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11.1.12

Le idi di marzo



The Ides of March (USA, 2011)
di George Clooney
con Ryan Gosling, Philip Seymour Hoffman, George Clooney, Evan Rachel Wood, Paul Giamatti


Se bisogna trovare una singola dote al George Clooney regista, è sicuramente quella di saper dirigere gli attori. Certo, avere per le mani materiale umano del calibro di Philip Seymour Hoffman e Paul Giamatti aiuta, ma, tanto per dirne una, quante altre volte la regina della Louisiana si è dimostrata così brava? E poi c'è Ryan Gosling, che qui davvero ci mette tutto se stesso e regala un'interpretazione di grande spessore, convincente, naturale, faticosa, che non si limita solo alla mossa segreta dello sguardo fisso con labbro imbronciato tanto ben tenuto in quell'insistito e micidiale primo piano che chiude il film. Del resto, Le idi di marzo è tratto da uno spettacolo teatrale e, pur essendo comunque ben costruito ed adattato, ne eredita quella manciata di monologhi e duetti che, senza gente di spessore a interpretarli, ti ammazzerebbero il film.

E invece non lo ammazzano, e anzi vanno a comporre una pellicola fatta di personaggi ambigui, foschi, che raccontano lo stress insostenibile, la fatica, le difficoltà di navigare in un sistema nel quale fiducia e idealismo sono condannati a cedere sotto i colpi della necessità e anche la più sincera delle convinzioni finisce per dover scendere a patti con la realtà, con il destino beffardo, con il fine che giustifica i mezzi. Non si parla tanto di politica, di partiti o di elezioni e ci si concentra invece sul viaggio personale di un singolo uomo capace di scoprirsi molto più amorale e meno idealista di quanto lui stesso fosse convinto d'essere.

Asciutto, appassionante, cinico nel suo smantellare le convinzioni e il presunto candore di chi sembrava voler dipingere come eroe, Clooney prova a scivolare fra le pieghe dell'esposizione mediatica su cui si poggia la politica moderna e tira fuori un gran bel film, che ha forse solo il limite di risultare un po' vecchio. Giunti alla fine, al di là degli splendidi attori, rimane addosso l'impressione di essersi sentiti raccontare una storia che venti o più anni fa sarebbe stata "importante", mentre oggi, bene o male, non svela nulla di particolarmente ignoto a un pubblico ormai cinico, disilluso, incapace di bersi la facciata di virtù del politico moderno.

Certo che fa un po' strano sentire l'intervistatore che afferma: "Questa è la TV pubblica, non abbiamo interruzioni pubblicitarie". Sigh.

5 commenti:

C'è Paul Giamatti, quindi si deve vedere comunque :)

Indubbiamente.

Ma anche "C'è Philip Seymour Hoffman, quindi si deve vedere comunque"

E "C'è Ryan Gosling, quindi si deve vedere comunque"

:)

Ryan Gosling è candidato a essere il prossimo batman, drive e le idi di marzo lo hanno fatto conoscere al pubblico di nicchia con batman lo conoscerebbero tutti. E se lo merita.

Mh, come Batman però lo vedo un po' sprecato, secondo me renderebbe meglio a fare altri supereroi.

L'ultima parte è verissima, gran film, peccato che il finale non ti lascia così sgomento come dovrebbe (non per problemi suoi, ma perché, diciamolo, siamo un po' tutti brutte persone e certe cose ce le aspettiamo)

Comunque Gosling Batman no, ve prego... È troppo biondo, mi ricorda Kilmer.

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