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31.10.14

Dracula Untold


Dracula Untold (USA, 2014)
di Gary Shore
con Luke Evans, Dominic Cooper, Sarah Gadon, Charles Dance 

Il progetto Dracula Untold risale addirittura al 2007, anno in cui Alex Proyas venne ingaggiato per dirigere un film intitolato Dracula: Year Zero, cui successivamente si legò come protagonista Sam Worthington. Poi gli anni passano, i budget si restringono, Gary Shore costa meno, i film di supereroi sbancano definitivamente e all'improvviso qualcuno in Universal decide che non avere a disposizione delle licenze fumettistiche non costituisce un buon motivo per non provare a seguire il solco tracciato dai Marvel Studios. Ed ecco quindi che nel 2014 Dracula Untold si presenta come primo passo nella creazione di quello che, fondamentalmente, potrebbe finire per essere l'Avengers dei film di mostri, con una specie di vampiro primordiale, interpretato da Charles Dance, a fare da Nick Fury della situazione. Si parla già di un seguito e di un secondo tassello rappresentato del ritorno sul grande schermo della mummia. E qui mi si conceda un "sigh".

Va però anche detto che l'inserimento di Dracula Untold in questo universo più ampio è un'aggiunta ai limiti del postumo, e in effetti il film si presenta in larghissima misura come quel che doveva essere fin dall'inizio, vale a dire un racconto delle origini del vampiro più famoso di tutti, riarrangiate in modo da trasformarlo in una specie di antieroe che sì ammazza un sacco di gente ma, ehi, ha sempre un buon motivo per farlo. E a conti fatti, il personaggio di Charles Dance può far da pretesto tanto per un semplice seguito quanto appunto per costruirci attorno tutto il teatrino che probabilmente proveranno a costruirci attorno. Ma il film com'è? Eh, è probabilmente il miglior risultato che è possibile ottenere partendo da premesse di questo tipo. Vale a dire un filmetto da poco, ma non particolarmente brutto o molesto, solo mediocre, incagliato su questa insensata necessità hollywoodiana di raccontare le origini di personaggi che non ne hanno bisogno e affogato nella melma del solito progettino PG-13 che leva le zanne al re dei vampiri e la carica sessuale al seduttore più irresistibile e brutale dell'universo.

Qua e là, sparsi fra le pieghe di sviluppi assolutamente canonici, ci sono accenni, spunti, perfino qualche idea, che un film migliore avrebbe saputo approfondire in maniera interessante. Ma Dracula Untold non è un film migliore, è un film di pura funzione: fa da primo episodio, racconta (e travisa) la genesi del vampiro, spera di porre le basi per una nuova saga di successo. Nel farlo, risulta moderatamente gradevole, trova i suoi momenti più riusciti quando si lascia un pochino andare alle suggestioni vagamente horror e ti lascia più che altro addosso l'idea che questo stesso film sarebbe stato molto più divertente venti o trent'anni fa, quando ci si poteva ancora permettere di mirare al grande pubblico senza levare il sangue dai film di vampiri. O quantomeno avrebbe avuto qualche possibilità di esserlo. Però, ehi, magari il seguito...

L'ho visto al cinema, in lingua originale, un paio di settimane fa, e devo dire che, appena uscito dalla sala, pur consapevole della mediocrità, ero forse un po' più soddisfatto. Diciamo che non è esattamente un film che cresce sulla distanza.

30.10.14

Agents of S.H.I.E.L.D. 02X06: "Questioni di famiglia"

 
Agents of S.H.I.E.L.D. 02X05: "A Fractured House" (USA, 2014)
creato da Joss Whedon, Jed Whedon, Maurissa Tancharoen
episodio diretto da Ron Underwood
con Clark Gregg, Ming-Na Wen, Chloe Bennet, Iain De Caestecker, Adrianne Palicki, Elizabeth Henstridge

Una serie da ventidue episodi, in un modo o nell'altro, finisce necessariamente per doversi appoggiare su una struttura almeno un po' da procedurale. La puoi camuffare molto bene da racconto continuo (e comunque gli elementi ricorrenti tendono a venire fuori lo stesso) o puoi abbracciare la cosa senza vergogna come fanno in tanti. Quello che non puoi fare, oggi, soprattutto se racconti un certo tipo di storie, è far finta di niente fischiettando. Gli autori di Agents of S.H.I.E.L.D. ci hanno messo un po' a capirlo, ma alla fine sono riusciti a trovare il giusto equilibrio e ci pensa anche questa puntata a dimostrarlo.

C'è un "caso" della settimana, certo, ed è il tentativo, da parte dell'Hydra, di screditare i suoi antagonisti, magari anche come forma di ritorsione per quanto avvenuto nella scorsa puntata. Ma non viene trattato come episodio a sé stante ed è invece inserito molto bene nel contesto di un racconto che continua ad evolversi in maniera organica. Alla fine, quel che conta, per rendere interessante una serie moderna, è garantire un mondo e dei personaggi che crescano da una settimana all'altra (e che lo facciano in maniera appassionante, certo), dando un senso di continuità. Agents of S.H.I.E.L.D. ci sta finalmente riuscendo, e lo dimostra il fatto che questa puntata riesce a dare un senso di "appartenenza" nonostante, per dire, gli antagonisti principali della stagione non si vedano neanche di striscio.

Aiuta anche il fatto che si tratta di un'altra puntata divertente, con dell'azione ben messa in scena e un nuovo cattivo con il genere di armi un po' sopra le righe che ti aspetti da un racconto fumettistico. Ma c'è anche tutto il resto: il cast di personaggi prosegue ad amalgamarsi bene, le gag fra Bobbi e Hunter funzionano, il ritorno di Simmons è ben gestito, Ward continua ad evolversi come personaggio negativo senza, apparentemente, aprire spiragli ad una fastidiosa redenzione, anzi, dando vita a un gran bel doppio scambio con quel montaggio alternato fra i due fratelli. Aggiungiamoci che si continuano a gettar lì piccoli accenni, strizzate d'occhio, tirate di gomito, easter egg, quel che vi pare, per l'appassionato di fumetti e siamo a posto.

E a quanto pare la prossima settimana si approfondisce 'sta cosa della scrittura aliena. Così si fa. Ritmo!

29.10.14

La spia: A Most Wanted Man


A Most Wanted Man (USA/GB/Germania, 2014)
di Anton Corbijn
con Philip Seymour Hoffman, Rachel McAdams, Grigoriy Dobrygin, Robin Wright, Daniel Brühl

È un po' difficile avvicinarsi a La spia senza avere in testa il fatto che al suo interno si trova l'ultimo ruolo da protagonista di Philip Seymour Hoffman. Come fai? La scomparsa è troppo recente perché osservarlo mentre, come suo solito, scompare in un personaggio e si mangia il film, non ti faccia cogliere da un pizzico di malinconia nei confronti di tutte le sue altre interpretazioni che ci sono ormai negate. E certo contribuisce la natura del personaggio, la sua tendenza all'autodistruzione, lo sconforto con cui si trascina sotto il peso di un fallimento, o forse di un tradimento, nascosto nel proprio passato. Se poi ci aggiungiamo il fatto che tutto il film ruota attorno al suo protagonista e Anton Corbijn, fin dal primo istante, se la gioca affidandosi totalmente a Hoffman, il quadro è completo. Forse La spia, senza quella cosa lì in testa, sarebbe un film diverso, forse lo sarà fra qualche anno, forse non cambia in realtà nulla, ma tant'è, sta lì, è inutile far finta di niente.

Al di là di questo, e di un'interpretazione per altro eccellente, La spia è un caso ormai piuttosto raro di film da grossa distribuzione adulto, solido, ben scritto, diretto e interpretato, che non ti tratta in maniera accondiscendente seppellendoti fra spiegoni, personaggi di compensato e storie d'amore appiccicate con lo sputo. Non ha il fascino e la potenza espressiva di La talpa e, a quanto leggo in giro, è un adattamento non particolarmente coraggioso, per il modo in cui "addomestica" il suo protagonista, di un libro che oltretutto non è già di suo fra i migliori di John le Carré. Ma non lo so, non l'ho letto, posso al massimo fidarmi, certo è che non si esce dalla sala gridando al miracolo, solo moderatamente soddisfatti per aver visto un bel film di spionaggio e colpiti da un finale eccellente, che per altro pure lui contribuisce a quello straziante senso di malinconia.

Immerso fra i palazzi di una Amburgo micidialmente fredda, sporca, opprimente, il film di Anton Corbijn racconta una città che, per quello che è il lavoro dei protagonisti, ha cambiato completamente volto dopo aver ospitato i dirottatori dell'undici settembre 2001. Qui, Gunther Bachmann mette in atto un piano complesso e con la pericolante struttura di un castello di carte, pronto a crollare se appena qualcosa dovesse andare storto, rovinando probabilmente la vita di tutti i coinvolti. E in un film molto efficace nel comunicare la tensione dell'equilibrismo politico, umano e organizzativo di cui è preda il suo protagonista, quel che manca un po' è forse proprio un senso di umanità, la capacità di dare peso ai personaggi di contorno, anche quelli teoricamente più importanti. Si sprofonda in un freddo mondo di calcoli e pianificazione, nel quale chiunque non sia Bachmann viene messo in secondo piano, e la cosa è ovviamente cercata con forza per restituire la sensazione di spie che trattano gli esseri umani come se fossero file excel da far quadrare, utilizzare per i propri fini e poi gettare nel cestino. Manca però l'altro lato della questione, il lato umano della faccenda, e rimane forse addosso un po' un senso di occasione sprecata, "solo" un buon film di spionaggio che, se avesse raccontato meglio i file excel in questione, sarebbe potuto essere qualcosa di più.

L'ho visto al cinema, in lingua originale, qua a Parigi, dove è uscito un mesetto fa. Il vocione di Philip Seymour Hoffman che fa il tedesco ansimante è un po' metà del piacere di guardarselo.

28.10.14

The Walking Dead 05X03: "Un tetto e quattro mura"


The Walking Dead 05X03: "Four Walls and a Roof" (USA, 2014) 
con le mani in pasta di Scott Gimple e Robert Kirkman 
episodio diretto da Jeffrey F. January
con Andrew Lincoln, Michael Cudlitz, Sonequa Martin-Green, Lawrence Gilliard Jr., Andrew J. West, Chad L. Coleman, Danai Gurira, Chandler Riggs

E insomma, è andato tutto come doveva andare, ci hanno servito un altro episodio che rielabora in maniera intelligente, adattando alle necessità della serie TV, quanto era stato raccontato dai fumetti e abbiamo chiuso con la faccenda Terminus, direi stavolta in maniera abbastanza definitiva e alla faccia dei tentativi di depistaggio a base di attori apparentemente ingaggiati per una stagione intera. E abbiamo pure visto che razza di badassoni sono diventati un po' tutti i personaggi del cast, con Rick che prende a coppini Gareth come se non ci fosse un domani, gli serve un paio di risposte da Oscar della trollata e ci regala poi un'esecuzione da macellaio. Certo, non si arriva ai livelli truci che quella scena toccava nel fumetto, ma insomma, ci possiamo accontentare. In tutto questo, è bello anche vedere che ci sono state risparmiate le solite manfrine da "Oddio cosa siamo diventati!": pure chi mostra di non amare particolarmente l'evoluzione della faccenda ne comprende la necessità e se ne sta zitto, anche perché forse non è il caso di mettersi a discutere con gente tutta sporca di sangue che ha appena frantumato la testa a un po' di persone.

In tutto questo fa eccezione Tyreese, che giustamente vede il nuovo arrivato Gabriel a rischio di fregargli il ruolo di piangina del gruppo e rilancia con tutta una nuova serie di motivi per fare il tenebroso lamentoso. Anche se bisogna ammettere che la scena della coltellata è bella, via. Nel complesso, comunque, di nuovo un'ottima puntata, che ci offre fra l'altro il respawn della spada di Michonne, sembra voler dichiarare ancora una volta che quest'anno non c'è l'intenzione di tirar troppo per le lunghe le varie faccende in corso (ma alla prossima puntata scatta il #credici, temo) e con cui ho alla fin fine un solo problema. Quale? Beh, se il motivo per cui ad Abraham si chiude la vena sul collo è che Eugene è in pericolo, perché partire lo stesso, nel momento in cui il pericolo è stato disinnescato? OK, alla fine lui vuole comunque andare, quindi, una volta lanciata la cosa, non si tira indietro, ma insomma, puzza un po' di pretesto forzato perché gli autori avevano bisogno di separare il gruppo ed erano divertiti dall'idea del "Ah, se avessero aspettato solo qualche ora in più!"

In compenso, vedere Glenn e Maggie che si allontano dal gruppo significa comunque ripescare in qualche maniera uno spunto visto a suo tempo, per quanto in un contesto diverso, anche nei fumetti. A proposito: adesso ci si stacca brutalmente, dai fumetti, o quantomeno questo suggeriscono il finale della puntata, il trailer della prossima e i titoli di quelle immediatamente successive. Magari sovrainterpreto, ma ho idea che buona parte di ciò che vedremo da adesso alla pausa di metà stagione sarà dedicata alla gente tutta matta che ha rapito Beth. E si manifesterà quindi, di fondo, quel tirarla per le lunghe che fino a qui è stato accuratamente evitato. Sbaglio? Speriamo. Vedremo.

La butto lì: possibile che Sasha vada a sostituire Andrea non solo negli eventi di questi due episodi ma anche nel diventare la cecchina badass del gruppo?

27.10.14

In a World - Ascolta la mia voce


In a World... (USA, 2013)
di Lake Bell
con Lake Bell, Fred Melamed, Demetri Martin, Rob Corddry, Michaela Watkins

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, in a world, ho visto il trailer di In a World e mi sono subito sentito intrigato a mille. Poi ho ascoltato il podcast di Bill Simmons con ospite Lake Bell ed ero sold. Poi però life happens e non m'è capitato di vederlo. Poi però Netflix happens ed eccomi qui a scribacchiare di un film il cui titolo italiano non mi piace e verrà quindi menzionato solo là in cima perché sono abituato a farlo. In a World...  racconta un mondo su cui non è scontato che ti venga voglia di realizzare un film, vale a dire quello del doppiaggio. Anzi, meglio, quello di un doppiaggio molto specifico: il doppiaggio dei trailer. E invece guarda che bel film è venuto fuori, tra l'altro anche dal discreto successo commerciale (ovviamente in relazione al budget).

Lo spunto di partenza vede la protagonista (Lake Bell, che ha anche scritto e diretto), impiegata come vocal coach nel mondo del doppiaggio ma schiacciata nelle sue ambizioni di carriera dalla personalità e dal successo del padre, tale Sam Sotto, oltre che dalla predominanza maschile nell'ambiente. La ragazza, però, ha talento e ottiene, un po' per caso, un po' per bravura, una chance di farsi notare proprio quando la comunità dei doppiatori di trailer è tutta in fermento perché s'è deciso di riprendere a utilizzare la frase "In a World... ", pensionata dopo la morte dell'uomo che l'ha resa grande, Don LaFontaine. Si mescola quindi la finzione del racconto con l'omaggiare LaFontaine, che è davvero la voce che abbiamo ascoltato in tanti trailer da quando internet ci ha regalato l'accesso alla lingua originale, e ne viene fuori una commedia deliziosa e intelligente, che sotto i suoi toni leggeri riesce a chiacchierare di un sacco di cose.

Si racconta il mondo del doppiaggio (dei trailer, certo, ma anche delle pubblicità, dei programmi televisivi, dei film stessi), che è argomento tutto sommato raro nonostante, per paradosso, sia brutalmente intrecciato con le vite di tutti, e viene trattato in maniera molto intelligente, con un bel lavoro sull'utilizzo delle voci e sul potere che sanno esercitare. C'è una commedia romantica agrodolce che non rinuncia ai suoi cliché e al suo lieto fine ma filtra tutto quanto attraverso una messa in scena molto più curata della norma, dei personaggi decisamente meno tagliati con l'accetta di quanto possa sembrare sulle prime e una botta di realismo a troncare gli entusiasmi del gran finale. E c'è anche un film scritto, diretto e interpretato da una donna, tripletta ai limiti dell'unico nel contesto hollywoodiano, che non a caso finisce per chiacchierare - in maniera assolutamente non pedante ma, anzi, molto gradevole - delle difficoltà nel farsi strada in un settore dominato dalla gente pelosa. E in tutto questo c'è pure una manciata di ottimi attori che riescono a dare profondità a una serie di personaggi tutti a un passo dallo scivolare in zona macchietta. Insomma, In a World...  è un gran bel film.

Mi risulta veramente difficile non mettermi qui a far presente che un film del genere, incentrato su questo argomento e raccontato in questa maniera, andrebbe visto in lingua originale. Ad ogni modo è uscito anche in Italia, direttamente in DVD, lo scorso gennaio.

26.10.14

Lo spam della domenica mattina: Il ritorno delle musichette


Accompagnato dalla meravigliosa copertina animata che sta qua sopra, questa settimana si è manifestato il nuovo episodio di Outcast Sound Shower ed è stata solo gioia. Sempre su Outcast, comunque, abbiamo visto il nuovo The Walking Podcast, la mia recensione di The Vanishing of Ethan Carter e l'episodio di Old! dedicato all'ottobre del 2004. Su IGN, invece, ho enucleato l'intervista allo sceneggiatore di Far Cry 4 e la recensione di DeadCore.

La prossima settimana vado alla Game Connection Europe. Podcast in arrivo?

25.10.14

La robbaccia del sabato mattina: Aggià, Ultron


L'altro giorno è successo che la Marvel ha annunciato la trasmissione del primo vero traileruccio di Avengers: Age of Ultron prevista per la prossima settimana, in coda al nuovo episodio di Agents of S.H.I.E.L.D., solo che poi, mentre in pratica erano ancora lì che stavano finendo la frase, è scattato il leak, è partita la raffica di bestemmie e taaac, hanno dovuto riparare al danno pubblicando il tutto. Fra l'altro, ci son voci di un primo trailer già pronto per Batman V. Superman: Dawn of Justice, da distribuire il mese prossimo. Taaac? Ad ogni modo, il trailer l'han visto tutti, suppongo, ma non è che posso evitare di metterlo qua sotto, no? In fondo è anche un'occasione per riguardarlo e farmi riprendere un po' dalla fotta.



E insomma, che gli vuoi dire? James Spader che fa il vocione, apparizioni e sparizioni di mille e più personaggi, Hulk e Hulkbuster che brofistano e neanche si è ancora visto Visione. Ansia. Ansia tantissima. On a lighter note, abbiamo l'impressionantemente uguale Frank West cinematografico.



The Gambler, nuovo, promettente, film di Rupert Wyatt, con un Mark Wahlberg che - sbaglierò - mi sembra parecchio dimagrito, accompagnato da Jessicona Lange e Brie Larson ♥. Dicembre.



Torna al cinema 2001: Odissea nello spazio in una nuova versione rimasterizzata, ricicciata, riwhatever. Di quanto spararselo al cinema sia una cosa completamente diversa, specie se poi ti accade in Sala Energia all'Arcadia, ho blaterato quando ho scritto di Pacific Rim. Credo che ripeterò l'esperienza, perché davvero ne vale la pena. Comunque, volevo infilare questo video qua dentro, ma non ci sono riuscito. Lo segnalo perché mi ha fatto piangere.



E buon weekend a tutti.

24.10.14

Goon


Goon (USA/Canada, 2012)
di Michael Dowse
con Seann William Scott, Jay Baruchel, Alison Pill, Liev Schreiber, Marc-André Grondin

Ispirato al libro Goon: The True Story of an Unlikely Journey Into Minor League Hockey, Goon racconta, rielabora, riciccia e romanza la storia di Doug Smith, cambiando un cognome e facendo bene o male quel che ogni film di questo genere deve fare: ispirarsi alla verità per raccontare un'altra storia, quella che si vuole mettere in scena. E, in questo caso, che storia è? È la storia di Doug Glatt, sempliciotto graziato da un fisico, una resistenza e dei cazzotti da picchiatore d'elite, vergogna della propria famiglia e impiegato come buttafuori presso un locale della sua cittadina. Doug è appassionato d'hockey e vive nel mito di Ross Rhea, "enforcer" nell'NHL e massimo esemplare del ruolo di chi si lancia sul ghiaccio solo e unicamente per un motivo: spaccare la testa agli avversari. Per pura coincidenza, Doug viene notato da un coach locale e il suo talento da picchiatore lo porta a una carriera nelle leghe minori, a fare da guardia del corpo a una stellina decaduta e, ovviamente, a scontrarsi con un Rhea a fine carriera. Tutto questo viene raccontato in un film delizioso, che riesce ad essere tenerissimo, adorabilissimo e mortalmente cicci nonostante racconti di cretini che si esprimono solo per volgarità e che passano le giornate rompendo nasi in ogni direzione.

Il merito sta in larga parte sulle spalle di Seann William Scott, orsacchiottone sempliciotto che ti stordisce con la sua candida idiozia e ti ammalia con un sorrisone irresistibile. Per certi versi mi ha un po' ricordato - attenzione, riferimento geek che capiranno in pochi - l'Hana Tsukishima di Worst, ma in realtà qua si va anche oltre e c'è proprio una sottile linea di adorabile ingenuità che distrugge qualsiasi barriera, nel film e nel cuore dello spettatore. Mi sto perdendo. Il punto è che è veramente impossibile non ritrovarsi ad adorare Doug, a desiderare di abbracciarlo forte forte, e a quel punto il gioco è fatto: sei coinvolto, tifi per lui e ti bevi tutto quanto. Certo, poi aiuta anche il resto del cast, davvero ben assortito, e soprattutto la sceneggiatura del solito duo della commedia sboccata agrodolce Jay Baruchel / Evan Goldberg.

Completa la magia Michael Dowse, che dirige alternando scene sul ghiaccio molto classiche ma estremamente efficaci a momenti da dolcissima commedia romantica, infilando nel mezzo tutta la volgarità marchio di fabbrica della coppia di sceneggiatori e tirando fuori una creaturina strana, tutta sanguinante, brutale e adorabile. Poi magari si può decidere di incancrenirsi sul fatto che il film non è troppo fedele alla realtà, ma insomma, sui titoli di coda si vede anche il vero Doug Smith, che ha pure dichiarato di essere contento per come è venuto fuori il film. Che gli vuoi dire? Niente, figurati, anzi, si sono pure messi a lavorare sul seguito.

Fun Fact: in Francia l'hanno intitolato Fight Games. E poi voi vi lamentate, dico io. Comunque, contro ogni previsione, scopro che in Italia è uscito, direttamente in DVD. Io nel dubbio me lo sono guardato su Netflix.

23.10.14

Agents of S.H.I.E.L.D. 02X05: "Una gallina nella tana del lupo"


Agents of S.H.I.E.L.D. 02X05: "A Hen in the Wolf House" (USA, 2014)
creato da Joss Whedon, Jed Whedon, Maurissa Tancharoen
episodio diretto da Holly Dale
con Clark Gregg, Ming-Na Wen, Chloe Bennet, Iain De Caestecker, Adrianne Palicki, Elizabeth Henstridge

OK, ho un po' barato, l'immagine qua sopra mostra qualcosa che ancora non si è visto, vale a dire il costume "cinetelevisivo" di Mockingbird, Mimo, Bobbi Morse, chiamatela un po' come vi pare. E ho barato perché in realtà nel telefilm non è ancora stato mostrato e, presumibilmente, lo vedremo la prossima settimana. Ma insomma, hanno diffuso loro le immagini, non è colpa mia, vostro onore. Ad ogni modo, il punto è che la nostra amica Adrianne Palicki è arrivata, con tutto il suo carico di #wouldbang, e ci viene pure proposta come nuova presenza fissa del cast, con tanto di sequenza in cui salta sopra a un aereo invisibile e il vero geek seduto in poltrona non può fare a meno di pensare che sia un metariferimento al telefilm di Wonder Woman con lei protagonista abortito tempo fa. Che ci volete fare, c'ho grossi problemi mentali. Ma insomma, dicevamo, è arrivata.

E così Agents of S.H.I.E.L.D. continua a introdurre nuovi personaggi Marvel (del resto, se davvero vogliono fare Civil War, glie ne servono a badilate) e questa volta ci mette sul piatto qualcuno di un po' più importante del solito. Un membro dei Vendicatori fumettistici, nientemeno, nonché una che, in linea teorica, dovrebbe finire per sposarsi con qualcuno che attualmente fa parte dei Vendicatori cinematografici. OK, la smetto di nerdare. Però mi concedo ancora di dedicare qualche parola ad Adrianina, nota anche come una fra le poche attrici che davvero c'hanno il fisico per fare le supereroine. E in questo episodio se ne salta fuori, scalcia culi, prende nomi e si infila anche in tackle scivolato in una gag ricorrente, con un finale molto riuscito e che promette bene per lo sviluppo dei personaggi, oltre a buttar lì un accenno che giustifica la fiducia di Coulson nei confronti di Hunter. A proposito, non dimentichiamoci che Triplett deve ancora restituirgli la pistolettata. Si vede che ho cominciato per davvero a divertirmi con questa serie? Beh, è perché è vero! È diventata proprio bella! Che bello! Oddio, sto deragliando, scusate.

Comunque, ottimo episodio, con un bello sviluppo degli eventi e una nuova supereroina che prende tutti a bastonate in faccia e va ulteriormente a rimpolpare le fila di un sempre meglio assortito gruppo di protagonisti. In più, gli autori ribadiscono di non volersi sedere su quel che stanno raccontando e continuano a far evolvere la situazione, con passi avanti decisi su un po' tutti i fronti e sviluppi intriganti. Aggiungiamoci un Kyle MacLachlan particolarmente agguerrito, che prende di petto il suo ruolo da psicolabile e mostra lampi di quel che nasconde, e una scrittura delle gag sempre più azzeccata per ottenere un altra signor puntata per una seconda stagione che era difficile far iniziare meglio di così. E vi saluto col trailer di Avengers: Age of Ultron perché sì.

 



Ah, il bel vocione di James Spader! Ah! Ah! Ah!

22.10.14

Procioni, alberi e altro in Italia


Ci ha messo un po', ma oggi Guardiani della galassia arriva anche nei cinema italiani. È bello come sembra? Di più? Di meno? Abbastanza? Tantissimo? Forse? Vai a sapere! Io l'ho visto qua a Parigi ad agosto (anche in Imax!) e ho scritto quel che ne pensavo a questo indirizzo qua. Lo penso ancora? Ma che ne so, non ricordo quel che ho fatto la scorsa settimana, figurati se sono in grado di articolare pensieri su un film visto due mesi fa. Comunque boh.

Guardate The Knick. Se la magna, quell'altra roba del tizio col cognome da giapponese.

21.10.14

The Walking Dead 05X02: "Sconosciuti"


The Walking Dead 05X02: "Strangers" (USA, 2014) 
con le mani in pasta di Scott Gimple e Robert Kirkman 
episodio diretto da David Boyd
con Andrew Lincoln, Melissa McBride, Andrew J. West, Chad L. Coleman, Norman Reedus, Danai Gurira, Chandler Riggs, Denise Crosby 

Tra i motivi per cui, pur fra alti e bassi, mi diverto a seguire The Walking Dead, c'è il modo in cui gli sceneggiatori della serie TV pasticciano, rimescolano e sbarellano con eventi e personaggi nell'adattare quel che è stato raccontato nei fumetti. È stato detto chiaramente, a più riprese, che nella quinta stagione si vedrà una discreta impennata in questo senso, con riferimenti chiari al lavoro di Robert Kirkman, e certo le prime due puntate sembrano confermare la cosa. Questa settimana, in particolare, s'è visto l'esordio di Gabriel, sotto diversi aspetti molto ben ricalcato su quello dei fumetti, e si è visto anche l'adattamento al contesto attuale della serie di una situazione che nei fumetti si poggiava su "attori" diversi. Mancando quei due personaggi, si è applicata la loro vicenda ad altri, come del resto è già stato fatto in passato anche per motivi diversi (penso per esempio alla dipartita di Hershel) e ancora una volta il risultato è, per me, molto divertente.

Il rovescio della medaglia sta nel fatto che la cosa viene introdotta in maniera un po' impacciata, in fretta e furia in avvio di puntata, e il risultato è il solito teatrino del personaggio di contorno che improvvisamente ha più spazio del solito perché si avvicina per lui il momento della verità. Ma insomma, bisogna anche concedere che, con un cast ormai così allargato e variegato, non è neanche semplice dare costantemente a tutti il giusto spazio. Ad ogni modo, il punto è che ne è venuto fuori l'ennesimo rimaneggiamento gradevole, al termine di una puntata dal ritmo per forza di cose più compassato rispetto a quello della precedente ma comunque solida, intrigante nello sviluppo del racconto e con un finale che porta in dote una bella dose di inquietudine a base di snack notturni. Senza contare la situazione "appesa", che rinvia presumibilmente alla prossima settimana la telefonatissima (fumetto o meno) rivelazione su cosa fosse andato a fare il nostro amico nel bosco.

A margine di tutto questo, il The Walking Dead televisivo non si dimentica di portare avanti anche i suoi altri discorsi, con la reintroduzione delle misteriose auto crociate che nascondono il destino di Beth e il relativo lancio all'inseguimento. Il bello è che la cosa è ben intrecciata col resto e, anzi, va teoricamente a rendere ancora più pesante la situazione presa dal fumetto, con tre personaggi svaniti invece che uno solo. Adesso resta da vedere come si svilupperanno le cose, perché se si continua a seguire in maniera così fedele il fumetto, beh, i sopravvissuti di Terminus non dureranno ancora molto, ma l'impressione è che si possa tirare un pochino più per le lunghe. In tutto questo, è apprezzabile anche l'apparente decisione di puntare su uno sviluppo del racconto più dinamico rispetto al passato, con un gruppo unito, in movimento e alle prese con più minacce in contemporanea. Insomma, la stagione è partita bene, dai. Vediamo come va.

Comunque a me sul finale è venuta fame. Sarà che di solito guardo l'episodio verso ora di pranzo.

20.10.14

Un po' di screenshot dalla beta di Assassin's Creed Unity


Ieri ho avuto occasione di provare la beta di Assassin's Creed Unity, in versione pompatissima, a risoluzione *K, in 3D, smell-o-rama e con tutta una serie di altre soluzioni tecnologiche che onestamente non conosco bene e sulle quali evito di esprimermi. Le mie opinioni sul gioco sono sotto embargo, ma mi è stato permesso di condividere un po' di foto scattate mentre giocavo. Tenete conto che si tratta ancora di una beta, che prima dell'uscita ci sarà un downgrade grafico, che il vostro PC comunque non sarà all'altezza e che le versioni console faranno cacare, però, insomma, meglio che un dito in un occhio. A voi.

Notate l'estensione del territorio e quanto cacchio è lontano l'orizzonte, senza la minima incertezza. 

Subito un esempio della fauna inserita nel mondo di gioco.

 Impressionante anche il numero di foglie, fra l'altro tutte mosse dal vento e animate singolarmente.

 
Due foto consecutive per mostrare quanto cambia un paesaggio modificando un paio di impostazioni.

La cura per il paesaggio floreale garantisce fra l'altro un gioco molto più colorato del solito.

 La skin del protagonista è ovviamente ancora provvisoria.

Gli interni sono molto curati e ricchi di dettagli. Fra l'altro si può interagire con tutto: ho distrutto quei vasi a pistolettate e rotto le sedie a calci.

Ovviamente non mancano i minigiochi: qua si può ammirare uno dei tavoli da biliardo. Purtroppo, nella beta non era possibile giocare, come indicato dal cartello rosso.

Di nuovo, il gioco stupisce per varietà e intensità dei colori.

È anche possibile raccogliere questo genere di oggetti e portarli poi a un negoziante, per scambiarli con equipaggiamento utile.

Impressionante la complessità delle texture. Guardate questo tappeto...

 ... questi vasi...

 ... e questo camino. Pazzesco!

In giro per il mondo di gioco si trovano venditori di cibo di vario tipo, utili per ripristinare l'energia vitale spendendo pochi soldi. Impressionante la varietà di vivande fra cui scegliere: non ha particolari risvolti pratici, ma certamente aumenta il coinvolgimento. Nella foto, una patata al forno con formaggio fuso e prosciutto.

La vegetazione è davvero molto varia e ricca. Ovviamente gli alberi hanno anche una certa utilità per nascondersi e durante i combattimenti.

Qui si è manifestato uno strano bug grafico sul cielo. Notate comunque la varietà in termini di popolazione del mondo di gioco.

 Un altro sguardo ai "cittadini", vari e molto ben animati. Bella anche la texture del muro.

 La panca da lavoro per il crafting. Qua è possibile portare i materiali raccolti e forgiare equipaggiamento di vario tipo: armi, armature, gadget ecc...

 Non manca tutta una rete sotterranea piena di side quest.

Dietro quel cancello si nascondono le segrete e le relative missioni. Notate il vetro protettivo che blocca l'accesso: sono infatti contenuti scaricabili che sarà possibile acquistare a parte, disponibili gratuitamente per chi ha prenotato il gioco.

 Un collezionabile. Ce ne sono tantissimi.

 Di nuovo il bug grafico legato all'illuminazione. Notate comunque il pianoforte e l'arpa: ci sono dei minigiochi musicali per utilizzarli.

 L'enigma dell'orologio. Davvero tosto.

La stanza in cui si effettuano i salvataggi.

 In alcune parti il gioco si sviluppa anche molto in verticale.

 Una skin per il multiplayer.

 Un'altra sezione a cui è possibile accedere solo acquistando il relativo DLC. È inclusa nel gioco se si effettua pre-order da GameStop.

 Di nuovo, notate l'estensione pazzesca del territorio. Il motore grafico non va mai in affanno.

Poco shafting, va detto.

 Questa è una sezione con tutta una serie di quest particolari su cui non faccio spoiler.

 Se ci si avvicina alla statua parte la missione dedicata al conte Fersen.

 Seguendo la trama principale, sono finito ad esplorare questo piccolo villaggio.

 C'è anche la casetta di marzapane! Purtroppo in quest'area non è possibile entrare negli edifici. Non mi è chiaro se sarà possibile nella versione finale del gioco.

Anche qui si nota un certo sviluppo in verticale del gameplay.

 Cosa si nasconderà in quella torre?


 Un paio di esempi dell'ottimo lavoro svolto sulla fauna.

 Di nuovo il grande utilizzo dei colori.

 È possibile raccogliere la verdura e prepararsi un pasto. Richiede un po' di lavoro ma ne vale la pena.

 Quel cartello a sinistra fa da bacheca tramite cui accettare missioni.

 La torre più da vicino. Salendo, si accede a uno scontro con un boss. Notate il collezionabile in basso a destra.
Un esempio delle condizioni atmosferiche variabili.

 La cura per le piccole cose è pazzesca. Questa è una coccinella che si è posata sul protagonista. Guardate i dettagli, anche del vestito!

Un easter egg.

E insomma, questa è la mia rassegna fotografica su Assassin's Creed Unity. Di nuovo, non so quanto il gioco finale saprà mantenersi su questi standard, soprattutto nella versione console, ma certo quel che ho visto e provato promette molto bene. Speriamo sappia mantenere!

Abbiate pazienza, ogni tanto mi sento cretino.

 
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