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8.2.12

Lasciami entrare


Låt den rätte komma in (Svezia, 2008)
di Tomas Alfredson
con Kåre Hedebrant, Lina Leandersson

La prima cosa che mi ha colpito, fortissimo, di Lasciami entrare è la componente sonora. In questo film c'è una cura pazzesca per tutto ciò che è audio, ambiente, rumore. O perlomeno ce l'ho vista io. Quei momenti di lancinante solitudine in cui il piccolo Oskar si fa gli affari suoi in mezzo al gelo sono il rumore delle pieghe del suo giaccone e dei passi sulla neve. Quella scena in avvio con Håkan che va a caccia è il suo fiatone, il suo arrancare attorno alla vittima, lo sgocciolare nel secchio. E poi c'è Eli, questa bambina un po' mascolina, interpretata da un'attrice clamorosamente in parte, a metà fra la sua natura di essere mostruoso e quella di piccola nuova amica del cuore del giovane Oskar. Quando lei è in scena, soprattutto nelle fasi iniziali in cui sta patendo la fame, l'ambiente sonoro è invaso da gorgoglii di stomaco, rimasticamenti in bocca, leccarsi denti, baffi e colletto della camicia. Un impasto di rumori che si infila nelle orecchie, entra sotto pelle e detta l'atmosfera nel far sentire tremendamente a disagio e ricordare costantemente l'orrore che si nasconde dietro al lieve e fugace corteggiamento fra due adorabili bambini.

Perché poi proprio su loro due si è concentrato John Ajvide Lindqvist nell'adattare il proprio libro. Consapevole di dover inevitabilmente sforbiciare a randa, ha messo i due bimbi al centro, su un piedistallo, eliminando o spostando tutto il resto sullo sfondo. Da un lato è un peccato, perché si perde tutto quel lavoro che fa il romanzo per dare corpo ai personaggi di contorno, rendendoli solidi, credibili, e ancorando al reale il racconto fantastico in una maniera che lo rende ancora più forte e agghiacciante. Senza contare, poi, il modo decisamente più frettoloso - per quanto assolutamente funzionale nell'economia del film - con cui vengono trattate le faccende della dipartita di Hakan e della vittima trasformata. E, certo, a voler fare i pignoletti, tanto è perfetta la scelta di Lina Leandersson per rappresentare la controversa creatura ultraterrena del libro (anche se comunque interpretando un personaggio molto più umano, che non vede mai una vittima in Oskar e, anzi, prova più e più volte ad avvicinarsi alla sua umanità), tanto poco ci azzecca il magrolino e pulitino Kåre Hedebrant con il cicciotto maialino dall'istinto omicida che era Oskar nel libro. Ma poco importa, perché è ottimo per il personaggio riscritto in funzione del film. E come dicono Robert Kirkman e George Lucas: "Oh, è roba mia, potrò farci quel che voglio?"

Al di là delle pippe mentali sull'adattamento, che almeno un po' è inevitabile farti quando il libro l'hai letto, la sostanza è che ne viene fuori un bellissimo film, capace di sfruttare davvero, volontariamente, perfettamente, la potenza iconica della storia d'amore e amicizia fra Oskar ed Eli. E certo in questo gioca un gran ruolo anche la fantastica mano di Tomas Alfredson, che da un lato spinge sullo sfondo, distante, quasi fuori quadro tutta la violenza e dall'altro mantiene sempre il disgusto in primo piano sparandoti nelle orecchie il rumore di una gola aperta in due. Tutto viene raccontato con una calma micidiale, seducente, che ti trascina piano piano in un gorgo fatto allo stesso tempo di orrore assolutamente freddo, "normale", mai spettacolarizzato, e un romanticismo che non esaspera e si limita anzi a raccontare la storia del toccante incontro fra due bambini disperatamente soli. E riesce pure a infilarci momenti di gran bravura, rendendo per esempio in maniera potentissima la scena della piscina, pur per certi versi ammorbidita rispetto al libro, senza farli spiccare o "uscire" dal taglio generale del film. Anche se poi, a conti fatti, a rimanerti dentro, in una storia tanto cupa e violenta, è quel dolce comunicare ticchettando con le dita.

Il film l'ho visto in svedese sottotitolato in inglese. Non ho idea di quanto tutte quelle pippe mentali che mi sono fatto sugli effetti sonori siano sopravvissute al doppiaggio.

1 commenti:

Prossimo post tocca al remake americano???

Tornando al film (non il remake), pellicola molto lemnta che ti "invischia" in fatti che salgono all'impazzata e ti schiaffano due o tre momenti di puro terrore mica male. Bellissima, romantica e morbida la storia dei due bambini...il bello e la Bestia direi che però fra stringere non poco il cuore. A me questo film era piaciuto particolarmente. Peccato che ora come ora di horror con questa atmosfera in giro non ne abbia visto troppi...è un genere che si sta smerdando (posso?) completamente, sembra che non lo sappiano più fare (almeno per quanto riguarda gli americani) - ma se uno è bravo e compra online di importazione, qualche bel prodottino svevo, francese o spagnolo lo si trova.

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