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21.7.06

Stregoneria

Sourcery (UK, 1988)
di Terry Pratchett

Saggezza popolare vuole che i libri di Terry Pratchett vadano letti in lingua originale, perché sono tradotti di merda e in italiano fan cacare. Immagino che ci sia un gran bel fondo di vero, se non altro perché la sua è una comicità che senza dubbio punta molto sui giochi di parole e sui malintesi, spesso complicati da rendere con un adattamento. Detto che prima o poi tenterò l'avventura, resta però il fatto che questo è il suo sesto libro che leggo in italiano ed è il suo sesto libro con cui mi diverto un mondo.

Con la "saga-non saga" del Mondo Disco, Pratchett riesce sempre a regalare emozioni diverse e non si limita a far ridere (tantissimo, fra l'altro). Penso per esempio alle struggenti atmosfere di Morty l'apprendista, fuor da ogni dubbio il mio preferito della serie, perlomeno contando i cinque che ho letto. E con Stregoneria, pur non rinunciando a una continua, demenziale e inesorabile sdrammatizzazione degli eventi, dipinge uno scenario fantasy che a tratti riesce ad'essere perfino epico ed evocativo.

Le (dis)avventure del mago fallito Scuotivento, di Conina, l'assassina genetica che vorrebbe fare la parrucchiera, e del "barbaro fai da te" Nijel sono una splendida parodia di tanti stereotipi del fantasy (con particolare accanimento su Le mille e una notte e Dungeons and Dragons). E Pratchett sfrutta in maniera geniale la visione di questi personaggi, per raccontare "a margine" l'ennesima mancata apocalisse . Un'apocalisse che si appoggia sulla vita di Coin, un bimbo costretto dal suo triste destino ad essere pedina di un potere più grande di lui. E il suo confronto finale con Scuotivento, pur nella demenzialità dell'insieme, un piccolo groppo in gola lo fa venire.

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