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17.6.04

Cannes, velocemente


Quel che le mie pupille han visto, quando non si abbassavano implacabilmente sepolte dal sonno perso sulle finali NBA.

****I film per cui spoilero sono segnalati****

Selezione ufficiale concorso
La nina santa
di Lucrecia Martel [Argentina]
Filmetto a metà fra la commedia, il dramma e la denuncia non si sa bene di cosa, incentrato sui pruriti adolescenziali di due ragazzine cresciute a colpi di educazione cattolica. Sfocia spesso nel ridicolo, non so quanto volontario.

Quinzaine des realisateurs
Venus et Fleur
di Emmanuel Moret [Francia]
Commediola francese standard, che la butta sull'ingenuità e la semplicità. Credo si dica naif, ma non vorrei sbagliarmi. Scorre via placida e innocua, non fa manco tanto ridere, perdibilissima.

Quinzaine des realisateurs
Maarek hob
di Danielle Abrid [Libano/Belgio/Francia]
Premio Europa cinemas
Una devastante trapanata nei coglioni nominalmente da 90 minuti ma all'atto pratico lunga due vite e mezza. Ritratto di una famiglia di stronzi, cui fa capo il padre più stronzo di tutti. Senza senso, brutto da guardare, noioso come la morte. Roba da arrendersi al primo giorno.

Un certain regard
Non ti muovere
di Sergio Castellitto [Italia]
****SPOILER**** A Muccino, che pure non sopporto per mille motivi, ogni tanto mi viene voglia di rivolgere un ringraziamento, visto che pare finalmente gettata nel cesso la convinzione che il film italiano "impegnato" dev'essere un cesso mostruoso da guardare. L'opera seconda di Castellitto, peraltro, non mostra solo una bella confezione, ma anche valide doti di regista. Bravo nella costruzione della scena, nel trovare soluzioni particolari per farci vedere situazioni trite e ritrite, e soprattutto ottimo nella direzione degli attori, davvero tutti bravi, dai protagonisti alle comparse, e non penso solo per meriti loro (anche perchè non è che la Cruz o la Gerini sciorinino interpretazioni da Oscar a tutta randa). Ma se a vedere film italiani dotati di una qualche cura per l'immagine sto quasi cominciando ad abituarmi, quelli scritti così bene sono ancora rari. Il punto è accettare in nome dell'esaltazione dell'amore a tutti i costi un paio di assunti magari non credibilissimi (tipo Castellitto che tradisce la Gerini -faccia di cazzo, ma comunque gradevole all'occhio- per un roito clamoroso e lo stesso roito che viene trattato da Castellitto peggio della merda ma rimane comunque innamorato perso senza possibilità d'uscita). Fatto questo, ci sono dei bei dialoghi, con personaggi solidi e tratteggiati davvero bene -magari anche solo da un paio di battutine- e qualche sprizzo di ironia che non fa mai male. Le piccole cose, soprattutto, come la Gerini che di fronte alla figlia comatosa nel letto di ospedale le dice di allacciarsi il casco. Il problema, non so se di sceneggiatura o di mia allergia al tema, è che c'è poco coinvolgimento. La storia della ragazzina incidentata mi ha preso ma, per quanto importante, rimane a margine: il "grosso" del film è il triangolo amoroso e, francamente, del destino della zingara non me ne fregava davvero nulla. ****FINE SPOILER****
Nota a margine per la Penelope, che finalmente trova un ruolo adatto alla sua sofisticata bellezza. La parte della mezza albanese sciatta, brutta come la fame e affascinante come un paio di emorroidi durante un'attacco di diarrea, le calza a pennello. Forse era questo, il problema.

Quinzaine des realisateurs
Machuca
di Andres Wood [Cile/Spagna/Francia]
****SPOILER**** In Cile ci sono i comunisti e i borghesi, non si sopportano, fanno la lotta di classe e non potranno mai integrarsi. C'è però il super prete, fiscale ma simpatico e adorabile, che dirige la scuola dove si vogliono integrare i bimbi che non si possono integrare. Il borghesino timido ma tanto buono lega con Machuca, il bimbetto caffelatte nuovo iscritto alla scuola. Gli fa copiare il compito d'inglese e diventano amici, poi lo difende anche dal bimbo cattivo della scuola [che ovviamente è un biondo ariano stile Draco Malfoy] e diventano amicissimi. Fra l'altro c'è una bimba caffelatte, se la vogliono chiavare entrambi, ma lei è molto fuori dagli schemi, quindi non si concede a uno solo, ma se li slingua tutti e due. Non dimentichiamoci che c'è la lotta di classe e che il film è un documento di denuncia sociale comunista, quindi ci sono le manifestazioni e alla fine si vede che i borghesi sono borghesi e i poveracci sono poveracci, non si scappa. Anche la mamma del bimbo borghese, tanto brava e buona, in fondo è una gran stronza, che non vuole l'integrazione e che tira i ceffoni alla bimba figa, appena le girano le palle. E allora la bimba figa e Machuca litigano col bimbo Borghese. Intanto arriva l'esercito, che prende possesso della scuola e caccia tutti e fanculo ai caffelatte. Ma il prete fa l'uscita in grande stile, si mangia tutte le ostie e dice che quella chiesa non è più un luogo sacro. E mentre se ne va Machuca si alza in piedi a salutarlo, e allora si alzano in piedi tutti i bimbi e per ultimo, dopo averci pensato un po', si alza in piedi anche Draco Malfoy. Oh, capitano, mio capitano, chissà che succede se il bimbo va al campo profughi dove stanno i poveracci? Ma ovvio, arrivano i soldati, che fan su casino, iniziano a sparare e ammazzano un bimbo. Anzi, no, ammazzano una bimba, quella che fra i tre si era rivelata più stronza. E allora il bimbo borghese scappa, no, lo scambiano per un poveraccio, no, guardami, sono borghese, ah, ok, vai. Perché è inutile, siamo troppo diversi. ****FINE SPOILER****
Bah, filmetto, ben confezionato, anche divertente, ma poca roba.

Quinzaine des realisateurs
Ano Tonneru
di Manda Kunitoshi [Giappone]
Horror nipponico che, come tutti gli horror nipponici, ha qualche idea affascinante e almeno un paio di momenti inquietanti. Il problema è che la realizzazione è davvero dilettantesca e si finisce a ridere di ciò che accade sullo schermo per la maggior parte del tempo. Di buono ha che dura poco.

Quinzaine des realisateurs
Khab e talkh
di Mohsen Amiryoussefi [Iran]
Menzione speciale Camera d'or
Praticamente la versione iraniana di Six Feet Under: si ride, ci si disgusta un po' per il lavoro di becchino e ci si annoia anche un po'. Direi che gli elementi ci sono tutti.

Selezione ufficiale concorso
Le conseguenze dell'amore
di Paolo Sorrentino [Italia]
Strana storia agrodolce su un tizio che fa la vita dell'ameba in un albergo. Nasconde ovviamente qualcosa, ma non è necessario stare a spiegarlo. Un po' pretenzioso, con 'sta voce narrante che se la tira a dismisura, ma bello da vedere, scritto abbastanza bene e con un'amarezza di fondo che non mi è dispiaciuta per nulla.

Selezione ufficiale concorso
Comme une image
di Agnes Jaoui [Francia]
Gran bel film, questo, super-commediona agrodolce sui piccoli orrori della vita quotidiana. Personalmente ho una certa antipatia per il gusto dell'esagerazione assurda che hanno i francesi quando vogliono far ridere, e secondo me in questo contesto "realistico" stona il triplo, ma nel complesso è un film piacevolissimo, solido e divertente. Bravi gli attori, scritto bene, poco da dire.

Quinzaine des realisateurs
The Woodsman
di Nicole Kassel [USA]
****SPOILER**** Kevin Bacon -bravissimo e invecchiatissimo, ma con la solita voce spettacolare- è in libertà vigilata, dopo 12 anni di prigione per pedofilia. Il film racconta il suo tentativo di adattarsi nuovamente a una vita normale. Ancora, un film ben scritto e recitato, che soffre forse un po' di certe forzature. Immagino l'idea fosse di veicolare un messaggio stile "succede anche nelle migliori famiglie", però alla fine stride un po' che il pedofilo esca di prigione, si accoppi con la gnocca molestata da piccola, sgami un altro pedofilo sul fattaccio e si sfoghi riempiendolo di botte e guadagnando così la stima del poliziotto che lo disprezzava e voleva fotterlo, cada in tentazione con una bimba ma si fermi perché questa gli racconta che il padre la molesta... ok la catarsi, ma forse qua si è perso il controllo. Non che la cosa mi dia particolarmente fastidio, anche perchè sennò non sarei fan di telefilm in cui l'Enterprise becca tutti i pianeti interessanti, ogni mostro figo passa da Sunnydale e qualsiasi caso misterioso in mano all'FBI ha a che fare con gli alieni, però c'è un limite a tutto. ****FINE SPOILER****
Nota di demerito per l'Excelsior che spara a mille il volume di un film la cui colonna sonora era già trapanante di suo.

Quinzaine des realisateurs
En attendant le déluge
di Damien Odoul [Francia]
Una colossale merdata francese da festival.

Quinzaine des realisateurs
The taste of tea
di Ishii Katsuhito [Giappone]
I sogni sono il filo conduttore che lega i protagonisti di questo gioiellino. Mamma Yoshiko sogna di realizzare cartoni animati, la piccola Sachiko sogna una versione gigante di se stessa che se ne va in giro assieme a lei, suo fratello Hajime sogna di giocare tutti i giorni a go con la nuova [fichissima] compagna di classe, il nonno sogna di incidere una canzone... Un racconto poetico, struggente e divertentissimo, sulla vita di una famigliola che abita nella campagna giapponese, sulle loro speranze e le loro abitudini. Giapponese fino al midollo, nella cura per l'immagine, nella capacità di esplodere con improvvise cariche di demenza totale (roba da sala in delirio di risate e applauso spontaneo), di colpire con una caratterizzazione a tratti esasperata -ma allo stesso tempo credibilissima- di ogni personaggio, di commuovere con la tenerezza di alcune situazioni. Una montagna russa emotiva che colpisce per la simpatia e la bravura di tutti gli attori e per la semplicità di ciò che racconta. Forse poco studiato per il pubblico occidentale, certo non come il Kitano medio, ha qualche momento un po' poco comprensibile per chi non conosce il mondo giapponese, ma rappresenta le migliori due ore e mezza del festival, perlomeno fra quel che ho visto.

Selezione ufficiale concorso
Exils
di Tony Gatlif [Francia]
Premio miglior regia
Un pirla algerino e la sua donna partono dalla Francia alla ricerca delle loro origini in un viaggio a piedi e a scrocco in treno. Riprendono il tutto e ne fanno un film, anche bello da vedere, ma pretenzioso e noioso a dismisura. Divertente come un mazzetto di cartoline osservato per 103 minuti.

Quinzaine des realisateurs
Mur
di Simone Bitton [Francia]
Un documentario sulla costruzione del muro che separa Israele e Palestina e sulle conseguenze della stessa. Interessante, ma pesante come un macigno.

Quinzaine des realisateurs
Gavkhouni
di Behrouz Afkhami [Iran]
Un'ora e mezza in soggettiva con un pirla che ci racconta tramite voce narrante la storia del suo complesso rapporto col padre. Insopportabile, dopo mezz'ora siamo andati a mangiare al ristorante giapponese, che era dalla visione di The Taste of Tea la sera prima che avevamo voglia.

Selezione ufficiale concorso
Old Boy
di Park Chan-Wook [Corea]
Gran premio della giuria
Park Chan-Wook è dotato di un talento registico davvero notevole. In compenso gli manca il senso della misura. Old Boy è tanto, tantissimo, ma sotto molti punti di vista finisce per essere troppo. In negativo mi ha ricordato parecchio Na-Bi, altro film coreano visto a Venezia l'anno scorso: entrambi premono a mio parere troppo il pedale sui toni ipermelodrammatici. Io amo l'esagerazione in questo senso, tipica, per fare l'esempio più ovvio, del John Woo prima maniera, ma secondo me qui si esagera e il risultato è che ne perde il coinvolgimento, non si empatizza coi personaggi e si vive con distacco la narrazione, peraltro davvero troppo (sempre lui) tirata per le lunghe nel blocco centrale. Non so se sia un tratto distintivo dei film di genere coreani o se ho beccato gli unici due realizzati in questo modo, ma non importa. Rimane comunque un film che è una gioia da vedere, e ascoltare, un tutt'uno di immagini e suoni semplicemente spettacolare. Fra le tante belle sequenze, svetta nella mia testolina il momento "picchiaduro a scorrimento" nel corridoio, davvero troppo videogiocoso per non pensare che Wook avesse in mente uno Streets of rage a caso mentre lo realizzava.

Quinzaine des realisateurs
La blessure
di Nicolas Klotz [Belgio]
L'ennesima manfrina sui problemi degli immigrati in Francia, con in più la singolare caratteristica di durare 165 minuti. Anche interessante, eh, ma insostenibilmente lento. Ho seguito i primi dieci minuti, poi ho appoggiato la testa sulla spalla della Ru e mi sono appisolato. Al risveglio era passata circa mezz'ora e abbiamo concluso che era il caso di uscire. Dopo cena, ci siamo presentati al Plinius per vedere un altro film e ci siamo resi conto che questo non era ancora finito. Inaffrontabile.

Semaine de la critique
Sotto falso nome
di Roberto Andò [Italia/Svizzera]
Promemoria: ricordarsi di non parlare mai bene del cinema italiano.

Dintorni
L'esquive
di Abdellatif Bechiche [Francia]
L'ennesimo immigrato francese ha comprato la videocamera digitale e ha deciso di fare un filmino su dei ragazzini immagino amici suoi. Incredibilmente ne è uscita fuori una cosetta di poche pretese, ma molto divertente, grazie soprattutto alla bravura dei pirletta e ai dialoghi frizzantissimi. Piacevole.

Quinzaine des realisateurs
L'odore del sangue
di Mario Martone [Italia]
"Il film che segna il ritorno alla regia cinematografica di Martone, dopo quasi sei anni di assenza." Che culo! Dopo un incipit degno di uno spot mentos, Martone prova a calarci nella squallida realtà di una coppia di stronzi, Fanny Ardant e Michelle Placido (bravi, soprattutto lui) e a raccontarci le loro storie di sesso perverso. Intrigante, interessante e "fastidioso" per una mezz'oretta, finisce poi per perdersi nella comicità involontaria: chiunque fosse entrato nel cinema durante gli ultimi 40 minuti avrebbe creduto di essere davanti a un film demenziale. Momento cult: "Mi sono fatta incolaare." Delirio in sala.

Quinzaine des realisateurs
Tarnation
di Jonathan Caouette [USA]
L'emblema dello stronzo a cui han regalato una videocamera digitale per Natale e che si è convinto di poterci fare un film. 'sto pirla ha raccolto tutti i filmini che ha girato da quando aveva 5 anni, ci ha aggiunto una manciata di fotografie, ha montato il tutto assieme con un'estetica gay/fighetto/pretenziosa e ha allegato una colonna sonora da mal di testa immediato. Il risultato è un racconto della sfigatissima vita sua e di chiunque gli giri attorno, che alla fine ha pure l'effetto Grande Fratello di incuriosirti su come andrà a finire, ma risulta davvero insopportabile. Mal di testa, ripeto.

7.1.04

28 giorni dopo


28 Days Later (GB/Francia, 2002)
di
Danny Boyle
con
Cillian Murphy, Christopher Eccleston, Brendan Gleeson

Con questo film ho perso l'ultima oncia di fiducia nell'operato di Danny Boyle. Trainspotting a suo tempo mi aveva fulminato, ma ero un adolescente alcolizzato e, francamente, dal ricordo che ne ho e a giudicare dai film successivi di Boyle (che ricordo con maggiore chiarezza), dubito che rivedendolo lo apprezzerei allo stesso modo. A life less ordinary era appena appena divertente, The Beach si rivelò una gran cagata e questo 28 giorni dopo ne è la risultante merda fumante.

Un filmetto mediocre, un horror che di buono ha giusto l'idea di partenza (ovvero l'unica cosa non partorita da Boyle e dal suo degno compare Garland) e i primi minuti, ma che scivola velocemente nell'inutile e fastidioso. Boyle dimostra di fottersene altamente della possibilità di raccontare alcunché e passa tutto il tempo alla ricerca dell'inquadratura più ganza possibile: chiaro che, dai e ridai, fra una spennellata in digitale e l'altra, ogni tanto salta fuori qualche immagine evocativa (Manchester in fiamme, l'apparizione del jet fra le nuvole al termine dell'inseguimento sotto la pioggia), ma nel complesso il risultato è irritante e crea il solo effetto di generare distacco dal racconto, di non far appassionare per nulla alle vicende.

Un taglio pretenzioso e supponente, una colonna sonora quasi sempre fuori posto e una sceneggiatura all'insegna del prevedibile e dello sciatto, con personaggi insopportabili che dicono solo banalità e fesserie, completano il quadro. Non bastasse tutto questo, il film è un continuo e inesorabile declino: parte in maniera intrigante, prosegue a suon di fighetterie inutili e degenera, più o meno in concomitanza con l'arrivo al campo militare, in un tripudio di trash involontario e moralismi squallidi.

E mi ero perfino dispiaciuto di averlo perso al cinema, dove posso solo immaginare quanto rendesse bene quel digitale di merda...

 
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