSP non sono malaccio. Conversioni ben riuscite di roba nata su altre piattaforme. Pur coi limiti del "controller", funziona tutto abbastanza bene e pure da un punto di vista grafico ci siamo. Da notare che oggi scopro l'esistenza di Metal Gear Solid Portable Ops. Personalmente in fiera non ho visto una fava, però l'idea mi gasa.

PS2
Cars
Spy Hunter: Nowhere to Run
Valkyrie Profile 2: Silmeria

Eh, sì, insomma, oggi non mi era rimasto molto da provare. Comunque Valkyrie Profile viene quasi da dire che sia una figata. Il sistema di combattimento mi piace, la grafica pure è ottima e in generale mi sembra affascinante anche lo scenario. Sono molto incuriosito.

PS3
Heavenly Sword
Motorstorm

Motorstorm in teoria dovrebbe essere un titolo di punta del lancio PS3. Io l'ho trovato divertente, con un modello di guida arcade ma efficace. Però non ci vedo questo capolavoro annunciato. Ben altre basi pone invece Heavenly Sword, fra i titoli più spettacolari E divertenti visti in fiera. Veste grafica pazzesca, ma anche immediato, frenetico e davvero bello da giocare. Le combo vengono che è una meraviglia, la grafica è una delizia e il materiale, insomma, è buono. Certo, il demo giocabile in fiera presentava un unico scenario, anche piuttosto ristretto. Aspettiamo di capire come il gioco renderà quando ci saranno le giga-battaglie promesse l'anno scorso. Ah, verso la fine della giornata ho anche visto il trailer di Golden Axe, che indubbiamente fa venire voglia.

Continua?

[E3 2006] Day 5


Oggi all'E3 ho visto un'altra bella sporta di roba. Il viaggio verso la fiera è stato affrontato a bordo della Cangialosimobile, in compagnia di Skulz, GDR e un tizio che non mi ricordo più come si chiama (ma che ha fatto quel film su Metal Gear Solid che si trovava in Rete qualche tempo fa). Ascoltare per tre quarti d'ora il Cangia che scoppiava in una vera e propria crisi isterica causata dalla delusione provata davanti al Wii, beh, è stato quantomeno divertente. Pare comunque che anche il Tradardi sia in totale amarezza. Boh, vediamo se domani trovo la voglia e il tempo per andare a provarlo.

Cosa ho giocato oggi:
PSP
Ace Combat X: Skies of Deception
Blade Dancer: Lineage of Light
Bounty Hounds
Capcom Puzzle World
Coded Arms Contagion
Dead Head Fred
Death Jr. - Root of Evil
Field Commander
Killzone: Liberation
Lumines 2
Marvel Universe Trading Card Game
Metal Gear Solid Graphic Novel
Miami Vice
SOCOM U.S. Navy SEALs Fireteam Bravo 2
Sonic Rivals
Superman Returns
The Legend of Heroes 2
Valkyrie Profile: Lenneth

Si diceva che per PSP c'è tanta roba, e infatti i giochi non finiscono più. Davvero notevole Killzone: Liberation, specie di sparatutto tattico con visuale isometrica. Le tre missioni che era possibile provare mostravano una gran varietà di situazioni, dal lavoro di squadra alla guida dei mezzi, e dei combattimenti molto divertenti. Attira, attira molto. A livello strettamente personale, poi, sono ovviamente lieto dell'esistenza di Capcom Puzzle World (che racchiude Super Puzzle Fighter II Turbo e tutti e tre i Pang), di Lumines 2, oltre che della versione PSP del gioco di carte Marvel Vs. L'interfaccia è ottima e alla fine giocarlo così può essere molto più comodo e molto meno sbatta che comprando le carte. Simpatica assai la graphic novel animata di Metal Gear Solid, che racconta la storia del primo episodio per PS1. Certo, sarebbe anche da vedere a quanto la venderanno. Delusione totale Sonic Rivals: grafica bruttarella, controllo impreciso e totale assenza di ritmo. Una bella rottura di palle. Ah, era anche possibile dare una prima occhiata all'emulatore di PS1, presente nelle vesti del primo Ridge Racer. Niente male, sembra andare tutto alla perfezione.

PS2
.hack//GU Part 1: Rebirth
Eureka Seven New Vision
God Hand
Guitar Hero II
One Piece Grand Adventure
Phantasy Star Universe
Pro Evolution Soccer 2007
Snoopy vs Red Baron

God Hand, per quanto mi riguarda, è uno dei tre/quattro giochi più divertenti della fiera. Il primo impatto lascia perplessi, vuoi per la grafica, che già di suo non è il massimo su PS2, figuriamoci in una fiera quasi tutta HD, vuoi per il sistema di controllo non del tutto immediato. Ma quando ci si prende la mano è spettacolare e viene voglia di non mollarlo più. Guitar Hero II mi gasa perché sono fan del genere, ma obiettivamente non è che offra molto di diverso dal primo episodio. Più che altro mi pare di capire che abbiano introdotto la possibilità di giocare in modalità facile anche usando tutti e cinque i tasti, che per gli interdetti del manico come il sottoscritto non è un'opzione da buttare. Interessante Eureka Seven, una specie di simulatore di robottoni tamarrissimo, ma il sistema di controllo mi sembra ampiamente rivedibile. Bello, invece, Phantasy Star Universe, semplice e "acchiappante" fin da subito. Certo, non è un gioco da giudicare in dieci minuti, ma quel che ho visto mi piace. PES 2007 è Winning Eleven 10, punto. Non ho notato differenze sostanziali, forse i difensori sono un po' meno impacciati. Snoopy vs Red Baron è davvero un giochino, però c'erano Snoopy e Charlie Brown in persona, mi sembrava sgarbato non provarlo nemmeno.

PS3
Full Auto 2: Battlelines
Mobile Suit Gundam
Resistance: Fall of Man (Single player)
Stranglehold

Il primo Full Auto neanche sapevo esistesse, ma mi dicono che non mi sono perso molto. Il secondo, comunque, è molto divertente e ha un bel motore grafico. In fiera comunque si giocava solo un'arena in deathmatch, ma quel che c'è funziona molto bene. Stranglehold è più o meno un'evoluzione di Max Payne. Quel poco che ho giocato mi è piaciuto molto e in un certo senso mi ricorda molto Rise to Honor: un gioco limitato ma divertente e che soprattutto ricrea alla perfezione l'atmosfera dei film a cui si ispira. Vediamo cosa ne viene fuori. Per il momento sta invece venendo fuori pochino da Gundam, che è davvero in condizioni di sviluppo molto arretrate. Molto belli i modelli dei mobile suit, ma non c'è altro e il movimento in giro per l'ambiente è impacciatissimo. Interessante Resistance, sia nel livello ambientato in trincea, sia (un po' meno), in quello all'interno dei laboratori. Tanta azione senza respiro, bella grafica, armi interessanti e nemici tutto sommato "piacevoli" da affrontare.

Oltre a tutto questo, ho assistito alle presentazioni a porte chiuse di Assassin's Creed e Haze. Vale a dire rispettivamente un gioco sviluppato da gente che ha lavorato sui Prince of Persia e il nuovo sparatutto di Free Radical. Purtroppo non si poteva mettere mano sul pad, ma in entrambi i casi c'è un motore grafico mica da ridere e un concept interessantissimo. Le idee comunque sono ottime, fra le migliori viste in fiera. E per oggi non c'è nient'altro, a parte Frogger.

Segue la fuga dal Convention Center (per l'occasione affrontata dalla sola coppia Maderna/Paglianti, col sottoscritto ormai pilota ufficiale del pulmino): primo momento di panico quando mi ritrovo solo in sala stampa, senza sapere dove gli altri abbiano parcheggiato il pulmino e in attesa di un Paglianti che non arriva. Secondo momento di panico quando il Paglianti, dopo essere arrivato, non si ricorda dove sia la macchina. Mentre lo inseguo, mi fermo a fotografare questa roba per terra.

Dopo un breve momento di relax in albergo, ci dirigiamo al giapponese fai da te della prima sera. Venti dollari d'obolo e scofano senza tregua. A 'sto giro ho letteralmente ingoiato tre piatti strabordanti di sushi e sashimi modello piramide. Solo quello, fino allo sfinimento. Ho temuto di morire, ma sono sopravvissuto. Alla fine hanno praticamente dovuto cacciarci, eravamo gli ultimi rimasti nel locale. Che per la cronaca, casomai interessasse, si chiama Light House Buffet (The Original Seafood and Sushi Buffet). Quando sono arrivato in albergo ero talmente pieno, stanco e in digestione che sono svenuto praticamente subito. E questo è il motivo per cui questa roba la sto finendo di scrivere oggi. Vabbé, fine.

Continua...

11.5.06

[E3 2006] Day 4


Com'è girare per l'E3? Beh, alla fine non troppo diverso da girare per la fiera di Lucca o per una qualsiasi di quelle robe "pasta pizza e mandolino" tipo lo SMAU o il Futursciò. Certo, gli spazi sono più ampi, c'è più roba da vedere e soprattutto, tendenzialmente, c'è più roba figa da vedere. Ma alla fine fiera è e fiera rimane. E io nelle fiere ci sguazzo, e infatti oggi ho sguazzato. Descrivere per filo e per segno tutto ciò che ho fatto e visto sarebbe un po' un cacamento di cazzo, oltre che poco sensato, visto che settimana prossima dovrò occuparmi della cosa su PSM.

Facciamo, quindi, un breve elenco di ciò a cui ho giocato oggi:
PSP
50 Cent: Bulletproof G Unit Edition
Cars
Dungeon Siege: Throne of Agony
Every Extend Extra
Gangs of London
Gitaroo Man Lives!
LocoRoco
Monster Hunter Freedom
Ratchet & Clank: Size Matters
Tekken: Dark Resurrection

La PSP a 'sto giro spacca davvero i culi: tantissimi giochi e quasi tutti davvero meritevoli... e belli pure gli stand in cui provarli. Every Extend Extra e LocoRoco sono una meraviglia, Tekken e Monster Hunter fanno semplicemente impressione e Ratchet & Clank, pure, mi sembra riuscitissimo. Figo il fatto di poter scaricare sulla propria PSP i demo, così da giocarli in tranquillità senza avere alle spalle l'avvoltoio che aspetta il proprio turno. Un po' scomodo da giocare Gitaroo Man, soprattutto nei livelli più avanzati. Comunque speravo in un gioco nuovo, e invece è praticamente una conversione perfetta di quello uscito su PS2. Comunque, se su PSP diventa quasi bello perfino The Getaway (Gangs of London), allora siamo a cavallo.

PS2
Final Fantasy VII: Dirge of Cerberus
Final Fantasy XII
God of War II
Justice League Heroes
Rule of Rose
Yakuza

Dirge of Cerberus e Rule of Rose, visti velocemente in fiera, sembrano troppo brutti per esserlo veramente. Forse è il caso di dedicare loro più tempo e calma. Effettivamente molto intrigante Final Fantasy XII, mentre rimando a settembre Yakuza: c'è del potenziale e senza dubbio il demo mostrato in fiera è troppo limitato per dare un'idea concreta del gioco, ma visto così sembra davvero molto al di sotto delle pretese ambiziose con cui viene pubblicizzato. God of War II è esattamente God of War II: la stessa roba dell'anno scorso, solo con mosse, figate e possibilità in più. Il che vuol dire che molto probabilmente sarà uno spettacolo, ma è chiaro che l'impatto, specie se limitato a un demo, non può essere lo stesso.

PS3
F1 06
Genji
Madden NFL 07
Resistance: Fall of Man (Multiplayer)
Sonic the Hedgehog
Virtua Tennis 3
Warhawk

Le faccine basite sono più che altro per le condizioni davvero tristi in cui alcuni giochi sono presentati: troppo indietro nello sviluppo, belli davvero solo da fermi. Virtua Tennis 3 mi lascia perplesso più che altro perché va bene la grafica, però è davvero ancora il ping pong di cinque anni fa. Non male Sonic The Hedgehog: buono il motore grafico e interessante il personaggio alternativo dotato di telecinesi. Il livello dedicato a Sonic, però, è ai limiti dell'incontrollabile. C'è ancora molto da lavorare, anche se i pupazzoni dello stand Sega sono fighi. Resistance in multiplayer convince, ma la prova vera va fatta in singolo, e oggi pomeriggio c'era troppa coda. Ottimo motore grafico, comunque. Divertente Warhawk: il controllo tramite sensore di movimento funziona molto bene ed è preciso. Certo, non si va molto lontano da quello che faceva il Freestyle di Microsoft anni fa, ma chi se ne fotte, pure. Il gioco, comunque, sembra divertente, anche se nel demo se ne prova veramente poco o nulla. Bella grafica, ma questo vale un po' per tutti i giochi PS3, anche se devo ancora vedere qualcosa di davvero stupefacente.

Ho inoltre messo mano a NBA 2K7 e NHL 2K7 per XBox 360 e, madonna, si comincia ad entrare in zona "apperò". La verosimiglianza dei giocatori, ma un po' di tutto, fa spavento. Steve Nash ondeggia per il campo come quello vero. Ottimo sul serio.

Prima di chiudere, parentesi "il blog dei cazzi miei". Partenza mattina presto, in macchina con Sivestri, Alepolli e Paglianti. Durante il viaggio transitiamo nei pressi del Nakatomi Plaza. Come ovvio, per arrivare in fiera c'è un traffico clamoroso, specie in ingresso di parcheggio, ma la mossa delle prime due ore del mercoledì (dalle nove alle undici) dedicate solo a chi si è registrato per tempo è una figata. Per un paio d'ore si possono provare in totale scioltezza una marea di cose per le quali nel corso del pomeriggio diventerà invece necessario fare la coda. Unica eccezione: Nintendo. La coda è già chilometrica alle nove e venti. Non mi ci metto neanche per sbaglio, anche se la gente nei monitor a parete che chiacchiera con quelli in attesa è divertente.

Fino a mezzogiorno circa sto in zona Sony a provare come un ossesso qualsiasi cosa mi trovi davanti. A quel punto scatta la fame (nonostante le quattro ciambelle a colazione) e vado a recuperare un panino e un succo di frutta. Vado a gustarmeli fuori, in balconata, e scopro che improvvisamente è diventata estate: un caldo pazzesco e un sole clamoroso. Dopo aver mangiato ed essermi rosolato per bene, torno al lavoro e vado a un appuntamento per vedere una versione ultrapreliminare del nuovo Sega Rally, che sembra molto fico. Prosegue quindi la maratona videoludica, interrotta da un'intervista a mister Castlevania e da una passeggiata all'esterno, durante la quale faccio anche una foto allo Staples Center, che ieri mi son dimenticato di farlo. Tutto qui? Tutto qui, a parte il tizio che suona alle tastiere le musiche dei videogiochi.

Ah, no, ecco cosa: dopo tre pasti consecutivi a base di panino, elemosino una cena vagamente umana e la ottengo. Io, Polli, Paglianti e Ualone andiamo a un Deli in Boulevard. Il sottoscritto si scofana una specie di mini pizza molto "italiana" (fatta da dei messicani, comunque), una bisteccona "kobe style" con patatine fritte e una fettona di cheesecake. Spendiamo un po' più del solito, ma cazzo, ogni tanto, eh, per diamine!

Continua?

 
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