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12.3.14

Homefront


Homefront (USA, 2013)
di Gary Fleder
con Jason Statham, James Franco, Izabela Vidovic, Kate Bosworth, Winona Ryder

Quello di Homefront è un progetto per certi versi surreale. Stiamo parlando di un film più o meno d'azione, ma che in fondo vuole essere qualcosa di più, con protagonista Jason Statham e scritto da Sylvester Stallone, uscito (in America) nel 2013, in cui a fare il cattivo c'è James Franco e che viene mandato nei cinema americani il giorno del ringraziamento, con il manifesto che ritrae la bandiera americana proiettata sulla giacca di jeans del nostro eroe. È un mix un po' assurdo, dai, diciamocelo. O forse no. Comunque, la sostanza è che il trailer ce lo presenta come un film in cui Jason Statham è il solito eroe un po' depresso, James Franco è un cattivissimo che commette l'errore di sottovalutarlo al punto di mettere le mani su sua figlia e alla fine Jason gli spacca la faccia. E le cose, volendo, stanno anche così, ma in realtà non fino in fondo. Il film nasce da una vecchia sceneggiatura di Sylvester Stallone: l'ha scritta per se stesso basandola su un romanzo di Chuck Logan, non è mai riuscito ad avviarne la produzione e ha finito per abbandonarla. Poi, però, per qualche motivo, s'è deciso di riprenderla in mano, con Jason Statham come protagonista, ed eccoci qua davanti al nuovo film dell'un tempo promettente ma poi caduto in pieno anonimato Gray Fleder. E insomma.

Il problema di Homefront è che si tratta di un film non troppo convinto di quel che vuole essere, costantemente impegnato a vacillare fra la tamarrata d'azione, un ritratto sporco e polveroso di quella certa America di provincia che così bene viene raccontata da Justified e un film addirittura drammatico e intenso. E questa sua indecisione, fondamentalmente, gli impedisce di funzionare davvero bene in una qualsiasi delle direzioni che prova a seguire, trasformandolo in una strana creatura ibrida, con i suoi bei momenti, qualche scelta di casting azzeccata e un James Franco sorprendentemente buono nel ruolo del cattivo non proprio cattivo fino in fondo più che altro viscido e un po' figlio della società dell'America del sud in cui vive e comunque sì dai diciamocelo cattivo. Alla fine lui, che in linea teorica, come principale antagonista in un film scritto da Stallone e interpretato da Statham, rischiava di essere quello più fuori posto, è fra gli elementi più riusciti in assoluto e il primo incontro fra i due antagonisti al bar funziona alla grande soprattutto perché lui riesce a non andare particolarmente sopra le righe.

Il problema è che manca un po' il resto. L'azione è piuttosto piatta e, anche nei momenti in cui Statham potrebbe dare spettacolo, non sembra esserci la voglia di metterne in scena. La sceneggiatura procede all'insegna di svolte abbastanza tirate per i capelli e, soprattutto, sorretta da  dialoghi spesso imbarazzanti, che per altro portano buona parte degli attori di supporto ad andare, loro sì, troppo sopra le righe. Il lato drammatico della faccenda, tutto immerso nelle paludi della provincia americana, finisce per risultare il più interessante, ma non riesce ad esprimere appieno il suo potenziale, un po' perché Statham, nelle scene in cui recita al fianco della figlia, è credibile più o meno come quando ha provato a fare l'accento Texano in Parker, un po' perché si tratta di materiale che, per fiorire davvero, avrebbe avuto bisogno di una scrittura e, forse, di una regia di ben altro spessore. E insomma, alla fine è tutta una questione di aspettative: non è un film orrendo, anzi, scorre via in maniera abbastanza placida e tutto sommato sorprende anche per alcune scene azzeccate e una discreta parte conclusiva, ma da qualche parte verso metà s'incarta un po' tutto nel tentativo di capire come tirare le fila del racconto e alla fine rimane addosso una forte sensazione di occasione sprecata.

In America, come detto, è uscito a novembre. Io l'ho visto al cinema a Parigi un paio di mesi fa. In Italia vai a sapere, ma insomma, prima o poi 'sti film arrivano tutti.

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