Deadheads (USA, 2011)
di Brett Pierce e Drew T. Pierce
con Michael McKiddy, Ross Kidder, Markus Taylor
Il modello di riferimento per Deadheads è palese ed è La casa. E casomai non fosse palese, giusto per sicurezza, ci pensano i due registi a dirlo chiaro e tondo, piazzando in mezzo al film una scena ambientata in un drive-in dove proiettano il film d'esordio di Sam Raimi. L'idea "produttiva" di fondo è quella, quella di un filmetto fatto fra amici, con pochi soldi, che ci credono ma che hanno anche voglia di divertirsi un sacco. Quell'istante in cui viene inquadrato Bruce Campbell sul grande schermo, fra l'altro, è in realtà fondamentale per un motivo: ti ricorda, casomai te ne fossi dimenticato, che in quel film Ash recitava da far schifo. Giusto per sottolineare che non è certo un problema se anche gli attori di questo Deadheads sono poca cosa.
Certo, poi, dei valori di produzione in campo ci sarebbe anche da discutere, perché è vero che l'immagine da videocamera digitale delle vacanze è una roba povera e che ti fai andare giù solo per lo spirito goliardico di tutta la faccenda, ma è vero anche che i fratelli Raimi han girato tutto in una casetta nei boschi con quattro attori in croce, mentre i fratelli Pierce si permettono un continuo cambio di location, un sacco di personaggi, inseguimenti in macchina e altre sciccherie. Ma a un certo punto chissenefrega, parliamo un attimo del film.
Deadheads è una commedia horror, che racconta di due zombi nati da un siero sperimentale, che li ha sostanzialmente trasformati in quella categoria di cadaveri putridi ambulanti, senza però privarli dell'intelletto. E questi due poveretti si ritrovano comunque nel bel mezzo di un'epidemia zombi e finiscono ovviamente per avere a che fare con gli umani impauriti, incazzati, pesantemente armati, che non fanno alcuna distinzione fra zombi scemo e zombi furbo. Da questa situazione di partenza nasce - occhio - un road movie all'insegna dell'ammmore, che vede uno dei due protagonisti impegnato a raggiungere la sua ragazza in nome del sentimento e della proposta di matrimonio che non è riuscito a farle prima di morire.
Senza rinunciare all'horror, perché di sangue e budella se ne vedono in buona quantità, ma anche senza mai provare a spaventare nessuno, Deadheads procede così per novanta abbondanti e piacevolissimi minuti, all'insegna del trash, del divertimento, delle gag buzzurre (Clerks e in generale il cinema del primo Kevin Smith sembrano essere l'altro riferimento netto), ma anche del sentimento, riuscendo a infilare perfino un paio di scene quasi emozionanti, ma sempre e comunque capaci di sdrammatizzare. Tutto è piuttosto sopra le righe, con personaggi volutamente esagerati, e di fondo gli attori sguazzano più che bene nei ruoli di cartone che si ritrovano costruiti addosso. In più i fratelli Pierce mostrano anche una discreta padronanza del mezzo e fan venire voglia di vederli alle prese con un film di maggior spessore.
Insomma, promosso, ma solo se inquadrato nell'ottica giusta, che alla fin fine è quella di una sala piena di gente pronta a divertirsi e applaudire o, al limite, di un divano ricoperto da birra e pizza.
I tedeschi al cinema se ne entrano in sala con la loro bella bottiglia di vetro portatrice sana di birra. Questo normalmente. In un contesto come quello del Fantasy Filmfest, la percentuale di portatori di birra (+ nachos) in sala si fa pericolosamente alta, l'odore di alcool aumenta piuttosto in fretta e verso metà film si comincia a sentire di continuo il rumore di bottiglie di vetro calciate in giro per sbaglio. È tutto molto bello.
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