Battleship (USA, 2012)
di Peter Berg
con Taylor Kitsch, Alexander Skarsgård, Tadanobu Asano, Brooklyn Decker, Liam Neeson
La carriera di Peter Berg è la versione da discount della carriera di George Clooney. Entrambi hanno recitato per anni in un telefilm ospedaliero, solo che Clooney stava in quello ganzo e con l'episodio diretto da Quentin Tarantino, Berg stava in quell'altro. Entrambi sono poi passati al cinema, solo che Clooney recita nelle grandi produzioni, colleziona premi e nomination, quando interpreta minchiate le fa col regista fico (ok, tranne
Batman & Robin) e pure se appare cinque minuti si mangia il film (cfr.
Spy Kids), mentre Berg fa il protagonista nei b-movie e la comparsa nei film importanti, ma soprattutto nessuno si ricorda mai in che cacchio di film l'abbia visto. Voglio dire,
Sotto Shock e
L'ultima seduzione sono entrambi, per motivi diversi, dei piccoli cult, eppure io mica me lo ricordavo che quello perseguitato da Mitch Pileggi e che sbatte Linda Fiorentino contro il muro era Peter Berg. Ma ancora meglio: in
Battleship fa una comparsata e a quanto pare me ne sono accorto solo io, visto che su IMDB la cosa non viene segnalata.
Peter Berg è anche stato quattro anni con Estella Warren. Sarà per quello
che poi George Clooney si è buttato su Elisabetta Canalis e Stacey Keibler?
Ovviamente, sia George Clooney che Peter Berg si sono poi dati alla regia. George dirige i film di spessore e c'ha il nome grosso sul cartellone, mentre Peter fa bei film ma nessuno si ricorda che li ha diretti lui. Va anche detto che George Clooney si presenta come un signore distinto, mentre Peter Berg se ne va in giro con quella faccia da cowboy tamarro, cosa che magari non aiuta. Però, ecco, il punto è che Berg non sarà forse mai un regista in grado di presentarsi alla notte degli Oscar con sei o sette nomination in saccoccia, ma si meriterebbe secondo me molta più stima di quella che si porta dietro. Perché comunque è uno che qualsiasi cosa decida di fare la fa
bene, che insegue progetti interessanti e si mette continuamente alla prova con generi diversi. Un regista consapevole di quel che vuole fare e raccontare, capace di unire competenza tecnica, senso del melodramma e capacità di adattarsi al tono del racconto.
Ha esordito alla regia nel 1998 (due anni prima di Clooney, tiè!) con la commedia dark
Cose molto cattive, sulla quale non mi assumo responsabilità perché l'ho vista solo al cinema, ma che ricordo divertente e cinica, anche se con un finale deludente. E che ha il dubbio merito di essere l'ultima cosa degna interpretata da Christian Slater. Poi il film d'avventura tamarra
Il tesoro dell'Amazzonia, che non ho visto ma mi dicono essere migliore di quel che uno potrebbe aspettarsi. Quindi ha deciso di buttarsi sullo sport con
Friday Night Lights e ha tirato fuori così, come se niente fosse, uno fra i migliori film sportivi di tutti i tempi. E, non contento, si è pure messo a produrlo in
versione televisiva, dirigendo un episodio pilota
micidiale e dando vita a una fra le robe più belle mai apparse in TV. Poi ha proseguito con
The Kingdom, buttalo, e ha realizzato
Hancock, che aveva i suoi difetti, soprattutto nella seconda metà, ma era un film di supereroi smitizzati uscito due anni prima che la cosa diventasse di moda anche al cinema. E adesso ha diretto un film zarro coi robot giganti, la gnocca, gli alieni con la tuta di
Crysis e le tamarrate in stile
Top Gun che caca violentemente in testa alla maggior parte degli esponenti del genere e prende a schiaffi Michael Bay. Oh!
Visto che gli avanzava tempo, ha anche diretto l'episodio su Wayne Gretzky di 30 for 30.
Ok, mi rendo conto che ho un po' divagato, ma il fatto è che Peter Berg mi sta davvero simpatico. Già basterebbe da solo
Friday Night Lights, intendiamoci, a rendermelo un mezzo eroe, ma l'altro giorno sono andato al cinema e mi sono divertito come un matto per un paio d'ore, ridendo di gusto quando il film provava a farmi ridere, standomene con la bocca spalancata su almeno un paio di sequenze davvero spettacolari ed esaltandomi come un matto quando era il momento di farlo.
Battleship è un film di quelli tamarri in cui esplode tutto in maniera roboante, ma che si preoccupa anche di curare come si deve ogni sua parte. Un film che dimostra come sia possibile impiegare una mezz'ora a definire in maniera decente i personaggi alle cui vicende è previsto che ti appassioni, aspettando a mostrare gli alieni e a far scoppiare il casino e, anzi, come tutto questo possa rendere ben più divertente ciò che verrà dopo. Non che ci fosse gran bisogno di dimostrarlo, eh, ma a volte ti viene il dubbio. Insomma, un film in cui si tirano le pizze agli alieni EPPURE, incredibilmente, ci si è preoccupati di curare in maniera degna anche la scrittura.
Tutta la prima parte è semplicemente perfetta. L'avvio è divertentissimo, il primo approccio agli alieni, con l'incontro fra le tre navi e i cosi giganti, funziona una meraviglia e da lì in poi è tutto in discesa - anche se, onestamente, la sezione centrale ha forse qualche lungaggine - fino a una parte conclusiva che davvero ti strappa gli applausi. Berg dirige il film alla grandissima, si concede pure il lusso del piano sequenza sulla nave che si cappotta urlando "James Cameron puppami la fava" e, mano nella mano con gli sceneggiatori, riesce anche ad omaggiare il gioco da tavolo in una maniera non solo cinematograficamente sensata, ma proprio bella e appassionante. Perfino gli inevitabili pipponi celebrativi pro-marina e pro-veterani sono realizzati in maniera talmente surreale da essere deliziosi e, anzi, sono forse le due cose che strappano gli applausi più sinceri e violenti. Inoltre tutto il film si mantiene su un tono quasi perfettamente equilibrato fra autoironia, convinte battute smargiasse e un'adorabile capacità di bilanciare il desiderio di non prendersi sul serio e la necessità di pompare comunque i toni epici.
Serve altro? E allora diciamo, ripeto, che il film è ben scritto (nei limiti di quanto serva che sia ben scritta una roba del genere) e che gli attori funzionano tutti molto bene.
Alexander Skarsgård fa il suo dovere (ovvero essere alto e biondo), Taylor Kitsch è sorprendentemente efficace nell'interpretare una versione più rozza del Tom Cruise di vent'anni fa (e non ci avrei scommesso), Brooklyn Decker ha due tette che fanno provincia ma nonostante questo riesce ad avere un ruolo che vada oltre il semplice correre saltellando in favore di camera (cosa che comunque fa spesso, grazie al cielo) e Liam Neeson ogni volta che appare si mangia il film e ci rutta pure sopra fortissimo (ma la scena del trailer in cui dice di sparare tutto l'hanno levata, uffa). Insomma,
Battleship è un cacata, ma è una bellissima cacata, ed è la miglior cacata che in questo momento ci si possa regalare al cinema senza passare dal bagno.
Questo post l'ho scritto ieri ma per sbaglio mi s'è scancellato tutto e l'ho dovuto riscrivere. Certe volte veramente il destino guarda i pugni in faccia. Ora, non è che voglia fare il grande artista perché non lo sono, ma per me che sono abituato a scrivere di getto, senza farmi scalette o usare appunti, mettermi qui a cercare di ricordarmi cosa avevo scritto ieri e provare a riprodurlo è un'agonia. Soprattutto perché quando dico che per me scrivere equivale a svuotarmi non è che lo dico tanto per dire: c'avevo il vuoto in testa. Comunque, è venuto fuori così, con delle cose che alla fine mi piacciono di più e la certezza che manchino cose che mi piacevano. Poteva andare peggio. Ah, il film l'ho visto qua a Monaco in lingua originale e ho avuto la forte impressione che il marcantonio biondo si sforzasse come un disperato per (non riuscire a) nascondere fino in fondo la sua cadenza da biondo nordico. Ma magari è appunto solo un'impressione. Ora, detto che è chiaramente un film da guardare sullo schermo più grande disponibile e pazienza se tocca sucarsi il doppiaggio, segnalo che più di una battuta davvero gustosa è a forte incidenza di giochi di parole, quindi è facile che in italiano non renda altrettanto. Amen.