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31.5.12

21 Jump Street


21 Jump Street (USA, 2012)
di Phil Lord, Chris Miller
con Channing Tatum, Jonah Hill

Magari è la classica situazione in cui ti aspetti meno di zero e l'effetto sorpresa è talmente forte da farti sopravvalutare il film. Magari è anche che a Jonah Hill ci voglio abbastanza bene e mi risulta naturale essere ben disposto nei confronti dei registi di Piovono polpette. O magari è proprio che 21 Jump Street, contro ogni sensata aspettativa, è una bella commedia, divertente, scritta in maniera degna, con perfino qualche trovata di regia e un Channing Tatum che si scopre brillantissimo talento comico. La chiave, forse, sta nell'essersene fregati completamente del tono che caratterizzava la serie televisiva originale e aver puntato da tutt'altra parte, nonostante la storia racconti di un seguito vero e proprio. La cosa, da sola, forse non basta, ma certamente aiuta a renderti simpatico. Poi, però, c'è tutto il resto.

C'è per esempio il modo in cui Lord e Miller sono riusciti a mantenere intatto il loro talento per il surreale passando al cinema "vero e proprio". Certo, qua non si vedono spaghetti, polpette e bistecche piovere dal cielo, ma tutto sommato non ci si va neanche tanto lontano. E se le sequenze in cui osserviamo gli effetti sui protagonisti della droga chimica sono quelle in cui i freni svaniscono di botto e l'assurdo prende il controllo, c'è molto altro di sopra le righe, fuori di cozza e divertentissimo in tutto il film. La sceneggiatura di Jonah Hill e Michael Bacall (Scott Pilgrim), poi, si prende il disturbo di provare a raccontare due protagonisti anche abbastanza interessanti fra le pieghe del delirio e gioca tantissimo con le ovvietà, i generi, lo stesso concetto di remake/reboot. I personaggi del film si rendono conto delle assurdità e degli stereotipi che stanno vivendo e ne ridono assieme a noi, ma la più grande vittoria sta forse nel fatto che tutto questo non risulta mai fastidioso. Insomma, non è un film che ci tiene a sottolineare la sua intelligenza, vuole solo farti ridere. E ci riesce, di più, e in maniera più intelligente, rispetto a quanto mi aspettassi. Errore mio?

Il film l'ho visto un paio di settimane fa qua a Monaco, in lingua originale. In Italia dovrebbe uscire a metà giugno. Importanza di guardarlo in lingua originale? Beh, è una commedia ad ambientazione giovanile, ed è inevitabile che qualche gioco di parole e in generale il modo di parlare vadano persi anche nella miglior traduzione, per non parlare poi delle prove azzeccatissime di tutto il cast di contorno, capitanato da Dave "fratello di James" Franco, Ice Cube e Brie Larson. Ma tutto sommato 21 Jump Street ha una comicità molto "visiva" e battute abbastanza universali, che si conserveranno bene. Certo, degli adattamenti di film comici e delle volgarità inutili aggiunte a caso in giro perché a noi italiani fanno ridere non c'è mai troppo da fidarsi, ma insomma, non è che questo sia un film da educande già in partenza. Fuck you, Glee.

30.5.12

Aliens - Scontro finale

Aliens (USA, 1986)
di James Cameron
con Sigourney Weaver, Carrie Henn, Michael Biehn, Paul Reiser, Lance Henriksen, Bill Paxton

Questo post fa parte della collana con cui sto disperatamente cercando di convincere anche quei quattro gatti che ancora mi seguono a smettere di farlo. Della serie fanno parte per esempio tutti i post in cui difendo roba indifendibile, o comunque odiata dal mondo intero, tipo Scontro tra titani o G.I. Joe, ma soprattutto Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. E, a proposito di Indy, se mai dovessi scrivere di Indiana Jones e il tempio maledetto, probabilmente, anche quel post sarebbe lieto di appartenere alla collana. I più attenti, o anche solo i miei amicici cui a suo tempo cascò l'occhio sulla discussione scatenata su Facebook dal mio aver dato quattro stelle al film (full disclosure: mi sono poi pentito, dovevano essere tre), avranno intuito che in questo post parlerò male dell'Aliens di James Cameron. Esatto. Smettete pure di leggere, se volete. Anche perché le prossime parole sono piuttosto pesanti: mi sono riguardato tutti e quattro i film della serie in Blu-ray e Aliens è quello che mi è piaciuto di meno. Ebbene sì, m'è morto un altro pezzo d'infanzia. Circolare, non c'è niente da vedere.

Il problema, chiaramente, è anche di aspettative. Aliens è uno di quei film che vengono sempre tirati fuori come esempi di seguiti pari, se non addirittura superiori, all'originale. Io stesso, che da ragazzetto adoravo Aliens, fino a due mesi fa ero un fiero sostenitore dell'idea: diverso, senza dubbio, ma altrettanto bello e riuscito. Fra l'altro, mettiamo subito le mani avanti: non sono di quelli che "Aliens è una merda perché ha completamente distrutto, negato e cancellato il primo film". Figuriamoci, se c'è una cosa che mi affascina di 'sta serie è proprio il fatto che, pur essendoci una coerenza narrativa, ogni episodio è stato dato a un regista diverso (esordiente o giù di lì, fra l'altro), che ha fatto tabula rasa sul passato e ha diretto Il Mio Alien. Il problema è un altro. È chiaro che, dopo aver riguardato un capolavoro insensato e senza tempo come il primo Alien, ti poni davanti al seguito "pari se non superiore all'originale" con una certa aspettativa. Un'aspettativa ben diversa da quella con cui ti poni poi di fronte ai due film successivi, insultati e bistrattati (anche eccessivamente, ne sei sempre stato convinto) per tanti e tanti anni. Ingiusto? Può essere, ma la faccenda non cambia di una virgola: Alien, quello di Ridley Scott, rivisto oggi è un film pazzesco. Aliens, quello di James Cameron, rivisto oggi, mbeh, mboh, mbah, è un film mostruosamente figlio dei suoi tempi, invecchiato malissimo, che puoi capire come mai all'epoca ebbe l'impatto che ha avuto e ti piacesse così tanto, ma oggi, mamma mia, quanto sta male dentro fuori e tutto attorno. Ed è una delusione, fortissima, anche se è pure un po' colpa dell'edizione estesa (ne parliamo dopo) e anche se la scomparsa della "cavalcata mozzafiato" che ti ricordavi non è neanche troppo colpa sua, è più che altro figlia dei ritmi a cui il cinema d'azione ci ha abituati negli ultimi vent'anni. Però la faccenda rimane, ed è gravissima: nella visione a relativamente stretto giro di tempo, Aliens mi risulta il peggiore dei quattro. Vado a nascondermi.

Ora, capiamoci, non mi sognerei mai di dire che Aliens sia un brutto film, o che non abbia meriti talmente superiori a quelli della roba citata là in cima da rendere inutile anche solo parlarne. Dopo tutto questo tempo, ha ancora tanti aspetti che tengono benissimo il colpo. Quell'avvio così distaccato e straniante, il primo ingresso nella base e le singole scene d'incontro con gli alieni che, per i fatti loro, sono di grande atmosfera, il talento di Cameron nello sfruttare al massimo, e con grande ambizione, i mezzi a sua disposizione, certe immagini dalla potenza iconica che si sono stampate nella capoccia collettiva e reggono ancora oggi, con forse in testa la visita al nido della regina e lo scontro, ehm, finale (maledetta, bitch, come vi pare). Il lavoro sui suoni, poi: Aliens è il rumore dei marine spaziali che fanno fuoco, Aliens è il tup tup dei rilevatori di movimento, Aliens è i suoni della scazzottata finale, quasi del tutto priva di musiche e accompagnata da una cacofonia metallica e sibilante. Aliens è un film pieno di immagini che ti restano dentro e che ogni volta riguardi con gusto. Però.

Però Aliens è anche il film in cui la mania di Cameron per i suoi cacchio di personaggi archetipici sbraca oltre ogni limite (dai, facciamoci del male, diciamolo che Avatar non c'avrà quelle battutine ganze yeah Reagan di Aliens, ma è complessivamente scritto meglio). Ricordo che ai tempi di Alien Resurrection la gente si lamentava delle macchiette che Jean-Pierre Jeunet usa come protagonisti del suo film. E avevano le loro ragioni, per carità, ma con che coraggio una persona che mette sul piedistallo Aliens può lamentarsi di protagonisti-macchietta? I marine di Aliens non esistono, sono pura parodia, presa per il culo del machismo anni Ottanta (o, almeno, mi piace pensare sia così, perché se dietro quella scrittura deve esserci convinzione, beh, siamo a posto). Sono uno più ridicolo dell'altro e non è del resto un caso se fanno tutti una figura da deficienti e l'unico a sopravvivere è anche l'unico caratterizzato come un essere umano, invece che come una barzelletta con l'armatura addosso. Il problema è che una caratterizzazione del genere va bene in uno Starship Troopers, con Verhoeven che la butta sul ridere e sulla satira, non in un film che pretende di avere un'atmosfera inquietante: i marine la ammazzano completamente. E fra l'altro è un peccato, perché lì in mezzo c'è anche Ripley, l'unica veramente scritta, e scritta bene, in maniera interessante, con tanti spunti. E c'è pure un Bishop che avrebbe meritato più spazio. Solo che tutto quel che fanno o dicono di interessante viene seppellito dalle battute ganze. E vabbé, alla fine sono pure divertenti, non dico che non.

E in sostanza, cosa rimane? Un bel filmetto di mostri, con un paio di momenti molto belli, una regia che ti confeziona alcune scene d'azione dallo spessore innegabile, un adorabile Lance Henriksen e una Sigourney Weaver bravissima come al solito, anche nel cambiare registro rispetto al primo film e seguire con convinzione tutto l'evolversi della tematica "materna" (non a caso si beccò la nomination all'Oscar, evento piuttosto raro per un film del genere). Ma che ha anche momenti di una pacchianeria rara, qualche incoerenza di sceneggiatura "comoda" (tipo l'acido alieno che trapana le pareti ma se te lo becchi su un braccio bastano una benda e un po' di pomata e va tutto a posto) e una scrittura dei personaggi invecchiata tanto quanto la maggior parte delle cose apparse al mondo negli anni immediatamente successivi al 1985. E che soprattutto non vale un'unghia dell'originale, con il quale fra l'altro si mette in competizione diretta per il modo in cui ne ricalca fondamentalmente la struttura, lo sviluppo e i momenti chiave, pur rileggendoli in una maniera totalmente diversa. Dopo averlo rivisto, all'idea di considerarlo alla pari o superiore al primo film, cosa di cui - ripeto - sono stato convinto per tanti anni, mi ride il culo, mi piange il cuore e mi assalgono i brividi. Addio.

L'ho guardato in Blu-ray, nella versione estesa del 1992, che aggiunge sostanzialmente mezz'ora di noia facendo più danni che altro. L'inserto sul pianeta nei minuti iniziali è pessimo. Nella versione originale, si arrivava sul pianeta senza avere la minima idea di cosa fosse successo, senza aver visto nulla, con in testa solo i ricordi del primo film. Quei pochi minuti aggiunti con comparse a caso rompono completamente il gusto del mistero. Discorso simile per tutta la parte con le torrette, che è se vogliamo un tentativo di acuire il senso di assedio e disperazione e aggiunge una spiegazione al comportamento degli alieni: mi sembra una spiegazione superflua, specie se poi il prezzo è il modo in cui il ritmo del film viene ammazzato. Di buono c'è che le torrette sono un'altra trovata dal discreto valore iconico, e infatti ce le troviamo dappertutto nei videogiochi. Mboh.

Attack the Block & Killer Elite


Oggi esce al cinema in Italia Attack the Block - Invasione aliena, un film delizioso e divertentissimo che io ho visto qua a Monaco a settembre nel corso del Fantasy Filmfest e di cui ho scritto a questo indirizzo qua. Domani, invece, esce Killer Elite, una roba che si vende come film d'azione e che invece non è strettamente quello, ma che non è neanche male. L'ho visto sempre qua a Monaco, dove è uscito a ottobre, e ne ho scritto a questo indirizzo qua. Questa settimana escono anche altre cose, ma non le ho viste.

Questa settimana e la prossima, e in generale a giugno, nella maggior parte del mondo esce Prometheus. In Germania e Spagna esce a inizio agosto. In Italia doveva uscire a settembre ma l'hanno spostato a ottobre. Wut?!

29.5.12

Il dittatore


The Dictator (USA, 2012)
di Larry Charles
con Sacha Baron Cohen, Anna Faris, Ben Kingsley

Il dittatore è un film strano perché è strano per essere un film con Sacha Baron Cohen. È strano perché per la prima volta, al di là delle deliziose partecipazioni ad altre robe "non sue" come Hugo e Talladega Nights, Sacha crea un personaggio e lo infila in una commediola americana standard, con la sua struttura vista mille volte, con la sua Anna Faris che fa la scema ingenuotta e con tutte le svolte narrative che è lecito attendersi da film di quel genere, lieto fine incluso. Ma soprattutto, in questo film il protagonista interagisce quasi solo con attori che interpretano un ruolo e seguono una sceneggiatura, invece che con persone più o meno inconsapevoli di chi sia il demente che si trovano davanti. Insomma, Sacha Baron Cohen s'è imborghesito e s'è messo a fare i film normali, con un capo e una coda, che partono da un punto A, passano per l'inevitabile punto B e arrivano al prevedibile punto C. È un problema? Immagino sia una questione di punti di vista, e va pure detto che magari non aveva voglia di rischiare seriamente la vita andando in giro per New York a interpretare il dittatore mediorientale.

Nonostante questo, comunque, Il dittatore è un film divertente, che certo non ha la carica pazzesca dei precedenti interpretati da Cohen, ma ruota comunque attorno a un attore fantastico (o, comunque, fantastico nel fare questa cosa qui) e tutto sommato anche in questo caso poco interessato alla sequenzialità del racconto. Perché poi, sì, ok, c'è una storia da seguire, ma la cosa viene fatta mettendo in fila una scenetta via l'altra in cui dare sfogo a comicità e cattivo gusto. Ed è soprattutto quest'ultimo a dominare, in un film che, nonostante la sua "normalità", non rinuncia alla scorrettezza politica, al prendere in giro tutto e tutti senza farsi problemi e riuscendo nel mezzo anche a dire, o magari solo accennare vagamente, qualcosa di intelligente. E se penso che in questo senso dalle nostre parti ci si deve accontentare di Checco Zalone e siamo ridotti talmente male da doverci sorprendere per Che bella giornata e acclamarlo come gran rivelazione comica scorrettissima che non guarda in faccia a nessuno, oh, mi viene la depressione e mi viene pure da lodare oltremisura il meno graffiante dei film di Cohen. Vedi un po' come cambia tutto il metro di paragone.

Il film l'ho visto in lingua originale e, sinceramente, non capisco che senso possa avere guardarlo doppiato. Voglio dire, nei precedenti c'era comunque il gusto dello spirito completamente fuori di cozza, ma a un film "normale" con Sacha Baron Cohen, se levi pure le interpretazioni, levi mezzo divertimento. No?

28.5.12

Men in Black III


Men in Black III (USA, 2012)
di Barry Sonnenfeld
con Will Smith, Josh Brolin, Tommy Lee Jones

Men in Black III è il blockbuster americano medio, quello di cui nessuno sentiva particolarmente il bisogno, che anzi molti avrebbero preferito non vedere mai (vuoi perché il primo episodio era ottimo per i fatti suoi, vuoi perché il secondo era pessimo per i fatti suoi) e che comunque tutti andranno lo stesso a guardare. E che non fa assolutamente schifo, anzi, ha una bella atmosfera stupidina, due o tre gag molto azzeccate, un paio di scene d'azione realizzate in maniera competente e addirittura uno spunto interessante sul finale, che dipinge un tratto malinconico e oserei quasi dire toccante sulla relazione fra J e K. Però si limita a questo, che magari è sufficiente, ma non è certo qualcosa in grado di elettrizzarti, farti divertire come un matto o uscire dal cinema esaltato e felice di aver speso i tuoi soldi. È un blockbuster medio.

Non saprei dire se o quanto sia peggio del primo Men in Black, perché quello l'ho visto solo al cinema a suo tempo, me lo ricordo a malapena e oltretutto ricordo anche che sì, mi aveva divertito, ma non ci avevo perso la testa. Diciamo che, per essere un nuovo episodio da dieci anni dopo, poteva andare peggissimo, che Josh Brolin che imita Tommy Lee Jones mi fa ammazzare dal ridere, che Griffin è un personaggio azzeccato, oserei quasi dire poetico, e che alcune delle solite gag da Men in Black sugli alieni che si nascondono fra di noi sono simpatiche. Il cattivo ha una sua certa presenza estetica piuttosto ganza, anche se gli hanno scritto delle battute inascoltabili, e tutta la faccenda dei viaggi nel tempo è gestita in modo decente, anche se ho l'impressione che sul finale sbrachi un po' troppo. Ma insomma, siamo sempre lì, è una roba gradevole, non esaltante, con un paio di elementi che possono stupire rispetto alle aspettative onestamente non altissime con cui ti ci puoi avvicinare. Ma in fondo mica speravo di più.

Il film l'ho visto qua a Monaco, in lingua originale. Josh Brolin che parla come Tommy Lee Jones rappresenta un buon 90% dei motivi per cui il film mi ha divertito, quindi si può intuire cosa io pensi dell'idea di guardarlo doppiato in italiano. Ah, l'ho visto in 3D, perché le uniche proiezioni in 2D erano a orari per me poco accessibili. È una conversione in post produzione, e si vede per i soliti motivi per cui si vede: a tratti gli attori paiono dei sagomati di cartone e quando si parlano sembra che non si stiano guardando negli occhi. Detto questo, il modo di girare di Sonnenfeld, va detto, si presta non poco, e ci sono diversi momenti in cui il senso di profondità e di movimento non è affatto male. Perlomeno, se divertono queste cose. A me divertono.




[SPOILER SUL FINALE]








Riguardo allo sbracare sul finale, due cose. La prima: il film è basato sul fatto che con l'aggeggio per i viaggi nel tempo ti sposti fisicamente nel passato. In nessun momento ci viene detto che può essere usato in altro modo. Nel finale J si salva usandolo in maniera diversa senza che faccia qualcosa di diverso nello smaneggiare la macchinetta. In pratica riavvolge il tempo, si cura dalle ferite e affronta di nuovo la stessa situazione sapendo già cosa farà Boris. E oltretutto c'è un altro problema: Boris, che è saltato nel tempo con lui, non se ne rende conto e ripete le stesse azioni. Insomma, un pasticcio. La seconda: il film ci racconta che se cambi il passato non crei un futuro alternativo, ma modifichi un'unica linea temporale (Boris, andando indietro nel tempo e ammazzando K, modifica il futuro da cui arriva). Di conseguenza, il finale in cui K ammazza Boris dovrebbe negare completamente gli avvenimenti del film, dato che, se Boris muore lì, il Boris del futuro non esiste e il J del futuro non ha motivo di tornare indietro nel tempo. O, comunque, avrebbe bisogno di un motivo diverso per farlo e non avremmo visto il Boris del futuro far casino nel passato. E no, non è lo stesso tipo di paradosso che si vede in Terminator: lì il paradosso genera i presupposti per il viaggio, qui li nega. E no, non è lo stesso tipo di paradosso di Terminator II: lì il paradosso elimina una possibile causa per la nascita dei presupposti, che però possono nascere in mille altri modi, qui il paradosso uccide la "persona" su cui si basa l'intero viaggio nel tempo e che partecipa al viaggio nel tempo. Insomma, bah. Fra l'altro, forse, a darmi fastidio è soprattutto il fatto che entrambe le cose (1) erano evitabilissime e (2) se proprio ce le volevi mettere, potevi quantomeno contestualizzarmele con uno spiegone. Tanto non è che gli spiegoni manchino, in questo film, e ci vuole un attimo a tirar fuori una qualche teoria bislacca. Rimane comunque un bel finale toccante, quindi sticazzi.

27.5.12

Smariocast


Ah, che settimana micidiale! Ah, quanta fatica per riuscire a scrivere qualcosa in questo blog mentre consegno lavori a destra, a manca e pure in mezzo! Ah, pure per montare il nuovo Outcast ci ho messo una settimana e certo non mi hanno aiutato i problemi tennici! Si parla di un sacco di cose, si risponde alle robe dei lettori eccetera eccetera. Sta a questo indirizzo qui. E già che ci siamo, ricordo al gentile pubblico che mercoledì è uscito il nuovo Outcast Sound Shower, interamente dedicato a un po' di sparatutto 2D di quelli che si muovono in verticale. Sta a questo indirizzo qua.

Domani sera si registra il nuovo Outcast Magazine, prima della pausa E3.

22.5.12

Cose importantissimissime


Niente, è inutile, non ce la posso fare, c'ho troppo da fare. Mi preme però sottolineare al mondo che sono contento di rivedere in azione Ron Burgundy, Todd Solondz e Paul Thomas Anderson.







Ma quando è successa questa cosa che all'improvviso Christopher Walken ha centododici anni?

21.5.12

Quella spia col carisma da parcheggiatore


Dunque, oggi mi sarebbe piaciuto pubblicare qualcosa su 21 Jump Street, che è davvero bello, simpatico, divertente e sorprendente, ma ieri c'avevo sonno e oggi c'ho da lavorare, quindi facciamo una cosa breve col trailer del nuovo Bond, che si intitola Skyfall ed è diretto da Sam Mendes, uno che faccio fatica a capire quanto davvero mi piaccia ma che per esempio con Revolutionary Road mi è piaciuto molto.



Eh, beh, dai, non si capisce una sega, ma quel che si vede è davvero fico. Possibile che Daniel Craig riesca nell'impresa di farmi piacere tre Bond in fila? Mboh, vediamo a novembre. (Sì, oltre a Casino Royale mi è piaciuto pure Quantum of Solace. Cose che capitano.)

Torno al lavoro, che c'ho le consegne.

20.5.12

Il Tentacolo Borderline


Come dicevo ieri, oggi ha fatto il suo esordio su Outcast Il Podcast del Tentacolo Viola, con un nuovo, frizzante episodio - a due mesi di distanza dal precedente - in cui riesco a trascorrere un'ora buona commentando con fiumi di parole argomenti di cui non so una fava. Anche più del solito. Per il resto, parlo, fra le altre cose, di Microsoft Flight, Karoshi, Margin Call e Quella casa nel bosco. Sta a questo indirizzo qua.

Ho proposto l'assorbimento del tentacolo in Outcast, incontrando grande entusiasmo, perché penso e spero la cosa snellisca alcune menate tenniche e aumenti la visibilità (anche reciprocamente, eh!). Inoltre mi sembrava Davide c'avesse forte necessità di motivazioni nuove. Il podcast, comunque, non cambierà di una virgola, o comunque non per imposizione mia: io continuo a non voler fare e sapere nulla di tutto ciò che è creazione, organizzazione, preparazione, sarcazzazione. Partecipo solito con la periodica e logorroica chiacchierata serale.

19.5.12

Spam svogliato


La scorsa settimana ero negli iuessei per lavoro, ne ho approfittato per sperperare soldi in fumetti, mangiare merda e andare al cinema a guardarmi quella gran ficata di Quella casa nel bosco. Mentre io ero via, il mondo andava avanti, e per esempio veniva pubblicato il quinto episodio di Outcast Sound Shower, tutto dedicato alle colonne sonore dei videogiochi in cui c'è gente che lavora. Sta a questo indirizzo qua.

L'altro ieri abbiamo - INCREDIBILE AMMISCI - registrato il nuovo episodio del Podcast del Tentacolo Viola. Dovrebbe andare in onda domani. Ne parliamo domani.

18.5.12

Margin Call


Margin Call (USA, 2011)
di J.C. Chandor
con Zachary Quinto, Paul Bettany, Kevin Spacey e un po' di altre facce note

Margin Call è tutto quel che di bello si può fare al cinema quando si vuole fare cinema, e non documentario, basato su fatti reali. Romanzare in maniera credibile - o comunque credibile e comprensibile per chi conosce a malapena l'argomento - raccontando una storia e mostrando un evento importante attraverso uno sguardo ben preciso. Un paio d'ore scarse d'ansia, seguendo il giorno e la notte precedenti all'avvio dell'apocalisse finanziaria, attraverso gli occhi di persone che si vedono improvvisamente crollare il mondo attorno e si trovano a dover prendere decisioni dalle conseguenze fuori scala. Sapendo che alla fine tutto quello che conta è pararsi il culo, salvare l'azienda (o quel che ne resta) e mangiare sulla testa di chiunque sia stato tanto sfortunato da incrociare la loro strada. Poco importa se per sopravvivere tocca fare a fette il bene comune.

J.C. Chandor, in pratica un esordiente assoluto, racconta non quel che è successo, ma qualcosa che sarebbe potuto accadere, in una società d'investimenti il cui capo dell'universo ha un cognome che guardacaso fa venire in mente quello di un certo Richard Fuld. Non è certo il primo film americano che parla della crisi economica, anzi, soprattutto sotto forma di tematica più o meno nascosta fra le pieghe del racconto, la faccenda è emersa più e più volte nei luoghi meno probabili. Ma forse è il primo a farlo in questa maniera. E lo fa benissimo, con una gran sceneggiatura, un cast stellare e un'invidiabile capacità di farti appassionare alle vicende di un gruppo di persone che vorresti allegramente mettere tutte sotto con il SUV. Un'ora e mezza abbondante di gente che parla di cifre, affari e varie robe incomprensibili senza annoiare un minuto, anzi, dando l'illusione che sia tutto chiaro, comprensibile e appassionante.

Margin Call è uscito in un sacco di posti lo scorso autunno ma, per dire, se IMDB non mente, negli USA s'è visto solo in giro per festival. In Italia esce oggi, io l'ho noleggiato e visto qualche tempo fa e ne ho scritto adesso perché mi sono accorto che non l'avevo mai fatto e quale miglior occasione dell'uscita nei cinema italiani? Ah, è pieno di gente brava a recitare e bella da ascoltare.

16.5.12

Sta arrivando Killer Joe


Laggente che ne sa l'ha già visto in giro per festival e ne racconta meraviglie. Io ho visto solo il bel pezzetto che avevo infilato in questo post qua e ho una fotta matta al riguardo. A quanto pare, finalmente, sta per mettersi a uscire in giro per il mondo, tanto che la scorsa settimana è uscito il trailer.



Se IMDB non mente, in Italia esce il 25 maggio. Anche se non trovo conferme. Negli iuessei si parla di luglio. Per la Germania non so nulla. Porco cazzo.

Quella casa nel bosco


The Cabin in the Woods (USA, 2012)
di Drew Goddard
con Kristen Connolly, Chris Hemsworth, Anna Hutchison, Fran Kranz, Jesse Williams

Quella casa nel bosco è l'esordio alla regia di Drew Goddard, uno che ha scritto Cloverfield e una trentina scarsa fra episodi di AliasLost, Buffy e Angel. Tra i suoi protagonisti c'è Fran Kranz, noto a molti per il suo ruolo in Dollhouse. Fra le comparse spuntano Tom Lenk e Amy Acker. E un altro dei protagonisti è quello che ha appena finito di tirarsi le pizze con Mark Ruffalo Verde in The Avengers. C'è bisogno di sottolineare il filo che lega fra loro tutti questi brutti ceffi? Sottolineiamolo: è Joss Whedon, l'idolo di tutti i nerd che con gli uomini in calzamaglia Marvel ha ottenuto il successo che gli sfuggiva ingiustamente da secoli e che di Quella casa nel bosco ha firmato la spettacolare sceneggiatura. E che cos'è Quella casa nel bosco? Difficile spiegarlo senza rovinare la visione. Diciamo che non è proprio quell'horror spaventoso che potrebbe sembrare dal trailer. Anzi, tutt'altro: di spaventi ce ne sono pochi (anche se poi è chiaro che uno molto facilmente impressionabile può sempre cascarci) e il film è più che altro una riflessione divertente, ironica e riuscitissima sui meccanismi del cinema horror.

"Ommadonna, un altro Scream", urlano preoccupati dal fondo della sala. No, quasi per niente. Però l'atmosfera, se vogliamo, può ricordare quella dei due telefilm vampireschi di Whedon. Non per il taglio trash e/o adolescenziale, ma per l'approccio carico di divertimento, inventiva e quasi per nulla incentrato sul far cacare sotto, al limite sul mostrare un po' di sangue. The Cabin in the Woods è un film assai divertente, ma che riesce a mantenere un fantastico equilibrio fra ritmo, azione e risate, e che decisamente più di Scream riesce a spalancare le porte dei suoi meccanismi anche a un pubblico di non fanatici del genere. Certo, se non hai mai visto Hellraiser magari ti sfugge la citazione, ma i meccanismi che Whedon e Goddard si divertono a spezzettare e prendere per il culo sono universali, perfettamente intellegibili, alla portata di tutti. Insomma, una roba proprio equilibrata, divertente, gradevolissima, consigliata a tutti. E a cui io, che di Whedon adoro lo stile di scrittura e che di horror sono fanatico, ho voluto un bene fortissimo. Per il resto ci sono un altro paio di cose da dire, e sono un paio di cose che qualcuno potrebbe ritenere spoiler, anche se non svelano molto più di quanto si veda e intuisca nel trailer (che, per inciso, è molto meno spoileroso di quanto sembri). Eventualmente si può schivare il prossimo paragrafo e andare al successivo.

Qui ci volevo mettere il trailer, ma non ne ho trovato uno che permettesse l'embed.

Guardando il trailer non è che ci si capisca molto di cosa accade nel film, anche se si intuisce palesemente che dietro alla casetta nel bosco c'è more than meets the eye e un pizzico di Truman Sciò. Il bello, però, è che questa cosa non è assolutamente uno spoiler, perché la scena iniziale del film, quella prima ancora dei titoli di testa, proprio di questo parla. Il gioco è a carte scoperte dal primo secondo e sono invece altre le cose da scoprire (e che qui non dirò). In pratica la presa per i fondelli comincia già dal trailer: sembra uno di quei trailer super spoiler senza vergogna stile Le verità nascoste (che, lo ricordiamo, svelava il colpo di scena di metà film nel trailer e nel poster), ti fa avvicinare alla visione del film pensando di sapere già quel che si scoprirà dopo un'oretta e invece ti accorgi che il trailer non svela una bella fava di niente. Questo, se vogliamo, è il primo vero colpo di scena. Il secondo colpo di scena è che da lì in poi la macchina riesce comunque a funzionare una meraviglia. Il meta-giochetto di rielaborazione e riflessione sugli stereotipi dell'orrore, ma anche sul ruolo di chi l'orrore lo crea e lo mette in scena e nientemeno sul concetto di libero arbitrio, è veramente delizioso, ben calibrato, fa a tratti davvero ammazzare dal ridere e non risulta mai stucchevole, anche perché è perfettamente inserito nel meccanismo narrativo. Insomma, non è che ci si ritrova con un cast di protagonisti che cita i film famosi, è proprio tutta un'altra faccenda ed è fantastica.

A questo aggiungiamo una regia che fa assolutamente il suo dovere, una buona cura per l'immagine e degli effetti speciali che davvero si sforzano molto bene di nascondere i mezzi limitati. Ma basterebbe anche solo lo script, la sua intelligenza, il divertimento, l'evidente ambizione, la solita pazzesca capacità di mescolare toni diversissimi fra loro senza vacillare un attimo mentre si nascondono personaggi sorprendentemente credibili dietro le classiche macchiette... insomma, Joss Whedon. E il risultato magari non è un film perfetto, ma certo è un'opera che ha qualche sorpresa dalla sua e che ha il coraggio di provare a percorrere strade diverse e innovative, anche a costo di sfiorare il ridicolo, con la sicurezza figlia della convinzione e dell'amore per quel che si sta facendo. Insomma, adorabile. Insomma, Joss Whedon.

Il film sono corso a vederlo al Metreon approfittando del mio viaggio a San Francisco della scorsa settimana, dato che qua in Germania esce ad agosto (dopodomani in Italia). Leggo in giro che il doppiaggio in italiano sarebbe nella media, non sto qui a menarmela su cosa questo voglia dire, segnalo che una visione in sala secondo me se la merita, anche pensando alla resa "corale" di certe immagini che abbisognano dello schermo gigante. Poi, per carità, il commento d'ordinanza sul fatto che certi dialoghi marchio di fabbrica del Whedon siano intraducibili va fatto. 

10.5.12

Alien


Alien (USA, 1979)
di Ridley Scott
con Sigourney Weaver, Tom Skerritt, Ian Holm, John Hurt

La prima volta che ho guardato Alien doveva essere da qualche parte verso la fine degli anni Ottanta, perché ricordo chiaramente che per me era "il film ambientato prima di Aliens". Che altro ricordo, da quella prima volta? La sensazione di un film decisamente più lento e meno gasante di quell'altro, l'immagine di questo strano computer che controllava l'astronave e con cui andavano a parlare, la scena disgustosa in cui viene fatto a pezzi l'androide che non è buono e ganzo come Bishop. Basta. Poi l'ho visto tante altre volte, e ho imparato ad amarlo alla follia (lui e il suo poster che era fra i miei preferiti dei centomila attaccati in casa), ma all'epoca, per un ragazzino degli anni ottanta che giocava ricreandosi nella testa le scene del seguito di Jim Cameron, il primo Alien era quantomeno un film strano. Oggi, invece, com'è riguardare Alien, nello splendore del Blu-ray firmato e controfirmato da Ridley Scott stesso? Un'esperienza mistica, di quelle che ti lasciano senza parole e poi vuoi provare a spiegarla in un post ma ti senti inadeguato.

La cosa forse più straniante, anche magari figlia del restauro e della visione in accaddì, sta nel trovarmi davanti a un film che non è invecchiato di una virgola. Sì, ok, c'è la tecnologia che ci si immaginava futuristica negli anni Settanta e c'è qualche effetto speciale con le rughe (mai come la CG degli anni Novanta o le pettinature e i vestiti degli anni Ottanta, comunque), ma nel complesso sembra di stare guardando un film girato l'altro ieri. E, incidentalmente, diretto da un regista fuori della grazia di Dio, come Ridley Scott era a inizio carriera, prima che gli si consumassero i neuroni e tornasse sul Pianeta Terra. Alien non mostra per nulla i suoi anni, funziona oggi come funzionava allora, e l'aspetto forse più impressionante sta nel fatto che funziona nonostante in questi trent'anni e passa i cinque film successivi, i fumetti, i libri, i videogiochi e un po' tutte quelle opere che da Alien sono state influenzate abbiano fatto di tutto per rompere il giocattolo. Oggi guardi Alien e non solo sai tutto quel che accadrà perché l'hai visto mille volte, ma hai anche addosso l'effetto anestetizzante di aver guardato mille altri film di mostri dalla struttura simile e di aver subito la completa smitizzazione dell'alieno di Giger per mano di chiunque ce l'abbia messa, la mano.

Eppure, cazzo, parte il film e nel giro di due secondi sei lì, sulla Nostromo, hai dimenticato tutto e vieni avvolto. E anche se sai che quello morirà in quel modo, che nel tunnel succederà quella cosa, che non c'è scampo o quasi, le budella si stringono lo stesso. La prima metà di film è una macchina mostruosamente perfetta, che rimane ancorata ai suoi ritmi con una calma ormai micidialmente fuori dal tempo e crea una tensione pazzesca. Il risveglio, i dubbi, la discesa sul pianeta, la mostruosa scoperta, il parto e via fino a quella prima uccisione dall'alto, che sembra non dover arrivare mai e che ti fa davvero arricciare ogni singola cellula del corpo. Poi un po' la tensione si scioglie, per modo di dire, il non visto inizia a mostrarsi, forse a mostrarsi anche un po' troppo, e pian piano si procede verso un finale comunque meraviglioso, passando fra l'altro per un'ulteriore splendida scena come quella di Tom Skerritt infilato nei tunnel. E una volta giunto alla fine, dopo che per l'ennesima volta il miglior Ridley di sempre (o giù di lì) ti ha strapazzato da capo a piedi, rimani stordito da un capolavoro veramente senza tempo e in grado di splendere ancora fortissimo, chiedendoti che razza di impatto dovesse avere, nelle sale, in quel 1979. Il primo Alien  è una roba veramente fuori dal mondo e rispetto ai tre seguiti pratica semplicemente uno sport diverso.

Ho guardato la versione estesa smaneggiata da Ridley Scott nel 2003, che a conti fatti contiene una serie di cambi marginali e la famosa scena degli imbozzolati. Scena anche interessante, ma che sembra veramente appiccicata sopra con lo sputo, neanche fosse un inserto pubblicitario, e rompe completamente il ritmo di quella fuga finale. Ma insomma, si tratta di danni relativi. 

9.5.12

Oggi esce Chronicle


Oggi esce in Italia Chronicle, il film scritto da Max Landis, vale a dire il figlio di John Landis che in quanto tale fa i cortometraggi con gli amici famosi, e diretto e interpretato da un po' di gente sconosciuta più Vince Howard di Friday Night Lights, che è altrettanto sconosciuto ma è più uguale degli altri. Io l'ho visto a marzo a San Francisco, mi è piaciuto molto e ne ho scritto qua. Lo consiglio, insomma.

Ma come funziona 'sta cosa che alcuni film decidono di farli uscire di mercoledì?

8.5.12

San Malpensa


Mentre leggete queste righe io sono in volo da qualche parte sopra all'oceano, probabilmente intento a lavorare come uno scemo sul laptop perché non c'ho tempo e ci sono le consegne e i soldi sono soldi e minchia aiuto fatemi respirare. Il volo è diretto a San Francisco, anche se ci si ferma a San Mateo (che è un po' la Gallarate di San Francisco). Il motivo del viaggio non si può dire, ma nessuno si faccia illusioni: non è che hanno invitato Outcast a un press tour. Continuiamo a non contare una sega e continueremo a farlo. Il blog, per il momento, non si ferma, dato che ho un paio di cose messe lì in pubblicazione automatica e, vai a sapere, magari mentre svolazzo mi viene l'ispirazione per scrivere qualcos'altro.

Ovviamente stasera non ho intenzione di sentire ragioni: sarò in camera appiccicato alla TV per seguire prima i Flyers e poi i Sixers mentre il jet lag mi prende a schiaffi.

7.5.12

The Avengers


The Avengers (USA, 2012)
di Joss Whedon
con Robert Downey Jr., Chris Evans, Tom Hiddleston, Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Samuel L. Jackson, Scarlett Johansson, Jeremy Renner

I due film dedicati ai Fantastici Quattro li odiano tutti senza se e senza ma e, nonostante io mi sia ritrovato ad apprezzare moderatamente sia il primo che il secondo, i motivi sono pure comprensibili. Di una cosa, però, bisogna dare loro atto: l'intuizione del provare a mettere in scena queste assurde e impresentabili storie di gente in calzamaglia lasciando sullo sfondo i toni epici e puntando tutto su un'autoironia ai limiti della pagliacciata. Intuizione che è diventata marchio di fabbrica nel momento in cui Marvel ha deciso di prendere in mano la situazione e mettere in piedi la serie di film dedicata ai Vendicatori. Niente tutine in pelle e depressione serpeggiante in stile X-Men o Il cavaliere oscuro, spazio a un'estetica colorata, plasticosa, priva di vergogna e imbevuta di autoironia, perculamenti e buffonate. Nessuna ricerca del realismo o della verosimiglianza, solo una gran voglia di mettere su (grande) schermo i personaggi colorati e pacchiani dei fumetti di supereroi in una maniera sincera, divertita, divertente e mirata a un pubblico di tutte le età. Poi si può discutere del fatto che sia un passo indietro rispetto ai fumettoni adulti di Bryan Singer e Cristopher Nolan (secondo me, al limite, il passo è di lato), ma certo i numeri parlano chiaro, e parlano di un'operazione riuscita e che laggente ha apprezzato.

Che il culmine sia arrivato grazie alla firma di Joss Whedon, poi, è qualcosa di perfetto, giusto e inevitabile. Un po' tutti questi film sembrano essere stati messi in mano a registi scelti in maniera semplice e diretta. Vuoi fare un Iron Man che la butta sulla commedia? Andiamo con uno famoso perché fa ridere. Vuoi rifarti dei pipponi cerebrali di Ang Lee e giocarti la mossa dell'Hulk che spacca tutto? Proviamo con uno che ha diretto Jason Statham. Thor c'ha i drammi shakespeariani col fratello e il babbo? Kenneth Branagh! Non abbiamo le idee chiare su che film ci piacerebbe fare per Capitan America ma dobbiamo per forza raccontare le sue origini? Mboh, chiamiamo quel nulla registico di Joe Johnston. E, infine, arrivati al dunque, quando bisogna mettere in scena il climax di tutta la faccenda, un film che sia il trionfo della nerdaggine, un sogno per tutti i geek di fumetti americani, una roba che sappia far ridere con il suo sarcasmo, riesca lo stesso a dare un taglio epico e spettacolare alle sequenze di mazzate, sappia garantire il giusto spazio a tutti i suoi tanti protagonisti, contenga un tripudio di piccole citazioni per i più nerd in sala, diverta bene o male tutti con le mazzate e le battute, faccia spalancare la bocca ai bambini con la sua azione colorata? La risposta era talmente ovvia che quando l'hanno resa pubblica non mi sono minimamente stupito, solo gasato.

Oddio, magari uno poteva pensare a Kevin Smith, la cui cultura fumettistica non puoi certo mettere in discussione, ma il caro Kevin ha dimostrato ampiamente di essere un cane a dirigere scene d'azione (o a dirigere punto) e di fare un po' fatica a rapportarsi con le star. Senza contare che, vista la sua idea di dialoghi divertenti, un film con dodici protagonisti maschi e Scarlett Johansson inguainata di nero da lui scritto e diretto avrebbe rischiato di essere vietato ai minori di diciotto anni. E allora enter Joss Whedon, uno che si è costruito un'intera carriera sul saper gestire al meglio cast numerosi, scrivere dialoghi composti solo da one liner, infilare citazioni e omaggi nerd-pop-geek in ogni dove e, già che ci siamo, dare spessore a personaggi femminili forti, cosa utile nel momento in cui devi dare un senso a quel trionfo del non senso che è Scarlett Johansson nel ruolo della Vedova Nera. Voglio dire, per brevi tratti, Whedon è riuscito a far recitare Sarah Michelle Gellar (anche se con David Boreanaz non ce l'ha fatta manco lui). Figuriamoci se non riusciva a tirar fuori delle espressioni intelligenti da una che sei anni fa sembrava ancora un'attrice. E infatti ci riesce, soprattutto quando c'è di mezzo Hulk, e nonostante la povera Scarlett, quando va in giro agitando le pistolette, sfondi comunque il muro del ridicolo.

E dopo tutta 'sta lasagna sostanzialmente di introduzione in cui mi sono divertito a infilare tutti i link possibili, cosa posso scrivere di The Avengers che non sia stato già scritto dappertutto, e in particolare che non sia già stato detto meglio da Casanova Wong Kar-Wai? Poco o nulla, tanto più che arrivo tardi, un po' perché c'ho avuto da fare e un po' perché il gasamento era tale che non riuscivo a metterlo per iscritto. Ecco, sì, questo lo posso scrivere: temevo non sarebbe riuscito a divertirmi come Battleship, alla fine ha fatto pure meglio, anche se chiaramente con l'elemento nerd aveva il fattore campo dalla sua. The Avengers è la migliore e massima espressione possibile della formula scelta dalla Marvel per i suoi filmetti sui supereroi. Il nuovo punto di riferimento per questo filone e anche un film che ti lascia addosso l'impressione di "ok, dai, basta, fermiamoci qui, ritiriamoci dopo il sesto titolo e non torniamo più a far casini con la leggenda", anche se già sai che i Washington Wizards sono dietro l'angolo.

Funziona tutto come deve funzionare e la cosa ha del miracoloso. Tutta la parte di "preparazione" è perfettamente calibrata, riesce a dare spazio a tutti senza far sentire nessuno fuori posto. Robertino bello fa il suo solito ma non si magna il film, anzi, ha Mark Ruffalo (fantastico, eh, fantastico per davvero) che gli tiene meravigliosamente testa. Ogni personaggio si porta in dote il proprio microcosmo, dalla scopa in culo di Cap ai drammi esistenziali sulla rupe di Thor, riuscendo a integrarlo nella storia corale senza disturbare o far casino. Perfino i due sfigati che ti aspetti stiano lì a fare da comparse hanno una presenza ben più che degna. La storia, che - come mi ha gentilmente fatto notare AP - ruota attorno a un piano uguale a quello del cattivo di Howard il papero, è semplice ai limiti dell'imbarazzante, ma non ci interessa, perché tanto il punto è avere un pretesto per far interagire tutti quanti, divertirci con una valanga di battute e citazioni ganze, dare un senso al MACELLO della parte finale. E funziona tutto benissimo, il lato nerd è soddisfatto in ogni fotogramma, anche perché è evidente che al timone c'è uno che sa davvero quel che fa, che conosce e ama alla follia la materia, ha l'occasione della vita per divertirsi con le sue fantasie bambinesche e non vuole sbagliare nulla. Nei Vendicatori di Joss Whedon c'è soprattutto l'amore, e questo conta.

Poi c'è in generale un film divertente, pieno di battutacce, che mentre lo guardavo in una sala piena fino all'orlo di gente faceva ridere continuamente tutti e scatenava almeno cinque applausi (li ho contati). E immagino non fossero tutti fissati di fumetti come il sottoscritto, via. Quindi, insomma, una roba proprio ganza, perlomeno se quel che vuoi vedere è il film scemo che non si prende sul serio, dice un sacco di scemenze e poi chiude con mezz'ora di BORDELLO pieno di cose che accadono senza alcuna vergogna, fra anguille giganti volanti, esplosioni, battute, distruzione e dispersione. Se invece vuoi il supereroe depresso e che si prende sul serio, beh, ok, caschi male, ma insomma, prima di questo ci hanno pensato altri cinque film a fare da avvertenze per l'uso. Eppoi, chiaramente, c'è il fattore nerd. Quello che, mi cito, "Tutti, ma proprio tutti i recenti film di supereroi hanno un momento o due in cui mi scatenano la pelle d'oca, mi mettono addosso i brividi, mi fanno quasi venire le lacrime agli occhi, perché fanno vivere davanti alle mie pupille personaggi e situazioni che da tanti, troppi anni ho imparato ad amare". Ecco, qui quel fattore non va semplicemente fuori scala, prende la scala e la fa distruggere a schiaffi da Hulk. Hulk che, per quanto è bello e bellissimo con la sua faccia da Mark Ruffalo, mi fa commuovere solo a ripensarci. La verità sta tutta lì: dopo essermi divertito tanto tanto per un'oretta o qualcosa del genere, così, all'improvviso, ho visto Bruce Banner incazzarsi e ho visto Hulk irrompere nel film spaccando tutto quanto. E lì è finita, mi è esploso l'embolo nerd e per l'ora seguente non ci ho più capito un cazzo. Avevo solo un sorriso stampato in faccia e osservavo strane figure colorate muoversi davanti ai miei occhi velati dalle lacrime.

Il film l'ho visto in lingua originale qua a Monaco, nel mio solito cinemino. Joss Whedon è storicamente intraducibile, quindi non cominciamo neanche a parlarne. Tanto più che Robertino e Mark Ruffalo doppiati, dai, su. L'ho visto in 2D, andandomi a pescare l'unico spettacolo in 2D che c'era a calendario, perché la riconversione no. Ah, poi al mondo ci sono anche quelli che si lamentano perché i supereroi sono una cosa seria e non è giusto trattarli in questo modo facendo il film che si prende in giro e poi quando ho guardato gli altri film non mi sono accorto che c'era Coulson e quindi non capisco perché debba essere un personaggio importante. Boh, opinioni, immagino.

6.5.12

Thwip!!!


La settimana in cui escono tutti i trailer che contano dell'anno si è conclusa con quello di The Amazing Spider-Man, il rilancio del ragnetto che fa gridare allo scandalo tutti perché il costume è brutto, Andrew Garfield non c'entra nulla, il regista viene dalle commediole e sarà tutto un cupo piangersi addosso.



Dunque, secondo me, di base, c'è il problema che ormai ci siamo abituati e non ci fa effetto. Insomma, il momento "uah, figata, sto guardando il Ragno che zompa fra i palazzi" l'abbiamo avuto dieci anni fa e ci sono poi stati altri due film. Quanto mai ci si potrà gasare, di fronte al trailer di un film che ne racconta di nuovo le origini, oltretutto giocandosi palesemente la stessa carta di Batman Begins sul cattivo (qua ci piazziamo i criminali non utilizzati dalla precedente serie di film e facciamo il trailer dell'infame vero, che ci teniamo per il secondo episodio)? Per di più nel momento in cui siamo tutti reduci dal tripudio nerd di The Avengers e attorno a questo sono spuntati sull'internet il trailer di Expendables 2 con Schwarzenegger che dice "I'm back!" e quello dell'ultimo Batman di Nolan? Essù, dai, non c'è proprio speranza.

Oltretutto Batman Begins è arrivato otto anni dopo un infame Batman & Robin, questo arriva cinque anni dopo la conclusione di una trilogia che, sì, aveva chiuso su un terzo episodio debole, ma nel complesso è stata piuttosto amata. Vogliamo aggiungere che di Marc Webb non ce ne frega un cazzo, mentre Sam Raimi era quello ganzo di Evil Dead e all'annuncio della sua regia ci immaginavamo tutti la macchina da presa che sfrecciava in soggettiva fra i palazzi (e il bello è che le soggettive Raimi non le ha fatte, mentre a quanto pare le ha fatte Webb con quell'aria che fa tanto Mirror's Edge)? Insomma, ci sono mille e duecentomila motivi per cui questo film s'è guadagnato l'odio a prescindere, forse in maniera anche un po' esagerata, e a guardarlo non si avverte nemmeno un vago accenno di pelle d'oca. Eppure non mi sembra 'sto cesso.

L'idea, a occhio, è di provare una mossa simile a quella dei vari film legati ai Vendicatori, facendo un po' di mischione fra l'universo "regolare" e quello Ultimate. Il risultato, credo, è che ci ritroviamo i genitori di Peter e Curt Connors invischiati con la Oscorp (e Osborn pronto a saltare fuori da dietro le quinte) e tutto un incredibbile calderone di segreti da scoprire talmente scioccanti che guarda non ci credo. Con nel mezzo, magari, anche la storiella della morte del Capitano Stacy che fa sentire tanto tanto in colpa il povero Peter. Il risultato, quel che perlomeno si vede in questo trailer, è che l'Uomo Ragno c'ha i suoi lancia ragnatele fatti in casa (bene), un costume che in realtà a me piace e ha gli occhi ganzi (ma io non mi sono mai fatto problemi sui costumi diversi, cambiati, stravolti, salamadonna: a me andava bene perfino la felpa col cappuccio del Ragno Rosso) e come cattivo abbiamo Lizard, visto di sfuggita in versione ancora Curt Connors nei film di Raimi. Ed è un mostro che in teoria dovrebbe essere piuttosto figo, e la sequenza in cui si inseguono attaccati al soffitto sembra proprio bella, ma in pratica è di un gommoso ai limiti dell'inguardabile. Poi, c'è Andrew Garfield, che a me non sembra così fuori posto. Ok, sicuramente è più fico del caro Tobey, ma insomma, come adolescente allampanato e che prende gli schiaffi dai bulletti non mi dispiace. Emma Stone, poi, mi piace sempre, e perlomeno una volta tanto han preso una bionda per interpretare una bionda.

Per il resto, lo skateboard davvero non si può guardare, e il timore della deriva young adult tutta ammore, bacini e drammi esistenziali si respira forte, ma è inutile preoccuparsene troppo ché i trailer mentono. Tanto più che magari puoi temerlo ma, di base, l'elemento soap opera non è che sia mai mancato nei fumetti del ragnetto. Anzi, era fra le cose che mi piacevano di più delle storie di Stan Lee. Preferisco guardare il bicchiere mezzo pieno, tipo il fatto che in tutti i trailer continuano a insistere sulla caratterizzazione da ragazzino che si diverte a prendere per il culo i criminali con le sue battutacce e che, per quanto mi riguarda, è sempre stata mezzo personaggio. Dai, magari viene fuori un film carino, anche se non ci credo neanche per un attimo che Webb è in grado di tirare fuori una regia dai coglioni fumanti come quella che Raimi ha infilato in tutti e tre gli episodi (sì, pure nel terzo). E anche se, a conti fatti, rimane sempre il problema di partenza: se neanche col trailer riesci a gasare un nerd che s'accontenta di poco come me, andiamo male.

Saluti da Pillola & Polpetta, le nuove inquiline di casa Maderna.

5.5.12

Walking Cast


Ieri, con un ritardo piuttosto fastidioso e dovuto all'affogamento di cui mi lamento da giorni in questo blog, ho pubblicato il nuovo Outcast Magazine, che sta a questo indirizzo qua e che è in ritardo più che altro perché al suo interno consiglio di comprare Botanicula nel relativo Humble Bundle scaduto qualche ora prima della pubblicazione del podcast. Ma insomma, sono cose che capitano. Gli argomenti di questo episodio stanno scritti lì sopra sulla copertina, ma colgo l'occasione per segnalare non una ma addirittura due mie recensioni del gioco di The Walking Dead. Di solito evito, le piazzo solo nella sezione Spam della colonna qua a destra, ma insomma, si parla (1) di zombi, (2) di The Walking Dead e (3) di un gioco Telltale Games che mi è piaciuto dopo che Back to the Future e Jurassic Park no guarda grazie. Dai.

La recensione su Outcast
La recensione su GamesVillage

La prossima settimana non registriamo perché sono in viaggio per conto del Toso. Però i due stonati dovrebbero riuscire a buttar fuori un nuovo Outcast Sound Shower, e lamentati.

4.5.12

Cose tamarre


Ed eccoci infine anche al trailer degli uomini muscolosi ma vecchi che fanno esplodere le cose. È stato anticipato qualche giorno fa dal finto trailer che annunciava il trailer e che mi ha fatto molto ridere anche perché avevo appena visto Terry Crews in Bridesmaids. Eccolo.



Poi, mercoledì, il trailer vero è spuntato su Youtube in versione bootleg che si vede male. Poi, ieri, il trailer vero è spuntato su Youtube punto. Ed è una roba meravigliosa piena di cose che esplodono, gente che spara, vecchietti teneri che si divertono e Van Damme che fa il suo calcio rotante. Prego.



Allora, ahhahahah, già la faccia inguardabile di Stallone che fa lo zarro introducendo il tutto, da sola, basterebbe. Più in generale, proprio questa cosa dei vecchietti simpatici che fanno gli scemi fra loro ricordando i bei tempi è netta e bellissima. Schwarzenegger tutto simpa e convinto, soprattutto, è impagabile, e già mi immagino il teatrino che metteranno in piedi lui e Bruce. Chuck Norris, invece, secondo me ha subito un incidente ed è rimasto paralizzato a vita in quella posizione con il fucile imbracciato. L'unico movimento che riesce a fare è di togliersi e rimettersi gli occhiali. Il grilletto si preme da solo, ovviamente. Per il resto, all'inizio Stallone e il fratello di Thor rifanno quella scena di The Losers (e, immagino, di cinquantamila altri film che ora mi sfuggono), poi si vede Jet-Li che tira un pugno e un calcio e chiaramente la speranza è che ci concedano cinque minuti in cui lui e Scott Adkins saltano e scalciano (ma mi svelano dalla regia che Adkins si mena con Statham, e ci possiamo accontentare), quindi appaiono piano piano gli altri facendo le facce brutte. Sembrano stare tutti lì a fare il loro e, ok, alla fine Van Damme farà le sue cose a Stallone mentre aspetta di essere ammazzato in qualche modo. Dall'intero trailer, comunque, emerge un messaggio piuttosto netto: "a 'sto giro c'è anche più gente e soprattutto quelli che contano non sono qui per limitarsi a fare due chiacchiere in chiesa". Ammetto discreta fotta e non so bene che aggiungere, ma ci pensa Nanni Cobretti che mi ha fatto tanto ridere come al solito. Ah, in Germania esce due settimane dopo rispetto al resto del mondo, e questa volta il resto del mondo include anche l'Italia. Però io lo guarderò in un cinema pieno di tedeschi ubriachi, dai.


Totalmente a margine, va detto che stanno succedendo altre cose. Poco tempo fa ho visto spuntare sulla incredibilmente e sinceramente tamarra oltre ogni umana comprensione pagina Facebook di Vin Diesel un'immagine che mi ha accecato con la sua violenza trash, ma di cui si deve essere vergognato lui stesso perché l'ha tolta. E non è che su quella pagina le pacchianate manchino. L'immagine, comunque, era per annunciare che stanno partendo le riprese del nuovo Fast & Furious. Purtroppo, a quanto leggo in giro, Jason Statham ha rifiutato la proposta di unirsi come cattivo, e pare si siano rivolti al primo altro britannico dal fisico decente e dalla faccia di merda che sia passato loro davanti, vale a dire Luke Evans, comunque ancora non confermato. Si vocifera anche una partecipazione del donnuomo del momento Rihanna, mentre, stando a IMDB, parrebbero essere assicurate le partecipazioni di Paul "Buco Nero" Walker, Jordana "Romina Power" Brester, l'insopportabile Michelle e i denti di Tyrese Gibson. Ovviamente confermati pure Vin e The Rock, ma non è che ci fossero dubbi al riguardo. Novità di lusso, a quanto pare, Gina Carano, quella che mena per davvero, ha fatto un occhio nero a Michael Fassbender e speriamo spezzi la colonna vertebrale di Michelle.

Ancora più a margine, il nuovo Riddick pare essere previsto per gennaio 2013 e mentre scrivevo questo post è uscito un altro nuovo trailer, quello delle ragnatele. Non c'è pace.

3.5.12

Batman depresso


Allora, la settimana continua ad essere quella che è, sono pieno di cose da fare, spossato e probabilmente mi sta pure mettendo in difficoltà il fatto che - oltre a bestemmiare dietro alle partite dei Flyers - sto guardando ogni singola maledetta partita dei playoff NBA. Ok, magari non le guardo tutte spaparanzato davanti allo schermo e le tengo piuttosto qua di fianco, sul laptop, seguendole con la coda dell'occhio. Ma una settimana di telecronache nelle orecchie quasi ininterrotte, probabilmente, ti fotte il cervello. O, almeno, io ho l'impressione che sita cominciando a farlo. Comunque, questa settimana continuano a uscire trailer, e io continuo a scriverne in ritardo, nel momento stesso in cui esce quello dopo. Belle cose. Batman.



Questo è, presumibilmente, l'ultimo trailer "ciccio" di The Dark Knight Rises, o anche Il cavaliere oscuro - Il ritorno. In realtà è probabile che nel paio di mesi da qui all'uscita salti fuori altra roba, ma insomma, fa lo stesso. La "scuola" è chiaramente diversa da quella di cui si parlava ieri. Qui siamo ancora al "ti faccio vedere un po' di immagini a caso che ti solleticano e ti suggeriscono l'intreccio, ma in realtà non ti svelo nulla, soprattutto su Joseph Gordon-Levitt e Marion Cotillard". Ad ogni modo, io non so bene perché, ma c'è stato un momento in cui, a metà de Il cavaliere oscuro, mi si è un po' rotto il giocattolo nerd. Il film mi piaceva e ogni volta che appariva Ledger mi veniva duro ma, boh, c'era qualcosa che non funzionava. E mi è un po' calata la fotta. Intendiamoci, calata da "quando è uscito quel trailer di The Dark Knight l'ho trascinato alla TV grossa con una chiavetta USB e sono stato mezz'ora a guardarlo e riguardarlo in loop" a "oh, figata, deve uscire il terzo Batman di Nolan, non vedo l'ora". Che, insomma, mica ci si può lamentare. In fondo, l'ultima volta che è uscito un terzo Batman, era di Schumacher.

Comunque Bane continua a piacermi molto, nonostante abbia davanti alla bocca una mascherina fregata a un nemico di He-Man, e soprattutto mi piace il modo in cui parla. Dal trailer sembra abbastanza evidente che il concetto di Bane nemico intelligentissimo e fortissimo, che prima sconfigge Batman con la testa e poi lo distrugge a testate, sia stato ben mantenuto. Poi c'è tutta la trafila di pippe mentali su Marion Cotillard che magari è Talia al Ghul e Joseph Gordon-Levitt che magari è Robin. Ora, sulla prima, francamente, fatico ad avere dei dubbi, anche considerando il confermato cameo di Liam Neeson e il fatto che nel cast c'è una bimba che interpreta, per l'appunto, Young Talia al Ghul. Per quanto riguarda il secondo, mi pare Nolan abbia sempre detto che Robin non ce lo mette manco morto, però magari potrebbe fare la parte di Azrael, o comunque di quello che dovrebbe prendere il posto di Batman dopo che Bane gli ha sfondato il culo? Mboh, non ce lo vedo. Ad ogni modo, altre cose che emergono dal trailer:

- Anne Hathaway non è Michelle Pfeiffer (e grazie al cazzo), ma secondo me alla fine ci sta bene;

- Catwoman sembra parlare di Bane e conoscerlo. Io francamente dei fumetti ho perso il filo e non so se la cosa venga da lì, però mi intriga;

- ci sono evidentemente perlomeno due scene in cui Batman e Bane si tirano le pizze fortissimo. Si tratta delle prime due scene della trilogia in cui Batman si tira davvero le pizze con qualcuno (no, quella roba confusa alla fine del primo film non la considero) e sono quindi moderatamente contento;

- se Nolan dirige le suddette scene delle pizze con la stessa verve con cui ha diretto le sparatorie di Inception (o la roba confusa di cui sopra), sono già meno contento;

- non ci posso fare niente: ormai il concetto che il coglione con le orecchie da pipistrello in lattice e la mantellina sia un coglione fuori posto nel film che si ritrova attorno non riesco a levarmelo dal cervelletto. Anche qui, quando emerge tutto figo dalle ombre, mi ha fatto pietà. E alla fine del trailer, quando fa la BATTUTONA stile Michael Keaton facendo la voce grossa, pure, non ce l'ho fatta. Boh.

Ho visto il trailer di The Expendables 2, ieri in bootleg, oggi come si deve. Dopo, dai.

2.5.12

Prometheus uno e trino


Allora, il periodo è quello che è, c'ho assai da lavorare e certo non posso lamentarmene, ma il risultato è che non ho forza sufficiente per scrivere cose qua dentro (e tutto sommato pure su Outcast sto facendo fatica ad andare oltre i robi audio e video). Ma insomma, capita. Capita, per dire, che sabato scorso sia andato al cinema a farmi scoppiare l'embolo nerd guardando The Avengers e cinque giorni dopo non abbia ancora scritto nulla al riguardo. Magari poi lo faccio, anche se dopo la recensione di Casanova Wong-Kar Wai non so cosa si possa aggiungere. Però un post sui trailer usciti in questi giorni ci tengo a pubblicarlo, ecco. E dato che oggi ho consegnato il lavoro grosso che mi stava stressando e adesso c'ho un po' di tempo da buttare ma non c'ho la testa per scrivere cose sensate, faccio esattamente questo.

Cominciamo con il trailer "internazionale" di Prometheus, arrivato fra l'altro proprio il giorno dopo che per la prima volta ho visto al cinema il precedente gasandomi oltre misura. Questo nuovo trailer, uhm, non saprei. Diciamo intanto che i precedenti trailer erano in fondo un gran collage di immagini montate da Dio e messe in fila con il solo scopo di non far capire una sega della trama ma solleticare la bavetta dei fan con tutti i riferimenti giusti al primo Alien. Perché lo diciamo? Perché questo fa tutt'altro. Si punta ancora sul ricordare questa e quella cosa, ma si mostra di più, forse un po' troppo di più, e francamente mi sento di dire che chi c'ha un po' la paranoia dello spoiler è meglio eviti. Si vede che gli americani sono convinti che noi "internazionali", quando guardiamo un trailer, vogliamo che ci raccontino tutto. Tipo quell'adorabile trailer di Le verità nascoste che ti svelava il colpo di scena di metà film. Evidentemente, poi, ci sono diverse esigenze in tema di spoiler da un paese all'altro, visto che esistono tipo tre o quattro versioni di 'sto trailer che mostrano cose differenti e, per dire, il primo qua sotto, quello UK, mostra decisamente meno roba degli altri. Poi c'è quello "Launch", che mostra roba in più. E poi c'è quello indiano con una "cosetta" ancora in più.







La sostanza, comunque, è che più vedo di questo film e meno mi convince. Strano, eh? Però, mboh, tanto mi avevano gasato i trailer precedenti, quanto questi mi lasciano addosso una sensazione di troppo bordellone. Che poi, intendiamoci, un troppo bordellone diretto dalla mano di ciccio Ridley, che oltretutto incidentalmente i suoi due capolavori li ha fatti proprio le uniche due volte in cui ha diretto della fantascienza, è sempre un bell'accontentarsi, però, boh. Certo, c'è Idris Elba, c'è l'acido in da fazza, c'è il vermetto uscito da Another World e ci sono tutte le robe vaginali, ma qualcosa, improvvisamente, non mi torna. Non che sia importante, in fondo ormai il mondo è piano di trailer che promettono bordellone quando il film poi in verità non è d'azione neanche per sbaglio (cfr. Killer Elite e The Grey). Aspettiamo e vedremo. Tanto non manca troppissimo, anche se in Germania è un po' più troppissimo e in Italia ancora di più.

Ok, ho scritto fin troppo solo su questo, direi che per il momento mi fermo qui. Batman dopo.

1.5.12

Oggi esce Hunger Games


Oggi arriva nei cinema italiani il film che in fondo è decisamente meglio di come te lo aspetti, anche se è un po' peggio di come in fondo ti sarebbe piaciuto che fosse. Io l'ho visto a marzo e ne ho scritto su Outcast, a questo indirizzo qua.

Inoltre sul sito trovate tutta una bella cover story (scritta da altri) in cui parliamo del giochino iOS, dei boardgame e di altre robe più o meno collegate.

 
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