Battlestar Galactica: Razor (USA, 2007)
di Félix Enríquez Alcalá
con Stephanie Jacobsen, Michelle Forbes e la solita gente di Battlestar: Galactica
Il primo problema di Razor è che se ne spunta fuori così, come se niente fosse, nell'intervallo fra la terza e la quarta stagione di Battlestar Galactica, pur essendo ambientato da qualche parte in mezzo alla seconda. Ora, per quanto Razor possa essere bello, io vorrei capire chi, sano di mente, dopo il devastante finale della terza annata, potrebbe aver voglia di mettere tutto in pausa e tornarsene indietro. Io, di sicuro, voglia ne avevo poca. Ma d'altra parte, c'è poco da fare, Razor va visto lì, perché comunque è evidentemente scritto e pensato strizzando l'occhio a chi già sa cos'è avvenuto dopo.
Il secondo problema di Razor è che, diciamocelo, non è neanche particolarmente bello. Tira fuori dal nulla un personaggio mai visto prima e lo sfrutta per raccontare fra passato e presente le vicende della Pegasus, appoggiandosi all'incolore pretesto del primo ibrido. Sembra tutto incentrato su una trovata vuota, spenta, di scarso peso, buttata lì giusto per dare un senso a due ore che altrimenti ne sarebbero prive. Insomma, resta addosso un po' una sensazione d'inutilità.
E poi il terzo problema di Razor, quello vero, sta proprio lì. Nella sostanziale inutilità di una puntatona lunga e autoconclusiva, che aggiunge poco o nulla e non funziona neanche poi molto bene come divertimento estemporaneo per i fatti suoi. Ok, si rivede Michelle Forbes, che è sempre un piacere. Certo, si approfondiscono un paio di spunti accennati nella serie principale, senza che però se ne sentisse necessariamente il bisogno. Si perde insomma tempo con una storiella davvero priva di mordente, nonostante ci sia qualche bel momento di retorica militaroide, che alla fine le sue belle emozioni sa sempre regalarle. Ma soprattutto - si torna sempre lì - non è davvero il momento. Ci sono cose più importanti a cui pensare!
di Félix Enríquez Alcalá
con Stephanie Jacobsen, Michelle Forbes e la solita gente di Battlestar: Galactica
Il primo problema di Razor è che se ne spunta fuori così, come se niente fosse, nell'intervallo fra la terza e la quarta stagione di Battlestar Galactica, pur essendo ambientato da qualche parte in mezzo alla seconda. Ora, per quanto Razor possa essere bello, io vorrei capire chi, sano di mente, dopo il devastante finale della terza annata, potrebbe aver voglia di mettere tutto in pausa e tornarsene indietro. Io, di sicuro, voglia ne avevo poca. Ma d'altra parte, c'è poco da fare, Razor va visto lì, perché comunque è evidentemente scritto e pensato strizzando l'occhio a chi già sa cos'è avvenuto dopo.
Il secondo problema di Razor è che, diciamocelo, non è neanche particolarmente bello. Tira fuori dal nulla un personaggio mai visto prima e lo sfrutta per raccontare fra passato e presente le vicende della Pegasus, appoggiandosi all'incolore pretesto del primo ibrido. Sembra tutto incentrato su una trovata vuota, spenta, di scarso peso, buttata lì giusto per dare un senso a due ore che altrimenti ne sarebbero prive. Insomma, resta addosso un po' una sensazione d'inutilità.
E poi il terzo problema di Razor, quello vero, sta proprio lì. Nella sostanziale inutilità di una puntatona lunga e autoconclusiva, che aggiunge poco o nulla e non funziona neanche poi molto bene come divertimento estemporaneo per i fatti suoi. Ok, si rivede Michelle Forbes, che è sempre un piacere. Certo, si approfondiscono un paio di spunti accennati nella serie principale, senza che però se ne sentisse necessariamente il bisogno. Si perde insomma tempo con una storiella davvero priva di mordente, nonostante ci sia qualche bel momento di retorica militaroide, che alla fine le sue belle emozioni sa sempre regalarle. Ma soprattutto - si torna sempre lì - non è davvero il momento. Ci sono cose più importanti a cui pensare!