Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

9.12.13

Hunger Games: La ragazza di fuoco


The Hunger Games: Catching Fire (USA, 2013)
di Francis Lawrence
con Jennifer Lawrence che si mangia tutti tranne Philip Seymour Hoffman

Non ho letto i romanzi di Suzanne Collins e non ho quindi idea di come i film si pongano rispetto ai libri originali, anche se leggo in giro gente che parla di estrema fedeltà. Per me, giocoforza, gli aspetti interessanti di Hunger Games stanno altrove. Innanzitutto nella presenza di un'attrice pazzescamente dotata come Jennifer Lawrence, in secondo luogo nella curiosità per una serie di film che, pur dando magari l'idea, a livello superficiale, di stare rivolgendosi allo stesso target di Twilight, ha saputo raggiungere un pubblico di tutte le fasce e proporre una storia di grande successo in cui la protagonista è una ragazza forte, credibile, che sappia essere eroina anche "fisica" senza giocare sulle allusioni sessuali e staccandosi con forza dal modello di eroina il cui dramma umano si limita al decidere se farsi ingravidare dal vampiro o dal lupo mannaro. In questo, Hunger Games mi sta simpatico, specie poi in un mondo in cui anche i Marvel Studios, che al momento sembrano potersi permettere tutto e che possono attingere a una riserva sterminata di personaggi femminili, ritengono non sia il caso di piazzare una donna al centro dell'azione (non da qui al 2015 tutto, comunque).

Al di là di queste considerazioni, Hunger Games, tanto il primo film (ne avevo scritto su Outcast) quanto questo secondo, è allo stesso tempo una mezza - perché prevedibile - delusione e una bella sorpresa. La delusione sta nel fatto che avrei preferito vedere il coraggio di affrontare in maniera più ricca le tematiche appena sfiorate e la forza di un'azione messa in scena con più brutalità, ma tanto non è che potessi aspettarmelo. La sorpresa rimane quella per film comunque godibili, ritmati, piacevoli, che scorrono senza problemi, hanno comunque il pregio di fare quanto detto sopra e riescono a tirar fuori qua e là qualche guizzo interessante, nonostante uno svolgimento e dei colpi di scena che più telefonati di così sarebbe dura. In questo senso, a conti fatti, al di là dell'essermi goduto serenamente un paio d'ore abbondanti al cinema, La ragazza di fuoco mi lascia realmente addosso qualcosa di equivalente a ciò che ancora mi rimane del primo film: un'attrice protagonista che ruba la scena a tutti quanti con un'interpretazione ben più degna di quelle che tante sue colleghe offrono in contesti paragonabili e almeno una scena davvero riuscita e coinvolgente, per entrambi i film quella del lento arrivo all'arena e dell'avvio dei giochi, affrontata per altro in maniere diverse e tentando di evocare sentimenti diversi.

Oltre a questo, a rimanermi davvero stampato nella retina è un singolo momento di pazzesca forza espressiva di Jennifer Lawrence. Nel primo film fu quello sguardo di terrore subito prima del dunque, qui è proprio l'ultima inquadratura, un cambio d'espressione che non so quante attrici della sua età sarebbero in grado di rendere con altrettanta forza, impatto e profondità. Dopodiché, questo secondo film ha un po' tutte le caratteristiche della serialità, dell'episodio centrale di una trilogia (che pure avrà il suo terzo capitolo spezzato in due): si prova ad approfondire maggiormente i personaggi, a beneficio soprattutto della Effie di Elizabeth Banks, si propongono situazioni simili secondo un taglio diverso (decisamente più gradevoli i "trappoloni" nell'arena, rispetto agli orrendi cagnacci del primo film) e si racconta una storia che, di fatto, non ha conclusione. Ma le novità vere sono sostanzialmente due. Da un lato c'è Philip Seymour Hoffman, un altro che con pochissimo materiale riesce comunque a fare tantissimo, dando potenza al nulla e riempiendo di sostanza un personaggio sotto vuoto spinto, soprattutto nella scena del ballo. Cinque minuti suoi spazzano via senza problemi la pochezza di Wes Bentley. Dall'altro c'è il cambio dietro alla macchina da presa, effettuato in modalità stealth. Francis Lawrence non è certo un maestro, anzi, ma in Constantine e Io sono leggenda, pur con tutti i limiti di quei due film, aveva comunque dimostrato di saper dare una sua impronta visiva al proprio lavoro. Qua, invece, non so se per scelta o per imposizione, si nasconde completamente dietro al franchise, svanisce e si limita a riproporre in copia carbone l'impianto visivo messo in piedi da Gary Ross nel primo episodio, col risultato di una regia, se possibile, dalla personalità ancora minore. Comprensibile, ma comunque abbastanza deludente.

Ho visto il film al cinema, qua a Parigi, in lingua originale. E la voce è tanto, tantissimo, nel recitare di quei due gran bravi attori che ho citato qua dentro. Così, lo rendo noto.

0 commenti:

Posta un commento

 
cookieassistant.com