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11.11.09

Funny People

Funny People (USA, 2009)
di Judd Apatow
con Adam Sandler, Seth Rogen, Jonah Hill, Jason Schwartzman, Leslie Mann, Eric Bana


Il problema principale di Funny People sta nelle aspettative, in quel che la gente coinvolta, il tema trattato, e il marketing adoperato ti fan credere che osserverai per un paio d'ore (abbondanti, ché all'Apatow la sintesi proprio non ci piace). T'aspetti di ridere, parecchio, e magari di versare qualche lacrimuccia. In fondo il trailer, davvero azzeccato, proprio questo ti dice. E invece Funny People è un film che non fa particolarmente ridere anche se ogni singolo personaggio è o è stato uno "standup comedian". Ed è un film che non fa particolarmente piangere anche se parla di morte, rimpianti e solitudine. È dunque un film brutto o malriuscito? Uhm.

La verità è che qualche risata te la strappa, un certo sorrisino te lo tiene addosso più o meno tutto il tempo e un pizzico di malinconia te la suggerisce, ma rimane tutto un po' così, accennato, di traverso, senza spinger molto da una parte o dall'altra, se non con il personaggio (un po' troppo) macchietta di Eric Bana. Ma l'impressione è che Apatow sia rimasto volutamente in mezzo, in quel limbo fra la commedia e il dramma che ha forse il limite di essere un po' troppo reale per funzionare davvero al cinema. C'è proprio quell'indecisione lì, quella specie di azzeccato cerchiobottismo che in qualche modo fa venire in mente il "ma questo fatto che sto ridendo deve farmi sentire in colpa?" di Quarant'anni vergine.

Epperò, nonostante la lunghezza eccessiva, nonostante Eric Bana - che pure è bravo e simpatico, ma davvero mi è parso fuori luogo, nonostante tutti 'sti cameo sparsi a caso che dovrebbero far sembrare tutto più vero e invece danno gran sensazione di posticcio, nonostante ci si metta un po' a capire che se aspetti di sghignazzare aspetterai fino alla fine, le cose funzionano abbastanza. Merito soprattutto di attori bravi a recitare in ruoli che non sono esattamente i soliti, a cominciare da un Adam Sandler che si conferma ancora una volta interprete delizioso di personaggi così lontani da quelli che gli danno fama e gloria. E merito di una sceneggiatura che non si fa problemi a raccontare persone tristi e anche un po' brutte.

Quello di Apatow è uno sguardo su se stesso e sul suo mondo, dichiarato in maniera fin troppo didascalica da quell'apertura "di repertorio", con gli scherzi telefonici che Sandler elargiva quando i due erano compagni di stanza. E nel raccontarsi, Apatow parla di gente triste, depressa, opportunista, i cui unici sorrisi stanno dipinti sulle facce del pubblico. Ma il pregio migliore è l'evitare - almeno in parte - la solita formula, i soliti cliché, il macchiettismo. I personaggi di Funny People sono tutti esseri umani, dal primo all'ultimo. Magari un po' strani, magari storditi, ma solidi e convincenti. Basta guardare il fenomenale medico interpretato da Torsten Voges, per rendersene conto. E basta pensare a questo per apprezzare un film sorprendentemente ben diretto e che in fondo, con tutti i suoi limiti, è forse meglio di quanto possa sembrare.

Il film l'ho visto in lingua originale all'UCI Certosa. Se non si è abituati alla parlata ammerigana, a un certo tipo di slang volgaraccio e alla gente che sbiascica le parole (Adam Sandler, my love!) c'è rischio di andare in difficoltà. Oltre a questo, c'è pure Eric Bana che forza al massimo l'accento aussie. Importanza di guardare questo film in lingua originale? Eh, in effetti mica scarsa. A parte il fatto che le commedie sono l'unico genere che rivaleggia con le serie TV per insopportabilità di traduzioni, adattamenti e doppiaggi. A parte il fatto che, ovviamente, ci sono tonnellate di giochi di parole intraducibili e in generale la comicità è tutta basata sui dialoghi. A parte il fatto che lo sbiascicamento e la varietà di toni dei vari attori sono fra gli aspetti più caratterizzanti. A parte il fatto che - mi dicono - nel doppiaggio s'è perso il divertente giocare sull'insipienza attoriale del personaggio di Leslie Mann. A parte il fatto che ho finito gli "a parte", direi che un bel DVD sottotitolato in inglese è la via migliore per tutti. Canzone ascoltata nello scrivere questo brutto post: Sin Of The City - Duran Duran. Digerivo un'insalata Agita & Gusta Bonduelle.

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