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12.6.08

Requiem for a dream

Requiem for a Dream (USA, 2000)
di Darren Aronofsky
con Jared Leto, Ellen Burstyn, Jennifer Connelly, Marlon Wayans, Christopher McDonald


"Ma come, davvero non l'avevi mai visto?" No, non l'avevo mai visto, come non ho mai visto Buffalo 66, Dead Man e City of God. Però ho visto The Doll Master, Soldi facili.com e Space Truckers, mica cazzi. Già, con Requiem for a Dream ho tolto un'altra spunta dall'elenco della marea di film che avrei voluto (dovuto) vedere e un po' mi vergogno perché non li ho visti, ma tanto prima o poi li vedo. E finalmente pure io posso dire "Ok, sì, bello, anche molto bello, con un paio di trovate davvero fighe, però, insomma, eh..."

Di che parla, Requiem for a Dream? Parla di dipendenza in tutte le sue forme, di chi i guai se li va a cercare e chi invece se li ritrova serviti su un piatto d'argento, dell'insostenibile tendenza umana a sfasciare tutto sempre e comunque, di come una splendida colonna sonora possa diventare "antipatica" per sovrabbondanza (soprattutto quando poi l'hai sentita in otto milioni di trailer), di quanto l'amore non sia necessariamente una forza in grado di far superare ogni ostacolo, di un regista davvero talentuoso come Aronofsky e di quanto gli servirebbero autocontrollo e senso della misura. E a chi non servirebbero, del resto?

Requiem for a Dream si apre (e si chiude) in maniera strepitosa, colpisce a fondo e nel segno con un atteggiamento crudo, sfrontato, infame, sadico, scorretto, regala una performance d'attrice mostruosa con la metamorfosi di Ellen Burstyn e mostra tanti altri attori davvero bravi e in parte. Non racconta, forse, qualcosa di particolarmente originale, né nel mostrare l'ennesimo gruppetto di ragazzi dedito a spanarsi di droga, né nel parallelo con un altro tipo di dipendenza (che per come viene raccontato è comunque davvero "nuovo" e straziante). Colpisce però per l'affascinante messa in scena: il sogno di Jared Leto sul molo è un'immagine bellissima, che assieme al montaggio conclusivo e a un paio di split screen - M E R A V I G L I O S O il dialogo a letto fra Harry e Marion - vale il film.

Il problema, casomai, è il reiterarsi per un'ora e mezza abbondante delle stesse tre o quattro trovate, che alla fine perdono mordente e donano assuefazione. A volerci leggere dell'intenzione programmatica, invece che della mancanza di polso, l'eccesso, la ridondanza, la troppa ripetizione possono quasi fare da specchio al destino di coloro che popolano Requiem for a Dream. Un film talmente coinvolto nella storia che racconta da pagare per le colpe dei suoi personaggi ed essere condotto alla loro stessa autodistruzione.

È Requiem for a Dream un film che merita di essere visto? Assolutamente sì. È Jennifer Connelly una donna fra le più belle al mondo? Assolutamente sì. È Requiem for a Dream un capolavoro? Uhm.

5 commenti:

Mi è piaciuto da morire, ma certo non è un film per tutti.
Rivederlo? Non lo so... è una spada in mezzo al cuore.

Bellissimo film, voglio fare solo un appunto: lo split screen meraviglioso al quale ti riferisci è quello tra Harry e Marion, o sbaglio? Oppure ce n'è un altro con Harry e Sara? Al momento non ricordo, ma puo' darsi che mi sbaglio. Belle parole.

Ovviamente hai ragione. Correggo. :)

A parer mio (un parere emotivo più che tecnico, e non una critica): è un capolavoro? Si, assolutamente. Non sarà perfetto, ma ha tanto più da dire che molti altri film tanto impeccabili quanto sterili. Mi è piaciuto tanto e lo rivedo spesso, e quella colonna sonora, ah, che meraviglia. Non riesco a farmela diventare antipatica, pur sentendola nel 90% dei trailer.

questo nelle disgrazie ci bagna il pane(i suoi film sono tutti uguali), dai è troppo sadico e inverosimile , soprattutto con la vecchia non è che all'ospedale ti friggono il cervello così tanto per fare mentre parlano della partita e anche il ragazzo per un infezione gli tagliano un braccio.....

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