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10.11.13

Lo spam della domenica mattina: Monaco mon amour


Allora, questa settimana ho ben due podcast da segnalare. Da una parte, il solito The Walking Podcast dedicato all'ultimo episodio di The Walking Dead. Dall'altra Italiani, il podcast con Vitoiuvara che fa le domande alla gente che vive fuori dall'Italia. Abbiamo partecipato io e Giovanna, non siamo riusciti a chiacchierare di alcune cose che secondo me sarebbe stato interessante dire, ma insomma, magari non è venuto fuori uno schifo. Boh, vai a sapere. Eppoi, su Outcast ho enucleato un'anteprima si fa per dire di Super Mario 3D World e il solito episodio di Old!, dedicato al novembre del 1973.

E nella settimana entrante si dovrebbero registrare Chiacchiere Borderline e Tentacolo viola!

30.9.13

Imbaguettamento

L'aeroporto più peggio del mondo.

A partire da oggi, ma soprattutto da domani, sono ufficialmente in fase di trasloco. Fino al 7/8 ottobre sarò sballottato di qua e di là, con forme diverse di accesso alla rete a mia disposizione ma, insomma, con anche un sacco di cose da fare nel mondo reale. Poi sarò installato nel nuovo appartamento in quel di Parigi, pieno di scatole da svuotare, probabilmente privo di connessione a internet (e quindi di ossigeno), con un futuro a breve termine fatto di giornate lavorative trascorse elemosinando la connessione di Starbucks. In tutto questo, è probabile che il blog si arresti un po'. Oh, poi, vai a sapere, magari riesco a continuare a pubblicare cose, ma insomma, non ci conterei troppo.

Poi, un giorno, arriverà uno di quei miei post tutti sentiti ed emozionali d'addio, chiaramente dedicato a Monaco della Baviera, città della quale mi sono innamorato fortissimo. O forse non arriverà, ché sono pigro. Dai, vediamo. Ciao, comunque.

6.9.13

Sopralluogò


Un paio di mesi fa, abbiamo fatto un primo sopralluogo a Parigi per farci un giro, visitare un po' di quartieri, capire quali sarebbero le zone in cui ci piacerebbe andare a vivere. Giovanna conosce abbastanza bene la città, io praticamente per nulla, dato che ci sono passato sempre di sfuggita in viaggi di lavoro (e forse ci sono andato coi miei da piccolo, non so, non ricordo). Quindi, quella due/tre giorni di due mesi fa è stata importante anche per farmi un'idea seppur vaga del posto. E me ne sono fatto un'idea che in una certa misura corrisponde a quella che mi ero fatto nei passaggi precedenti. Per dire, sembra una battuta scema, ma si vedono davvero baguette da tutte le parti. Escono dalle fottute pareti. Inoltre è molto più "città" rispetto a Monaco di Baviera. In un certo senso è molto più "Milano", seppur con la differenza di essere anche molto più bella, via (e molto più piena di parigini). Però c'ha quell'aria lì, da città grande, piena di cemento, di traffico, di zone colpite da quel simpatico aroma di minzione che ti riporta alla memoria i bei ricordi di quando andavi a Porta Venezia per farti due partite al New Rocky. E questo, lo ammetto, non mi fa impazzire.

Perché di fondo, fra le tante cose belle di Monaco, c'è il fatto che, pure essendo una grande città con bene o male tutte le cose di una grande città, si respira un po' quell'atmosfera da Mosciano Sant'Angelo, tutta aria pulita, relax, poco casino, tranquillità, strade sicure, vogliamoci bene e ubriachiamoci coccolati dalla brezzolina. Ma insomma, comunque, a meno di disastri, ci si sposta a Parigi, quindi guardiamo ai lati positivi. Che non riguardano la metropolitana, fra l'altro. Oddio, in realtà la metropolitana è ottima, nel senso che è tanta e capillare, ma madonna del carmine quanta gente e quanto fottutissimo caldo (e quanta puzza di sudore)! Per non parlare di quel cesso dell'aeroporto. Ma dicevo, i lati positivi. Se ti ci fermi un po' a girare, ti accorgi che in effetti, sotto la coltre di cemento e smog e uffa stavo bene in campagna, c'è una gran bella città, con dei gran bei quartieri, con un sacco di verde e tanti angolini deliziosi. E poi ho vissuto trent'anni a Milano, potrò davvero mai lamentarmi del cemento?

Inoltre è un altro posto che sembra davvero essere pieno di ristoranti - etnici e non - davvero ganzi, a cominciare dalla via dei ristoranti giapponesi dove abbiamo cenato l'altra volta.  Che poi, a proposito di vie, c'è quella tutta composta solo di negozietti di strumenti musicali che se ci passa Fotone va sul lastrico. Poi, altre cose a caso: entrando per negozi, ho beccato praticamente solo gente che si esprimeva in ottimo inglese. La cosa mi ha un po' stupito, vedi i pregiudizi, però magari è stato solo un caso. Rimane la grande domanda: non ho avuto forza di mettermi a studiare tedesco, ce l'avrò per il francese?

Comunque, nonostante la puzza dilagante di piscio e sudore, Parigi sembra proprio bella, ci sono diversi quartieri intriganti e soprattutto - le cose importanti - non solo a occhio mi sembra ci siano più sale cinematografiche che danno roba in lingua originale rispetto a Monaco, c'è pure un Imax, che prevede spettacoli in lingua originale pure lui. E volendo c'è pure quello di Disneyland Paris, ma insomma, lo vedo un po' fuori mano. Comunque OK, ci sto. Oggi, per altro, siamo di nuovo lì, a vedere un po' di appartamenti per trovarne uno in cui rovesciare il mio cumulo di cianfrusaglie. Ho scritto questo post ieri, ho preparato anche le solite robe per il fine settimana e ho programmato tutto. A lunedì!

Nell'immagine di apertura potete ammirare una via che non profumava di minzione.

26.8.13

Batman e altre catastrofi


Allora, la scorsa settimana è stata annunciata la scelta di Ben Affleck nel ruolo di Batman per il seguito di L'uomo d'acciaio, quello per il quale se la sono abbaiata che s'ispireranno almeno in parte a Il ritorno del cavaliere oscuro. E l'internet è esplosa in un tripudio di insulti. A me la scelta non dispiace, per mille motivi, anche senza andare a tirar fuori il fatto che in passato le scelte di Michael Keaton (un comico nano) e Heath Ledger (chi?) erano state festeggiate con piogge di merda tanto quanto e poi siam tutti qui a rimpiangerli. Alla fine pure Christian Bale non è che fosse stato accolto con un tripudio di micette. Comunque, Ben Affleck è e, a meno di disastri, Ben Affleck rimane per un bel pezzo, considerando che è in preparazione una lunga serie di film in stile Marvel e non è da escludere che qualcuno se lo diriga pure lui. Ora, dicevo, non mi dispiace come scelta. Certo, non è il Batman vecchio e incazzato di Miller (per quello magari andava bene Josh Brolin), ma onestamente mai mi sarei aspettato di vederlo. Affleck, intanto, c'ha il fisico, è alto oltre un metro e novanta, imponente, con la classica cura palestra da film d'azione può far paura. Voglio dire, dà quasi dieci centimetri ad Henry Cavill, cosa che mi sembra possa avere un suo peso, se devono convincerci che riesce a tener testa a Superman. Inoltre mi sembra una scelta di casting adatta al taglio che i film di Zack Snyder hanno. Poi ha la cartola.

Cartola.

Inoltre è un bravo attore. Sì, lo so, che volete che vi dica? Non sto mica sostenendo che è il Robert De Niro degli anni Ottanta, ma è un bravo attore ed è adatto a fare quel che serve per quel che mi aspetto in questo film qua: stare zitto, fare lo sguardo da quello tormentato, essere grosso. Guardatevi le scene di Argo in cui se ne sta zitto in camera con la bottiglia. Per un Batman firmato Zack Snyder basta quello. All'argomentazione "Eh, ma Daredevil era brutto!" la risposta non può che essere "Mark Steven Johnson". Ché comunque il regista e il film contano, nel far rendere bene un attore, soprattutto se l'attore in questione non è Meryl Streep. Mi direte che Zack Snyder non è esattamente noto come un maestro nella direzione degli attori, ma, ehi, vi risponderei che da un film intitolato Batman Vs. Superman non mi aspetto un profondo studio sui personaggi. E in ogni caso, oh, Hollywoodland. Non è un bel Bruce Wayne tormentato e scoglionato, quello? Anche se era Superman, dico. Aggiungo: Affleck non è scemo e sa che con una mossa del genere rischia. È resuscitato, è resuscitato per altro anche grazie alla fiducia arrivata dalla Warner, penso che abbiano tutti riflettuto per benino su come gestire questa roba e sono onestamente fiducioso. Oltre che speranzoso di vederlo poi dirigersi lui un bel film su Batman.



Intanto è uscito il teaser trailer di Monsters: Dark Continent, seguito di Monsters dal cast totalmente diverso che racconta il Medio Oriente invaso dagli alieni. Il trailer sembra promettere qualcosa, anche se non so bene cosa, ma qui di fiducia ne ho onestamente pochina. Passando invece a cose più tamarre, è stata ufficializzata la partecipazione di Tony Jaa a Fast & Furious 7 e subito mi sono immaginato una scena in autostrada con un elefante che calpesta duecentocinquanta automobili. E poi c'è il primo trailerino del film in cui Paul W.S. Anderson si cimenta coi disastri naturali, le storie d'amore in stile Titanic, Emily Browning, Paz Vega e la gente che mena fendenti vestita da Zack Snyder.



Si intitola Pompeii, arriva a febbraio e secondo me ci sarà da divertirsi. Chiudo menzionando - me n'ero proprio scordato - il fatto che sono usciti L'evocazione (ne avevo scritto a questo indirizzo qua) e Monsters University (ne avevo scritto a quest'altro indirizzo qui). Preferisco il primo, si guardano entrambi.

A partire da domani vado sotto con il Fantasy Filmfest, quindi può essere che gli aggiornamenti del blog rimangano un po' zoppicanti, ovviamente non per mancanza di argomenti, ma per mancanza di fiato. Farò il possibile. Fra l'altro, a meno di Shamalayan Twist improvvisi, sarà il mio ultimo Fantasy Filmfest, nonché la mia ultima rassegnina in quel di Monaco, dato che a ottobre ci si sposta a Parigi. Baguette per tutti!

26.4.13

Rosicata per paradosso (AKA "Kiki arriva al cinema, machefficata!")


Tanto tempo fa, erano gli anni Ottanta, sono andato al cinema a guardarmi un film d'animazione di quelli con Mazinga e Goldrake. E un tipo ci ha molestati durante l'intervallo e ci ha venduto un Commodore 16. Io, figurati, qualsiasi cosa avesse a che fare coi videogiochi la volevo, quindi "dai dai papà, per favore, bellissimo, ci studio" e via. Anche se era un catorcio. Anche se - attenzione - già avevo il Commodore 64. Ero un bambino viziato. Tanto tempo dopo, erano gli anni Novanta, sono andato al cinema a guardarmi Akira. Lo proiettavano, se non sbaglio, al Maestoso, o forse da un'altra parte, boh. Era una cosa folle, era il filmone d'animazione giapponese al cinema, ma che bello. Fu un'esperienza di quelle che scaldano il cuore. Ci restò una settimana, al cinema. Riuscii comunque ad andare a vederlo due volte, la seconda portandoci anche mia mamma, saltando per altro parte di una giornata di Dylan Dog Horror Fest, data l'importanza dell'operazione. Tanto tempo dopo, erano gli anni Zero e Zero, sono andato al cinema per una simpatica tizia di nome Mononoke. Ma pensa te, un film di Miyazaki al cinema, ma che spettacolo! Ci andai con la Rumi e il film non mi fece impazzire, ma fu bellissimo lo stesso, perché, oh, era Miyazaki al cinema.

Intervallo: a fine 2006, sono stato al museo dello Studio Ghibli in Giappone.

Un altro po' di anni dopo, i film di Miyazaki al cinema in Italia sono diventati una cosa normale. Anzi, una cosa anche un po' bizzarra, perché non solo escono tranquillamente i film nuovi, ma arrivano pure, con quei dieci o venti anni di ritardo, quelli vecchi. Al cinema. E così è capitato che nel 2009 sono andato al cinema, in Italia, a guardarmi il film con quel peloso bestione di Totoro. Ci sono andato con Giovanna, ed è stato un momento di quelli meravigliosissimi. Anche perché, oh, si trattava di uno dei miei tre film preferiti di Miyazaki. La mia reazione all'evento, qua sul blog, è stata un po' scomposta. Poco dopo, nel 2010, al cinema in Italia ci è uscito Porco Rosso. Che è un altro dei miei tre film preferiti di Miyazaki. Siamo andati al cinema e, guarda un po', ci abbiamo trovato il Babich. E due zoccole che hanno fatto casino tutto il tempo. La mia reazione qui sul blog è stata un po' più composta. Questa settimana, tre anni dopo, arriva al cinema in Italia l'altro dei miei tre film preferiti di Miyazaki. Quello con Kiki. E io non potrò completare la mia trilogia dei miei film preferiti di Miyazaki visti al cinema, perché non vivo più in Italia. Ora, dimmi te se devo rosicare perché quei fortunelli degli italiani vedono arrivare al cinema un film con ventiquattro anni di ritardo. No, sul serio, dimmelo. Ma roba da matti. Comunque, andateci, guardatevelo, divertitevi, amatelo. Vogliatevi tutti bene in un tripudio di ammore. Questo post è la mia reazione, non so se composta o scomposta.

Sono reduce da una serata in cui ho buttato via un'ora e oltre di lavoro perché non mi ero accorto che il microfono era collegato male. Siamo ben oltre mezzanotte e ho ancora da fare. Abbiate pazienza.

2.2.13

The Last Panico Aiuto


OK, calma. Vivo in Germania da un paio d'anni. Sono contento di vivere in Germania da un paio d'anni. In Germania si sta una pacchia. In Germania danno al cinema i film in lingua originale, cosa che mi ha fatto tornare la voglia di andare tanto al cinema. In Germania, spesso, i film escono assieme al resto del mondo, quindi mesi prima che in Italia. Tipo Looper, per fare un esempio recente. Nel senso che è arrivato di recente in Italia. Insomma, tutto ottimo. Adesso, però, sembra arrivato il momento del contrappasso. Ed è un contrappasso che risponde al nome di The Last Stand. Agevolo trailer.



Il 31 gennaio, quindi un pochino in ritardo rispetto alla data indicata nel poster là in cima, è uscito in Germania The Last Stand, ovvero il film dell'esordio occidentale di quel simpatico mattacchione coreano che ha diretto Il buono, il matto, il cattivo e altre meraviglie, nonché il film del ritorno da protagonista assoluto di Arnold Schwarzenegger. Io lo sapevo, che sarebbe uscito il 31 gennaio, anche perché, quando ancora stavo in Italia per le feste, avevo visto sul sito del mio cinema di fiducia il che il 31 gennaio, in seconda serata, dopo Zero Dark Thirty, ci sarebbe stato in programmazione proprio lui, The Last Stand. Poi sono successe delle cose. The Last Stand ha floppato in patria. The Last Stand è scomparso dalla programmazione del mio cinema di fiducia. Al suo posto, ieri sera, in seconda serata, c'era The Impossible. Che pure voglio andarmi a vedere, ma, ecco, le priorità. Nella programmazione da qui a fine febbraio del mio cinema di fiducia, The Last Stand non appare. Negli altri cinema di minor fiducia ma comunque sempre di fiducia, The Last Stand non pare essere in programmazione. Nel mio cinema di non fiducia, ovvero il multisala centrale che proietta quasi solo film doppiati in tedesco e ogni tanto un film in lingua originale, The Last Stand è in programmazione, ma non in lingua originale. Quindi?

Elementi importanti per comprendere meglio quanto scritto qua sopra:
- vivo in Germania ma non mastico il tedesco;
- anche se lo masticassi, vorrei comunque guardare The Last Stand in lingua originale, perché sono fatto così;
- il collegamento fra il flop in patria e quel che segue è una mia pippa mentale per convincermi che non devo andare a picchiare i gestori del mio cinema di fiducia che, poveretti, devono pur campare;
- la recensione su I 400 calci con allegata intervista ad Arnie mi ha fatto salire la fotta a mille;
- i relativi commenti hanno moltiplicato la fotta;
- è piaciuto perfino a Schiaffi;
- uffa.

Eh, sono i grandi problemi del sabato mattina. La fame nel mondo, la crisi economica e io che non so come fare per andare a guardarmi al cinema The Last Stand.

21.11.12

Paranormal Activity 2 in tedesco


L'altro giorno ero qua a casa con due visitatori oscuri dall'Italia (noti anche come Il Dottore e Il Cobra, pensa te). Eran venuti qui per il weekend e la loro adorabile visita si avvicinava alla conclusione, in quel tardo orario della domenica sera prima di una comoda partenza in treno al lunedì mattina. Eravamo lì, con del saporito arrosto (preparato nella miracolosa pentola Fogacci ricevuta fra i doni di matrimonio) nello stomaco, reduci da un paio di partitine a PES 2013 (FIFA 13 non ce l'ho, capita), con gli sguardi posati sulla TV. E ci siamo dati allo zapping sulla televisione pubblica tedesca via cavo, dove tutti parlano tedesco, tutto è scritto in tedesco e non ci sono sottotitoli in altre lingue. Perché da Sky mi sono disintossicato.

Orbene, mentre pigiavo furiosamente sul telecomando, sono capitato su un canale che trasmetteva Paranormal Activity 2, chiaramente in tedesco. Io un Paranormal Activity non l'avevo mai visto e, degli altri due presenti, solo uno aveva visto il primo episodio. E quindi abbiamo deciso di rimanere lì a guardare e divertirci un po' sfidandoci nell'enigmistica. Premessa doverosa per chi non dovesse sapere di che si parla, anche se è una saga di cui esce adesso in Italia il quarto episodio: sono film in cui i protagonisti stanno in una casa infestata da un fantasma e finiscono molto male. Il tutto viene raccontato tramite delle riprese "diegetiche", che nel caso specifico di questo episodio si alternano fra il sistema di videocamere di sicurezza della casa e, quando serve, le videocamere portatili dei protagonisti.

I dialoghi, chiaramente, ci risultavano incomprensibili, al di là di qualche parola, ma tanto cosa vuoi che si dicano, si capisce sempre il senso dai gesti (e dal labiale degli attori americani!). Ma il divertimento non stava mica nella storia, e neanche negli spaventi, che probabilmente, se il film te lo guardi da solo, sono anche riusciti. Il fatto è che un buon 80% della faccenda è costituito, ovviamente, da inquadrature fisse. Sempre le stesse, riproposte ogni giorno e ogni notte. Inquadrature piene di roba, di oggetti, soprammobili e mille cose che da un momento all'altro possono aprirsi, chiudersi, accendersi, spegnersi, muoversi e ballare la giga. E infatti noi ci siamo divertiti a scrutare ogni angolo dello schermo - un 50 pollici aiuta - e fare ipotesi. "Secondo me adesso si apre quello sportello", "Guarda quel robo, qualsiasi cosa sia, è evidente che adesso si metterà a ruotare su se stesso", "Il cane sta per morire", "La porta in cantina", "Il primo gol lo segna Ibrahimovic" e cose del genere. Una pacchia davvero divertente, che fa schizzare via il film in un attimo, nonostante su 'sta TV tedesca facciano davvero un sacco di pubblicità. E probabilmente è anche un ottimo modo per guardarsi un Paranormal Activity all'una di notte senza cacarsi sotto. O per guardare un film in tedesco senza che venga voglia di uccidersi filmando il tutto con una videocamera.

Fra l'altro, il giorno dopo abbiamo curiosato su Wikipedia e ci siamo resi conto che, nonostante il tedesco, avevamo capito bene o male tutto, tranne il rapporto "temporale" fra primo e secondo film, con tutto il suo contorto casino di prequel/sequel. E, lo ammetto, sarà che c'ho la malattia per la continuity, sarà che ricordo che del terzo episodio se ne parlava bene, sarà quel che sarà, m'è venuta un po' voglia di mettermi lì a guardare tutta la serie. Lo faccio?

Intanto, a proposito di cose che fanno paura alla gente, mi scarico la demo di DmC.

29.10.12

Il mio primo concerto tedesco

Arthur Fonzarelli al basso, sulla destra.

No, allora, in effetti quello di ieri sera non è stato il mio primo concerto tedesco, perché nel giugno 2009 sono stato al Southside Festival da qualche parte in Germania del sud e poi ad agosto dello stesso anno sono stato a vedermi i Pearl Jam a Berlino. Diciamo quindi che è stato il mio primo concerto da tedesco, anche se definirmi tedesco, considerando che a oggi penso di poter dire che capisco una dozzina di parole in tedesco, è forse un'esagerazione. Comunque, ieri sono andato al concerto dei Gaslight Anthem qua a Monaco, in un posto chiamato Zenith (Zenith Kulturhaus per gli amici). Il primo concerto a cui vado da quando mi sono trasferito da queste parti, quindi, guarda un po', da quello dei Gaslight Anthem ai Magazzini Generali nel 2010 (non è vero, in mezzo c'è stata anche quella roba di Zelda a Londra, ma non fa testo, mi ci avevano invitato per lavoro). Che cosa strana, non andare a neanche un concerto per quasi due anni. C'ho la scusa logistica, ma rendermene conto mi fa davvero strano, soprattutto dopo essermi ritrovato di nuovo lì, immerso in quella piacevole sensazione di stare ad ascoltare bella musica circondato da gente che si diverte tranquillamente, ognuno alla sua maniera, e pensare: "Uècazzofiga, quasi quasi a novembre vado a vedermi gli Hives!". E mentre scrivo questo post sto scorrendo un elenco dei concerti in arrivo a Monaco.

Comunque, posto che forse ho un po' perso il filo della musica perché qua a Monaco ho ritrovato il gusto di andare al cinema, recarsi a un concerto in terra straniera è sempre un'affascinante occasione di studio sociologico. In realtà coi musicanti in terra crucca avevo, come detto, già avuto a che fare. Ma insomma, diciamo che è tutto molto familiare, tutto molto uguale, ma anche un po' diverso. Lo stesso tipo di gente che vedresti in metropolitana a Milano, e che dici "OK, non ho idea di dove sia il posto, ma seguiamo quelli, che vanno di sicuro lì". I bagni puliti, e, ecco, questo non è proprio proprio uguale uguale uguale a quel che trovi in genere a Milano. Il posto, che è una specie di ex (credo) magazzino, o forse ex fabbrica, bello grosso, pulito, ampi spazi, cucina abitabile, acustica rivedibile. E con un baretto delizioso tipo camper anni sessanta tutto bianco che ti viene voglia di farti birra e würstel ballando il twist. Certo meglio dei locali dove di solito si va a veder concerti a Milano, tutti stipati che se ti giri nella maniera sbagliata rischi di cadere in una turca. Va anche detto che l'afflusso non è esattamente da Tunnel. Non ci si riempie un palazzetto stile Forum di Assago o anche solo PalaComesichiamadessoquelloaLampugnano, ma probabilmente, a vedere i Gaslight Anthem a Monaco, ci va più gente di quanta ce ne starebbe all'Alcatraz.

Dicevo dei bagni puliti, a proposito di PalaTrussardiVobisTuckerMazda: che bella cosa rilassante, farti una coda che scorre velocissima e arrivare a fare la pipì senza rischiare di prenderti il colera. Eppoi decidere di mollare il giaccone al guardaroba, perché qua sta nevicando, fa un freddo cane, e a uscire solo col felpino, come un quindicenne che si sente invincibile e non vuole andare in giro vestito pesante perché al concerto si poga, prendi la polmonite. Guardaroba che, a prescindere da quel che viene dopo, parte bene perché è un bancone enorme con tanta gente che si occupa di gestire l'assalto, invece della feritoia della morte al PalaTrussardiVobisTuckerMazda. Poi viene il dopo, che è stato un esperimento sociologico interessante, perché poi, a fine concerto, quando sono andato a riprendere la giacca, ho scoperto che in fondo tutto il mondo è paese e su queste cose siamo tutti uguali. È confortante. Tutti che si riversano sul bancone a cazzo di cane completo, tipo marea, con quelli che arrivano di lato saltando la fila, i simpaticissimi che decidono di andare in cinque a ritirare una giacca, il genio che pensa sia un'idea intelligente infilarsi in quella bolgia con un bicchiere di birra stretto ad altezza cintura e pronto a rovesciarmisi sulla gamba, quello che s'incazza e si gira per chiedere al tipo dietro di lui di non spingere, come se uno avesse qualche potere quando ha quindici persone alle spalle che attentano alla sua verginità anale. In effetti avrei preferito non essere confortato.

Neve, gelo, bella atmosfera, tutto molto romantico, viva il freddo.

E il concerto? Il concerto è stato bello. Quando siamo arrivati si stava esibendo un tale Dave Hause, che fra l'altro poi è salito sul palco a fare lo scemo durante una canzone dei Gaslight Anthem. Neanche mi ricordavo il nome, sono andato a controllare adesso. Simpatico, il classico tutto convinto che ogni volta che apre bocca lo fa per dire: "Oh, ficata, grazie che non mi state tirando le bottiglie, dai che adesso arriva la gente per cui avete pagato, alla grande!". Ascoltando lui, un uomo e la sua chitarra, viene il dubbio che l'acustica sia ottima. Poi salgono sul palco i Blood Red Shoes, lui alla batteria e lei alla chitarra, e già ci si rende conto che il suono è tutto bello confusionario. Mi piacciono, i Blood Red Shoes. È la terza volta che me li becco a un qualche evento a cui sono andato per vedere altro: era capitato al Pinkpop 2008 e poi al Southside di cui sopra. E sono piacevoli, c'hanno ritmo, lei sbraita, tutto bello. Eppoi i Gaslight Anthem.

Un grazie a Setlist.fm.

E niente, i Gaslight Anthem sono i soliti, adorabili, Gaslight Anthem, che fanno un'ora e quaranta circa, forse anche uno sputo in più, tirando una canzone dietro l'altra con un ritmo che neanche te ne accorgi, sembra siano passati venti minuti, e sono tutte belle. Non è che le canzoni dei Gaslight Anthem siano tutte belle, eh, ma son bravi loro a fare le scalette, evidentemente, perché dal vivo è proprio tutto un piacere che non finisce mai, pieno di energia, passione e voglia. Poi c'è Brian Fallon che ogni tanto si ferma e fa il cabaret, chiacchierando col pubblico (che, bonus, è in grado di capire e di rispondere), c'è la gente tutta bella calorosa che canta volendosi bene assieme in armonia, ci son quelli che saltano e zompettano divertendosi e amandosi, c'è quello che mi chiede se gli tengo un attimo la birra perché è la sua canzone preferita e deve buttarsi, ci sono gli abbracci, c'è una bella serata. Anche se pure questa volta non mi hanno fatto Meet Me by the River's Edge. Su quattro volte che li ho visti, solo la prima al Southside. Uffa.

Si sta avvicinando la pausa pranzo, si sta avvicinando The Walking Dead.

4.7.12

Minchia che giornata


Stamattina mi sarebbe piaciuto scrivere due righe su The Amazing Spider-Man, un film che ha alcune cose veramente bellissime (quasi tutte riassumibili nelle parole "Martin" e "Sheen", anche se pure Emma Stone con le calze a mezza gamba che fa la timidona pucci pucci buttala), alcune cose che ci stanno dentro, alcune cose che boh, mah, oddio, blah. Ma che alla fine, oh, a me non è dispiaciuto, che vi devo dire? Ma non ne ho scritto e non ne scriverò adesso, perché oggi sono stato sepolto da tre o quattro robe lavorative che veramente mi hanno ammazzato le forze, la mente, l'umore e la giornata, guarda. Poi, arrivato boccheggiando dalle parti delle 19:00, con più o meno tutto quel che avevo da lavorare finalmente lavorato, stremato dalle forze, mi dico: "Beh, dai, stasera vado al cinema". Apro la pagina del Filmfest München e scopro che il film che volevo andare a vedere stasera - On The Road, che per la cronaca esce a ottobre quindi non è che lo recupero domani - registra un bellissimo e adorabile tutto esaurito. Segue raffica di bestemmie. Oddio, un po' me l'aspettavo, eh, coglione io che non ho prenotato, ma whatever, uffa, pazienza.

A quel punto, preso dal panico, apro la paginetta di Killer Joe per prenotare e scopro che non si può più prenotare su internet. A quel punto, preso dal panico, esco di casa e vado direttamente al cinema in cui lo proiettano domani, che tanto sta qua a dieci minuti a piedi, per comprare i biglietti. A quel punto, preso dal fastidio, mi ritrovo ad aspettare venti minuti dietro a una bionda che è dietro a una vecchia che sta tenendo in scacco il cassiere da tipo mezz'ora, chiedendogli probabilmente informazioni sul 27 barrato che una volta passava qua fuori ma oggi fa un altro giro e ai miei tempi i giovani d'oggi non andavano in giro vestiti in quel modo e scusa mi dai un biglietto per il nuovo di Bertolucci? Poi, finalmente, compro due biglietti per Killer Joe. Attimi di gioia. Me li rimiro. Guardo negli occhi il tipo. "No, scusa, non è che magari non è tutto esaurito On The Road stasera? No? Esaurito? OK, grazie, ciao."

A quel punto me ne torno a casa passeggiando, ingerisco in tre sorsate una König Ludwig Weissbier Dunkel che a stomaco vuoto mi manda quasi alle cozze e per un attimo penso che la giornata si sia tutto sommato ripresa. Sono perfino uscito indenne da due telefonate consecutive ai parenti mentre tornavo verso casa. A quel punto sollevo il primo dei tre pacchi di sabbia per le gatte che mi sono fatto consegnare a casa perché pesano e lo metto nell'armadietto sul balcone. Poi sollevo il secondo dei tre pacchi di sabbia per le gatte che mi sono fatto consegnare a casa perché pesano e lo metto fuori dall'armadietto sul balcone, sotto la scala, perché l'armadietto è pieno. Infine sollevo il terzo dei tre pacchi di sabbia per le gatte che mi sono fatto consegnare a casa perché pesano ed è completamente squartato esattamente a metà e la sabbia si rovescia tutta per terra all'ingresso. Bene. OK. No, davvero, bene. Grazie.

Dice, ci sono giornate peggiori. E ci sono, le ho pure avute. Anche se va detto che non ho spiegato nel dettaglio le menate lavorative che mi hanno tenuto impegnato tutto il giorno e non ho puntualizzato che fa un cazzo di caldo bastardo e sono sudatissimo e io odio l'estate. Ma va bene lo stesso, la vita è bella, ci sono quelli che lavorano in miniera, quelli che non hanno un lavoro, quelli che non hanno soldi per andare al cinema, quelli che tifano Torino, quelli che stanno peggio e io non ho capito di che mi lamento se il mio problema è che lavoro troppo e c'ho un tutto esaurito al cinema. Giusto. Infatti, preso da un impeto di ottimismo e voglia di vivere, mi sono segnato nientemeno che sette film del festival che vorrei guardare nei prossimi tre giorni. Giusto perché se non faccio un po' di maratona non sono contento. Pronostico che riuscirò a vederne tre. Magari quattro, dai.

"Di che ti lamenti, stai muto, che io sto senza una mano per colpa di quel poliziotto cretino".

Già che ho aperto con la foto del morto vivente originale, parliamo un po' di The Walking Dead. Quello qua sopra è il nostro amico Merle Dixon, in una foto di scena tratta dalla terza stagione del telefilm. ODDIO SPOILER. Dai, su, ci vorrà mica un genio per intuire che torna e che non gli è ricresciuta la mano. Detto questo, io Merle lo vedo come uno che nella terza stagione c'ha un gran bel potenziale. Intanto perché mi sembra si incastri benissimo con le truppe del Governatore, e già questo da solo basterebbe. Poi c'è il fatto che il suo fratellino Daryl mi piacerebbe proprio vederlo coinvolto con le faccende del Governatore, e a quel punto figuriamoci, sfida fratricida, dubbi esistenziali, bel vivere. Infine c'è il fatto OCCHIO SPOILER PER CHI NON HA LETTO IL FUMETTO. Dicevo, c'è il fatto della mano. Se anche nel telefilm, quando i nostri simpatici amici vanno in visita a casa del Governatore, Rick ci rimette una mano, beh, è evidente che la partecipazione di Merle fa assumere tutto un altro significato alla faccenda. Mi faccio troppe seghe mentali? Boh, può essere, ma saranno pure fatti miei?

Fra l'altro devo comprare il nuovo paperback, di The Walking Dead. Ma ormai è tardi, parto il 10, non arriverà mai per tempo. Anche se ammetto che sto cominciando a valutare l'idea di passare a leggere tutto in digitale. Ma non c'ho il tablet, e insomma, il Galaxy S II è grosso, qualche fumetto ce l'ho letto con piacere, ma le cose belle belle belle mah...

1.7.12

München Benefitz


Ci sono tante cose buone e tante cose meno buone nello spostarsi a vivere all'estero, che nel mio specifico si è concretizzato in quel di Monaco di Baviera. E chiaramente molto dipende anche dalle abitudini e dagli interessi. Tipo, io ho questa cosa che mi piace un sacco andare al cinema, guardare film a raffica, seguire rassegne e festival. In questo, spostarmi a Monaco ha significato rinunciare alle rassegne milanesi dei festival di Cannes e Venezia, che ho seguito ininterrottamente per, mboh, qualcosa come quindici anni, divertendomi come uno scemo a fare le spossantissime maratone e a scrivere poi castronerie al riguardo qua sul blog. Quelle cose lì, purtroppo, al di là magari di fortuite eccezioni (tipo Cannes 2011, che ho potuto frequentare almeno in parte perché di passaggio da Milano causa E3), sono andate e non tornano. Ma tutto sommato direi che l'offerta cinematografica del luogo ha saputo compensare.

Per dirne una, ho ricominciato ad andare regolarmente e tanto al cinema, cosa che in Italia avevo smesso di fare perché troppo in puzza snobbettina contro il doppiaggio e costretto a rivolgermi alle rassegne da un film in lingua originale a settimana. Qua ci sono diversi cinema che proiettano roba in lingua originale e, bene o male, ho sempre qualcosa da andarmi a vedere. Certo, il lato negativo della faccenda è che i film non in lingua inglese (o italiana) mi tocca aspettarli in home video, perché il sottotitolo in tedesco mi crea perplessità (lo so, sono un pigro di merda). Oltre a questo, capita che pure a Monaco facciano le rassegne, e sono rassegne di pura gioia. Tipo, lo scorso settembre mi sono ritrovato all'improvviso davanti il Fantasy Filmfest, tutto bello dedicato al cinema del fantastico/azione/orrore/derivati. Embolo di piacere, sedici film in nove giorni più DVD di cortometraggi come bonus.

E oggi capita che mi rendo conto all'improvviso che è iniziato il Filmfest München. Non che non lo sapessi, perché lo sapevo, avevo visto i manifesti, mi ero ripromesso di controllarne il programma e via dicendo, ma in 'sti giorni, fra caldo, lavoro ed Europei, non ci sto capendo più nulla, e ho finito per farmelo iniziare sotto il culo senza essere pronto. Poco male. Oggi apro il sito per curiosare un po' e vengo spazzato via. Ah, ma che bello, il festival, il festival serio, non la (dignitosissima, per carità) rassegnina in differita, no no, proprio la roba grossa. Uno sproposito di film, tutti in lingua originale e con sottotitoli in inglese quando sono parlati in lingue strane (tipo il tedesco). Roba nuova, roba sconosciuta, roba in anteprima, roba mai sentita, retrospettive (tipo la completa su Nicolas Winding Refn), film vecchi inseriti a cazzo di cane o secondo criteri che a uno sguardo distratto mi sfuggono (tipo Scarface, Metropolis, Il bacio della pantera e, hahahahhaha, Flashdance, American Gigolo e Top Gun), gli ospiti internazionali, le chiacchierate con i registi dopo il film, oddio è tutto bellissimo voglio morire.

OK, diamoci un contegno. Il festival è iniziato ieri e finisce sabato 7 luglio. La verità è che non avrò proprio modo di tuffarmi e fare la spanciata, perché m'aspetta una settimana di lavoro sanguinario. E allora me la prendo rilassata, proprio serenissimo vediamo un po' cosa m'intriga, fermo restando che ci sono delle tappe fondamentali cascasse il mondo ammazzo tutti. Tipo Killer Joe. Tipo che in linea di massima pure l'idea di rivedere Scarface al cinema mica mi farebbe schifo. Se qualcuno vuole curiosare, il sito ufficiale sta qui. Io ho passato un'ora a girare nel programma con sguardo ebete cliccando su cose a caso con l'opzione di "planning" prima di rendermi conto che avevo infilato una ventina di film in cinque giorni, abbandonare ogni speranza e chiudere tutto. Benessereh.

L'anno prossimo, chiaramente, si arriverà a questo evento adeguatamente preparati da due settimane modello campo d'addestramento militare e da una pianificazione effettuata trascorrendo un intero fine settimana davanti a Excel e Google Calendar.

1.9.11

Fantasy Filmfest 2011


Hahahahah, è troppo bello, non faccio a tempo a dispiacermi perché stando a Monaco mi perdo la rassegna di Locarno e Venezia a Milano (quella che seguivo da quindici anni e bla bla bla) ed ecco che mi ritrovo fra le mani il catalogo del Fantasy Filmfest, un evento tutto germanico organizzato da gente particolarmente cazzuta, che si svolge a cavallo fra agosto e settembre in sette città tedesce, fra cui appunto Monaco. Dedicato al cinema del fantastico, con una dose abbondantissima di horror, permette di accedere a un tot di pellicole recenti, attuali o ancora da venire, poco note, poco distribuite o che devono ancora essere distribuite. E pure qualcosa di più famoso, via. Insomma, traslocando a Monaco ho abbandonato il festival coi film curdi fatti di silenzi per ottenere in cambio il festival ganzo pieno di sangue e morti ammazzati. Oh, poi, mi piacerebbe avere entrambe le cose, ma diciamo che non mi posso proprio lamentare.

Il festival, almeno per quanto riguarda il distaccamento di Monaco, si spalma in nove giorni, proponendo qualcosa dalle parti della sessantina di film. I prezzi d'ingresso sono altini (9 euro a film), tanto che la tessera d'abbonamento costa una vera e propria sassata (185 euro) e conviene solo se guardi almeno ventuno film. Cosa che io non farò. Rimane il fatto che la tessera è andata esaurita ben prima che potessi accorgermi di cosa stesse accadendo, il festival è un successo clamoroso che va avanti da venticinque anni e ai tre film che ho visto fino adesso c'era sempre la sala piena. Ma che figata, questa città!

Ovviamente turberò i frequentatori di questo scalcinato blog con le mie opinioni sui vari film. Avevo pensato di fare il solito resoconto cumulativo con tutti i film riassunti assieme al termine della rassegna ma, un po' per gasamento, un po' perché colto da sacro fuoco, può essere che mi metta a dedicare un post a ogni film, mano a mano. Vediamo. In ogni caso, la vita è bella.

I film, mano a mano che li guardo, con link ai post:
A Horrible Way to Die
A Lonely Place to Die
Attack the Block
Cat Run
Cortometraggi
Deadheads
Hesher
I Am You / In Her Skin
Non avere paura del buio (Don't Be Afraid of the Dark)
Perfect Sense
Red State
Snowtown
Stake Land
Super
The Divide
The Innkeepers
The Revenant


I film sono tutti in lingua originale. Quelli in inglese sono senza sottotitoli, perché si vede che i tedeschi sono più ganzi degli italiani. Quelli in francese, curdo, giapponese, sarcazzese hanno i sottotitoli in tedesco. E quindi non li vado a vedere. Ho finalmente trovato un motivo valido per mettermi a studiare il tedesco: i film cino-nippo-coreani al Fantasy Filmfest. Oltre al fatto che prima di ogni film un tizio sale sul palco a presentarlo e butta lì delle domande da nerd con premi in palio. Che poi io ieri la domanda l'avevo capita (chiedeva di dire il titolo di un film di Gregg Araki) e la risposta la sapevo, ma in palio c'era il Blu-Ray di 13 Assassini, che è una figata di film ma ha i sottotitoli solo in tedesco e l'audio in giapponese/tedesco, quindi me ne facevo poco. Però, eh.

18.5.11

Le rassegne dei filmini: ciao ciao


Dopo le fulgide premesse, con un paio di post dedicati al mio primo impatto con Monaco (qui sta il primo, qui sta il secondo), l'idea di raccontare cose e cosacce del trasferimento in Germania è ovviamente naufragata sulla scogliera delle belle intenzioni, insieme a tante altre cose che ho negli anni provato a fare su questo blog. Ma insomma, era prevedibile. Questo post, però, sento proprio il bisogno di farlo, perché è uno di quei post catartici e liberatori e malinconici e che non glie ne frega niente a nessuno però è terapeutico scriverli e poi ti senti meglio.

Ovvio che, andando a vivere a cinquecento chilometri abbondanti e un paio di frontiere da Milano, cambino delle cose e mi ritrovi a dover rinunciare ad alcune costanti della mia vita precedente. Che ci siano delle differenze a livello sociale e umano, beh, è talmente ovvio che non varrebbe neanche la pena di segnalarlo, se non fosse che tanto pure a Milano conducevo una vita da recluso nerd asociale e sostanzialmente sono passato dal frequentare molto poco le varie amicizie al frequentarle ancora più poco. Oh, poi, per carità, insomma, spiace non poter dire "ci sono" quando altri si mettono d'accordo per un'uscita, ma tanto non lo facevo quasi mai anche prima. Sì, sono una brutta persona.

Ci sono poi mille altri piccoli e grandi cambiamenti, alcuni positivi, alcuni negativi, alcuni, boh, ci sono e basta. In questi giorni, però, mi è arrivata una mail di quelle che "ah, già". A giugno del 1996, Omar, titolare dell'edicola in cui ho speso la mia prima esperienza da lavoratore fancazzista, mi ha fatto conoscere questa cosa delle rassegne di Cannes e Venezia. Ora, Omar, che è stato un caro amico per una ventina d'anni e che se pure ultimamente lo frequento molto poco ci voglio bene, ha avuto un ruolo fondamentale nella mia nerdesistenza.

A parte che era l'amico che c'aveva dieci anni più di me e mi portava in giro in macchina quando avevo un età che neanche negli USA avrei potuto guidare, mi ha costretto a leggere il Thor di Walter Simonson e i Fantastici Quattro di John Byrne. No, dico, hai detto niente. Mi ha instillato nel cervello il piacere dei festival rock all'aria aperta e all'andiamo alla selvaggia e vediamo un po' che ci capita di conoscere (che so, la Dave Matthews Band, hai detto niente). Giocava in difesa nell'Edicola di giopep vincente al torneo di calcetto dell'estate 2000 (hai detto niente). Gli ho fatto conoscere un po' di videogiochi e pure se non è mai diventato appassionato ci siam fatti le gran sfide a Puzzle Fighter e a Mario Kart. E insomma, tutto un trionfo di bromance, cose così.

E nel 1996 mi ha fatto, per l'appunto, conoscere questa cosa delle rassegne dei Festival di Cannes e Venezia (e Locarno) a Milano. Coi film dei festival che, appena una settimana dopo, venivano proiettati nei vari cinema di Milano, a maratona, in lingua originale coi sottotitoli. Da allora al 2010, per quindici (ammazza, quindici) anni, ogni anno, due volte l'anno, quei bei sette/dieci giorni modello gara di sopravvivenza. A guardare, fagocitare, assorbire più film possibile, mettendo in pila robe astruse curde, polpettoni cinesi, film d'azione americani e chissà che altro, in un tripudio di cinema che davvero era una roba fantastica.

Ricordo che il primo film in assoluto che vidi, in quel giugno 1996, alla rassegna del festival di Cannes, fu un film croato, coi sottotitoli in francese sulla pellicola. Solo quelli in francese, perché la macchinetta per i sottotitoli italiani era rotta / non era pronta / non so / non ricordo. Cominciamo bene. E di anno in anno è stato sempre un bel trionfo, le matte risate. I primi anni con anche dieci giorni in fila di cinque o sei film al giorno, cominciando ben prima di pranzo e finendo alle due di notte. La maratona di The Kingdom II, all'Eliseo senza aria condizionata, con la gente che a metà proiezione tira fuori le provviste e i polli arrosto. Il film tedesco che non mi ricordo come si chiamava ma guardammo fino in fondo perché era una questione di principio ma volevo morire. Stefano che entra allo spettacolo pomeridiano di The Truman Show riuscendo a prendere l'ultimo biglietto (perché gli sfighé che non facevano l'abbonamento dovevano farsi la coda, tzè). Elena che all'inizio segue imperterrita assieme a me, quasi per intero, ma dopo qualche rassegna ha la sanità mentale di mollare il colpo e guardare solo le robe interessanti. Io e Ugo che dopo un'ora e mezza di Gege ci guardiamo in faccia, decidiamo che non ne vale la pena e ce ne andiamo in fumetteria. Barracuda scosciata. Babich che appare alla proiezione di quel film cinese coi regazzini che pareva un fumetto di Adachi. Gerevini e Auletta. Quello che sono sicuro che avevo conosciuto in quel mese iniziale di servizio civile e del resto era sicuramente lui perché una volta mi aveva parlato di Margherita Buy e però tutte le volte che l'ho incrociato alle rassegne non gli ho mai rivolto la parola. Federico Buffa. Conan e il vecchio coi capelli rossi e quello che sembra Ceccherini e quella gnocca con gli occhiali e quell'altro barbone coi capelli lunghi che ha quell'aria un po' intellettuale. Il Persi e qualche altra apparizione di it.arti.cinema. Salvate il soldato Ryan e The Others, Time & Tide e Dancer in the Dark, Training Day e Brokeback Mountain, The Descent e Shortbus, Kim Ki-Duk con gli ami nella patata e Y tu mama tambien. Tutti i film che altrimenti non avrei mai visto e tutti quelli che avrei visto lo stesso. Tanti, belli e brutti, divertenti e pallosi.

No, davvero, quanto è stato figo.

E poi le ferie prese apposta per seguire le rassegne, la faccia perplessa di Minini di fronte alla prima volta che chiesi di farmi una settimana di mezze giornate per star dietro a 'sta roba, i salti mortali per starvi dietro anche quando facevo il servizio civile, i post sul Vit e su it.arti.cinema, su qualche forum e qualche mailing list e poi sul blog, il 2001 con le nottate a seguire le finali fra Sixers e Lakers, poi la mattina al lavoro e poi il pomeriggio e la sera al cinema, la perdita di pazienza e di forza fisica che nel tempo mi ha fatto ridurre la quantità di film inglobabili, la necessità di coniugare con quei posti di lavoro in cui le ferie erano meno "libere" e poi anche con le partenze per l'E3 e il Tokyo Game Show, massimizzando i tempi e coordinando al meglio (e mandando affanculo i film curdo-cino-portoghesi). Il piacere un po' perverso di rivedere sempre, ogni anno, quelle facce lì, quei frequentatori. La sensazione, sempre uguale, al termine dell'ultima proiezione, che mamma mia sono sopravvissuto, sono stanco, meno male che è finita, però un po' mi spiace e mi piglia la malinconia.

Ecco, a settembre scorso, all'ultima proiezione della rassegna di Venezia, c'era un pelo di malinconia in più, perché sapevo che, insomma, sarebbe stata dura continuare.

Lunedì mi è arrivata la canonica mail che segnala l'ufficializzazione della rassegna di Cannes di quest'anno (anche perché, viste certe evoluzioni recenti della Milano da bere ma poco da acculturare, non si sa mai) e, ecco, un filo di malinconia m'ha colto. Per un attimo avevo pure pensato di farmi la settimana di permanenza a Milano alla selvaggia per frequentare, ma per vari motivi sarebbe troppo sbattimento. E quindi niente. Per la prima volta dal 1996, piscio l'evento. Per il futuro vai a sapere, ma non nutro molte speranze. Fra l'altro l'organizzazione della rassegna, evidentemente consapevole del fatto che non sarei riuscito ad andare e quindi non preoccupata di venirmi incontro, ha fatto incrociare totalmente le date con la settimana dell'E3. Quindi, anche volendo, non avrei modo di frequentare altro che le ultime due o tre giornate di proiezioni.

Sopravvivremo senza l'annuale visione di film romeni, iraniani e francesi? Sopravvivremo. E poi, lunedì, per affogare il dispiacere nella vergogna, sono andato al cinema a vedermi Thor.

Ok, lo so che è assurdo scrivere oltre seimila caratteri su una puttanata del genere, ma che ci devo fare, a me la logorrea si scatena random e per i motivi più, appunto, assurdi. In ogni caso, segnalo ad eventuali interessati che a questo indirizzo qui si trovano le informazioni del caso. E per spirito amarcord, ricordo che a questo indirizzo qui sono raccolti i post che ho scritto sulle varie rassegne. Non tutte, ma una buona parte. Chiudo sottolineando che magari, vai a sapere, a quegli ultimi due o tre giorni di proiezioni di Cannes ci riesco ad andare comunque e in generale non posso sapere, oggi, che farò a settembre, con la rassegna di Venezia. Ma insomma, mi piaceva l'idea di scrivere 'sto post e l'ho scritto. Non ci lamentiamo.

8.2.11

Monaco, secondo passaggio a volo radente


- Se perdi l'aereo, ci metti un po' più di un attimo ad arrivarci. Auguri di morte violenta assortiti alle ferrovie italiche.

- Due settimane dopo l'ultima volta, fa quasi caldissimo. Al sole mi scattava l'ascella pezzata pure levandomi la giacca, all'ombra si stava comunque bene.

- Vista la giornata splendida, l'intera popolazione cittadina ha scelto di passare la domenica al parco.

- Il parco all'inglese è effettivamente un bel parco, enorme, verde, di quelli da grande città che non si chiami Milano.

- Nel parco scarseggiano le stradine asfaltate per camminare sull'asciutto anche quando c'è stata tanta pioggia e/o neve. C'era fango ovunque. Tutto era sepolto nel fango. Biciclette sepolte nel fango. Bambini sepolti nel fango. Cani sepolti nel fango. Cavalli sepolti nel fango. Automobili sepolte nel fango. Pinte di birra sepolte nel fango. Fango sepolto nel fango. Devo lavarmi le scarpe.

- Ho mangiato dell'ottima carne e un paio di dolci assai assai assai buoni. Per fortuna mangiare fuori costicchia, altrimenti dopo due mesi peso trecento chili.

- [Riciclo] L'Ikea di Monaco è identica a quella di Corsico. L'effetto è abbastanza inquietante. Trascorrervi dentro 7 ore di fila, invece, è spossante.

- Ma 'sta cosa del piano cottura a induzione mi farà saltare per aria mentre provo a farmi due uova strapazzate?

- [Riciclo] Nel ripartire da Monaco, se si deve mangiare all'aeroporto, meglio farlo prima dei controlli. Dopo i controlli, fa tutto schifo.

- Gironzolare per Monaco è come gironzolare per Tokyo: non capisco NIENTE di quello che dice la gente, ma ogni tanto ci sono degli italiani e degli anglofoni che mi fanno sentire sul pianeta Terra. Poi c'è da dire che su un menu giapponese vedo i geroglifici e mi arrendo subito. Su un menu tedesco vedo delle parole e per un attimo quasi ci provo. Ma no.

Non ho capito se 'sto Superbowl mi sta piacendomi.

24.1.11

Monaco, prime impressioni


- In aereo ci si arriva veramente in un attimo. Praticamente quando finisce la manovra di decollo si sta già atterrando.

- Fa un freddo bastardo porco.

- A Colonia le edicole della stazione centrale avevano Edge, GamesTM e Retrogamer. A Monaco sono entrato in un po' di edicole ma nisba. All'aeroporto, però, ho trovato Edge e GamesTM. Devo capire bene 'sta roba, ché altrimenti è la volta che mi abbono a Retrogamer.

- Non ci sono tantissimi Starbucks (ma comunque ci sono e mi sono sparato il mio paio di White Chocolate Mocha... anzi, lì lo chiamano White Caffè Mocha), ma in compenso ci sono ottomila catene simili autoctone.

- Non ho capito se la vita costi tanto. Ho mangiato fuori una sera e i prezzi mi sono sembrati simili a quelli milanesi (quindi certo non bassi, ma neanche più alti di quelli a cui sono abituato). Non ho guardato bene i prezzi nei supermercati, al di là del fatto che la De Cecco costa 1,80 euro (all'esselunga costa 1,15/1,25). Però, insomma, mi pare normale che la pasta importata dall'Italia costi di più.

- Il cinema costa una sassata, ma una sassata non particolarmente diversa dalle sassate che ti tirano catene italiane stile UCI. Il cinema a cui sono andato, però, non è il cesso che è invece l'UCI medio. Ed è un paese civile in cui accanto ai film doppiati proiettano i film in linga originale.

- Hanno le tastiere QWERTZ. Con la Z al posto della Y. Non ho parole.

- S'è già trovato un appartamento abbastanza consono alle esigenze, anche se restano da valutare dei fatti importanti (tipo che se non c'è una linea ADSL degna di questo nome non può andare bene).

- Vicino a quell'appartamento, va detto, c'è un fantastico ed enorme supermercato che vende solo roba cinogiappothai e simili.

- Vicino a quell'appartamento, va detto, non c'è Starbucks. Che è una cosa positiva per la mia salute.

- La città mi sembra molto bellina, piena di verde e con tante robe diverse da un quartiere all'altro.

- La metropolitana funziona, è pulita, è riscaldata e arriva in orario. Il tutto nel contesto di un sistema in cui l'acquisto e la timbratura del biglietto sono del tutto lasciati nelle mani del singolo cittadino, dato che non ci sono tornelli di sorta. E la mia esperienza non fa certo statistica, ma in una settimana trascorsa a Berlino, una settimana a Colonia e un weekend a Monaco non ho mai visto un controllore. Provo a immaginare la stessa situazione in Italia e mi esce il sangue dalle orecchie.

- A Berlino ci sono ventitré Dunkin' Donuts. Poi ce ne sono tre a Dusseldorf, due a Colonia, uno a Essen e uno a Gelsenkirchen. Nessuno a Monaco. :(

- Nel ripartire da Monaco, se si deve mangiare all'aeroporto, meglio farlo prima dei controlli. Dopo i controlli, fa tutto schifo.

- Air Dolomiti si conferma linea aerea dal buon gusto culinario. L'altra volta prosciutto crudo e parmigiano. A 'sto giro merendina con ottimo yoghurt e pezzi di frutta vera.

Mi piacerebbe provare a raccontare un pezzetto alla volta l'esperienza dell'emigrare. Finirà tutto nel nulla come ogni progetto legato a questo blog.

 
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