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21.9.03

Terminator 3 - Le macchine ribelli


Terminator 3 - Rise of the Machines (USA, 2003)
di Jonathan Mostow
con Arnold Schwarzenegger, Nick Stahl, Claire Danes, Kristanna Loken


Una delusione completa, senza tanti giri di parole.
Non mi aspettavo certo un film all'altezza dei due di Cameron, ma neanche questa zozzeria. Le premesse, in fondo, non erano malvage: ok, non è scritto e men che meno diretto da Cameron, ma l'idea di vedere scoppiare il casino col giorno del giudizio mi attirava e Jonathan Mostow è un discreto mestierante, che il suo compitino su commissione lo svolge bene (U-571 era valido e, in effetti, i drammi di T3 mi sembrano in minima parte dovuti a lui).

Ma è andata male.
Il motivo principale è la sceneggiatura, veramente infima. Il soggetto di partenza non è malvagio, poteva essere un clamoroso ritorno alle atmosfere opprimenti e senza speranza del primo film, con quest'idea del futuro inevitabile che porterà comunque alla fine del mondo, e ci sono tante idee carine basate sui paradossi temporali (per esempio Connor che viene ucciso nel futuro dal T-800 perchè si fida di lui e lo stesso T-800 che glie lo dice poi nel passato). Ma il tutto è scritto troppo di merda per poter funzionare. I dialoghi sono ridicoli quando provano a essere seri e disarmanti quando tentano di far ridere (ma poi perchè tutte 'ste gag comiche? Nei primi due film erano pochissime e bilanciate, qui quasi non c'è altro, ma soprattutto fanno cacare, perchè almeno fossero belle non ci sarebbe mica nulla di male). I personaggi sono tutti, dal primo all'ultimo, ridotti a infime macchiette (il Thunderbolt Ross di Hulk esce ingigantito se paragonato alla checca militare di 'sto film) e le poche battute e situazioni decenti sono copiate dai primi due episodi.

Che poi, non fraintendiamo: non tutto (ed è tanto) ciò che va a citare T1 e T2 è ottimo, anzi, la maggior parte delle scene riprese ne esce malissimo. In generale, poi, il film sembra proprio la versione tamarra e rifatta in peggio di T2, con lo stesso svolgimento, gli stessi antagonisti, le stesse sequenze d'azione, perfino le stesse gag e gli stessi dialoghi. Non mancano poi le citazioni da T1 (la pressa finale, per esempio, o lo stesso fatto che in pericolo c'è una coppia che deve figliare), ma anche qui il paragone è imbarazzante. E poi ci sono voragini di sceneggiatura: parliamone, com'è possibile che una ragazzina, il suo ganzo e un gigante con pezzi di metallo che gli spuntano dagli zigomi entrino tranquillamente in una base supersegreta militare e arrivino al centro di comando? Che è, siccome è figlia del capo non c'è problema? Manco la scortano? Ah, no, aspetta, ci pensa Schwarzy, sfascia tutto lui all'ingresso, tanto i sistemi di sicurezza sono disattivati da Skynet e i soldati americani, si sa, sono tutti incapaci. Ma poi le password. Ma dico io, questo conserva i codici per aprire il super bunker diddio dentro la cassaforte, giusto? Ok, non sono poi 'sti codici importantissimi, visto che alla fine là dentro non c'è Skynet, ma semplicemente un bunker, per cui posso capire che abbia senso non farli troppo "nascosti". Ma allora perché cazzo farli così complicati? Sul monitor ti appare il colore della sezione e il numero di pagina (immagino a caso), tu apri il libretto e li inserisci. Semplice, no? Sì. Quindi certo non è un sistema di protezione, un coglione qualunque può usare quel libretto. E allora PERCHÉ CAZZO NON SCRIVERE DIRETTAMENTE TUTTI E DUE I CODICI E FARLA FINITA?!?!?!? Cristo, è un bunker in cui bisogna entrare velocemente per nascondersi da chissà quale pericolo, che cazzo di senso ha perdere tempo a sfogliare un libretto di merda???!?!?!?!?!
Ok, lasciamo stare. Perché c'è altro di cui parlare.

John Connor non è più John Connor, è un culattone che fa pompini nel parcheggio del quartiere per quattro soldi [cfr. Twist, da Venezia/Locarno a Milano 2003]. Si porta a letto Claire Danes dopo che è finita sotto un autobus, ma arriva il T-1000 che gli rovina i piani. Dopo 10 anni, si rende conto che il suo destino è di scoparsela, perché i loro figli saranno importantissimi.
E qui salta fuori la grande scoperta! John Connor è un povero deficiente, alla faccia del supercapo, si fa infinocchiare dal primo T-800 di passaggio (probabilmente perché gli offre abbastanza soldi per una marchetta) e muore come un coglione. Saranno i suoi figli a salvare l'umanità. No, dico, tre film a proteggere uno stronzo il cui ruolo alla fin fine è quello dello stallone da monta?
Che poi a proteggerlo c'è un T-800 chiaramente sovrappeso, con le manigliette dell'amore e le rughe affascinanti in faccia.

E la mamy: che fine ha fatto Sarah Connor? Si è tagliata le vene per la disperazione quando ha visto che hanno sostituito il suo amato figlio tossicodipendente con un marchettaro? Peggio: è morta di leucemia autoindotta pur di non partecipare a questa farsa e addirittura si è fatta cremare e ha fatto nascondere un bazooka nella sua tomba, proprio per non apparire manco imbalsamata. Fra l'altro la tomba è nella cripta dove vive Spike.
Ma poi 'ste macchine, che cazzo, mandano un modello arretrato rispetto all'ultimo che ha fallito? Che è 'sto T-900, ha la ficata del metallo liquido handicappata dall'endoscheletro metallico? Proprio utile! Che grande idea mandare il modello vecchio a compiere non solo il lavoro che il modello successivo ha fallito, no, anche a far fuori altra gente, i luogotenenti [ROTFL] di John Connor. Non mi meraviglio che nel futuro Skynet e la sua armata di invincibili robot spaccaculi saranno sgominati da quattro stronzi col mitra.

Che poi, parliamone, di 'sta fighetta. Ok, la sensazione di onnipotenza, di "avete solo da scappare" del primo film è irripetibile e già mancava nel secondo. Perché è chiaro che se i due antagonisti sono entrambi macchine, per quanto una possa essere più forte, la sensazione di potenza soverchiante viene comunque a mancare (tant'è che Schwarzybbello ne esce quasi sempre intatto, dagli scontri). Però Robert Patrick aveva una faccia, delle movenze, un'aria troppo da killer implacabile, e riusciva comunque ad essere sul serio angosciante.
Questa che ha, oltre alla sculettata robotica (divertente, eh) e al braccio lego technics? *N*U*L*L*A* Se proprio si vuole cercare il pelo positivo nell'uovo negativo, si può dire che ha un paio di momenti, di flash, in cui mi ha ricordato un vero e cazzuto Terminator. Quando è sul tetto della macchina, con Connor che la smitraglia e lei, subito prima dell'impatto col camion, ha quel fulmineo scatto in avanti per afferrare il regazzetto, e nello scontro nei cessi, quando ha il piede di Schwarzy in faccia e spunta solo l'occhio, fisso e impenetrabile. Ma, ancora, sono quisquilie, pagliuzze che si perdono in un mare di merda, e allora anche l'unica altra idea carina, lo sguardo mutato in disperazione quando sta per schiattare, alla fin fine copia quello del T-1000...

Insomma, è tutto un cesso, tutto da buttare?
No, purtroppo no. Il vero dramma è questo, che non è una porcata completa e totale, che ha qualche lampo positivo e allora ti fa rosicare il triplo, troppo di più, perché ti rendi conto di quanto avrebbe potuto essere meglio. Le sequenze d'azione sono valide, divertenti, casinarissime, prive di qualsiasi remora a spenderci tutti i soldi a disposizione. Gli effetti speciali sono sul serio notevoli, ho notato pochissimi momenti bassi e in generale è tutto di grande effetto.

E l'epilogo, pure, è gustoso. Perchè finalmente sembra a tornare ciò che sul serio mancava al resto del film e invece caratterizzava tanto bene il precedente e, soprattutto, il primo: quel meraviglioso senso di oppressione, di ineluttabilità, di "condanna a morte" a cui sei destinato e non puoi sfuggire. Il padre di lei che li manda con l'inganno a nascondersi, perché ormai tutto è perduto, ma almeno loro si salveranno. Le macchine che si attivano, grazie anche all'(ennesimo) errore umano e cominciano a prendere il controllo, a sterminare. L'arrivo nel bunker, la consapevolezza di avere fallito. L'inizio dei bombardamenti, il cielo coi missili che partono, le prime comunicazioni via radio. Già, molto carino... peccato che ci sia quella stramaledetta puttana di voce narrante che dice solo e unicamente cazzate.
FATELO STARE ZITTO!

P.S.
Per favore, per pietà, qualcuno insegni l'inglese agli italiani. Non è possibile, non lo sopporto, non lo concepisco proprio che quando appaiono scritte in inglese su schermo le si debba doppiare. È una cosa oscena, che rende ridicolo il Terminator (e ancora si sopporta a fatica), ma per esempio stuprava un sacco di bei momenti di Sfera. E poi i doppiatori, cristo dio, ma che razza di scarti da starda han preso per i due ragazzi? Ma andate a lavorare, perlamadonna.

P.P.S.
Comunque T3 è un'ottima macchina di marketing: il ricordo dei primi due film ne esce talmente ingigantito che adesso vado su play.com a ordinarmeli.

P.P.S.S.
Parliamoci chiaro: questo è il pilota di un telefilm. Magari sbaglio e faranno T4 con le macchine che sfascian giù tutto e la guerra totalglobale, ma a me sembra veramente che tutta questa carne al fuoco permetta lo sviluppo di 7 belle stagioni che ci porteranno da "il giorno del giudizio" a "il giorno in cui Gianni e Pinotto Connor fanno il culo a Skynet". Ovviamente, come tutti i telefilm americani nati a cazzo da film di successo andati in vacca, inizieranno con prime stagioni di successo ma inguardabili, miglioreranno negli anni e giungeranno a diventare quantomeno intriganti per le belle trame a lunga gittata. Ne nascerà poi uno spin-off che racconta le avventure, i sogni e le speranze di un giovane Kyle Reese, ma avrà poco successo e si chiuderà con un cliffhanger di fine stagione: Reese parte con la macchina del tempo.

19.9.03

Venezia/Locarno a Milano


Primo giorno, l'unico dedicato a Locarno
I pardi di domani
Ora o mai più
di Lucio Pellegrini
Un gruppo di ragazzetti tiran su un centro sociale, coinvolgono uno che ci azzecca poco perché fa l'università assieme al compagno di stanza un po' stronzo e fighetta ma alla fine tanto buono, però poi alla fine questo che non ci capisce un cazzo di lotta e politica diventa forte fico e cazzuto, tira fuori le palle e diventa il capo, anche perchè il capo si ricorda di essere il prila toscano di Ovosodo e gli cede posto e la donna, e allora dopo anni di astinenza si tromba, e poi il centro sociale di quattro sfigati diventa grosso e importante, si fanno i soldi, si fuma si tromba si beve, la vita è bella, si va al G8, i celerini son fascisti, ci picchiano ci stuprano ci sbattono nel lager, tu stronzo non sei venuto perché avevi l'esame, no, il cazzo, sono venuto e mi hanno pure menato, ma non te lo dico perché sennò pare che mi vanto, ma allora non è tutto gioia, c'è anche il dolore, dai picchiamo i fascisti e accoltelliamo per sbaglio il tuo vecchio amico, così almeno il film finisce, che vita di merda, finiamo a fare i pirla qualunque con una carriera lavorativa normale, sì però alla fine siamo tutti bravi belli e buoni e poi nel mondo c'è sempre speranza.
Bah.

Concorso, suppongo
Maria
di Calin Netzer
Miglior attore
Miglior attrice
Menzione speciale della giuria

Una madre di famiglia ha un marito stronzo, vive in Romania e non ce la fa a mantenere i figli, quindi decide di vendersi ai camionisti. La vita migliora, poi peggiora, poi va tutto a puttane quando sembra che stia per esserci il lieto fine. Solita roba di degrado, qualche risata, niente di particolarmente significativo, a parte le prove degli attori effettivamente molto bravi.

Concorso, suppongo
Khamosh Pani
di Sabiha Sumar
Pardo d'oro
Miglior attrice
Film pakistano di politica, religione, condizione difficile delle donne, conflitti d'amore e d'onore, qualche piccola tragedia e un po' di allegria che si spegne mano a mano. Tante belle immagini.

Concorso, suppongo
Il dono
di Michelangelo Frammartino
80 minuti di splendide cartoline che raccontano una storia cui non avrei francamente dato più di mezz'ora. Se non mi sono annoiato è perché volevo sapere dove sarebbe andato a parare, ma penso soprattutto perché al primo giorno di festival sono molto tollerante. La Repubblica lo indica come vera rivelazione del festival. Non so, può essere, ma siamo troppo lontani dalla mia idea di cinema perchè me ne renda conto.

Concorso, suppongo
Calendar Girls
di Nigel Cole
Full Monty, Lucky Break (Venezia 2001), Sliding Doors, Svegliati Ned, L'erba di Grace, giusto all'ultima Cannes c'era La grande seduction: siamo sempre lì, commediole allegre e felici, spensierate ma, cazzo, che ti fanno riflettere, perché il mondo non è solo gioia, c'è anche il dramma e noi sappiamo raccontartelo. E allora, fra una risata e l'altra, riesci anche a soffermarti sulle cose brutte della vita, ma sempre in maniera intelligente e lieta, perché sdrammatizzare è importante, e poi questi grandi vecchi attori sono troppo bravi e in fondo, dai, per essere uno di quei film è anche ben curato sul piano dell'immagine.
Boh, non so, in genere sono pellicole che non mi piacciono, anche se qualche risata ogni tanto la strappano, e finisco per rompermi le palle verso metà. Appunto quello che è successo ieri sera: dopo un'ora circa, quando fra l'altro potevano tranquillamente chiudere la storia invece di tirare avanti, ho cominciato a non poterne più. E poi non è possibile che finalmente smette di fare caldo a Milano e devo sudare al cinema.




Secondo giorno
Controcorrente - Concorso
The five obstructions
di Jorgen Leth e Lars Von Trier
Immane pippa mentale sotto forma di conversazione fra i due registi, che si sprecano in complimenti a vicenda e si divertono a dir vaccate guardando i cortometraggi che il primo realizza sotto indicazioni del secondo. Divertenti i dialoghi, molto belli almeno un paio dei cortometraggi.

Fuori concorso
Matchstick Men
di Ridley Scott
Lontanissimo dalle atmosfere cupe e fumose dei suoi primi film e da quelle epiche e baraccone degli ultimi, Ridley Scott, con questa deliziosa commedia agrodolce, realizza un po' il suo Catch me if you can. Un amore di film, con un Nicolas Cage davvero bravo e in generale un cast molto buono. Non mi aspettavo nulla e non sapevo nulla, ho finito per adorarlo.

Concorso
The Floating Landscape
di Lai Miu Set
Romanzetto rosa in salsa di soia, con due protagonisti azzeccati che sanno subito catturare simpatia (carinissima lei, fra l'altro), qualche momento molto bello e qualche momento invece un po' pacchiano. Comunque gradevole, anche perchè, da bravo film cinese da festival, ha una notevole cura per l'immagine.

Controcorrente - Concorso
Il ritorno di Cagliostro
di Daniele Ciprì e Franco Maresco
Delirante e surreale racconto di un'immaginaria casa di produzione cinematografica degna del peggior Ed Wood. E in effetti il film sembra un po' un misto fra Ed Wood di Burton e Forgotten Silver di Jackson, solo rielaborato in chiave Cinico TV. Personalmente, mi sono ammazzato dalle risate.




Terzo giorno
Fuori concorso
Once Upon a Time in Mexico
di Robert Rodriguez
Il terzo film della trilogia sta al secondo più o meno come il secondo stava al primo. Più pulitino, più perfettino, girato meglio, più esagerato e curato, sembrerebbe con più soldi, di sicuro con più personaggi e storia, però forse anche meno bello e divertente (magari pure perchè arriva dopo, boh... ). Verso metà, subito prima del mega scontro finale, quasi mi annoiavo. Peccato, perchè, per assurdo, il film è un filo troppo lungo, ma i tanti (divertentissimi) personaggi magari meritavano più spazio. Il meglio è l'inseguimento da incatenati (ma poi perchè li incatenano e se ne vanno?).

Concorso
Les Sentiments
di Noemie Lvovsky
La classica commedia francese da festival, che comunque è sempre meglio del classico film francese da festival. Commediola spumeggiante, che sdrammatizza, ma non nasconde un pesante retrogusto di amarezza e dramma, pronto a esplodere nel finale. Sa un po' (tanto) di già visto, ma scorre via liscia, fra una botta di moralismo e l'altra.

Controcorrente, Concorso
Lost in Translation
di Sofia Coppola
Premio per la miglior attrice a Scarlett Johansson
Non sono un fan de Il giardino delle vergini suicide, che trovo bellissimo da vedere, ma scritto maluccio (problemi miei, immagino, visto come lo osannano tutti), ma questo film è stupendo. Bill Murray è adorabile, voglio assolutamente andarci pure io, in Giappone assieme a lui, e in generale questo sì, che ha una sceneggiatura coi controcazzi. Un'amicizia bella e intensa, seppur da una manciata di giorni, raccontata con un garbo fuori dal comune. Divertentissimo e struggente. Finora il meglio, assieme a Scott.

Controcorrente, Concorso
Vodka Lemon
di Nineer Saleem
Premio S.Marco per il miglior film
Tragicommedia sulla vita (dei parenti) dopo la morte (dei cari estinti) in un paesotto curdo (se non ricordo male). Divertente, ma un po' lento nella parte iniziale, cosa che cozza proprio male con la digestione di un double whopper cheese menu medio + nuggets da 6. In ogni caso non mi è sembrato 'sta gran roba ed è folle che abbia vinto nella stessa sezione del film della Coppola.

Concorso
Segreti di stato
di Paolo Benvenuti
Ricostruzione appassionante, schietta e fredda di cosa è effettivamente successo a Portella della Ginestra. Basato su testimonianze e documenti assortiti, Segreti di stato è totalmente privo di enfasi o esagerate drammatizzazioni: non si simpatizza particolarmente per l'uno o per l'altro personaggio e ci si limita ad assistere a un racconto dei fatti. Non so quanto si possa considerare attendibile e francamente non mi interessa, il punto è che si tratta di un bel film.




Quarto giorno
Fuori concorso
Red, White & Blues
di Mike Figgis
A ogni rassegna c'è il film musicale blueseggiante che danno all'Anteo. Questo, in particolare, si sofferma a raccontare la storia del blues americano tramite la voce e gli strumenti di numerosi pezzi grossi dell'ambiente. Visione ovviamente piacevolissima, si distingue dal solito per quel look da Sony Digital Camera che piace tanto a Figgis.

Concorso
Sjaj u ocima
di Srdjan Karanovic
Divertente e delicata commedia sentimentale con due protagonisti un po' folli (bella manza lei), che vedono la gente morta (e non solo). Entrambi parlano e conversano con parenti e amici vari lontani o morti, immaginandoseli ben presenti al loro fianco. Il delirio comincia quando i rispettivi "fantasmi" cominciano a interagire fra di loro.

Controcorrente concorso
Last life in the universe
di Pen-ek Ratanaruang
Premio per il miglior attore ad Asano Tadanobu
Credo sia la prima volta che vedo un film Thailandese, ma tanto la differenza con quelli giapponesi non si nota (e poi due dei personaggi son giapponesi e parlano giapponese). In ogni caso, un film molto particolare, malinconico, struggente, ovviamente, essendo orientale, capace di sdrammatizzare anche in maniera demenziale, ma molto, molto intenso. Effettivamente bravo lui, che fra l'altro interpreta un personaggio meraviglioso. Finale stupendo, praticamente un'edizione ridotta dell'interminabile pappardella che conclude l'altrimenti bellissimo La 25esima ora.

Concorso
Pornografia
di Jan Kakub Kolski
Due vecchi porci scommettono che riusciranno a far chiavare la strafiga ragazza di buona famiglia (promessa in sposa a un avvocato) con lo stalliere. Il tutto nello scenario di una Polonia occupata dai nazisti. Pare una cagata e invece è un film discreto, con una bella fotografia, dei personaggi intriganti e una sceneggiatura che acchiappa. Un po' lento, toh.

Settimana internazionale della critica
Twist
di Jacob Tierney
Ok, lo ammetto, non ho mai letto Oliver Twist, per cui non so quanto possa essere fedele al libro. Comunque è una versione ammodernata, ai giorni nostri, in cui Oliver viene tirato dentro un giro di droga e prostituzione minoril/maschile. Bravi attori, ma direzione piatta e mediocre, per un film molto crudo e schietto, che non riesce purtroppo ad andare oltre la faccia da film verità Hallmark. Comunque si lascia guardare.

Controcorrente concorso
Antenna
di Kazuyoshi Kumakiri
Un ragazzo sconvolto dalla scomparsa della sorella minore avvenuta anni prima (Fox Mulder, praticamente) e da altri fatti spiacevoli familiari (tipo lo zio che si impicca dopo che per anni ha molestato sessualmente la bimba in questione) decide, ovviamente, di farsi psicanalizzare da una regina del sadomaso. Ne esce fuori un delirio horror/erotico, con 'sto fesso che passa buona parte del tempo a farsi a fette il petto con una lametta e tirarsi un sacco di seghe. Sostanzialmente una cacata, ma ha qualche momento molto evocativo nella sua componente horror e alla fin fine sono rimasto a guardarlo tutto senza annoiarmi. A 'sto giro mi sento tollerante.




Quinto giorno
Concorso
Baram-Nan Gajok
di Im Sangsoo
Nei film coreani, in particolar modo se da festival, ci devono sempre essere un sacco di sesso, sangue a profusione e morti violente. Non che mi lamenti, eh, anzi, poi 'sto film è ottimo, proprio ben girato, divertente e a un certo punto quasi commovente. Di che parla? Un avvocato si tromba segretarie varie, sua moglie decide quindi di farsi un sedicenne del palazzo accanto. Si intreccia qualche tragedia.

[Inciso] A quinto giorno inoltrato ancora nessun film mi ha fatto irritare, addormentare, scappare dalla sala o anche semplicemente schifo. Ed è record.

Nuovi territori
L'ultimo piano
di Paolo Scarfò
Dita in gola. Sono scappato dopo venti minuti.

Concorso
Le cerf volant (l'aquilone)
di Randa Chahal Sabbag
Gran premio della giuria
Leone d'argento
Due villaggi da parti opposte del confine fra Libano e Israele "comunicano" a colpi di megafono. La bimbetta del villaggio deve sposarsi dall'altro lato, ma ovviamente si innamora di un militare della fazione opposta e finisce tutto in casino (ok, lo ammetto, non mi ricordo come funzionavano tutte le relazioni, stavo digerendo l'oscido panino francese del McDonald's). Comunque, film furbetto, che fa un sacco ridere, ti sbatte in faccia una tragedia non troppo pesante, riesce a essere serio e impegnato senza menarsela troppo e, insomma, scorre via leggero. MI-TI-CA (Galeazzi) la madre panzona che interroga al megafono sulle dimensioni dell'uccello del futuro sposo di sua figlia.

Settimana internazionale della critica
Ballo a tre passi
di Salvatore Mereu
Il tipico film italiano (sardo, in realtà) da festival: medio in tutto. Non è brutto, ma francamente non mi sembra manco bello. Strappa qualche risatina, prova ad essere intenso qua e là, ma sostanzialmente scorre placido e piatto per quasi tutti e quattro gli episodi che lo compongono, senza annoiare, ma senza destare particolari emozioni. E poi ha quella faccia smunta, spenta, sciatta, tipica dei film italiani che "no, io non sono commerciale come Muccino". Dopo tre raccontini abbastanza mediocri, sembra improvvisamente capace di diventare un bel film sull'ultimo episodio, ma poi si rende conto della cazzata che sta facendo e ci mette un finale letteralmente osceno, che riabbassa la media.




Sesto giorno
Concorso
Rosenstrasse
di Margarethe Von Trotta
Coppa volpi per la migliore attrice a Katja Riemann
Un film di ebrei. E la descrizione potrebbe fermarsi qua. Ora, io non è che voglia mettere in dubbio la buona fede della Trotta, ma è sul serio troppo facile fare 'sti filmetti sciapi puntando sul fatto che tanto chi cazzo avrà mai il coraggio di criticarti. C'è tutto: la storiella strappalacrime, la mamma e la bimba scassacoglioni separate, i tre/quattro nazisti buoni per far vedere che non si stereotipa e non sono tutti macchiette (che poi i buoni son quasi tutti parenti/amici dei protagonisti, non vale col cheat!), la narrazione presente/passato (tra l'altro impacciatissima, con quel cambio di fotografia per sottolineare che altrimenti non si capirebbe un cazzo di cosa succede)... Poi per carità, non è osceno, anzi, è bello furbetto e accattivante, tant'è che sostanzialmente non annoia. Ma manco emoziona. Piatto. Nullo.

Settimana internazionale della critica
Ana y los otros
di Celina Murga
Solito film argentino con gente che non fa altro che parlare recitando dialoghi bruttarelli. Una sosia di Irene Grandi va in giro a parlottare del nulla coi suoi vecchi amici e fracassa le palle di noi poveracci che la guardiamo. Per fortuna dura poco e ha almeno un paio di dialoghi divertentissimi, come quello in cui Ana dà lezioni di tacchinaggio al bambino.

Nuovi territori
Mattatoio
di Akab Ok
I film italiani e il cinema Mexico formano un pessimo binomio.

Controcorrente concorso
Pitons (Pitone)
di Laila Pakalnina
Una strana commedia (lituana) che ha momenti di grande comicità surreale, affogati però in una totale assenza di ritmo. Probabilmente, se fosse stato il primo film della giornata, o se fossimo ancora ai primi giorni di rassegna, l'avrei visto fino in fondo. Invece me ne sono tornato a casina bella.




Settimo giorno
Nuovi territori
O prisioneiro de grade de ferro (auto-retratos)
di Paulo Sacramento
Interessante documentario sulla vita all'interno di un carcere brasiliano. Due ore recitate dagli stessi prigionieri, che nel finale mostrano un po' la corda, ma appassionano abbastanza.

Proiezione speciale
Le chien, le Général et les Oiseaux (Il cane e il suo generale)
di Francis Nielsen
Un vero e proprio aborto. Un cartone animato che sfigurerebbe su Raisat Ragazzi, una sottoproduzione sceneggiata col culo e realizzata da degli incapaci, che cercano pure di darsi un tono con qualche fondale dipinto e due occhi stilizzati. Un'apocalittica troiata pseudoeducativa lenta, fastidiosa e moralista. Un vero schifo. In un'epoca ormai lontana a Venezia ci andò Ghost in the shell. Negli ultimi due anni abbiamo visto la puttanata di Dario Fo e 'sta roba. Complimenti.

Concorso
Un filme falado (Un film parlato)
di Manoel de Oliveira
Questo vecchio stronzo portoghese ha sempre avuto la caratteristica di fare film statici ed incomparabilmente verbosi. Ero convinto che, nel farlo, fosse capace di passare abilmente dall'ottima pellicola alla mattonata nei coglioni. Adesso comincio a pensare che Ritorno a casa fosse solo la piacevole eccezione che conferma la regola. Un filme falado, oltre ad essere inseorabilmente lento (anche se non quanto altri film del maledetto iberico), è una clamorosa puttanata. Pare un documentario sponsorizzato da qualche ente del turismo, o una puntata di Turisti per caso privata di ogni elemento interessante. Una professoressa munita di scopa in culo e la sua insopportabile figlia girano per il mondo visitando siti storici importanti, con la prima che fa lezione alla seconda su ogni cosa che vedono. Se questo è ancora sopportabile, verso metà film arriva lo scandalo: una cena al tavolo del capitano della nave da crociera John Malkovich, con ospiti Catherine Deneuve, Stefania Sandrelli (inqualificabile e imbarazzante, la Bellucci è bravissima) e Irene Papas. Dicono solo ed esclusivamente stronzate insopportabili. A quel punto, fanculo, mi sono alzato e sono andato a cena.

Settimana internazionale della critica
15
di Roston Tan
Filmetto discreto, che racconta le (dis)avventure di un gruppo di giovani teppistelli quindicenni in quel di Singapore. Divertente, crudo, intrigante, a tratti intenso. Ha il problema di non coinvolgere troppo a livello emozionale nelle vicende, perchè si finisce per essere distratti dai troppi giochetti registici e sfizi visivi (belli e piacevoli, per carità, ma alla fin fine fanno questo effetto). Comunque piacevole, anche se nel finale la tira un po' per le lunghe.

Controcorrente concorso
La quimera de los heroes (La chimera degli eroi)
di Daniel Rosenfeld
Menzione speciale
Documentario su una piccola squadra di rugby argentina e, soprattutto, sul suo allenatore. Simpatico, eh, ma dupalle clamorose. Il tema non regge certo la durata di un lungometraggio e oltretutto mi si presenta al termine di una tregiorni sul serio pessima. Buonanotte, grazie.




Ottavo giorno
... ovvero, dopo tre giorni di sciorda, come rinconciliarmi col festival, il cinema, la vita, l'universo e tutto quanto.

Concorso
Vozvraschenie (Il ritorno)
di Andrei Zvjagintsev
Leone d'oro
Premio Luigi de Laurentis per la migliore opera prima
Bellocchio la deve smettere di rosicare: questo è un buon film e, soprattutto, è chiaramente il tipo di film che vince a Venezia, per il tipo di storia, di narrazione, di cura per l'immagine. I Leoni d'oro, perlomeno quelli recenti, hanno tutti la stessa faccia, questa. Insomma, c'era da aspettarselo. In più, ripeto, è un buon film, forse un po' troppo tirato per le lunghe, ma intenso e scritto molto bene. Magari non da Leone d'oro in senso assoluto ma, considerati gli altri film in concorso, ci può tranquillamente stare (anche se non è quello che ho preferito).

Concorso
Zatoichi
di Takeshi Kitano
Premio speciale per la regia
Leone d'argento

Kitano il film per vincere l'ha fatto anni fa, ci è riuscito e adesso non si pone più il problema e fa il cazzo che vuole. Zatoichi è stupendo, merita senza alcuna riserva il premio che ha ricevuto ed è l'ennesima conferma per un autore che riesce a reinventarsi ogni volta pur mantenendo sempre una forte coerenza e identità stilistica. Fa schiattare dal ridere, rapisce con le sue atmosfere soffuse e la ricostruzione (quanto vorrei saperne di più per cogliere ogni sfumatura e dettaglio) e ha dei combattimenti secchi, immediati, privi di fronzoli, di una bellezza straripante. Intenso e imperdibile.

Concorso
Buongiorno, notte
di Marco Bellocchio
Premio per un contributo individuale di particolare rilievo per la sceneggiatura
Non ho capito, il premio alla sceneggiatura è perchè bella o perchè è "importante"? Boh, in ogni caso penso se lo meriti. Bellocchio mi piace, non adoro il suo modo di utilizzare la musica (e già avevo avuto questa impressione con L'ora di religione, visto a Cannes 2002) ma riesce ad appassionarmi e incollarmi allo schermo nonostante il mio odio viscerale per la cinematografia italiana recente. Ed è già molto.

Fuori concorso
Le divorce
di James Ivory
Bella commedia elegante, non esilarante, ma che ha il gran pregio di prendere per il culo i francesi e alla fin fine è decisamente più scorrevole e piacevole di quanto mi aspettassi dal vecchio James. E Naomi Watts è una gran topa.

Concorso
21 grams
di Alejandro Gonzales Inarritu
Coppa volpi per il miglior attore a Sean Penn
Bel film, che racconta una storia tutto sommato semplice (ma appassionante e sentita assai, perlomeno da me, grazie anche alle buone prove del trio di protagonisti) in maniera arzigogolata, saltando continuamente avanti e indietro fra tre/quattro momenti temporali e raccontandoli tutti assieme. Il risultato è che all'inizio non si capisce una fava e si formulano ipotesi strampalate, ma piano piano va tutto al suo posto. Nella parte finale si poteva forse stagliuzzare, più che altro perchè finisce a raccontare cose che ormai lo spettatore ha già capito, ma rimane un bel vedere. E Naomi Watts è una gran topa.




Nono giorno
Nuovi territori
Persona non grata
di Oliver Stone
Interessante documentario sulla Palestina, con Stone che va a stringere la mano ad Arafat e intervista vari importanti personaggi politici e un paio di terroristi troppo simpatici.

Concorso
Bu San (Arrivederci Dragon Inn)
di Liang Tsai Ming
Dopo venti minuti di macchina da presa fissa che inquadra una zoppa che sale e scende scalinate me ne sono andato.

Fuori concorso
Intolerable Cruelty
di Joel e Ethan Coen
Bel film, innocuo e divertente, fuori di testa (anche senza raggiungere i livelli di un Grande Lebowski), con un George Clooney irresistibile e tante invenzioni esilaranti. Un omaggio divertente e divertito alle commedie anni Cinquanta "traslate" al giorno d'oggi. Forse troppo piacione e buonista, ma si cerca il pelo nell'uovo.

Fuori concorso
Coffee and Cigarettes
di Jim Jarmush
Splendido e divertentissimo film a episodi con tantissimi nomi più o meno noti, fra attori (Cate Blanchett, Bill Murray, Alfred Molina... ) e cantanti (Iggy Pop, Tom Waits, perfino i White Stripes e due dei Wu Tang Clan) che si siedono a un tavolo chiacchierando fra caffè e sigarette. Non tutti i "corti" sono sullo stesso livello, ma almeno 4 sono piccoli capolavori. Imperdibile.

Controcorrente in concorso
Casa de los babys
di John Sayles
Pseudo-film-verità sull'adozione di bambini sudamericani da parte gente da tutto il mondo. Un gruppo di donne che vorrebbero essere mamme, costrette a un soggiorno forzato in Argentina per ottenere l'adozione. Scritto abbastanza bene, con brave attrici e almeno un paio di momenti molto belli (come il dialogo fra l'irlandese e la cameriera "indigena" che non si capiscono).




Epilogo
[Tema]
Ogni anno il festival sembra essere caratterizzato da un tema che percorre buona parte dei film. Ricordo in passato cose come "rapporti difficili padre/figlio" o "sesso perverso". Non so se la cosa venga espressamente richiesta in un fantomatico modulo d'iscrizione che il regista deve compilare, ma mi sembra evidente che a 'sto giro il tema portante era la masturbazione maschile. Antenna, 15, Last life in the Universe, The Dreamers, sono solo i primi che mi vengono in mente, ma ogni giorno c'è stato qualcuno che si sparava una sega o, almeno, parlava dell'atto.

[Top Five]
1. Lost in Traslation, di Sofia Coppola
2. Zatoichi, di Takeshi Kitano
3. Matchstick Men, di Ridley Scott
4. Coffee & Cigarettes, di Jim Jarmusch
5. 21 Grams, di Alejandro Gonzales Inarritu e Vozvraschenie, di Andrei Zvjagintsev

[Worst Five]
1. Mattatoio, di Akab
2. L'ultimo piano, di Paolo Scarfò.
3. Un filme falado, di Manoel de Oliveira
4. Le chien, le Général et les Oiseaux, di Francis Nielsen
5. Bu San, di Liang Tsai Ming

[Cult Five]
1. Bill Murray in coda per prendere il taxi che guarda Scarlett Johansonn mentre si allontana. (Lost in Translation)
2. Il duello fra Zatoichi e il ronin che fa la guardia del corpo. (Zatoichi)
3. Nicolas Cage che arriva a casa della ex moglie. (Matchstick Men)
4. La chiacchierata fra Iggy Pop e Tom Waits. (Coffee and Cigarettes)
5. La ricerca del palazzo da cui suicidarsi. (15)

[I miei premi]
Leone d'oro per il miglior film - Zatoichi, di Takeshi Kitano
Leone d'argento - Vozvraschenie, di Andrei Zvjagintsev
Gran premio della giuria - Baram-Nan Gajok, di Im Sangsoo
Premio Speciale per la regia - Takeshi Kitano, per Zatoichi
Premio per un contributo individuale di particolare rilievo per la sceneggiatura - boh, si, dai, Buongiorno, notte di Marco Bellocchio
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile - Sean Penn, per 21 Grams di Alejandro González Iñárritu
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile - Naomi Watts, per 21 Grams di Alejandro González Iñárritu
Premio "Marcello Mastroianni" a una giovane attrice emergente - Ma che ne so
Controcorrente Premio San Marco - Lost in Translation, di Sofia Coppola
Premio Speciale per la Regia - Pen-ek Ratanaruang, per Last life in the universe
Premio Controcorrente per la migliore attrice - Scarlett Johansonn, per Lost in Translation di Sofia Coppola
Premio Controcorrente per il miglior attore - Asano Tadanobu per Last life in the Universe di Pen-ek Ratanaruang e Bill Murray per Lost in Translation di Sofia Coppola
Menzione Speciale - Il ritorno di Cagliostro, di Daniele Ciprì e Franco Maresco.
Premio Venezia Opera Prima "Luigi De Laurentiis" - Vozvraschenie, di Andrei Zvjagintsev.
Fine.

23.8.03

Matrix Reloaded


The Matrix Reloaded (USA, 2003)
di Andy e Larry Wachowski
con Keanu Reeves, Carrie-Ann Moss, Laurence Fishburne, Hugo Weaving


Rispetto al primo episodio, in questo Matrix Reloaded mancano il senso di mistero e il gusto della novità, ma c'è un respiro più ampio, da episodio di una saga. C'è una maggiore visione d'insieme dell'universo narrativo creato dai Wachowski, con la concretizzazione di tante cose appena accennate nel primo film. C'è il soffermarsi su tanti piccoli personaggi, che popolano la matrice diventando quasi i veri protagonisti del film e la rendono fra l'altro ben più viva di Zion, forse unico vero punto debole, banale e scontata nel suo inevitabile essere la solita cittadella di riottosi con tanto di struttura gerarchica in stile Guerre Stellari.

E poi c'è la regola del sequel, con sequenze d'azione "di tutto, di più". Travolgente la primissima, esilarante la rissa coi mille Smith (che è fra l'altro l'ennesima smascherata dichiarazione "si, abbiamo fatto un film di supereroi", con Neo che sembra troppo un Devil o un Uomo-Ragno intento a sgominare la banda di criminali), splendida la sequenza in autostrada. E no, non le ho trovate per nulla lunghe, noiose o sterili, neanche alla seconda visione.

Oltre a tutto questo, c'è un sacco di lasciato in sospeso, di cenni e spunti che saranno risolti nel gran finale e che, dati in pasto al mezzo Internet, che adoro in molte sue forme, finiscono per donare al film forse anche più vita di quanta ne meriterebbe. Ora ditemi che cosa dovrei chiedere di più a un supercazzatone hollywoodiano.

Magari un degno terzo episodio...

21.4.03

L'acchiappasogni


Dreamcatcher (USA, 2003)
di
Lawrence Kasdan
con
Thomas Jane, Jason Lee, Damian Lewis, Timothy Olyphant, Morgan Freeman, Tom Sizemore

Non ho letto il libro da cui è stato tratto il film e non so se la cosa possa valere quindi anche per l'originale, ma L'acchiappasogni mi è sembrato un po' un enorme bigino di Stephen King: c'è la sua classica ironia, ci sono i suoi momenti angoscianti tipici (su tutti la sequenza del water e dello stuzzicadenti), c'è il parallelismo bimbi/adulti, per di più ambientato nella Derry di IT, c'è la classica e inevitabile lotta contro il male...

Il film in generale, poi, è quanto di più kinghiano si sia visto al cinema di recente, soprattutto nel suo saper mescolare molto bene tanti registri diversi, passando continuamente dall'uno all'altro in scioltezza, grazie alla sapienza di Kasdan, che gestisce tutto molto bene e sputa fuori a tratti momenti di ottimo cinema (il già citato stuzzicadenti, ma anche il magazzino mentale e la fuga degli animali, per esempio). Ed è proprio questo continuo ribaltone di stili che mi ha fatto diventare il film subito simpatico: c'è ironia, horror, fantascienza, satira, splatter... c'è il proseguimento di un trend recente nel genere horror, con film che (almeno a tratti) tornano a far paura e a mostrare sangue e budella in tutto il loro splendore, c'è la voglia di stupire e divertire, senza porsi limiti di "credibilità" e c'è infine un sottile strato agrodolce che percorre la pellicola dall'inizio alla fine e la rende un'adorabile, piccola perla.

 
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