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31.3.13

Spammino


Questa settimana non si sono pubblicati podcast, dato che ero in trasferta e la logistica non lo permetteva. Mi concedo quindi, una volta tanto, il lusso di segnalare la pagina su IGN in cui vengono raccolti tutti i contenuti legati alla Game Developers Conference 2013, ché è stata pubblicata diversa roba penso interessante e ce n'è una bella valanga in arrivo nel futuro più o meno prossimo. Segnalo, inoltre, la pagina con i video, dato che alcuni sono davvero fuori di cozza.

Mentre leggete questo post, dovrei essere appena atterrato a Monaco, completamente sbalestrato, pronto per il pranzo di Pasqua. O per svenire in un letto di disperazione.

30.3.13

E si torna


Scrivo queste righe venerdì mattina, ora di Sanfrancesco, in preda all'ufficializzazione dell'essermi abituato al fuso orario del luogo. Peccato che sia arrivato qui quasi una settimana fa, mi sia "abituato" ieri e domattina alle quattro si riparte per l'Europa. Poi, certo, aver dormito pochissimo per tutti questi giorni non ha aiutato, ma, ehi, un tempo non andava così. Sta di fatto che, dopo tre giorni da morte incipiente - su cui probabilmente ha pesato anche il mal di gola rispedito poi al mittente con sapide dosi di pasticche recuperate da Walgreen - ora mi sembra di essere in Europa: riposato, tranquillo, carico sia se ho dormito a sufficienza (ieri), sia se ho dormito poco (stanotte). E domattina alle otto mi parte l'aereo. Sigh. Non c'è niente da fare, già la barriera dei trent'anni mi aveva segato le gambe, ma quella dei trentacinque mi ha definitivamente ucciso sul piano, come dire, del sonno. Non sono più agile come una volta, sul dormire poco e/o male. Ma insomma, capita, chissenefrega. Comunque, oggi ultima giornata di GDC.

- Intervallo -

Ed è improvvisamente l'una di notte. Ho appena finito di trascrivere e caricare su IGN l'intervista al sempre adorabile Dave Gilbert di Wadjet Eye Games. Ora mi faccio un pisolino, poi in piedi, verso l'aeroporto, nella speranza di riuscire a rispettare i miei programmi. Dove i miei programmi sono "dormo dal decollo all'atterraggio su entrambi i voli". Voglio crederci. Comunque, oggi è stata l'ultima giornata di fiera, ed è stata onestamente meno pesante delle altre, come quantità di appuntamenti e/o cose da fare, anche se probabilmente sono stato molto di più in piedi. Fatto sta che alle tre di pomeriggio ero a pezzi. E infatti, una volta abbandonato il Moscone Center, fare una passeggiata per distrarmi un po' e spendere qualche soldo in negozi, fra la maglietta degli Eagles e il regalino per chi mi aspetta a casa, m'ha messo a dura prova. Prima, però, c'era stato quel classico momento malinconico da fiera finita. Quella tristezza moscia dell'allontanarmi per l'ultima volta dalle sale in cui ho guardato e ascoltato i vari interventi, con l'edificio che si svuota, lo stand già smantellato, il negozio del merchandise e dei libri assalito perché sta per chiudere e ci sono gli sconti. Quella tristezza un po' bizzarra del "sto cadendo a pezzi e voglio tornare a casa, però mi spiace che questa cosa bella sia di nuovo finita e adesso niente per un anno". Mette malinconia. Beh, amen. Meglio provarla che non provarla, questa malinconia. Un'altra GDC è andata, ed è sempre un gran bell'andare. 

Stasera siamo andati a mangiarci il ramen in un bel ristorantino a Japan Town. E devo dire che s'è mangiato bene, anche se il Takumi a Monaco è un'altra faccenda.

29.3.13

Polverine


Quando ero ragazzino, avevo l'amico del quartiere che poi crescendo ho perso di vista. Ce l'avevamo tutti, no? Io, poi, col fatto che non telefono mai e non mi faccio sentire, ne ho parecchi, di amici che ho perso di vista. Comunque, questo amichetto, che non leggeva fumetti e non conosceva supereroi, una volta, vide a casa mia qualcosa - forse una carta del GdR ufficiale Marvel - di legato a questo tizio che si chiamava Wolverine e cominciò a chiamarlo Polverine. La cosa ci fece molto ridere. Da bambini si ride molto per delle stronzate incredibili. In effetti anche da adulti, cambia solo la tipologia di stronzate.



Eccomunque, uno va un attimo a San Francisco e gli escono il trailer di The Wolverine (- L'immortale). E boh, sembra poter essere simpatico: ci sono i giapponesi, si menano, è cupo, magari anche sanguinario, per quanto alcune cose mi sembrino un po' di plastica. Ma boh, onestamente non sono in grado di esprimere un giudizio, troppa la stanchezza e troppi pure gli scatti nella visione tramite connessione arrancante da albergo. Devo comunque dire di essermi un po' ripreso: oggi (giovedì) non mi sono sentito stanco fino a sera. Considerando che venivo una giornata (mercoledì) in cui ho caracollato come uno zombi per le strade di San Francisco, alimentandomi a botte di pasticche per la gola e ibuprofene, mi sembra un buon passo avanti. Dai, che per il giorno della partenza mi sarò definitivamente abituato al fuso orario.

Sono diventato troppo vecchio per queste stronzate. Evidentemente, dopo la botta di improvviso invecchiamento sul valico dei trent'anni, ho impattato sul muro successivo, quello dei trentacinque. Ultimamente sono una carcassa. Ma magari è solo che ho bisogno di una vacanza.

28.3.13

Oggi Jack va a caccia di giganti


Oggi esce in Italia Il cacciatore di giganti, noto altrove come Jack the Giant Slayer. Io l'ho visto dieci giorni fa, o giù di lì, e mi ha divertito parecchio, soprattutto nell'atto conclusivo, ma per un motivo o per l'altro ancora non ne ho scritto. E quindi ci accontentiamo di questo breve post, in attesa che io ritorni in un luogo civilizzato, dorma un numero decoroso di ore e riesca quindi finalmente a scriverne. Mh?

Oggi ho incontrato uno che si fa chiamare SWERY. Tipo davvero simpatico e alla mano. Un po' bizzarro, magari. Ma neanche troppo. Oggi ho anche ricevuto in regalo una PlayStation Vita. Così, tanto per. E ho ascoltato robe interessanti su Dishonored. E ho combattuto mal di gola e mal di testa. E non ho più l'età, voglio tornare a casa, voglio la mamma!

27.3.13

The Walking Dead 03X15: "L'inganno"


The Walking Dead 03X15: "This Sorrowful Life" (USA, 2013)
con le mani in pasta di Glen Mazzara e Robert Kirkman 
episodio diretto da Greg Nicotero
con Michael Rooker, Danai Gurira, Norman Reedus, Andrew Lincoln

Allora, visto che sono stato gentilmente sollecitato su Facebook, vediamo di scrivere due cose sull'ultimo episodio di The Walking Dead, che poi sarebbe il penultimo. Che dire, a occhio, anche dando uno sguardo a quel che preannunciano per l'episodio conclusivo, si è trattato dell'ultima puntata nel ciclo "dedichiamoci a questo o quell'argomento specifico prima di lasciare spazio al gran bordello finale". In questo caso ci si è concentrati sulla figura di Merle, sul suo ruolo all'interno del gruppo e sul completare la definizione del personaggio eseguita piano piano nel corso di questa terza stagione. A me, devo dire, l'episodio è piaciuto. Non roba da gridare al miracolo, ma efficace in quel che voleva essere, anche se magari un po' prevedibile.

SPOILER

SPOILER


SE NON HAI GUARDATO L'EPISODIO, SMETTI DI LEGGERE


SPOILER


SPOILER

SPOILER

E OK, niente sacrificio per salvare il fratello, non perlomeno in maniera diretta, ma in ogni caso Merle ci ha lasciati in stile Ken il guerriero, con il percorso finale da redenzione del peccatore. E alla fine ne è venuto fuori un episodio gradevole. Merle ne esce come un personaggio più rotondo e, se da un lato anche lui rispetta la legge del "oddio, parla troppo, è condannato", dall'altro devo dire che la sua caratterizzazione mi è piaciuta, non eccessiva in un senso o nell'altro e bene o male coerente con il suo passato nel modo in cui va a sacrificarsi. Tutto sommato, una bella uscita di scena, scritta bene (la ricerca della droga, gli scambi col fratello, l'intuire - centrando in pieno - che Rick non andrà fino in fondo, i botta e risposta con Michonne) e con un paio di bei momenti d'azione, in cui fra l'altro vediamo un Governatore sempre più animalesco e sanguinario. Per non parlare di quel bel finale, che mette davvero bene in scena la reazione disperata di Daryl. Mi chiedo se e come si incrinerà il rapporto fra lui e Rick: in fondo, quel che succede qui è frutto dell'ennesima decisione discutibile dello sceriffo.

E intanto c'è stato spazio anche per altre cose, fra le scene sempre più romantiche che coinvolgono Glenn e Maggie (e che ripropongono molto bene quel che i due rappresentano nel fumetto) e la conclusione del parallelo fra Governatore e Rick, con quest'ultimo che chiude quanto aperto in finale di seconda stagione e si lancia in uno dei suoi fastidiosi monologhi. Monologo che, fra l'altro, a voler ben vedere, sembra la versione distorta e "positivizzata" di quello famoso che sparava fuori nei fumetti proprio durante la saga della prigione. Ad ogni modo, adesso ci aspetta il finale di stagione, nel quale, si è già visto, vedremo in azione un lanciarazzi, o qualcosa del genere. Certo è che, fra Andrea sulla sedia, la guerra da far scoppiare e altro ancora, senza contare quel Tyreese ancora tutto da sviluppare e quel certo personaggio che si è preso una fucilata da Merle (o ho visto male?), comincio a temere che ci molleranno appesi con un cliffhanger non da poco. Boh.

Post un po' sconclusionato, mi rendo conto, ma abbiate pazienza, sono jetlaggato, sto lavorando come un matto, è quasi l'una di notte, domattina mi devo svegliare presto, ho mal di gola e non sto dormendo bene. Pietà. Toh, se si apre una discussione nei commenti, come spesso capita, prometto che partecipo. :D

26.3.13

Califogname


Ogni anno che passa, San Francisco mi sembra più in difficoltà, con più senza tetto per le strade, più gente sofferente in giro. Magari è solo un'impressione, e del resto non pretendo certo di avere il polso del luogo andandoci una o due volte l'anno, ma, che ci posso fare, l'impressione è un po' quella. Certo, bisogna anche fare la tara con l'assurda divisione netta in “zone”, in base alla quale, letteralmente a pochi metri di distanza, convivono l'albergo di lusso pieno di gente che fa la bella vita e la zona di poveracci in cui t'infili solo se stai cercando del crack, o direttamente la morte. Fa un po' strano. Fa un po' strano anche arrivare in albergo col tassista che ci dice che è una zona brutta e la sera è meglio se non beviamo e on usciamo. Fa ancora più strano poi scoprire che nella camera in cui dovremo dormire in tre per una settimana ci stai stretto da solo. E infatti domenica abbiamo cambiato albergo, dopo aver per altro animatamente discusso della situazione con almeno cinque diversi impiegati del posto. Due isolati più in là, sembra un altra città.

Dopo il trasloco, comunque, ci siamo goduti l'unica giornata di “libertà” facendo i soliti giri da shopping + mostrare questa e quella cosa a chi di noi non c'era mai stato. E, boh, è inutile, starmene in piedi sulla cable car, a osservare le strade di San Francisco che si aprono davanti ai miei occhi, mi emoziona sempre un sacco. Questo posto mi piace proprio tanto. E in più ospita la mia fiera preferita, pensa te! Ore di cazzeggio, shopping, osservazione di leoni marini e degustazione di clam chowder dopo, siamo tornati in zona albergo a lavoricchiare e poltrire. In tarda serata ci siamo anche guardati l'episodio nuovo di The Walking Dead mi sono anche guardato l'episodio nuovo di The Walking Dead, mentre gli altri si sono addormentati dopo dieci minuti, causa stanchezza esagerata. Ma fra l'altro, quanto fa pietà guardare le serie televisive in televisione, con tutta la pubblicità che fanno qua? Mah, che tristezza, mai più.

Comunque, la GDC è cominciata, la stiamo coprendo su IGN, pur con qualche imprevisto. E qui giunge l'ennesimo momento in cui dico che da domani, probabilmente, gli aggiornamenti del blog si fermeranno. Ma questa volta ci credo davvero.

Per l'ennesima volta sono andato a vedere una partita NBA pallosa. Ma prima o poi ne beccherò una divertente, ne sono sicuro.

25.3.13

In viaggio verso la Califogna


Un tempo, per me, la GDC neanche esisteva. O quasi. Oddio, sì, in effetti, c'è sicuramente stato un tempo in cui per me neanche esisteva, ma quel che volevo dire è che c'è stato un tempo in cui sapevo della sua esistenza, facevo bene o male il lavoro che faccio adesso, ma non era neanche lontanamente concepibile l'ipotesi di andarci. Poi, un giorno, Solettone mi ci ha portato e vabbé, ciao. Ho già ringraziato live, durante un commovente momento da morte per digestione pizze (al plurale) a una Gamescom di qualche anno fa, quindi chiudiamola qui. Fatto sta che nel 2009 e nel 2010 ci siamo andati assieme, per quel sito là. E mi è abbastanza esploso il cervello. Nel 2011 ci sono andato con Fotone, sempre per quel sito là, facendo esplodere il suo cervello, fra l'altro proprio nell'anno amarcord dei cinquantamila post mortem classici. Sempre nel 2011, ho detto “oh, ma facciamoci anche 'sta GDC Europe, no?” L'anno scorso, quando stavamo rinnovando l'Outcast, io e Fotone ci siamo addirittura autofinanziati il viaggio, perché non esisteva, non ce la potevo fare, a saltarla. Poi GDC Europe, già con il pensiero a IGN, e infine eccoci qua. È iniziato il primo anno delle fiere da seguire anche con scritto IGN sul cartellino, e chiaramente comincia dalla GDC. Oggi dovrebbe uscire un articolo, per l'appunto su IGN, nel quale ne parlo.

In questo post che state leggendo, invece, ci metto due cagate che ho scritto in aereo, fra Toronto e San Francisco, per passare il tempo e per tirar fuori un post da pubblicare oggi. Tipo, di che posso parlare? Beh, per esempio del fatto che mi ha divertito molto ritrovarmi, sull'aereo fra Monaco e Toronto, seduto di fianco a una ragazzina tedesca, che viaggiava anch'essa da sola, barely legal. No, in effetti, ho il timore che fosse proprio not legal. Portava l'apparecchio, per Dio! Ha guardato l'ultimo Twilight sullo schermino di fronte a lei, per Dio! Si è messa a leggere una rivista che sembrava una specie di Cioè bavarese, per Dio! E ovviamente era la classica ninfetta bionda (bavarese) carinissima e in procinto di sbocciare in un figone fuori misura. Ma sto divagando. Il punto è che mi faceva tenerezza, spaventata sul decollo, sulle turbolenze, sull'atterraggio, perché era la prima volta che volava in vita sua (Final Destination: Miami). Ho provato a chiacchierarci, ma parlava inglese poco meglio di come io parlo tedesco, quindi niente, mi sono limitato a farla ridere facendo un po' lo scemo mentre decollavamo e poi mi sono fatto gli affari miei* per tutto il viaggio, tranne quando l'ho aiutata a compilare il modulo per la dogana. Sembrava simpatica, credo. Chissà se ha pensato che fossi un ciccione sposato frustrato un po' creepy e pedofilo. Io preferisco pensare che più che altro sono stato colpito da improvviso desiderio di paternità, dai. (Per) Dio santo!


A Toronto ho poi scoperto che c'è un accordo con gli USA che permette ai canadesi di avere in aeroporto l'immigrazione statunitense (sul serio!), così si salta il turno a quella canadese, se sei solo di passaggio in direzione stelle e strisce, e ti sottoponi direttamente a quella che conta. Fra l'altro è tutto ganzo e automatizzato, altro che attese in piedi in code stile Gardaland. Ci sono tre fasi, sancite da numeroni grossi sul muro. Prima fai leggere la carta d'imbarco alla macchinetta automatica. Poi ti siedi davanti a dei monitor: su quello più a destra, vieni aggiornato dello status dei bagagli, in attesa che i tuoi vengano trasferiti sul tuo prossimo aereo e che il tuo nominativo (abbreviato) appaia su uno degli altri monitor. A quel punto ti alzi e vai a parlare col classico tizio dell'immigrazione, però facendo meno coda del solito e avendo aspettato da seduto. Ganzo! Non ho però capito se il tipo con cui poi ho parlato aveva le palle girate perché il gatto gli ha pisciato sui pantaloni buoni o se effettivamente è normale che ti parlino per monosillabi e non ti facciano mezza domanda. Di solito scatta l'interrogatorio!

Comunque, nell'ora e mezza abbondante di attesa all'aeroporto di Toronto mi sono sparato il primo pasto a base di hamburger (cheeseburger) e patatine. Per entrare subito nel ritmo partita. Faccio schifo. Sto diventando un ciccione. Devo darmi una regolata. All'aeroporto di Toronto c'è il wi-fi gratis. Illimitato. Bel vivere. Sui voli Air Canada hai la presa USB per ricaricare lo smartphone e la presa di corrente per ricaricare quel che vuoi. OK, basta, sto andando avanti a caso, chiudiamola qui.

*I fatti miei:
- finire di leggere Peter & Max: A Fables Novel;
- leggere BioShock Infinite: Mind in Revolt;
- leggere After Friday Night Lights;
- scrivere il pezzo per IGN sulla GDC che credo venga pubblicato oggi;
- (tra)scrivere le interviste fatte a Quantic Dream che penso verranno pubblicate in questi giorni;
- leggere Sul pianeta perduto, che, insomma, mah, bei disegni, ma quanto piacciono gli spiegoni ad Antonio Serra?

Dopo aver scritto questo post, mi sono guardato Tetris: From Russia With Love, ho scritto un pezzo al riguardo per Outcast e ho scritto pure un pezzo su Mind in Revolt, sempre per Outcast. Ma quanto cacchio ho scritto, durante questo viaggio? Non trascorrere le giornate rispondendo a mail, tamponando bubboni e inseguendo gente aiuta la produttività. Adesso mi guardo 24, però.

24.3.13

Zombi mosci


Questa settimana s'è pubblicato solo un podcast, quello canonico, vale a dire il nuovo The Walking Podcast. Si parla della quattordicesima, oltre che non proprio bellissima, puntata della terza stagione di The Walking Dead. Sta tutto a questo indirizzo qui, e non c'è molto da aggiungere. Ché sono a lavorare. A San Francisco. No, non è vero, nel weekend si cazzeggia e si fa shopping. Ma insomma, eh. Avremo diritto anche noi a un po' di svago, ogni tanto!

La prossima settimana niente podcast, perché davvero non c'è modo di registrarne. Questo, fra l'altro, significa che se voglio continuare a pubblicare un post al giorno, beh, domenica dovrò inventarmi qualcosa. Ma facciamo un passo alla volta, ché qua sarà già un problema pubblicare qualcosa domani.

23.3.13

Ripartenza


E si riparte per la GDC, nota anche come la fiera che rappresenta la principale l'unica motivazione per cui continuo a fare questo lavoro. O qualcosa del genere. Per il terzo anno di fila, mi tocca andarci con Fotone. Questa volta, però, ci portiamo dietro pure la mascotte Paolo, Paolo Giacci, Composer, Paolo Giacci. Come dicevo l'altro giorno, è probabile che tutto ciò comporti un'interruzione, o quantomeno un crollo verticale, negli aggiornamenti del blog, dato che di solito, nelle settimane da fiera, ogni sforzo è dedicato al partorire più contenuti possibile per il sito che dà il pane. E che non è questo blog, purtroppo. Oh, poi magari, durante le tante ore di viaggio in aereo, mi coglie il raptus, scrivo cinque o sei post e abbiamo la settimana assicurata. Vedremo. Ad ogni modo, tante buone cose a tutti.

Va anche detto che quest'anno la settimana di preparazione alla GDC è stata un inferno tale che quasi mi passa la voglia. Quasi. Vediamo.

22.3.13

Justified - Stagione 3


Justified - Season 3 (USA, 2012)
sviluppato da Graham Yost
con Timothy Olyphant, Walton Goggins, Neal McDonough, Natalie Zea, Jere Burns, Joelle Carter, Mykelti Williamson, Jeremy Davies

Allora. Capiamoci. Se va avanti di questo passo, io alla quarta stagione di Justified non sopravvivo. Magari esagero, magari è che, per qualche motivo, quel cowboy con la sua faccetta da schiaffi perennemente imbronciata, la sua autoironia, il modo in cui riesce a infilare con disinvoltura citazioni pop nei propri dialoghi senza risultare mai forzato o fuori luogo, la capacità di essere contemporaneamente badassissimo e sfigatissimo, il suo cappello, la rabbia fortissima che riesce ad esprimere con uno sguardo, il modo in cui ogni anno trova il modo di farsi riempire di cazzotti da qualcuno mentre sta provando a fare il duro, la sua versione impacciata, infortunata, insicura di inizio stagione, il rapporto con le sue donne, la cazzonaggine, eppoi la bellezza di chi gli sta attorno, il meraviglioso Boyd, i personaggi di contorno sempre più efficaci e convincenti, la scrittura ormai ingranatissima che fa propagare il racconto fra i tredici episodi della stagione senza perdere mai un colpo, in un crescendo continuo e trascinante, e OK, mi sono incartato. Dicevo: tutta questa roba qua sopra, e pure altra, messa assieme, magari un po' la sopravvaluto perché è tremendamente nelle mie corde. Ma il fatto è che la prima stagione mi era piaciuta molto, pur con qualche riserva, la seconda stagione mi era sembrata wow, dalle parti del pazzesca, e questa terza. Beh, oh, questa terza, eh, i primi tre episodi, da soli, si mangiano le prime due annate messe assieme come se fossero ali di pollo panate e fritte. Mamma mia. Mamma mia.

Io quando mi sono reso conto che la quarta stagione non è ancora completa e pronta sul mio scaffale.

La terza stagione di Justified è, mi sembra di averlo accennato, un interminabile crescendo, che per tredici episodi aggiunge, aggiunge, aggiunge, accumula e poi aggiunge, buttando nella mischia belle evoluzioni per ogni singolo personaggio fisso del cast, inserendo un paio di new entry semplicemente meravigliose come Quarles e Limehouse, facendole entrambe evolvere in maniera deliziosa, dando un senso fortissimo all'arco narrativo di entrambe, tratteggiando una crescita notevole per Duffy, perfetta soprattutto perché lo sfrutta come lente tramite cui definire personaggi e situazioni che lo circondano, raccontando una storia sempre più complessa, in cui trame, sottotrame, tripli e quadrupli giochi si ammassano e ammucchiano eppure tutto funziona senza un minimo inciampo, riuscendo ancora una volta a tirare un paio di pugni nello stomaco, bilanciando alla perfezione quel meraviglioso equilibrio costante fra commedia, dramma, malinconia, puro esaltamento per le azioni di Raylan, e poi quel finale con quell'ultima botta in testa che davvero ti lascia l'acido sulla bocca dello stomaco, e poi e OK, mi sono incartato di nuovo.

E niente, vabbé.

Niente, non ce la faccio, non sono in grado di scrivere un post razionale sulla terza stagione di Justified. Posso solo mettere in fila cose a caso. Posso buttare lì che magari, nella parte centrale, il crescendo si ferma un attimino, ma del resto, riuscire a tenerlo teso in quel modo dall'inizio alla fine sarebbe stato disumano. Posso limitarmi a dire wow. Di nuovo. E mamma mia. E basta, guarda. Davvero. Basta.

Chi guarda Justified doppiato ha un girone speciale dell'inferno a lui riservato.

21.3.13

Apnea


Questi giorni van così, fra urgenze, bubboni che esplodono e cose da preparare in anticipo prima della partenza per la GDC. Intanto, un'oretta fa, abbiamo pubblicato su IGN l'articolo sulla roba che ho visto a Parigi, vale a dire Beyond: Two Souls. Non sono solito spammare qua dentro la roba di IGN con addirittura dei post dedicati, ma insomma, visto che vi avevo accennato ieri... Comunque, a meno di intoppi, arriverà nei prossimi giorni anche altro, con una serie di interviste fatte a vari membri di Quantic Dream. Mentre le ho fatte mi sembravano interessanti, poi vai a sapere. Ad ogni modo, il pretesto per il post di oggi sta nel nuovo trailer internazionale di Star Trek Into Darkness.



Ora, apparte la scelta sicuramente gradevole di utilizzare Alice Eve in biancheria intima come thumbnail per il video, cosa ci dice questo trailer? Nulla di nuovo, direi. Benedict Cumberbatch è tanto cattivo e brit. Kirk è tanto cazzuto e fuori controllo. Il suo rapporto con Spock sta già entrando in zona Casa Vianello. La trama è la stessa di almeno un paio di James Bond e altri centododici film, con il cattivo che è uno dei nostri. Resto convinto che Benedetto si farà catturare apposta, come in almeno tre o quattro film degli ultimi tempi. Ma sarà Khan? Boh? Comunque mi fa molto ridere la scena in cui c'è lui scortato da una dozzina di tizi con l'uniforme rossa, considerando che tradizionalmente chi la indossa fa una brutta fine.

Stasera registriamo The Walking Podcast. Arriva domani. Promesso.

20.3.13

- Pausa -


Allora, mentre leggete queste righe, ammesso e non concesso che ci sia qualcuno che le legge, io sono a Parigi a fare cose per lavoro. Non ho capito se posso dire di cosa si tratti, quindi non lo dico, ma insomma, tanto poi ne scrivo su IGN. Fra questo, e il fatto che sabato si parte per la Game Developers Conference, mi sa che la costanza di aggiornamenti sul blog si incaglierà un po'. Boh, vedremo. Oggi, comunque, butto lì una roba che mi agghiaccia abbastanza: si è tornati a parlare del reboot di Fuga da New York. Già. Per fortuna, quel progetto inquietantissimo di qualche anno fa, con Gerard Butler protagonista e (mioddio) Len Wiseman a dirigere, è sfumato, ma adesso c'è un Joel Silver carichissimo e intenzionato a creare una trilogia che parta raccontando le origini del personaggio. Nel senso di "le origini di un personaggio che era ganzo anche (soprattutto?) perché di lui non sapevamo nulla". Già. Magari viene fuori bellissimo. Comunque, il modello di riferimento pare essere L'alba del pianeta delle scimmie, e non ho capito se si tratti di una cosa positiva. Stanno cercando uno sceneggiatore. Non so se sperare che lo trovino.

L'altra notizia del momento è che Capcom tira fuori un nuovo Strider in formato scaricabile. Ma in effetti anche questa non so se sia una buona notizia. Mh.

19.3.13

The Walking Dead 03X14: "Vendetta"


The Walking Dead 03X14: "Prey" (USA, 2013)
con le mani in pasta di Glen Mazzara e Robert Kirkman 
episodio diretto da Stefan Schwartz
con Laurie Holden, David Morrissey, Dallas Roberts, Chad L. Coleman

Altro giro, altro episodio "di funzione", in questa sequela di puntate chiaramente organizzate con l'intento di piazzare tutte le pedine al loro posto per prepararsi all'apocalisse di fine stagione (e, a giudicare dai filmati promozionali, il prossimo episodio non andrà molto diversamente). Per questa settimana, i preparativi sono stati dedicati ai dilemmi esistenziali del triangolo Andrea/Milton/Governatore e a dare finalmente al personaggio di Tyreese un minimo di sostanza. E tutto sommato, pur in un episodio che ho trovato un po' impacciato nella messa in scena, sono abbastanza soddisfatto per come si sono messe le cose, in particolare per quanto riguarda la continua evoluzione del cattivissimo verso il personaggio totalmente fuori di cozza e sopra le righe che ricordiamo dal fumetto. Però, onestamente, faccio fatica a dire altro senza entrare nel dettaglio, quindi andiamo di spoiler.

SPOILER - GUARDATEVI L'EPISODIO

SPOILER - GUARDATEVI L'EPISODIO

SPOILER - GUARDATEVI L'EPISODIO

SPOILER - GUARDATEVI L'EPISODIO

SPOILER - GUARDATEVI L'EPISODIO

SPOILER - GUARDATEVI L'EPISODIO 

S'era già visto nel finale di una settimana fa, qui la cosa si concretizza: Andrea, una volta che le è stato raccontato tutto per filo e per segno, si decide a mandare a quel paese il suo nuovo ganzo. Certo, una persona equilibrata avrebbe probabilmente fatto questo passo di fronte alle teste sotto vetro, ma, insomma, accontentiamoci. Da questo nasce un episodio francamente un po' prevedibile negli sviluppi, ma comunque gradevole per il modo in cui insiste nella trasformazione in pazzo completo del Governatore e per le sempre sfiziose strizzate d'occhio a chi ha letto il fumetto. Avendolo io fatto, ho capito abbastanza in fretta dove si sarebbe andati a finire e a questo punto sono curioso: vedremo il Governatore torturare Andrea e accanirsi fino ai livelli che raggiunge nei fumetti quando si ritrova fra le mani Michonne? Non credo, però è comunque una svolta importante. Da un lato, finalmente, la sbroccata è completa, dall'altro, se Andrea sopravvive, magari l'anno prossimo ci verrà consegnato il personaggio che chi legge il fumetto conosce bene. O magri no, vai a sapere.

L'unico problema, in tutto questo, è che quel finale, senza i rimandi al fumetto, sarebbe un po' tanto meno potente. Voglio dire, basta fare un parallelo con quel momento molto simile verificatosi sei episodi fa: quando vennero catturati Maggie e Glenn, c'era ansia vera, perché a loro ci vogliamo bene, ma di Andrea che dovrebbe fregarcene? Dopo avercela fatta odiare per due stagioni, all'idea che il Governatore sfoghi su di lei tutta la frustrazione degli spettatori, beh, si può al massimo gioire. OK, non è vero, sto esagerando, la scena è comunque forte, ma insomma, ci siamo capiti. Comunque, vedremo come se la giocano, e vedremo anche come si giocheranno l'evoluzione di Tyreese e compagni (tutti con "morto" palesemente scritto in fronte). Anche se, dai promo già citati, l'impressione è che la prossima puntata sarà tutta dedicata a instillarci quel minimo di simpatia nei confronti di Merle per renderne poi significativa una successiva morte eroica da redenzione in stile Ken il guerriero. Ma magari sbaglio, eh!

Per ragioni logistiche il nuovo The Walking Podcast arriverà un po' in ritardo. Tipo venerdì.

18.3.13

Il grande e potente Oz


Oz, the Great and Powerful (USA, 2013)
di Sam Raimi
con James franco, Michelle Williams, Mila Kunis, Rachel Weisz

L'ho già scritto quando di questo film è uscito il trailer, ma non posso fare a meno di ribadirlo: per me, Il mago di Oz è e rimarrà sempre quello dell'adattamento a fumetti di Anna Brandoli e Renato Queirolo. Ho ancora qua il volume rilegato, con la sua costa azzurra, e dopo essere tornato dal cinema me lo sono anche riletto, provando bene o male le stesse sensazioni di allora. Mi piace lo stile buffo e sempliciotto della narrazione, mi fa senso e quasi schifo la strega dell'Ovest e, onestamente, mi mettono addosso una discreta inquietudine anche le due streghe buone. Per non parlare delle teste giganti del mago. E forse, a ripensarci, ad anni di distanza, era soprattutto questa ambiguità di tutte le streghe (voluta dagli autori o solo da me percepita, boh, non saprei) che tanto mi affascinava da piccolo. Non riuscivo a stare lontano da quel libro, nonostante mi facesse cacare sotto, e del resto, probabilmente, lì stava nascendo l'appassionato di smembramenti che avrebbe trascorso gli anni a venire attaccato alle notti horror di Italia 1. Per me, Oz è il paese di quelle tavole e il mago è quel buffo signore lì. E il più grande successo dell'Oz di Sam Raimi, per quanto mi riguarda, è l'Oz di James Franco. Vale a dire un'interpretazione del tutto aderente a come mi immaginavo il mago di Oz nella sua vita passata: un patetico buffone, presuntuoso egoista, misogino, che all'occorrenza sa anche fare la cosa giusta, che tira fuori trucchi e trucchetti quando serve, ma in fondo è un personaggio piccolo piccolo. Il modo in cui è tratteggiato e l'interpretazione di Franco (in cui non ho rivisto, come altri, le mossette di Johnny Depp) sono perfetti. E questa per me è già una vittoria.

Ma ci sono diversi altri lati positivi. Tanto per cominciare, c'è tutta una parte iniziale semplicemente adorabile, che racconta il grigio, spento, morto mondo "reale" di Oscar adagiandosi con amore su un'immaginario visivo d'epoca, a partire dai titoli di testa, e giocando con una splendida visione del 3D, che sembra uscita anch'essa da uno spettacolino da fiera del passato. Qui davvero Raimi ci mette l'amore e la fantasia, anche nel far esplodere l'azione al di fuori degli stretti confini scelti per la finestra sul suo Kansas, e riempie gli occhi con un avvio delizioso. Poi, purtroppo, quando si arriva su Oz, arrivano anche i problemi, fondamentalmente tutti riassumibili in un'estetica stucchevolmente banale e caramellosa. Ma fra l'altro, perché ogni volta che vogliono farci capire quanto sia bello e fantastico questo mondo che ci stanno mostrando, devono inquadrare dei fiori che sbocciano? OK, funziona, ma che palle, potreste anche inventarvi qualcosa di diverso, ogni tanto. Comunque, all'arrivo su Oz, pur efficacissimo nella sua esplosione, con quel cambio di formato e con quella marea di colore che improvvisamente invade la vita di Oscar, il film si incanala un po' sui prevedibili binari del prequel che è anche un po' remake. Ci sono le strizzatine d'occhio, c'è il protagonista che in fondo rivive (o pre-vive) un po' la stessa storia, c'è il cast di supporto che non vale quello originale, ci sono alcune trovate riuscite e altre molto meno.

È una parte centrale che fatica a non impantanarsi un po', ma tutto sommato regge in maniera decorosa grazie al deliziosamente sgradevole James Franco, a qualche bel "colpo" di Raimi, agli ipnotici pantaloni aderenti di Mila Kunis, al modo gradevole in cui sono andati a ricostruire il passato di luoghi e personaggi (i solchi delle lacrime che suggeriscono la vulnerabilità nei confronti dell'acqua!) e al fatto che, di fondo, sembra di stare guardando una versione più colorata e puffettosa di L'armata delle tenebre. A lasciare perplessi, e non è poco, considerando l'importanza dei ruoli, sono due streghe su tre: Rachel Weisz si mangia Michelle Williams e Mila Kunis in un colpo solo, nonostante Michelle sia comunque adatta al ruolo e Mila abbia quegli ipnotici pantaloni aderenti. Peccato. Nel finale, però, Il grande e potente Oz accelera improvvisamente di nuovo, tirando le fila con una conclusione degna di questo nome, divertente, ritmata, spettacolare, anche qui con trovate azzeccate nell'ottica da prequel e con una grandiosa messa in scena degli espedienti utilizzati dal protagonista, che "diventa" il mago di Oz esattamente come mi sono sempre immaginato che avrebbe fatto. In più, Raimi si leva anche lo sfizio di infilarci un momento dei suoi, con quella improvvisa trasformazione della strega dell'Est che sembra uscita direttamente da Drag Me To Hell. E insomma, io dalla sala sono uscito tutto sommato col sorriso. Però, forse, visto il bene che voglio a Raimi, Franco e Oz (e agli ipnotici pantaloni aderenti di Mila Kunis), il mio non è un giudizio equilibrato.

Il film l'ho visto qua a Monaco, in lingua originale. Non ci sono certo interpretazioni mastodontiche, ma ho l'impressione che ci voglia veramente poco a "sbagliare" il doppiaggio di James Franco e trasformarlo un po' troppo in macchietta. Magari sbaglio.

17.3.13

Chiacchiere, con calma


A tre mesi dall'ultima volta, con calma e pazienza, oggi pubblichiamo il nuovo episodio di Outcast: Chiacchiere Borderline, il podcast in cui blateriamo di notizie, rosicate, seghe e spunti vari assortiti. Se interessa, sta a questo indirizzo qua. A quest'altro indirizzo qui, invece, si trova l'ultimo episodio di The Walking Podcast, in cui si parla dell'ultimo episodio di The Walking Dead.

E anche questa domenica, il post di spam è andato.

16.3.13

Dinosauri di ritorno


Da queste parti, i dinosauri stanno simpatici più o meno quanto gli zombi. OK, no, magari un po' di meno, fosse anche solo perché ai dinosauri non ho dedicato una sezione del blog, ma insomma, eh, ci voglio bene. Per questo motivo è un piacere leggere in giro che si sta mettendo in moto la macchina che dovrebbe riportare Jurassic Park al cinema. E non mi riferisco alla riedizione 3D del primo film, ma proprio al quarto episodio della serie. Il film doveva essere realizzato tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, e di recente si è scoperto che, se non ho capito male, quel progetto prevedeva delle specie di ibridi fra umani e dinosauri, un po' in stile quarto Alien. Ma quel Jurassic Park IV lì è stato poi abbandonato. Adesso, però, sembra davvero che un nuovo film si farà. Abbiamo addirittura già una data di uscita, 13 giugno 2014, e un regista, il Colin Trevorrow di Safety Not Guaranteed. Che mi pare una scelta un po' bizzarra, ma forse anche no. Vedremo. Ah, la sceneggiatura la scrivono quelli di L'alba del pianeta delle scimmie. Comunque, gioia.

Non credo sia un caso, comunque, se questi annunci spuntano fuori proprio il giorno in cui su I 400 Calci annunciano il #400tv dedicato al primo Jurassic Park.

15.3.13

Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe


Hansel & Gretel - Witch Hunters (USA, 2013)
di Tommy Wirkola
con Jeremy Renner, Gemma Arterton, Famke Janssen, Peter Stormare, Pihla Viitala

Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe prova a cavalcare il filone "fiabe classiche rilette in chiave bizzarro/dark" che il successo di quella porcheria di Alice in Wonderland ha scatenato in quel di Hollywood, e lo fa incrociandosi con quell'altro filone dei mash-up fra classici della letteratura e trashate horror truci lanciato da quell'altra scemenzucola di Orgoglio e pregiudizio e zombie. Nel farlo, poi, coglie al volo l'occasione per importare Tommy Wirkola, regista norvegese, ma anche un po' finlandese, noto per aver fatto il film con gli zombi nazisti nella neve, mentre insiste a proporre Jeremy Renner come nuova stellina del film d'azione in tutte le salse e mette contemporaneamente sullo schermo Gemma Arterton e Famke Janssen. Ora, considerando che Wirkola è discretamente bravo e ha un'evidente passione per il caro Sam Raimi e aggiungendo che la produzione non si è fatta problemi ad accettare il rating R, onestamente, a me, pur con tutta la sfiducia che il genere di operazione, di base, non può che emettere, l'operazione sembrava abbastanza di tipo win-win. E non mi sbagliavo.

Intendiamoci, si tratta di un film stupidino, dalla trama risaputa e prevedibile, che si gioca tutto sull'azione, la comicità spicciola, l'horror, le teste che esplodono, la presenza di tre manze di spessore assoluto e il carisma di Jeremy Renner, ed è comprensibilissimo che lo si possa liquidare come stronzata e lo si possa non gradire. Ma, insomma, stiamo parlando di un film che parte dalla fiaba di Hansel e Gretel e la fa evolvere in una tamarrata action-horror con Jeremy Renner e Gemma Arterton che vanno a caccia di streghe armati di mitragliatore e balestra: se vai a vedere un film del genere e poi lo critichi perché è stupido, violento e pieno d'azione, secondo me l'errore è soprattutto tuo. Poi, chiaramente, si può discutere della realizzazione, magari gente che ne capisce più di me mi spiegherà che si tratta di un film realizzato malissimo e io annuirò corrucciato, ribadendo, però, che mi ci sono divertito. Vedremo. Fatto sta che secondo me, il film di Tommy Wirkola è una simpatica, gradevole sciocchezzuola. Vale a dire, onestamente, il meglio che si potesse sperare di ottenere da un progetto simile.

C'è ritmo, c'è umorismo, ci sono dei gran bei titoli di testa, c'è un 3D che ti lancia addosso praticamente qualsiasi cosa appaia su schermo, c'è sangue a fiumi, c'è un approccio all'orrore che non ostenta ma non si fa problemi a far esplodere praticamente qualsiasi testa appaia su schermo, ci sono scene d'azione divertenti, fantasiose, discretamente realizzate, c'è un simpatico prendere per il culo la fiaba originale, con Hansel che ha mangiato troppi dolci nella casetta ed è diventato diabetico (nell'idea originale, Gretel avrebbe dovuto sviluppare un disturbo alimentare), c'è Peter Stormare, ci sono i mostri e le streghe che sembrano in effetti uscite da un film (horror) di Sam Raimi, c'è Jeremy Renner che forse è un pochino fuori ruolo ma comunque mi sta sempre simpatico, e ci sono Gemma Arterton, Famke Janssen e pure Pihla Viitala, che buttala. Io, francamente, non mi lamento. Poteva andare molto peggio.

Che poi poco dopo sia uscito pure il film di Sam Raimi basato su una fiaba con le streghe è comunque abbastanza bizzarro. Fra l'altro, l'ho già detto, non m'è dispiaciuto neanche quello. Ah, in Italia, Hansel, Gretel e Famke dovrebbero arrivare a maggio.

14.3.13

Masticamenti


Oggi è stata una di quelle giornate in cui ti alzi sapendo che dovrai fare quaranta cose e vai a dormire sapendo di non essere riuscito a farne neanche una, perché nel frattempo sono esplosi centomila bubboni più urgenti. Va così. In extremis, però, proprio quando ormai la speranza era perduta, mi cade l'occhio su un qualcosa da postare al volo, giusto perché ci tengo a continuare, finché riesco, a pubblicare almeno una cosetta al giorno. Su quel simpatico sito del JoBlo, hanno pubblicato le prime immagini dal set della serie TV di Zombieland. Ora, i morti viventi sono tema a me caro e a cui su questo blog si vuole molto bene, quindi non posso esimermi dal segnalarle, anche se, onestamente, pur vantando spunti interessanti, qualche gag ganza e soprattutto Emma Stone, non è che Zombieland, il film, mi avesse fatto impazzire. Oltretutto condivido i dubbi di Eric Walkuski: alla fine, quel che funzionava nel film era soprattutto il cast di attori. Se levi quello, e il telefilm lo fa, cosa rimane? Boh, lo scopriremo a tempo debito. Le foto, comunque, le trovate a questo indirizzo qua, ché 'sto blog lo segue gente sensibile e se butto fuori uno che mastica un intestino poi mi si impressiona il pubblico.

In the meantime, stasera ci si rilassa con Justified. Ma quanto è ganza la terza stagione? Tanto.

13.3.13

Calci in culo 2


E abbiamo un primo trailer per Kick-Ass 2. Il primo film mi era piaciuto parecchio e me fregava pochino del fatto che stravolgeva diversi aspetti del fumetto. Il Kick-Ass 2 a fumetti m'è piaciuto forse più del Kick-Ass 1 a fumetti (OK, mi sto incartando), e sono curioso di vedere quanto e come conserveranno alcune fra le cose più crude che contiene. Comunque, il trailer.


Non sembra malaccio e mi sembra anche avere lo spirito giusto. Di sicuro, comunque, sembra parecchio diverso dal primo film, anche come look. Forse più vicino alla crudezza dei fumetti? Di certo, è un trailer molto diverso da quello tutto colori a mille, musica e spettacolino di tre anni fa.

M'è venuta voglia di riguardare il primo.

Max Payne 3


Max Payne 3 (2012, Rockstar Games)
sviluppato da Rockstar In Giro Per Il Mondo

Mi piace pensare che se Max Payne 3 fosse uscito quest'anno, nei titoli di coda ci sarebbe stata una dedica a Tony Scott. E mi piace comunque pensare che sia in qualche modo poetico, che questo gioco sia uscito tre mesi prima di quel brutto giorno in cui Tony ci ha lasciati. Perché mentre si passeggia per le strade di San Paolo saltando in giro imbottiti di alcol e antidolorifici, seminando morte e distruzione al rallentatore, mentre l'impianto visivo messo in piedi da Rockstar Games ti spalma sulla retina effetti bizzarri, distorsioni, sovrimpressioni e tutto quell'insieme di robaccia pensata per ritrarre lo squilibrio mentale del caro Max, è impossibile non pensare al caro Tony e, in particolare, a Man on Fire (e pure un po' a Domino, via). Max Payne 3 è Tony Scott - The Game, con quel pizzico di Die Hard che non fa mai male, ed è anche per questo che si tratta di un gioco a cui è difficile non voler bene.

Chiaramente, ma con papà Remedy a fornire il seme e mamma Rockstar a gestire gravidanza e parto, non poteva che essere così, Max Payne 3 è innanzitutto un videogioco spettacolare nel suo voler fare cinema e raccontare una storia torbida e maledetta. In certi aspetti, la satira sul machismo americano in primis, si vede lontano un miglio l'impronta di Dan Houser, ma questo terzo capitolo riesce nella non semplice impresa di costruirsi una sua identità forte, precisa, specifica e allo stesso tempo fare da buon seguito per primo e secondo episodio, conservandone tratti essenziali, mantenendo una forte coerenza e raccontando un'evoluzione credibile di quelle vicende e quel personaggio. Dieci anni fa, Max Payne era caduto. Dieci anni dopo, ancora non si rialza, continua anzi a rotolare nel fango, nell'autocommiserazione, nel patetico piangersi addosso al sapore di alcol e droghe. Un uomo spento, svuotato, impassibile a quasi tutto quel che gli accade attorno, costantemente portato al fallimento e al non rendersi conto, o al non volersi render conto, di quel che realmente succede di fronte ai suoi occhi. Quella di Max Payne 3 è la classica storia da film d'azione americano, in cui arriva l'eroe ganzo che ammazza tutti e sconfigge il male, filtrata però attraverso una lente lurida, che restituisce un eroe patetico e fallibile, un mondo immerso nella palta e un lieto fine che ha il retrogusto dell'amaro sapore del vomitino post-sbornia.

In tutto questo, il racconto si allontana dal noir "classico" dei precedenti, ma ne conserva lo spirito fondamentalmente pessimista e la tenebrosa e autoironica voce narrante (interpretata da un James McCaffrey mai così efficace), contestualizzando le sue svolte tramite il racconto della lenta e in fondo autoindotta rovina verso il basso di Max. E regala dei momenti dalla potenza scenica, evocativa, fuori scala. San Paolo mozza il fiato e puzza di merda tirata in testa ai poveracci dagli elicotteri, sommerge con la sua violenza visiva, con lo squallido ritratto di un mondo lontano miliardi di miglia, affascina con quelle viste sulle favelas che si perdono all'orizzonte e quel lurido rovistare nel bordello. E c'è poi una colonna sonora che regala dei colpi pazzeschi, con forse i due apici quando sembra di ascoltare John Carpenter mentre si abbattono nemici sullo yacht e in quel momento di surreale e disperata furia all'aeroporto. Ma oltre a tutto questo c'è pure un gran bel gioco.

Max Payne 3 recupera la solita formula a base di salti, ralenti e colpi in testa e riesce a infilarci dentro un sistema di coperture senza rovinare tutto. Anzi, le due cose si integrano a meraviglia, grazie all'eccellente design delle arene e all'aggressività di nemici che vengono a stanarti in massa, costringendo a un tasso di attenzione e impegno adorabilmente anacronistici. Si vive il paradosso di un gioco che aggiunge alla sua formula la staticità delle dinamiche di copertura e finisce per risultare ancora più dinamico. Aiuta anche il bel sistema di animazioni e gestione fisica delle collisioni, credibile, efficacissimo, integrato in maniera micidiale con le meccaniche di gioco. E il risultato è che Max Payne 3 è un gioco di sparatorie in cui ci si diverte a sparare. Non è poco. A conti fatti, al di là del bug, dell'animazione che va fuori posto, del nemico che ogni tanto non fa quel che dovrebbe fare, c'è solo una cosa storta, la lunghezza forse un pochino eccessiva, quantomeno per i miei gusti: giocando gli ultimi due o tre capitoli, percepivo chiara la sensazione di averne abbastanza, che il gioco mi avesse detto tutto quel che aveva da dirmi. Epperò, allo stesso tempo, avevo a che fare con alcune fra le battaglie più belle, meglio organizzate e coreografate, di tutto Max Payne 3. Troppo lungo, forse, ma con un gran finale. E allora che gli vuoi dire?

Considerando che i primi due li ho giocati con quasi un decennio di ritardo, con questo è andata bene, dai.

12.3.13

The Walking Dead 03X13: "Apri gli occhi"


The Walking Dead 03X13: "Arrow on the Doorpost" (USA, 2013)
con le mani in pasta di Glen Mazzara e Robert Kirkman 
episodio diretto da David Boyd
con Andrew Lincoln, David Morrissey, Laurie Holden, Norman Reedus, Scott Wilson, Michael Rooker, Lauren Cohan, Steven Yeun, Danai Gurira

E per la seconda settimana di fila, un bell'episodio di quelli in cui accadono sostanzialmente due cose in croce, almeno in ottica di "visione globale", ma perlomeno sono cose importanti/interessanti e l'episodio, pur non bello come il precedente, è solido e piacevolissimo. È l'atteso episodio dell'incontro fra Rick e il Governatore che ci avevano sventolato sotto il naso nei promo della seconda metà di stagione, una lunga conversazione a un tavolo in cui i due mettono in mostra le rispettive doti d'attore e si esibiscono in monologhi e scambi assortiti. Round, direi, vinto in scioltezza da un Morrissey inquietante e perfetto, per esempio nella leggerezza con cui racconta quel certo episodio del passato, rispetto a un Lincoln che, per carità, fa il suo, ma in quello sguardo vacuo da Rick poco sano di mente e in quel tono retorico con cui spara le sue grandi frasi fatte, mi sembra sempre metterci un po' troppa maniera.

In generale, il grande match a parole è sufficientemente teso e ritmato, oltre che accompagnato da momenti magari risaputi, ma molto ben scritti, fra "gli altri" all'esterno, con una bella serie di chiacchiere umane e sentite fra soldati di fazioni opposte che sanno perfettamente che al prossimo incontro faranno parlare le armi. Il tutto, poi, viene intervallato dagli inevitabili sviluppi alla prigione, fra quel Merle giustamente in ansia per il fratello, quel Glenn sempre più badass e una riappacificazione che ci voleva e che testimonia ancora una volta la non voglia di trascinare a lungo, fra incomprensioni e non detti, quel che non ha senso trascinare. E che continua a far spiccare la povera Andrea sempre più in crisi esistenziale lì nel mezzo. Anche se devo dire che il suo comportamento, qui, pur facendo comunque un po' venire il nervoso, lo trovo tutto sommato coerente con come il personaggio ci è stato dipinto e comprensibile: la ragazza sta messa male. Segnalo comunque questo illuminato commento:
How I think the episode should have started:
*Andrea walks in*
"What's going on?"
*Rick and the Governor shoot her and then high five*
Molto bello, comunque, il modo in cui l'episodio va poi a concludersi, con quel montaggio alternato e musicale che ci racconta di come i due personaggi in questione si trovino a dover e voler manipolare i fatti per poter governare i rispettivi gruppi. Ancora una volta viene reso esplicito il parallelo fra Rick e Governatore, tema portante di un po' tutta la stagione, sempre sfruttato in maniera efficace per questi montaggi a distanza. Quanto al dubbio su cui si chiude, beh, è sicuramente una bella idea e una bella situazione in cui mettere i personaggi, così come mi piace il modo ambiguo e difficile in cui Rick la sta affrontando, anche se, parliamoci chiaro, sarei molto, molto, molto sorpreso se alla fine decidesse di non fare il bravo guaglione. Non ci credo neanche se lo vedo, dai.

E stasera registriamo il podcast, ovviamente. Poi vado a vedermi Sly al cinema.

11.3.13

Startrezzing


Avevo grandi progetti per questo lunedì mattina, fior di post da scrivere, film di cui parlare, giochi di cui chiacchierare, ma poi ho fatto le tre su Max Payne 3 e quindi facciamo che anche no. Ci limitiamo al post pigro e svogliato da lunedì mattina. quello che "Ehi, ieri ho visto il nuovo trailerino di Star Trek Into Darkness, ve lo metto qua sotto".



Trailerino che, diciamocelo, non mi dice molto, anche se lo scambio fra Kirk e Spock è simpatico. Ho una gran voglia di vedermi questo film, ma qui non c'è nulla che me l'abbia fatta aumentare. Magari potrebbe esserci a questo indirizzo, dove quelli di IGN US chiacchierano per dieci minuti dei primi trenta minuti di film, recentemente mostrati alla stampa. Boh.

Stasera si registra il nuovo Outcast! Quanta pigrizia!

10.3.13

Zombamenti


C'è una presenza fissa, fra i podcast che pubblichiamo su Outcast, e si chiama The Walking Podcast. Questa settimana, addirittura, siamo usciti con un doppio appuntamento: mercoledì è toccata al quarto episodio "regolare", dedicato al dodicesimo episodio della terza stagione di The Walking Dead. Lo trovate a questo indirizzo qui. Oggi, invece, è toccata al primo episodio "extra", dedicato a Warm Bodies. Lo trovate a quest'altro indirizzo qua.

Oh, comunque, l'Oz di Sam Raimi non mi è dispiaciuto. Anzi! Pensa te!

9.3.13

Sabato mattina, buon weekend


Allora, un po' di cose a caso. Intanto, quello qua sopra è il poster più recente di Iron Man 3, ché l'altro giorno non l'avevo usato per decorare il post in cui ho parlato del nuovo trailer. In secondo luogo, a questo indirizzo ci sono un po' di informazioni sul film. Non le traduco e riporto perché sono stra-spoilerose, dato che raccontano i venti minuti di pellicola che sono stati mostrati alla stampa, e che sono ambientati dopo circa mezz'ora di film. Io, lo ammetto, ho letto, e quel che ho letto mi è molto piaciuto e mi ha fatto salire un po' di fotta. Più del trailer. Bene. Nel mentre, sono spuntati un paio di trailer.



Dunque, il trailer di The Hangover III. L'inizio mi fa molto ridere, il resto mi sembra molto la solita roba e sinceramente Melissa McCarthy comincia a rompermi le palle, la mettono dappertutto. Però c'è Heather Graham. A me piace, Heather Graham. Il primo film mi era piaciuto, il secondo non l'ho mai visto, ma mi sembra ne parlino tutti male. Dicono il vero?



E poi abbiamo il nuovo trailer di After Earth, l'altro film con la Terra che ha fatto una brutta fine e con SHAMALAIAN alla regia. Un pochino di curiosità me la mette addosso, ma io non faccio testo, ho curiosità per qualsiasi cosa esca al cinema. L'idea di babbo Smith che gioca in multiplayer asimmetrico con figlio Smith non è neanche malaccio, ma c'è qualcosa che tiene il tutto lontano dalle mie corde. Comunque, sbaglio o la musica all'inizio del trailer è quella di Deus Ex: Human Revolution?

Oggi forse registriamo il primo The Walking Podcast Extra. Sciambola!

8.3.13

Warm Bodies

Warm Bodies (USA, 2013)
di Jonathan Levine
con Nicholas Hoult, Teresa Palmer, John Malkovich

Pur essendo incappato qua e là in segnali della sua esistenza, avevo abbastanza ignorato Warm Bodies e non mi ero preoccupato di cosa fosse fino a quando abbiamo pubblicato su Outcast un articolo sul libro da cui è tratto. Articolo che, onestamente, e nonostante Francesca (ciao Francesca!) tenda a parlare praticamente sempre bene di tutto, non mi sembrò dipingere il ritratto di un'opera imperdibile. Nel mentre, vidi anche per la prima volta il trailer e mi cascarono abbastanza sul pavimento braccia e palle. Eppure, alla fine, sono andato al cinema a guardarmelo, stando fra l'altro pure a fare la posta al sito della mia sala di fiducia per beccare uno degli unici due spettacoli che gli han dedicato. Come mai? Per due motivi. Innanzitutto perché mi sono accorto che il regista era lo stesso Jonathan Levine di 50/50, film molto bello di cui purtroppo non ho mai scritto qua dentro. In secondo luogo perché, via, mi andava di chiacchierarne in The Walking Podcast. E che razza di film mi sono trovato davanti? Una roba che mi sembra molto simile al libro descritto nell'articolo di cui sopra: bel potenziale, alcune trovate molto azzeccate, ma nel complesso nulla di che e, anzi, forte sensazione di occasione sprecata.

L'idea di base mi sembra essere fondamentalmente l'applicazione del modello Twilight al film di zombi. Amore impossibile fra due razze in conflitto, terza razza che si mette di mezzo, attrice protagonista uguale a Kristen Stewart, ma senza lo sguardo da fattona e con una bocca che a tratti ricorda quella di Scarlett Johansson, citazioni brutalmente ammiccanti a Romeo e Giulietta (i nomi dei protagonisti, la scena del balcone)... insomma, quelle cose lì. Volendo, si potrebbe pure dire che è Il ritorno dei morti viventi 3 rifatto vent'anni dopo, altrettanto scemo, ma con ruoli e spirito ribaltati, adattandolo ai gusti dei ggiovani degli anni Dieci, che son diversi da quelli degli anni Novanta. E infatti, dove quello, per quanto brutto, era comunque un film horror, diretto da un regista horror (Brian Yuzna) e che non le mandava a dire in termini di budella, questo è più che altro una commedia romantica con un po' di sangue, che fa di tutto per nascondere le budella e quando ne mostra sembra che gli zombi stiano masticando dei Gormiti.

Trova le differenze.

Il concetto di base, comunque, è che non si tratta di un film per appassionati d'horror, o comunque di sicuro si interessa molto poco di loro, e certamente porcisi davanti con lo spirito di chi "eh, ma gli zombi non corrono", "eh, ma che fanno, parlano?" e via dicendo è la cosa peggiore che si possa fare. Non che sia questo l'unico problema, eh, però, se vai a vedere un film che racconta di una viva e un non morto che si innamorano e grazie a questo il non morto torna un po' vivo, beh, non puoi lamentarti per la scarsa aderenza al canone di San Romero. Altrimenti è come, che so, lamentarsi della trama di The Expendables. I problemi del film, però, non sono questi. Il problema è che ci sono diverse trovate davvero gustose - i monologhi di Nicholas Hoult fanno sorridere piacevolmente - e gag divertenti, ma il tutto è immerso in una sciatteria di scrittura deprimente. Warm Bodies è proprio insipido da guardare, e non solo per la razza "di mezzo" degli zombi scheletrici che sembra uscita da un film per l'home video. Lo sviluppo della storia va avanti col pilota automatico, sprecando spunti tutto sommato interessanti (l'assorbire i ricordi altrui mangiandone le cervella) nelle maniere più esili e banali possibili. Non bastasse questo, c'è anche il modo un po' patetico in cui si manifesta il timore di avere a che fare con un pubblico inadeguato: ogni volta che Warm Bodies si prende il lusso di scherzare un po' coi generi, si tratti dell'horror o della commedia romantica, sente il bisogno di spiegare la cosa, sottolinearla, accendere un cartello al neon con scritto "BATTUTONA, RIDETE". In più, oh, sarà che sono fuori target, resto abbastanza convinto che se avesse avuto la carica horror che gli manca, se ci avesse mostrato degli zombi davvero brutali e disgustosi, tutto lo sviluppo romantico e di lotta contro la propria natura sarebbe stato ben più forte ed efficace. E insomma, alla fine, non è che guardandolo abbia sofferto per un'ora e mezza, anzi, ho pure tirato qualche risata, ma ho passato gran parte del tempo a struggermi pensando a quanto di meglio si sarebbe potuto fare.

Poi, se sia meglio o peggio dei film coi vampiri luccicanti, francamente, non lo so, dato che non ne ho visto manco uno. John Malkovich comunque si impegna.

7.3.13

Oggi esce Il lato positivo


Oggi esce in Italia un film che ha fatto la cosa non comunissima di beccarsi nomination in tutte e quattro le categorie "attoriali" degli Oscar. Impresa resa ancora più significativa dal fatto che fra i quattro nominati ci sono l'attuale Robert De Niro e Bradley Cooper e che entrambi meritano la nomination. Povero Bradley, quanto ci è rimasto male, per la sconfitta ai Golden Globes. Comunque, il film si chiama Silver Linings Playbook, in Italia è diventato Il lato positivo, io l'ho visto qua a Monaco a gennaio e mi è piaciuto parecchio. Fra l'altro Jennifer Lawrence ♥. Ne ho scritto a suo tempo, a questo indirizzo qua. Chiaramente, oggi escono anche altri film, tipo quello di Sam Raimi su Oz che mi attira perché da piccolo amavo tanto quella storia ma allo stesso tempo mi puzza anche un sacco di cagata. Boh, forse vado a vederlo.

Oggi, in Germania, esce anche Bullet to the Head, quello che in Italia Jimmy Bobo. Mi sa che vado a vedere quello. O magari anche quello. vediamo.

6.3.13

Armature e robe varie


Allora, ieri sera sono andato al mio secondo concerto da tedesco. Il primo è stato quello dei Gaslight Anthem a fine ottobre. Non vado più a tanti concerti come una volta. Sigh. Ma adesso che ho scoperto Spotify (con calma) e ho ricominciato ad ascoltare musica random, magari, un po' riprendo. Boh. comunque, sull'esperienza in generale dell'andare a un concerto qua a Monaco non ho molto da aggiungere a quanto scritto in quel post, anche perché quello di ieri sera era nello stesso posto dell'altra volta. Sul concerto nello specifico, dei Killers, che dire... Brandon Flowers non vincerà mai il premio Tonsille d'oro, ma secondo me, come cantante, è negli anni parecchio migliorato, l'acustica dello Zenith è quella che è e si presta poco alle canzoni in cui esplode il bordello di tastiere, campionamenti e altro, ma nel complesso è stato molto divertente, trascinante, bella folla allegra, coreografie sul palco con luci, suoni, colori, esplosioni e minchiate sempre deliziose e soprattutto una scaletta ai limiti della perfezione, almeno per quelli che sono i miei gusti. Toh, potevano mettermici anche Tranquilize, ma insomma, va benissimo.

Un grazie a Setlist.fm.

Parlando di cose più nerd, leggo in giro che sarebbe confermata la presenza di Harrison Ford, Carrie Fisher e Mark Hamill nel nuovo Star Wars. Anzi, nel nuovo Guerre Stellari. Ora, vengo catalogato come cinico e insensibile, se penso che non sia una cosa positiva, ritrovarci con i vecchi straccioni e panzoni che fanno le comparse sullo stile di Charlie Sheen nel seguito di Wall Street? Non so, a me mette parecchia tristezza, come idea, anche volendo ipotizzare che Mark Hamill e Carrie Fisher si presentino sul set in uno stato fisico decoroso. Però magari è solo un problema mio. E forse dipende dal fatto che l'ultima volta che ho visto Mark Hamill, in Sushi Girl, non aveva esattamente l'aspetto del vecchio maestro Jedi.

A scanso di equivoci: è quello sulla destra.

Però magari se la giocano svelando che in realtà era Yoda, suo padre. Vai a sapere. Comunque, ieri è uscito il nuovo trailer di Iron Man 3. Che continua a puntare su quell'aria da tragedia greca ma col protagonista che fa le battute con sguardo un po' depresso.



Sembra sfizioso, e sicuramente tutte quelle armature sono un bel vedere, anche se sinceramente le mie sinapsi sono ormai sufficientemente bruciate da impedirmi di mettermi lì a cercare di riconoscere questa o quella. Sono positivo. Ma non mi esalto. Forse ho esaurito la carica di fotta per questi film? Che The Avengers mi abbia saziato? Non è da escludere, in effetti.

Oggi mi sono svegliato col mal di testa e senza voce. Non c'ho più l'età, per i concerti dei ragazzini.

5.3.13

The Walking Dead 03X12: "Ripulire"


The Walking Dead 03X12: "Clear" (USA, 2013)
con le mani in pasta di Glen Mazzara e Robert Kirkman 
episodio diretto da Tricia Brock
con Andrew Lincoln, Danai Gurira, Chandler Riggs

Scott M. Gimple è il nome dell'uomo che farà da successore a Glen Mazzara per la direzione di The Walking Dead nella quarta stagione. Un'incognita? Non troppo: Gimple fa parte del gruppo di sceneggiatori che si sono uniti al carrozzone nel corso del secondo anno e ha firmato un paio di episodi eccellenti (il settimo e il decimo) della passata stagione, oltre ad altrettanti magari un po' meno riusciti, ma comunque gradevoli (il terzo della seconda e il sesto di quella attualmente in corso). Certo, ha anche scritto il secondo film di Ghost Rider, ma facciamo finta di niente. Ebbene, la prima puntata a firma Gimple che ci ritroviamo davanti dopo la notizia dell'abbandono di Mazzara è questa dodicesima, che riprende e applica in maniera ancora più convinta la struttura di uno di quei due eccellenti episodi di cui sopra e fa da notevole biglietto da visita, speriamo indicativo di quel che arriverà l'anno prossimo.

Ripulire, infatti, racconta, come in quell'episodio con Rick e Shane impegnati a discutere dei propri problemi e prendersi a pizze in faccia a miglia di distanza dagli altri, di un ristretto gruppo di personaggi impegnato in un breve viaggio, durante il quale si sviluppano i rapporti fra di loro e vengono compiute un paio di azioni importanti per il prosieguo della storia. E, anzi, osa anche di più, nel prendersi il lusso di raccontare solo ed esclusivamente, dall'inizio alla fine, dei tre personaggi in questione, senza mai tornare a far vedere cosa stia accadendo altrove. A guardarla in maniera cinica, non si può fare a meno di vederci una puntata riempitiva, in cui di fatto accadono due cose in croce che potevano rubare anche dieci minuti. Ma il punto è che si tratta di una gran bella puntata riempitiva, di quelle che rappresentano al meglio quanto di buono gli spunti offerti da questa serie possano offrire per andare a parare anche in zone un po' diverse dal solito e raccontarsi in una bella maniera.

Certo, ci sono comunque dei problemi, il quarto personaggio dell'episodio - che qui non nomineremo - va a tratti un po' fuori misura, la tendenza a sparar monologhi sbracciando di Rick continua a riaffiorare fastidiosamente e la scena del bar, per quanto simpatica e perfetta nel tratteggiare i due personaggi coinvolti e nello sviluppare il rapporto fra di loro, si risolve in una maniera che vabbé. Allo stesso tempo, però, c'è tutto un bel mettere in scena il disastro interiore di Rick attraverso lo specchio deformante che si trova davanti. E il raccordo fra prologo ed epilogo, con quel mostrare in maniera agghiacciante a che livelli di "siamo in piena apocalisse, penso solo ai fatti miei" i personaggi siano ormai arrivati, è davvero una meraviglia. Gran bell'episodio, bene così, avercene. Poi, dalla prossima settimana, tornano a volare i proiettili e gli schiaffi. Il promo annuncia finalmente il confronto che aspettavamo. E, sbaglierò, vedo malissimo Hershel. Vedremo.

Il segreto di Rick che c'ha le allucinazioni sta diventando come l'identità segreta di Batman nei film di Nolan. Il prossimo che "oh, guarda che lo so che vedi le robe" si becca una pistolettata. Ah, domani sera registriamo il nuovo The Walking Podcast. In doppia copia.

4.3.13

Weekend fuoriporta


Quando ti sposi arrivano un sacco di regali che non toccherai mai neanche con un dito, un sacco di regali che sono pure belli ma non sai cosa farci e, via, un sacco di regali utili, o comunque cose che ti fa piacerissimo avere e magari ti scopri a usare assai, tipo il Dyson con l'appendice che eradica i peli di gatto dal divano e funziona davvero una crema, la pentola tajine, il coso per cuocere la roba a vapore o PlayStation Vita. Mh, no, in effetti PlayStation Vita non sono mica tanto convinto che vada messa fra le cose utili e che usi assai. Però mi fa piacere avercela senza averla pagata, dai! Ecco, fra i regali di un certo spessore, oltre al completino da Jason Voorhees che ho prontamente indossato al matrimonio, del resto celebrato di venerdì 13, c'era uno di quegli scatolotti Smartbox per farti un weekend da qualche parte. Che scadeva a marzo. E quindi, dopo aver valutato le opzioni offerte dal sito e il fatto che non ci andava di prendere l'aereo e avremmo preferito la macchina (spendendo di fatto più che con l'aereo, visto che non avevamo tenuto conto di quanto cacchio la benzina costi in Italia rispetto a quanto poco costa in Germania), ci siamo diretti in Trentino. Per la precisione all'agriturismo Maso Pomarolli, zona comoda, non molto ampio parcheggio, a colazione c'è il dolce spettacolare, fanno un succo di mele che levati e l'orzotto alle erbe per cena (con costolette di maiale e altre cose che se ci penso ancora rutto) è una roba notevole.

Da lì abbiamo girato un po' fra cittadine, paesi, monti e robe, andando abbastanza a caso, seguendo il navigatore e il naso, ma soprattutto rilassandoci per due giorni, mangiando molto cose di tutti i tipi, fra polenta, selvaggine, dolci e porcame vario, facendo ben attenzione a non attivare internet sulla SIM italiana e vedendo un sacco di posti davvero belli. Considerazione 1: non ricevere posta legata al lavoro (o posta in generale) e stare staccato da internet per due giorni di fila è rigenerante. Se non sbaglio, non mi capitava dalle vacanze negli iuessei, ottobre 2011. Dovrei farlo più spesso. Considerazione 2: uhm, me la sono dimenticata. Comunque le montagne sono belle, andateci. tornare poi a casa e ritrovarsi fra le mani il cofanetto della terza stagione di Justified, beh, non ha prezzo (a parte quello pagato su Zavvi). Seguono foto a caso, cliccabili per ingrandire se proprio ci tenete.















Stasera double feature trash, Hansel & Gretel e Warm Bodies. Che poi c'è anche The Walking Dead.

 
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