Un tempo, per me, la GDC neanche
esisteva. O quasi. Oddio, sì, in effetti, c'è sicuramente stato un tempo in cui per me neanche esisteva, ma quel che volevo dire è che c'è stato un tempo in cui sapevo della sua esistenza, facevo bene o male il lavoro che faccio adesso, ma non era neanche lontanamente concepibile l'ipotesi di andarci. Poi, un giorno, Solettone mi ci ha portato e vabbé, ciao. Ho già ringraziato live, durante un commovente momento da morte per digestione pizze (al plurale) a una Gamescom di qualche anno fa, quindi chiudiamola qui. Fatto sta che nel 2009 e nel 2010 ci siamo andati assieme, per
quel sito là. E mi è abbastanza esploso il cervello. Nel 2011 ci sono andato con Fotone, sempre per quel sito là, facendo esplodere il suo cervello, fra l'altro proprio nell'anno amarcord dei cinquantamila post mortem classici. Sempre nel 2011, ho detto “oh, ma facciamoci anche 'sta GDC Europe, no?” L'anno scorso, quando stavamo rinnovando
l'Outcast, io e Fotone ci siamo addirittura autofinanziati il viaggio, perché non esisteva, non ce la potevo fare, a saltarla. Poi GDC Europe, già con il pensiero a IGN, e infine eccoci qua. È iniziato il primo anno delle fiere da seguire anche con scritto IGN sul cartellino, e chiaramente comincia dalla GDC. Oggi dovrebbe uscire un articolo, per l'appunto su
IGN, nel quale ne parlo.
In questo post che state
leggendo, invece, ci metto due cagate che ho scritto in aereo, fra
Toronto e San Francisco, per passare il tempo e per tirar fuori un
post da pubblicare oggi. Tipo, di che posso parlare? Beh, per esempio
del fatto che mi ha divertito molto ritrovarmi, sull'aereo fra Monaco
e Toronto, seduto di fianco a una ragazzina tedesca, che viaggiava
anch'essa da sola, barely legal. No, in effetti, ho il timore che
fosse proprio not legal. Portava l'apparecchio, per Dio! Ha guardato
l'ultimo
Twilight
sullo schermino di fronte a lei, per Dio! Si è messa a leggere una
rivista che sembrava una specie di Cioè bavarese, per Dio! E
ovviamente era la classica ninfetta bionda (bavarese) carinissima e
in procinto di sbocciare in un figone fuori misura. Ma sto divagando.
Il punto è che mi faceva tenerezza, spaventata sul decollo, sulle
turbolenze, sull'atterraggio, perché era la prima volta che volava
in vita sua (Final Destination: Miami). Ho provato a chiacchierarci,
ma parlava inglese poco meglio di come io parlo tedesco, quindi
niente, mi sono limitato a farla ridere facendo un po' lo scemo
mentre decollavamo e poi mi sono fatto gli affari miei* per tutto il
viaggio, tranne quando l'ho aiutata a compilare il modulo per la
dogana. Sembrava simpatica, credo. Chissà se ha pensato che fossi
un ciccione sposato frustrato un po' creepy e pedofilo. Io preferisco
pensare che più che altro sono stato colpito da improvviso desiderio
di paternità, dai. (Per) Dio santo!

A Toronto ho poi scoperto che c'è un
accordo con gli USA che permette ai canadesi di avere in aeroporto
l'immigrazione statunitense (sul serio!), così si salta il turno a
quella canadese, se sei solo di passaggio in direzione stelle e
strisce, e ti sottoponi direttamente a quella che conta. Fra l'altro
è tutto ganzo e automatizzato, altro che attese in piedi in code
stile Gardaland. Ci sono tre fasi, sancite da numeroni grossi sul
muro. Prima fai leggere la carta d'imbarco alla macchinetta
automatica. Poi ti siedi davanti a dei monitor: su quello più a
destra, vieni aggiornato dello status dei bagagli, in attesa che i
tuoi vengano trasferiti sul tuo prossimo aereo e che il tuo
nominativo (abbreviato) appaia su uno degli altri monitor. A quel
punto ti alzi e vai a parlare col classico tizio dell'immigrazione,
però facendo meno coda del solito e avendo aspettato da seduto.
Ganzo! Non ho però capito se il tipo con cui poi ho parlato aveva le
palle girate perché il gatto gli ha pisciato sui pantaloni buoni o
se effettivamente è normale che ti parlino per monosillabi e non ti
facciano mezza domanda. Di solito scatta l'interrogatorio!
Comunque, nell'ora e mezza abbondante
di attesa all'aeroporto di Toronto mi sono sparato il primo pasto a
base di hamburger (cheeseburger) e patatine. Per entrare subito nel
ritmo partita. Faccio schifo. Sto diventando un ciccione. Devo darmi
una regolata. All'aeroporto di Toronto c'è il wi-fi gratis.
Illimitato. Bel vivere. Sui voli Air Canada hai la presa USB per
ricaricare lo smartphone e la presa di corrente per ricaricare quel
che vuoi. OK, basta, sto andando avanti a caso, chiudiamola qui.
*I fatti miei:
- finire di leggere
Peter &
Max: A Fables Novel;
- leggere
BioShock Infinite: Mind in Revolt;
- leggere
After Friday
Night Lights;
- scrivere il pezzo per IGN sulla GDC
che credo venga pubblicato oggi;
- (tra)scrivere le interviste fatte a
Quantic Dream che penso verranno pubblicate in questi giorni;
- leggere
Sul pianeta perduto, che, insomma, mah,
bei disegni, ma quanto piacciono gli spiegoni ad Antonio Serra?
Dopo aver scritto questo post, mi sono guardato Tetris:
From Russia With Love
, ho scritto un pezzo al riguardo per
Outcast e ho scritto pure un pezzo su Mind
in Revolt
, sempre per Outcast. Ma quanto cacchio ho
scritto, durante questo viaggio? Non trascorrere le giornate
rispondendo a mail, tamponando bubboni e inseguendo gente aiuta la
produttività. Adesso mi guardo 24
,
però.