Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

26.8.09

Orgoglio e pregiudizio

Pride And Prejudice (GB, 1813)
di Jane Austen


In un'ipotetica classifica dei libri che sinceramente non credo proprio mi metterò mai a leggere, penso che "qualsiasi cosa scritta da Jane Austen" stesse parecchio in alto. Certo, anni luce sotto a "qualsiasi altra cosa scritta da Dan Brown", ma insomma, non so bene per quale motivo ma non m'è mai venuta neanche voglia di comprarlo, un libro di Jane Austen. Perché, poi? Boh, forse per pregiudizio, magari anche per un pizzico di orgoglio. Sta di fatto che invece, alleluia, un suo libro l'ho letto. L'ho letto perché ho comprato d'istinto Pride And Prejudice And Zombies - lettura attualmente in corso - e per come sono fatto mi sembrava brutto leggerlo senza prima aver assaporato l'originale. L'ho letto perché, suvvia, una chance bisogna concederla a tutti. L'ho letto perché mi dava l'idea di poter essere perfino divertente, invece che barboso come magari uno potrebbe pensare. E, guarda un po', è proprio così.

In fondo il bello di Orgoglio è pregiudizio sta proprio lì, nel suo essere una lettura piacevole e spiritosa. Sì, chiaro, oggi ha quel valore aggiunto, frutto del tempo che passa, di saper fare da ottima finestra su un mondo ormai svanito nel nulla. Di raccontartelo da dentro e da fuori, appassionandoti a vicende, personalità, usi, costumi, modi di fare distanti anni luce da questa gioventù moderna tutta Duran Duran e Cedrata Tassoni. Di mostrare sentimenti, passioni, convinzioni, sogni, speranze e virtù umane attraverso il filtro di un'epoca passata. Di illustrare come anche allora chi aveva il Porsche si portasse a casa la più gnocca del gruppo.

Ma questo lo puoi fare in maniera barbosa e priva d'interesse. Lo puoi fare con uno stile tutto melassa e gonadi dopate. Lo puoi fare mettendo in mano la versione cinematografica a un regista senza nerbo e la cui principale cifra stilistica sta nell'ostentare piani sequenza (vedi anche alla voce Espiazione, comunque ben più interessante). Per non parlare della faccia da ferro da stiro di Keira Knightley.

Oppure puoi scrivere un libercolo da quasi cinquecento pagine che scorre via veloce come un cineracconto da paginone centrale di TV Sorrisi e Canzoni. Puoi raccontare vicendelle da romanzetto rosa con una padronanza del ritmo che manco James Cameron sotto acidi, mentre piazzi a cavallo fra 1700 e 1800 una ragazzetta bella dentro e fuori, moderna nell'intelligenza e nel modo di pensare, che ci piacerebbe tanto immaginare avanti nei tempi fino ad arrivare al giorno d'oggi, se non fosse che le giovani d'oggi in realtà son ben più rincretinite.

Puoi mostrare in maniera divertente e simpatica vizi e virtù della società in cui hai la (s)fortuna di vivere, illustrandoli tramite il punto di vista di una persona che pur "superiore" alla marmaglia per spirito e intelligenza si fa comunque invischiare nel pantano di usi, costumi, doveri, morali, pregiudizi, spocchia, fraintesi e suppellettili. Puoi mettere in scena una storia appassionante, stimolante, divertente, pur nel suo essere in buona sostanza poco più che un gioco delle coppie.

Puoi, insomma, tirar fuori un libro che duecento anni dopo rimane ancora attuale, divertente, appassionante, romantico, piacevolissimo. Non entra nel Club del libro di giopep perché mi ha tediato con fatti accessori quando volevo solo sapere come sarebbe andata fra Elizabeth e Darcy, ma sta proprio lì, ai margini, forte di quel suo inglese che mi piace troppo leggere, del suo saper essere romantico, autoironico e leggero, di quel paio di risate fragorose che è riuscito a strapparmi mentre lo leggevo fra una fermata della metropolitana e l'altra.

0 commenti:

Posta un commento

 
cookieassistant.com