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31.5.13

Into Darkness - Star Trek


Star Trek into Darkness (USA, 2013)
di J.J. Abrams
con Chris Pine, Zachary Quinto, Benedict Cumberbatch e un sacco di altra gente

Le premesse su che genere di appassionato della saga di Star Trek sono, su quanto il rilancio firmato Abrams, concettualmente, sia fatto apposta per me e sul mio aver gradito non poco il primo episodio le ho già fatte una settimana fa, quindi non sto a ripeterle qui. Anche se rimangono fondamentali, perché pure questo secondo film della nuova era di Kirk e compagni mi è piaciuto moltissimo, per motivi tutto sommato simili, e perché ho l'impressione che chi non ha gradito il primo, o magari l'ha proprio odiato, si ritroverà ancora di più con la vena chiusa sul collo di fronte a questo. Ma d'altra parte non è che ci sia da stupirsi, considerando il cast pressoché immutato, al di là di qualche aggiunta. Lo stile, il tono, l'approccio rimangono gli stessi e, anzi, se possibile, si punta ancora un pochino di più sull'azione e ancora un pochino di meno sul tecnoblabla. Nonostante questo, per quanto mi riguarda, rimane comunque un modo di "far" Star Trek non particolarmente fuori luogo, ma, ehi, opinioni.

Al di là di quello, Into Darkness va a chiudere il discorso di reboot/prequel, finendo di raccontare ciò che ci porterà poi ad avere l'Enterprise nel suo piano quinquennale di esplorazione dello spazio per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima. Viene insomma completato il processo di definizione dei personaggi e dell'equipaggio in questa versione giovane e differente (ma poi così tanto?) da quella che ci era stata raccontata nei decenni scorsi e ci si ritrova pronti a far partire un telefilm che non vedremo mai, dato che immagino si andrà avanti al cinema (di sicuro, le premesse per un terzo episodio sono chiaramente definite in un aspetto poco più che accennato e abbandonato a sviluppi futuri). Tutto questo il film lo fa molto bene e l'ultimissima scena, che "lancia" il futuro dell'Enterprise, un piccolo groppino in gola me l'ha pure messo. Inoltre, il processo viene svolto proseguendo a raccontare il viaggio personale e l'evoluzione di Kirk e Spock, tanto come personaggi indipendenti quanto in quella che è la loro amicizia, e raccontando pure un po' di pianeta Terra. Che pare una banalità, ma, che io ricordi, nelle varie incarnazioni di Star Trek non s'è mai andati troppo oltre qualche accenno, un passaggio a volo radente, uno sguardo a dei dettagli, e un paio di viaggi cinematografici nel passato. Qua, invece, la Terra di Star Trek è mostrata in abbondanza e ospita buona parte del racconto. Interessante, no?

E poi, ovviamente, c'è il cattivo. Benedict Cumberbatch è splendido come al solito, punta sul teatrale e sull'esagerato, marca ogni parola come se dovesse scolpirtela in fronte e tiene da solo in piedi il film, con un personaggio che per altro, data la sua particolare natura, giustifica anche abbastanza il taglio così sopra le righe. Ovviamente, poi, la sua presenza, così come diversi altri elementi più o meno importanti, si inserisce anche nell'approccio alla mitologia della serie. Un approccio che, come già nel precedente film, cerca di far funzionare tutto quanto e raccontare una storia comprensibile a tutti mentre rilegge in chiave diversa eventi e personaggi noti e tira continuamente di gomito allo spettatore che ne sa. In questo senso, Into Darkness non riesce forse a mantenersi in perfetto equilibrio come il precedente film e ha una scena in particolare che sembra davvero fare un un po' troppo l'occhiolino. E per carità, è il suo scopo, e non dubito che per il totale ignorante in materia possa funzionare alla perfezione, ma in quel momento, pur apprezzandolo (il momento), han cominciato a farmi male le costole, a furia di gomitate. Questo, forse, è l'unico vero limite che trovo, assieme a un pre-finale che m'è parso affrettato e un po' impacciato, in un film altrimenti divertente, appassionante, pieno di momenti riusciti e che, ripeto, per come la vedo io, non tradisce ma rielabora in maniera piacevole, a cominciare da quella scena iniziale davvero azzeccata, per arrivare a tutto il resto. Insomma, bene.

Il film l'ho visto qua a Monaco, in lingua originale e in 3D. Qualsiasi voce e qualsiasi genere d'interpretazione si scelga di utilizzare per Cumberbatch nella versione italiana, non c'è verso, sarà una perdita. Il 3D, fa quel che deve, anche se onestamente non mi è sembrato un film particolarmente in grado di stupire in quel senso. Non so se questo sia un pregio, un difetto o un paradosso, visto il genere.

30.5.13

Pubblicità progresso


So a malapena cosa sia giffgaff e lo so giusto perché ho dato adesso un'occhiata cercando fra Google e Wikipedia, ma in sostanza dovrebbe essere una sorta di operatore telefonico britannico, un po' particolare e un po' innovativo, che si appoggia sul network O2. Perché ne sto scrivendo? Perché prima mi hanno segnalato questa pubblicità qua sotto, per l'appunto di giffgaff.



E niente, poi uno pensa a quel che sono le pubblicità degli operatori telefonici in Italia e insomma, ecco, non so. Intendiamoci, non dubito che anche oltremanica la maggior parte delle campagne pubblicitarie degli operatori telefonici sia deprimente come le nostre, ma il punto è che una roba come questa qua sopra, in Italia, non ce la vedo proprio. Sbaglio?

In compenso in Germania Dominic Toretto non mi vuole bene.

29.5.13

Un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Licia per caso



Dunque, stamattina s'è fatta la gita dal veterinario per far vaccinare e controllare Pillola & Polpetta. Tutto bene, tutto a posto. Solo che c'era traffico, pioveva, ritardo, sbatty, la mattina è andata tutta persa. Quindi ho un sacco da fare. Aggiungiamo che stanotte ho fatto le tre per portarmi avanti sul lavoro, dato che temevo qualcosa del genere. Quindi sono un po' rincoglionito. E quindi non sono in grado di scrivere nulla che vada oltre un paio di segnalazioni. Che segnalo? Segnalo due cose che mi hanno segnalato. La prima è il sito di Roberto Saba, un fotografo amico carissimo di uno che conosco appena ma che comunque mi sta simpatico e che mi ha segnalato la cosa in mail. Non me ne intendo di fotografia, però in effetti le foto mi sembrano molto belle. Le trovate a questo indirizzo qui


L'altra cosa me la segnala il lettore - di Outcast e IGN - Roberto Cirincione ed è un fumetto da lui realizzato, tale I Randagi, da cui è tratta l'immagine qua sopra. In pratica, è un omaggio "canino" a The Expendables. Ora, sarò onesto: ho letto l'episodio disponibile gratuitamente sul sito e non mi ha fatto impazzire, però, insomma, segnalare non costa nulla, si può sempre dare un'occhiata. Lo trovate a questo indirizzo qua.

E a proposito di robe in cui si spara, prosegue il dramma Toretto. Temo la risposta sia L.A.

28.5.13

Il 2012 a fumetti di giopep


Niente, stavo passeggiando nel cimitero di bozze qua su Blogger e sono capitato su questo post della rubrica da ossessivo compulsivo in cui segnalo anche solo con due righe tutti i fumetti che leggo, senza senso, solo perché c'ho voglia. L'avevo messo assieme a gennaio ma mai completato ed è rimasto lì a marcire. E mi son detto "perché no?" Oddio, volendo di motivi per un no ce ne sarebbero a bizzeffe, ma insomma, chissenefrega, completiamolo un po' come capita e buttiamolo fuori, con la piena consapevolezza che se già le mie agonizzanti cellule cerebrali faticano a mettere assieme due pensieri coerenti su cose lette l'altro ieri, figuriamoci su cose lette mesi e mesi fa. E perché lo fai, allora, disperato ragazzo mio? L'ho scritto prima: "ossessivo compulsivo" e "c'ho voglia". E perché c'è sempre quel fatto che magari qualcuno si incuriosisce, va a leggere qualcosa di bello ed è contento, che è sempre un piacere. Procediamo.

La profezia dell'armadillo *****
Un polpo alla gola ****
Zerocalcare mi diverte, c'ha talento, si merita il successo mostruoso e più o meno improvviso che ha avuto. Però, per qualche motivo (probabilmente il fatto che sono una persona triste) non mi fa soffocare dalle risate come mi pare di capire accada al resto dell'Italia e non trascorro il weekend aspettando con ansia l'uscita della sua nuova striscia. Non so se questo renda più significativo il mio aver apprezzato entrambi i suoi volumi, ma tant'è. La profezia dell'armadillo è una delizia, per come riesce a tirare un filo conduttore unendo una serie di storielle più o meno scollegate e tracciando un percorso acido e malinconico alle spalle delle sue irresistibili gag. Un polpo alla gole m'è piaciuto meno, forse perché più "compatto" nel racconto, anche se poi, alla fin fine, sempre a episodi è strutturato, o forse perché a leggerne due in fila un po' il tono di Zerocalcare mi stanca. Abbiate pazienza, li ho comprati entrambi al giro natalizio in fumetteria e li ho letti di fila, magari è quello. Comunque, per quel che vale e quel che può servire la mia misera conferma a una roba letta e straletta dall'internet tutta, è gran bella roba.

Abe Sapien #1: "Il mistero dell'acqua" ****
Baltimore #1: "Le navi della peste" *****

B.P.R.D. #9: "1946" ****
Hellboy #9: "La caccia selvaggia" ****
Hellboy #10: "L'uomo deforme e altre storie" ***
Hellboy #11: "La sposa dell'inferno e altre storie" *****
Hellboy #12: "La tempesta e la furia" *****
Hellboy è una di quelle cose che tendo a dare per scontate. Mi dimentico della sua esistenza, poi vado in fumetteria, mi ritrovo fra le mani un po' di volumi, fra serie regolare, extra e satelliti vari, e mi rituffo in quel mondo bizzarro, inquietante e affascinante che Mignola porta avanti da - glom - vent'anni. Ed è sempre un colossale e sorprendente piacere: leggo la prima pagina pensando "mboh" e arrivo in fondo esclamando "wow". La svolta di questi volumi, poi, tragica e stordente, è di quelle belle belle. Voglio un terzo film di Del Toro.

The Walking Dead #16: "A Larger World" *****
The Walking Dead #17: "Something to Fear" *****
The Walking Dead #15: "We Find Ourselves" ****
The Walking Dead non è più quello di una volta, bla bla bla, c'ha la sindrome di Berserk che va avanti dopo aver toccato l'apice e non potrà mai tornare a quei livelli bla bla bla, alla fine è sempre tutto un girare in tondo e raccontare le stesse storie bla bla bla. Vero. Però, oh, quando decide di tirarti una bastonata in faccia, Kirkman è sempre bravo, dai. E comunque rimane il fatto che, nonostante tutto, la serie rimane una fra le cose più piacevoli da leggere che ci siano in giro. Non ha la carica dirompente di un tempo, ma in ogni caso avercene.

Invincible #15 *****
Invincible #16: "Family Ties" *****
Di sicuro, comunque, la migliore tenuta sulla lunga distanza è ciò che più di tutto, per quanto mi riguarda, dimostra ciò di cui sono convinto da anni: per quanto mi piaccia The Walking Dead (tanto) e per quanto mi siano piaciuti i momenti migliori di The Walking Dead (tanto), la vera grande serie di Robert Kirkman è Invincible. Solo che parla (più o meno) di supereroi, cosa che la rende forse meno universale. Magari, fosse partita adesso ("dall'autore di The Walking Dead una roba un po' tipo The Avengers") sarebbe stato diverso, boh. Fatto sta che è rimane una lettura sempre eccellente. Anche se sì, OK, lo ammetto, anche questa comincia a darmi l'impressione che si stia un po' sgonfiando.

The Goon #0/3 ****/*****
Questi me li sono ritrovati fra le mani al matrimonio, parte del regalo di nozze del sempre caro Holly. Dimmi te, fra i regali di nozze mi ritrovo una PS Vita, svariati fumetti e un completino da Jason Voorhees, quanta nerdaggine. Non so bene perché non ne avessi mai sentito parlare prima, ma - nonostante un avvio forse non al livello di quel che viene dopo - è uno spettacolo: violenza, comicità, senso dell'assurdo e altri dieci volumi più spiccioli da recuperare. Maledetto Holly.

Morning Glories #1: "For a Better Future" ****
Morning Glories #2: "All Will Be Free" *****
Morning Glories #3: "P.E." *****
Mi sono ritrovato il primo volume italiano fra le mani in fumetteria, non ricordo bene se per scelta mia, perché ero abbonato alla collana che lo conteneva o perché ce l'hanno messo confidando nelle mie mani bucate. L'ho comprato e letto credendoci molto poco, mi ci sono invece divertito. A quel punto, sono andato di digitale per i successivi e ho trovato una serie che, pur avendo sempre qualcosa che non mi convince fino in fondo, è affascinante e ti fa venir voglia di andare avanti coi suoi misteri. Di che parla? Di ragazzini predestinati, gente con poteri strani, organizzazioni che tramano, paradossi spazio-temporali e domande senza risposta a catinelle che si accumulano l'una sull'altra. Ora del terzo volume, poi, viene pure introdotto tutto un nuovo cast e si comincia a non capirci davvero più nulla. Se lo stile contorto alla Lost dà fastidio, meglio starne lontani, altrimenti lo consiglio.

American Vampire #2/3 *****
Avevo scritto del primo volume qua e qua, nei successivi rimane divertente, sanguinario, pieno di invenzioni e con il coraggio di far succedere cose che non ti aspetteresti. Sono convinto, andiamo avanti.

Locke & Key - Open Moon *****
Locke & Key #5: "Clockworks" *****
Locke & Key - Grindhouse *****
Lockey & Key #4: "Keys to the Kingdom" *****
Conscio di non leggere poi tantissima roba e del fatto che chissà quanti capolavori mi sto perdendo, voglio comunque affermare che per me Locke & Key è la serie americana degli ultimi anni. Fra quelle che ho letto, certo. Ed è forse l'unica roba di cui attendo con ansia totale la prossima uscita, anche perché fra l'altro, se ho capito bene, si tratta della conclusione della serie. Qualcuno sa se c'è modo di guardare il pilota della serie TV poi mai partita? Online mi sembra si trovi solo il trailer...

Kick-Ass #2 ****
Il "primo" Kick-Ass mi ha divertito ma, a parte i disegni di Romita jr. a cui voglio sempre un bene dell'anima, non mi aveva esattamente sconvolto. Questo seguito, per qualche motivo, mi ha convinto di più. Il problema è che non ricordo quale sia il motivo. Fidiamoci e basta, dai. E vediamo cosa viene fuori dal secondo film.

The Darkness Origins #1/2 ***/*
Me li sono ritrovati in allegato all'ottimo videogioco che risponde al nome di The Darkness II e me li sono letti. Le storie contenute nel primo volume le avevo già lette all'epoca e già all'epoca mi erano parse simpatiche, divertenti, ma insomma, nulla di che. Il secondo volume è una roba di una bruttezza agghiacciante, che all'epoca non avevo letto, non ricordo bene perché (forse mi ero rotto le palle della Image). Ho sempre letto bene del rilancio a firma Paul Jenkins, su cui non ho però mai messo mano. Mi chiedo se non avesse più senso allegare quello, tanto più che mi pare di aver capito che la linea narrativa dei due giochi vi si ispiri. Mah.

Quelli che ci ho pensato fortissimo ma non mi viene proprio in mente nulla da scrivere e del resto, oh, sono passati mesi, abbiate pazienza, comunque mi ero appuntato le stelline, quindi li metto comunque qua in fila
Buonanotte, Punpun #1/4 ****, Cherish ***, Chitose etc. #1/3 ***, Cinderella - Fables Are Forever ***, Dan Dare - L'integrale ****, Fables #16: "Super Team" ****, Fables #17: "Inherit the Wind" ****, Gaza 1956 *****, Il campo dell'arcobaleno ****, La ragazza in riva al mare #1 ***, Rinne #1/9 ***, Shank **, Sister Generator ***, The X-Files/30 giorni di notte ***

Quelli che ne ho scritto o parlato altrove e quindi metto il link ad altrove
Deus Ex: Human Revolution **, Imaginary Range 1/2 ***, Max Payne ***

Quelli che ho scritto in altre occasioni dei numeri precedenti e non ho niente da aggiungere e mi limito quindi a metterli qua in fila con le stelline che mi ero appuntato
All Rounder Meguru #6/7 *****, Ayako #3/4 *****, Berserk #71/72 ***, Billy Bat #2/4 ****/*****, Birdy The Mighty #6/20 ****, Blue Exorcist #8 ***, Cross Game #16/17 ****, Gantz #28/33 ***/*****, Happy! #9/11 ***, Homunculus #14/15 ****, Il grande sogno di Maya #48 ***, Lilith #8 ***, Naruto #56/60 ***, Q&A #5 ***Raqiya #4/5 ***, Real #11 ****, Shanghai Devil #5/9 ***, Teenage Mutant Ninja Turtles #2/4 ***, Un marzo da leoni #5/6 ***, Worst #24/27 ***

Il 2012 è fra l'altro l'anno in cui ho definitivamente deciso che non me ne frega niente di comprare albi e volumi stampati su carta, mi va benissimo il digitale e mi limito solo a comprare quel che costa meno, dove capita. E pazienza se c'ho un po' di volumi della stessa serie di carta e un po' no. Tanto mi interessa leggerli. E il bello è che neanche ho un tablet! Il brutto è che continuo lo stesso a comprare tonnellate di carta, semplicemente perché in alcuni casi è paradossalmente troppo più comodo, talvolta perché non c'è altra via, di tanto in tanto perché me la ritrovo davanti e OK.

27.5.13

Nerdate del lunedì mattina


Post veloce veloce da lunedì mattina per segnalare un paio di nerdate da fan dei film fumettosi. Innanzitutto, il flame in corso fra Marvel e Fox, che si stanno trollando a vicenda sull'utilizzo di Quicksilver e Scarlet Witch nei rispettivi film. Prima Joss Whedon ha dichiarato la sua intenzione di utilizzare i due personaggi in The Avengers 2, senza entrare particolarmente nel dettaglio. Poco dopo, Bryan Singer ha twittato la scelta di casting per la partecipazione di Quicksilver a X-Men: Giorni di un futuro passato. E da lì in poi è stato tutto un turbinio di dichiarazioni al riguardo.
Singer lo vuole usare per una singola scena, perché dice di avere in mente una sua apparizione particolarmente ganza. Whedon ci tiene ad avere entrambi i Maximoff nel suo film, fosse anche solo perché rappresentano un'ottima opportunità per mostrare personaggi dotati di poteri un po' più fantasiosi, che vadano oltre il semplice tirare gran cazzotti. Certo è che se Singer deve usare solo Quicksilver e solo per una scena, la puzza di trollata per dar fastidio si sente lontano un miglio, anche contando il testo originale del tweet, poi modificato (Before he was an #Avenger, he was just a REALLY fast kid. Thrilled to say #EvanPeters is joining #XMen #DaysOfFuturePast as #Quicksilver.) e il fatto che il suo film uscirà un anno prima di quello di Whedon. Poi, per carità, i due personaggi hanno un ruolo importante nell'ottica dei mutanti Marvel (son figli di Magneto e Scarlet ne ha combinata una abbastanza grossa, nei loro confronti, qualche anno fa), ma storicamente sono sempre stati molto più forti, come presenza, in zona Vendicatori. A livello di diritti, se ho capito bene, Fox può trattare i due personaggi come mutanti e usare i loro "nomi d'arte", mentre Marvel può usarne i nomi propri e non può assolutamente accennare al fatto che si tratta di mutanti e che sono figli di Magneto. Mah, vedremo. Di sicuro, se la cosa andrà avanti sul piano delle trollate, mi aspetto di veder apparire, come contromossa, Quicksilver in un film Marvel dell'anno prossimo, sullo stile dell'apparizione di Occhio di falco nel primo Thor. Sarebbe bello se finisse tutto a mani in faccia.



E poi c'è il trailerino qua sopra, che offre un nuovo sguardo su L'uomo d'acciaio, in particolare sull'interpretazione che Russel Crowe offre di Marlon Brando. Non so, i trailer di 'sto film mi mettono indubbiamente addosso curiosità, ma non fotta. Errore mio?

Intanto prosegue il dramma Fast & Furious 6. Ma ne uscirò vincitore, ne sono assolutamente o forse.

26.5.13

Xboxcast


Questa settimana, con imprevedibile colpo di scena, abbiamo pubblicato un Chiacchiere Borderline registrato d'urgenza dopo la conferenza di presentazione di Xbox One. Così, per commentare subito la cosa. Pazzesco, eh? Ne è venuta fuori un'ora di chiacchiera dell'argomento, più chiaramente un'altra ora e mezza di chiacchiere su ulteriori robe a caso. Trovate il tutto a questo indirizzo qui.

E domani, invece, si registra un episodio extra di The Walking Podcast.

25.5.13

Pipparoli, mostriciattoli e piloti


Dunque, il post del sabato mattina di questa settimana è dedicato a film un po' meno tamarri del solito, perché così gira. Innanzitutto, Don Jon, film che mi fa estremamente simpatia, un po' perché Joseph Gordon-Levitt mi piace, un po' perché quegli accenti sono adorabili. Se ne parla in autunno, comunque.



Poi abbiamo il nuovo trailer dedicato a Monsters University, film che mi attira veramente molto, ma molto, ma molto poco, un po' perché Monsters & co. mi è sempre parso essere molto più bello sulla carta che su pellicola, un po' perché, boh, mi sembra il simbolo di come 'sta Pixar se ne stia andando a ramengo.



Però magari ci si diverte, dai. E infine c'è Rush, il nuovo film di Ron Howard, uno che, gira e rigira, ha fatto quasi sempre roba che m'è piaciuta molto. A parte quella volta che preferisco dimenticare e relativo seguito che non ho avuto neanche il coraggio di guardare. Questo sembra intrigante, dai. Poi Thor mi sta simpatico e c'è pur sempre Olivia Wilde.



Sto vivendo un dramma fortissimo, per il momento Fast & Furious 6 è in sala qua a Monaco solo doppiato in tedesco o in lingua originale nel cinema pezzente in cui vado a guardare solo i film drammatici, intimisti o che comunque non mi interessa vedere sullo schermone. Mi toccherà aspettare due settimane e guardarmelo a Los Angeles circondato di nachos?

24.5.13

Il grande Gatsby


The Great Gatsby (USA, 2013)
di Baz Luhrmann
con Leonardo di Caprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Elizabeth Debicki

Con Baz Lurhmann ho un rapporto difficile. Ci vogliamo bene, c'è sicuramente grande stima e alla fine coi suoi film mi diverto sempre un sacco. Ho trovato del positivo perfino in Australia, che diamine! E sì, probabilmente Moulin Rouge è la sua cosa che mi è piaciuta di più, nonostante resti comunque convinto che in un simile carnevale totalmente e splendidamente fuori controllo diventi difficile farsi trascinare dai personaggi, dall'umanità, dal melodramma (che pure a Luhrmann piace da matti, e lo si vede da quanto ci spinge su fortissimo), perché si è troppo rapiti dal delirio che ti riempie occhi e orecchie. Insomma, tutto bellissimo e travolgentissimo, ma allo stesso tempo anche tutto un po' bizzarramente storto e non convincente fino in fondo. Fermo restando che, comunque, gli si vuole bene. Anche perché come fai a non voler bene a uno che tira fuori cose come l'Elephant Love Medley? Ecco.

Per questo motivo i trailer di Il grande Gastsby, ogni volta che mi apparivano davanti nel mio cinema di fiducia, anche (soprattutto, guarda) in versione 3D, mi mettevano addosso una fotta che levati. Male che vada, si sta per un paio d'ore con occhi e orecchie spalancati. Ed è andata così? In parte sì, ma non fino in fondo. Da un lato, è sicuramente così: soprattutto nella sua prima metà, ma tutto sommato anche fino in fondo, Il grande Gatsby è quel tripudio di messa in scena vibrante, colorata e assurda che ci si aspetta da Luhrmann. Ha quel taglio un po' pazzoide, quell'uso delizioso della dissonanza creata da una colonna sonora moderna che racconta con le sue parole personaggi ed eventi di un mondo antico, quell'appoggiarsi a una comicità slapstick semplice e che comunque pochi riescono a infilare in maniera tanto efficace in un contesto che sembrerebbe non poterla ospitare. In sostanza, propone quell'immaginario (audio)visivo lì, estremo, seducente, riconoscibile. E fa pure un bell'uso delle tre dimensioni, come solo un autore capace di raccontare qualcosa con la sua macchina da presa è in grado di fare. Allo stesso tempo, però, c'è anche l'impressione che il Baz abbia cercato di limitarsi, di moderarsi, di controllarsi. Non c'è quel senso di totale tripudio fuori controllo e un po' a cazzodecane che rendeva tanto affascinante, ben oltre i suoi limiti, Moulin Rouge. Magari è per un senso di sudditanza nei confronti del testo originale, magari è per convinzione del regista che quel testo andasse trattato in questa maniera, magari è perché i produttori gli han tirato una cinquina sul coppino o magari è semplicemente capitato e non è quel che voleva Luhrmann, ma l'impressione c'è.

E dunque? E dunque si rimane lo stesso a bocca aperta di fronte a questo mondo completamente folle, ma sembra sempre che arrivi lì sul ciglio, stia per gettarsi e decollare definitivamente e poi torni indietro, o magari caschi proprio nel baratro. Il che, volendo, potrebbe essere pure del tutto voluto, perché in fondo legato a doppio filo all'essenza della storia di Gatsby e di tutti quelli che gli girano attorno. Il paradosso, però, è che tutto questo maggior controllo non riesce comunque a cancellare fino in fondo - o perlomeno non ci è riuscito con me - i problemi in termini di coinvolgimento emotivo e di resa melodrammatica di cui parlavo là sopra. Perché comunque rimane questo filtro di esperienza visiva barocca che finisce un po' per staccare dai personaggi. A fare da ponte, in compenso, ci pensa un cast pazzesco. Di Caprio è fuori dalla grazia di Dio, perfetto nel tratteggiare un uomo che di fondo è lui per primo attore impegnato nell'interpretazione della vita. Ma anche Tobey Maguire è eccellente nel dare spessore al solito personaggio esile che pare condannato a interpretare, Carey Mulligan è una splendida Daisy, donna fondamentalmente vuota, splendido sorriso e voce fatata a nascondere la sua pochezza, e Joel Edgerton è un sorprendentemente efficace Tom Buchanan. E poi c'è Elizabeth Debicki, pseudo-esordiente ed eccellente metro e novanta scarso che ruba la scena a tutti e voglio sposare domani.

L'ho visto qua a Monaco, al cinema, in lingua originale e in 3D. La lingua originale merita totalmente, perché sono tutti davvero tanto bravi e la voce è metà del lavoro. Il 3D, pure, merita, solido, potente e interessante nel modo in cui costruisce la scena, però va anche detto che il montaggio frenetico usato da Luhrmann in alcuni momenti  - soprattutto durante le feste, nella seconda metà di film si tranquillizza un po' - può rendere la visione in treddì un po' faticosa e magari molto faticosa per chi tende a patirlo.

23.5.13

Star Trek


Star Trek (USA, 2009)
di J. J. Abrams
con Chris Pine, Zachary Quinto, Eric Bana e un sacco di altra gente

Quand'ero piccolo e tutti mi scherzavano, per me, Star Trek era quella serie televisiva vecchia, buffa e un po' strana, che guardavo affascinato quando mi capitava davanti, anche se "a pelle" temevo sempre fosse un po' troppo vecchia, buffa, barbosa. Eppure, quando capitava, la guardavo, rapito. Quando ero un po' meno piccolo e comunque tutti ancora mi scherzavano, Star Trek: The Next Generation fu amore totale. Il primo telefilm che abbia davvero seguito in maniera maniacale, di settimana in settimana, registrandomi le puntate sulle videocassette, organizzando le maratone con gli amici nerd, gasandomi sugli episodi migliori, azzardo quasi a dire commuovendomi su quel finale al tavolo da poker. Quello, per me, è e sempre sarà Star Trek. Deep Space Nine l'ho apprezzato molto, sulla distanza, ma perso di vista prima della fine perché era un periodo in cui mi ero rotto le palle di seguire le cose in TV e non c'era ancora la comodità del cofanetto DVD. E per gli stessi motivi ho appena sfiorato Voyager ed Enterprise. Poi chiaramente i film, visti tutti, qualcuno apprezzato tantissimo, qualcuno meno, ma in fondo bene o male sempre divertito, tranne con Insurrection, che davvero guarda al confronto m'era sembrato bello il primo prequel di Star Wars.

Ecco, io sono questo genere di fan qui, per Star Trek, uno che ha amato alla follia The Next Generation e apprezzato, pur senza mai esserne rapito, le varie altre incarnazioni. In più sono uno che non si infastidisce mai mai mai per le reinterpretazioni, i reboot, le modifiche, i ritocchi, gli adattamenti e via dicendo, anzi, mi diverto troppo a vedere cosa cambiano. E infatti, probabilmente, ero lo spettatore ideale per lo Star Trek di J. J. Abrams. Sufficientemente ferrato e amante di Star Trek per riconoscere i riferimenti, le citazioni, le strizzatine d'occhio, totalmente non spaccamaroni per chi sceglie di cambiare cose, spirito, feeling, anzi, più che aperto a vedere cosa si inventavano. Tant'è che quando finalmente l'ho guardato, in ritardo colossale, qualche tempo fa, mi ci sono divertito come un matto, trovandolo per altro molto più Star Trek di quanto molti appassionati di Star Trek sostenessero. E anzi, da malato di continuity quale sono, ho pure apprezzato tantissimo la scelta di non limitarsi a brasare tutto per ripartire da zero e usare invece il cheat, il paradosso temporale che giustifica qualsiasi modifica, qualsiasi cambiamento Abrams e il suo circoletto di amici decidano di ideare e permette comunque di considerare il tutto ambientato nello stesso universo. E di infilarci Leonard Nimoy, che è tanto cicci e gli vogliamo bene.

Ma soprattutto mi son trovato davanti a un film spettacolare, divertente, dal look moderno ma anche rispettoso della fonte originale (o quantomeno dell'immagine che di quella fonte io ho ancora in testa, che poi è la cosa fondamentale) e carico di simpatico umorismo. E con un cast deliziosamente azzeccato nella scelta degli attori, tutti bravi e in parte, tutti deliziosamente a metà fra l'omaggio e lo sviluppo di un'interpretazione propria. Poi, chiaramente, i vari personaggi di supporto non hanno molto da fare, come è sempre inevitabile in un film di Star Trek, ma secondo me - attenzione - fanno comunque in larga parte una figura ben migliore di quanto facessero in quasi tutti gli altri film e, spesso, anche nella serie TV. Fondamentalmente mi fanno venire voglia di guardarla, una serie TV con loro protagonisti. Poi, certo, c'è tanta azione e molto poco tecnoblabla, con magari in questo un lieve "tradimento", anche se, oh, Kirk non era Picard e io me lo ricordo bene, quando tirava i doppi calci volanti o si esibiva nel combattimento più brutto della storia. E poi ci sono, inevitabilmente, mille piccoli dettagli e cose che i "veri" Kirk e Spock non avrebbero mai fatto e che sono solo in parte giustificabili con la linea temporale presa a testate da Eric Bana, ma Chris Pine e Zachary Quinto sono - per quanto mi riguarda - dei giovani Kirk e Spock perfetti e il film, pur con la sua trametta prevedibile e il suo cattivo un po' sprecato, è affascinante in quel che è il compito principale di un (più o meno) prequel: raccontare il prima, mostrare quei due grandi amici quando, sostanzialmente, non si conoscevano e non si sopportavano. Insomma, per me, vittoria quasi totale e uno fra i migliori film di Star Trek. Anche se non è che per essere considerato tale ci voglia molto, considerando che quelli davvero belli senza se e senza ma sono due o tre.



Come detto, ho visto questo film con parecchio ritardo, ma comunque qualche mese fa. Non ne avevo mai scritto perché vai a sapere, ma m'è venuta voglia di farlo adesso perché l'altra settimana ho visto il seguito. Che mi è piaciuto altrettanto, pur con un paio di ma.

22.5.13

Pioggia di trailer


Son giorni frenetici, qua, con tutto 'sto bordello sugli annunci di Microsoft e l'E3 che si avvicina. E quindi oggi gestiamo il quotidiano appuntamento sul blog con una serie di trailer che l'internet ha voluto regalarmi col solito, perfetto, tempismo. Iniziamo dal nuovo trailer di The Wolverine / Wolverine - L'immortale.



E niente, onestamente non so cosa aspettarmi. James Mangold mi ispira un po' di fiducia, ma non ci vedo nessuna garanzia totale. A giudicare dal trailer potrebbe venirne fuori tanto una roba guardabile quanto una cacata indecorosa.  Ho l'impressione che ci saranno un paio di combattimenti anche potenzialmente ganzi, però, boh, magari sbaglio. Vedremo. Andiamo avanti, comunque, con il nuovo trailer di Man of Steel / L'uomo d'acciaio. Quello in cui si scoprono gli altarini.



Ed è abbastanza il trailer del "sì, OK, Superman, l'alieno, le tematiche importanti, il pesce fuor d'acqua, il dramma umano, ma è comunque un film di Zack Snyder, volano le pizze e saranno pizze fortissime, di quelle che tirano giù palazzi e fanno esplodere mondi". Snyder non so se mi ispiri fiducia o morte intestinale, ma insomma, sono quantomeno curioso. Proseguiamo con Byzantium, trailer uscito in realtà da tempo e di cui mi sono accorto solo adesso, abbiate pazienza.



E niente, un film sui vampiri dal regista di Intervista col vampiro (a cui continuo ancora oggi a volere un discreto bene) e in cui le vampire sono Gemma Arterton e Saoirse Ronan. Di base, venduto, prima ancora di guardare il trailer. Gemma. Sigh. Detto questo, il trailer, onestamente, non mi piace quasi per niente. Però Gemma. Sigh. Ma proseguiamo con il trailer di V/H/S 2.



Del V/H/S originale, che al momento non credo sia ancora uscito in Italia ma non dubito arrivi prima o poi d'estate, ho scritto a questo indirizzo qua. In pratica, era una raccolta di cortometraggi più o meno horror in stile found footage, tenuti assieme da un pretesto narrativo pure lui in found footage. A dirigere, un gruppetto di amici che si vogliono tanto bene. Questo seguito è sostanzialmente la stessa roba, con un set di registi quasi del tutto nuovo e che include il peccatore originale Eduardo Sánchez (co-regista di The Blair Witch Project) e scelte quantomeno peculiari tipo il regista di The Raid e quello di Hobo With a Shotgun. Il trailer mi piace, fino a metà è abbastanza anonimo, poi diventa un frullato di cose horror a caso e gente che muore male tutta in fila. Vedremo. Chiudiamo con il nuovo trailer di The World's End / La fine del mondo, uscito nell'internet proprio mentre scrivevo questo post.



Voglio. Fortissimamente voglio.

Torno a scrivere/tradurre/registrare cose su 'sta console di cui non me ne frega nulla.

21.5.13

La casa (2013)


Evil Dead (USA, 2013)
di Fede Alvarez
con Jane Levy, Shiloh Fernandez, Lou Taylor Pucci, Jessica Lucas, Elizabeth Blackmore

Ci sono film che crescono nel ricordo. Sono quelli che più ci pensi e più ti accorgi che durante la visione non ti stavi rendendo conto di quanto davvero ti piacesse quel che guardavi. Per dire, un caso netto nella mia nebbiosa memoria, chiaramente per quanto mi riguarda, è Il petroliere, che mi era piaciuto parecchio al cinema, ma poi, ripensandoci nelle settimane successive, m'era cresciuto a dismisura, scavandosi un posticino bello caldo nel mio cuore. Ecco, il remake di Evil Dead è più o meno il caso opposto. Mentre lo guardavo, pur con qualche se e qualche ma, mi ci stavo moderatamente divertendo. Subito dopo il termine della visione ho già cominciato a ritrattare. A distanza di una settimana sta pericolosamente vacillando sul baratro della cacata. Temo che a ripensarci fra qualche anno farò finta di niente. Ora, mi rendo conto che il paragone fra Il  petroliere ed Evil Dead non ha molto senso, ma in fondo il punto sta tutto nel peso specifico. Il film di Anderson m'aveva lasciato addosso un senso di densa pesantezza, che piano piano s'è srotolata nel mio cervello, mentre quello di Alvarez m'ha lasciato addosso un senso di leggerezza allucinante, neanche avessi appena finito di guardare una commedia romantica con Julia Roberts.

Ecco, 'sto Evil Dead è un film in cui vengono versati ettolitri di sangue, si fa a fette la gente con taglierini e motoseghe e c'è un florilegio di protagonisti che muoiono malissimo, eppure non rimane addosso neanche una punta di disagio vero. Solo una sensazione di bizzarra, incomprensibile e totalmente fuori posto leggerezza. Splatter da tutte le parti e ti senti come se avessi guardato il nuovo film dei Puffi. Ora, chiaramente, è anche una questione di sensibilità personale e non dubito che una persona poco avvezza all'horror (o anche semplicemente un'altra persona) possa uscirne impressionata/spaventata/disgustata, ma non è quello il punto. Il punto è che non si tratta di un pessimo remake - s'è visto ben di peggio - e anzi, è un'operazione condotta con rispetto e diligenza (d'altra parte c'erano Raimi e Campbell a tirare i coppini ad Alvarez), che butta sul piatto uno splatter sanguinolento e fisico, senza eccesso di computer fra le palle, e tutto sommato propone in ambito mainstream cose che l'horror mainstream non ha sempre il coraggio di fare. E quindi? E quindi manca di polso, manca di equilibrio, manca di convinzione, manca di coraggio, manca di personalità. Tutte cose che l'originale aveva a pacchi. Oddio, magari l'equilibrio no, ma insomma.

Ma anche senza stare a fare confronti, ché onestamente è sempre l'ultima cosa a cui mi interesso, il problema rimane. L'impressione mia, soprattutto, è stata di trovarmi davanti a un film che provava a proporre l'Evil Dead originale, tutto serio, splatterone, cupo e chiaramente adattato a un'estetica fighetta moderna, ma sotto sotto, magari anche senza rendersene troppo conto, non riusciva a dimenticarsi dell'esistenza di Evil Dead 2. E quindi, di fianco alla "seriosità", c'è la cialtronaggine del defibrillatore, della motosega, del biondo che fa da puntaspilli, di "Ash" che aggiusta tutti col nastro isolante, delle smargiassate dette in faccia ai demoni, delle armi raccolte al volo col colpo d'anca e di tutta la sbroccata finale, in cui la cosa diventa proprio palese e ti aspetti che da un momento all'altro si apra il portale sul passato di L'armata delle tenebre. Il problema, però, è che il risultato è una roba un po' insapore, che non funziona fino in fondo né in un senso né nell'altro, perché non ha la forza di abbracciare per davvero nessuna delle due vie. E in più ci appiccica sopra le strizzate d'occhio "obbligatorie" e che sembrano buttate lì un po' a caso, tipo le soggettive, la carcassa dell'automobile o la cosetta - anche simpatica, eh! - sui titoli di coda. Il risultato non è che faccia pietà, anzi, strappa due risate e scorre via tranquillo. Ma appunto: scorre via tranquillo, non azzarda niente e non lascia nulla addosso, se non questo forte senso di vuoto spinto: non è l'horror pesante, non è la cialtronata, che è? Nulla. Si accendono le luci in sala, hai l'impressione di esserti anche divertito, ma poi ti rendi conto che "Oddio, che è successo? È finito? M'ero distratto un attimo. Aspetta, no, cacchio, caspita... ma che ho visto?".

Il bello è che alla fine non riesco a capire se ne ho parlato bene o ne ho parlato male. Ma mi è piaciuto? Non lo so, chi lo sa. Poteva andare peggio, questo sempre.





SPOILERISSIMO







Una cosa che ho apprezzatto, lo ammetto, è il ribaltamento finale. L'uso che viene fatto del defibrillatore è un po' triste, ma ne deriva un bel ribaltone e forse l'unica cosa non troppo prevedibile del film, con il presunto Ash che tira le cuoia e la posseduta che diventa, di fatto, il vero Ash, per poi dare definitivamente spazio alla cialtroneria. Anche se, pure lì, tutto quel casino sul male cazzutissimo da evocare facendo fuori cinque anime e poi, il maligno, quando arriva, è una doccia di sangue e un demonuccio uguale a tutti i posseduti che si fa fregare con due colpi di motosega? Bah. 

20.5.13

La madre


Mama (Spagna/Canada, 2013)
di Andrés Muschietti
con Jessica Chastain, Megan Charpentier, Isabelle Nélisse, Javier Botet, Nikolaj Coster-Waldau

Un tizio biondo che recita in un telefilm fantasy pieno di gente che tromba è il classico bravo padre di famiglia bello, buono e così brava persona che un giorno sbrocca, ammazza tutti i colleghi, va a casa, ammazza la moglie, scappa nel bosco, si rifugia in una casa abbandonata con le due figlie piccole e si prepara ad ammazzarle, per poi suicidarsi. Solo che l'agenzia governativa di Quella casa nel bosco ha fatto casino e ha piazzato per sbaglio in quella casa in quel bosco la fantasma di Ju-On. Dopo aver fatto fuori il biondo degenere, la juonna, affascinata dal sogno americano, decide di trasformare il suo rancore in amore materno e si rifà una non vita allevando le due bimbe in quella casa in quel bosco. Passano cinque anni e le bambine - ormai diventate due gremlin che si cibano di ciliege e scoiattoli - vengono trovate e salvate dal fratello gemello del biondo, che decide di adottarle e crescerle assieme a una Jessica Chastain punk fallita che a trentacinque anni fa la bassista coi capelli tinti di nero in un gruppo di sfigati perché non vuole sentirsi vecchia, non vuole figli e ha lo spirito ribelle. Jessica finirà per affezionarsi ai due mostri, la juonna non gradirà, seguiranno scenate di gelosia ultraterrena.



La madre, che ho visto solo la scorsa settimana perché in Germania è uscito con un mese di ritardo e proprio quando io stavo per andare in ferie, è il film d'esordio di Andrés Muschietti, uno che si è fatto notare da Guillermo Del Toro perché aveva realizzato il cortometraggio che ho piazzato qua sopra (introdotto per l'appunto da Ciccio Pasticcio Del Toro) e urlava ai quattro venti: "Guardate che bello, datemi i soldi per costruirci attorno un film d'esordio!". E Guillermo ha fatto quello che fa di solito: gli ha dato retta, gli ha dato i soldi, gli ha prestato il nome da mettere sul manifesto e gli ha spiegato che non doveva limitarsi a fare un horror, ma doveva infilarci il melodramma, le metafore, la poesia e il finale se non deprimente quantomeno agrodolce. Ne è venuto fuori, per l'appunto, La madre, vale a dire un film horror che si gioca tutto sul mescolare una storia piena di gente triste, madri inadeguate, cose che fanno abbastanza paura, Javier Botet truccato da juonna che si muove strano e mette angoscia, il cortometraggio qua sopra rifatto tale e quale, un po' di "buh" abbastanza ben piazzati e i soliti inserti fatti al computer che rovinano tutto e mi ammazzano completamente la voglia di vivere.

Di diverso rispetto ad altre operazioni simili, La madre ha soprattutto il regista e l'attrice. Il regista, nel senso che Muschietti, sì, OK, il melodramma, però c'ha proprio voglia di far paura e tira fuori un film che comunque ai suoi toni inquietanti e ai suoi spaventelli ci tiene. Il genere è quello "provo a farti cacare sotto senza far succedere nulla", in un tripudio di momenti tutti all'insegna del vedo/non vedo, in cui pare sempre stia per succedere l'apocalisse e poi non capita niente, ma nel frattempo te ne sei stato cinque minuti in ansia. Nulla di clamoroso, ma solido, ben fatto e con qualche bella scena che ti vien da dire "apperò!", tipo quella della coperta o il flashback FPS. L'attrice, nel senso che Jessica Chastain non si limita a staccare l'assegno con sufficienza, si mette d'impegno ed essendo proprio brava, riesce a nobilitare un personaggio che in mano ad altre sarebbe stato la solita macchietta inutile e insopportabile da film horror. Quindi bene, nonostante, come detto, si metta in mezzo il grande flagello dell'horror moderno, la computer grafica pezzente che svilisce e ridicolizza qualsiasi tentativo di far paura.

Poi ho visto il remake di La casa, che sul momento mi ci sono divertito, ma più ci penso e meno mi piace, però quantomeno limita le stronzate pixellose.

19.5.13

Quo Podcast


Questa settimana abbiamo pubblicato un podcast con una fra le copertine più inquietanti della storia. Son cose belle. Al suo interno, io e Braincoso chiacchieriamo per tre ore circa della manifestazione Quo Vadis 2013 e del museo del videogioco di Berlino. Lo trovate a questo indirizzo qua. Se l'argomento vi interessa particolarmente, trovate la copertura che ho dedicato alla cosa su IGN a quest'altro indirizzo qua.

E intanto forse arriva il nuovo Outcast Sound Shower. O forse no.

18.5.13

Scudo televisivo più approfondito


L'altro giorno ho segnalato qua dentro il primo trailerino di Agents of S.H.I.E.L.D., il telefilm Marvel dedicato all'agente Coulson e ai suoi simpatici superamici. Poi, però, è uscito il trailer vero, che mi sembra un ottimo modo per riempire, seppur in ritardo, questo sabato mattina di blog.



E che dire, onestamente, come trailer, mi sembra eccessivamente lungo e un po' impacciato, però tutto sommato ci vedo premesse positive, oltre a un paio di battute che mi fanno molto ridere e a Gunn che mi fa nostalgia. Anche se devo ammettere che il mio ottimismo non deriva tanto dal quel che si vede qui sopra, quanto dal fatto che Joss Whedon il telefilm di supereroi l'ha già fatto tanti anni fa, seppur camuffato da altro, ed era bellissimo. Comunque, vedremo. Di martedì, in autunno.

Fra l'altro ultimamente ho ripreso a leggere un po' di fumetti Marvel, così, a caso. E mi sento a casa.

17.5.13

Ha la mente di Tetsuya ma tutto il resto fa da sé


E niente, questa settimana va così, pago lo scotto di aver trovato la forza necessaria a scrivere un post sull'Oman e non riesco a scrivere nient'altro di sensato. Mi giunge comunque in aiuto il mondo del cinema: stamattina, su IGN ammerigano, ho visto spuntare un altro trailer di Pacific Rim.



Che poi alla fine sono le immagini del trailer dell'altra settimana, rimontate in maniera diversa, con qualche pezzettino in più o in meno e con un tono più da dramma epico. Quindi ottimo, dai. C'è però una cosa fondamentale che non ricordo di aver visto prima (e magari sbaglio, eh!): poco prima che scatti il minuto, Tetsuya scende giù con la cabina di pilotaggio per andare ad appiccicarsi sul robottone. Sono queste, le piccole cose che fanno la differenza nel meraviglioso mondo della fotta.

Fun fact: in Germania esce una settimana dopo rispetto all'Italia.

16.5.13

Wrestler e alieni


Mi piace questo fatto che ogni volta che vorrei scrivere un post per il blog ma non ce la faccio perché sono troppo impegnato con centomila altre cose, non riesco a concentrarmi, non c'ho l'ispirazione, [aggiungere a piacere], arriva l'internet in mio soccorso. Per esempio, oggi c'è il trailer di Riddick.



E niente, io qua dentro ci vedo il potenziale per un bel filmetto divertente in cui Riddick, Vin Diesel e David Twohy tornano a fare quello che sanno fare meglio, ovvero fantascienza tamarra coi mostri, la gente che muore male e il protagonista che si esprime solo a frasi storiche. L'approccio alla continuity pare essere abbastanza in stile "boh, sticazzi", anche se la presenza di Karl Urban nel cast e il tizio pelato in armatura con cui combatte Riddick in armatura verso metà trailer paiono suggerire quantomeno una scena iniziale in cui ci spiegano come il nostro amato passi da regnante del cosmo tutto a solo e abbandonato. In generale, trailer abbastanza promettente e pieno di roba: sembra quasi mettere in fila due film diversi, uno con i wrestler e Starbuck che vogliono ammazzare Riddick e poi uno con i wrestler e Starbuck che chiedono aiuto a Riddick per non farsi ammazzare dai mostri. Boh, aspettiamo l'autunno, io voglio crederci.


Casomai a qualcuno interessasse, avevo scritto di Pitch Black a questo indirizzo qua e di The Chronicles of Riddick a quest'altro indirizzo qui.

15.5.13

Un Oman, un perché


"Oooman?!? A vacation in Oooman?!? What's in Oooman?". Questo è quel che mi ha risposto il ragazzo che controllava i passaporti, qua all'aeroporto di Monaco, quando gli ho detto che stavo andando in vacanza in Oman. E in effetti il tenore dei commenti di altre persone, pure, è stato simile. D'altra parte io stesso, fino a qualche mese fa, non so quanto avrei pensato "Ma sì, facciamoci una settimana in Oman!". E invece ci sono andato. La cosa è nata come spesso nascono robe del genere, con quel passaparola terra promessa di chiunque voglia vendere qualsiasi cosa. Si era a pranzo dagli amici cinesi, che ci cucinano le cose cinesi "vere" che ho già menzionato più volte qua dentro e che ogni volta ne esco pieno come un'otre e soddisfatto oltre ogni limite, e c'erano degli altri conoscenti che ci hanno raccontato della loro recente e meravigliosa vacanza in Oman. Da lì all'ìnformarci sull'internet, all'acquistare la relativa Rough Guide e al decidere che la settimana di ferie che avevamo in programma sarebbe stata in Oman, beh, il passo è stato sorprendentemente breve.

E quindi, perché Oman? Beh, ci possono essere diversi motivi. Ma prima il disclaimer, inevitabile: non sono un esperto in materia. Quel che so al riguardo l'ho leggiucchiato, come detto, in giro per l'internet e sulla Rough Guide, oltre che imparato sul campo, gironzolando in Oman per una settimana e chiacchierando coi locali. Quindi, ecco, prendete con le pinze quel che dico e, se ne sapete più di me, non fatevi problemi a correggermi. Io mi limito a raccontare quella che è la mia esperienza. Procediamo.


In Oman ci si può andare per starsene sotto l'ombrellone. Di mare ce n'è in abbondanza, alcune spiagge sono bellissime e i "resort" occidentaloidi accoglienti e pieni di comodità non mancano. Certo, se il punto è andare al mare, magari ci sono luoghi migliori, o anche solo più vicini, per un italiano. E infatti a me il lato "marittimo" della faccenda è sembrato essere un graditissimo e delizioso plus, di contorno per tutt'altro. Tutt'altro cosa? Beh, l'Oman, quantomeno il mio Oman, è sostanzialmente un posto in cui pigli e te ne vai in giro a visitare, magari a bordo di una bella 4X4 a noleggio. Visitare città e cittadine, paeselli e luoghi storici, attrazioni naturali, per così dire, tanto quanto villaggi, villaggetti, forti e castelletti. E il deserto, chiaramente, che è una roba un po' fuori dal mondo e deliziosa, tanto più che il Rub' al Khali (per gli amici Empty Quarter) è il deserto di dune più grande al mondo. Non che a me turista cambi qualcosa, il suo essere così grande, tanto non è che me lo vado a girare tutto, senza contare che solo una piccola porzione si trova in Oman. Ma insomma, è comunque bello saperlo. E poi c'è il Khareef, simpatico monsone.

In pratica, da giugno a settembre, nella parte più a sud dell'Oman si presenta il monsone, che, da come me l'han descritto i locali di Salalah (principale città di quella zona) è una sorta di stato di pioggerellina lieve ininterrotta, che "alimenta" la flora sulle montagne e trasforma il paesaggio in una specie di scenario pseudo-mediterraneo. Considerando che intanto a nord è estate e si crepa di caldo (per non parlare del deserto) e che non deve essere proprio uno scenario tipico da estate araba, non c'è da stupirsi se in quel periodo Salalah e dintorni subiscono un'invasione di turisti del continente. Da come mi è stata descritta, mi sembra una roba affascinante e magari anche curiosa da vedere, ma forse non altrettanto sorprendente/attraente per un turista europeo. Ma d'altra parte non l'ho vista con i miei occhi, quindi vai a sapere. Anzi, se c'è in ascolto qualcuno che ha esperienza di prima mano, sono graditi approfondimenti. Rashid, comunque, la simpatica guida che ci ha portati nel deserto e che assomiglia a Danny Glover, sostiene che il periodo migliore per andare in vacanza in Oman sia fra ottobre e marzo. Di sicuro è un periodo "amichevole" sul piano della temperatura, mentre d'estate si muore probabilmente di caldo.

A conti fatti, essere andati a cavallo fra aprile e maggio è abbastanza al limite, e infatti faceva parecchio caldo. Aggiungiamo il fatto che il clima è abbastanza umido - ovviamente al di fuori delle zone desertiche - e ci siamo capiti. Sotto questo punto di vista siamo stati comunque fortunati, perché, pur essendoci presentati in un periodo in cui, appunto, cominciava ad arrivare il caldo pesante, abbiamo beccato un po' di pioggia e la cosa ha garantito temperature assolutamente tollerabili. Per capirci, ho trovato situazioni di caldo e umidità ben più difficili da sopportare diverse volte che sono stato in Abruzzo d'estate. Immagino, comunque, che già per fine maggio le temperature a Muscat e nel deserto siano una roba insostenibile.


Prima citavo il caro Rashid, diciamo due parole sulle persone: la gente, in Oman, è adorabile. Disponibilissima, gentile, quasi sempre in grado di spiccicare due parole in inglese. Ora, è chiaro che gran parte delle persone che incontri è gentile anche per lavoro, ma insomma, non è comunque scontato e il mondo è pieno di luoghi in cui baristi, tassisti e via dicendo trattano male chiunque passi loro davanti. Da un certo punto di vista, mi è sembrato di essere in Giappone. In una versione bizarro del Giappone, magari, but still. Tutti gentili, tutti amichevoli, tutti pronti a dare una mano, e non solo nella grande città, anche quando sei lì che giri disperso, unico occidentale nel raggio di miglia, nel paesino di montagna. C'è quello stesso senso di essere in un luogo per molti versi alieno, anche se assolutamente accogliente, e di avere a che fare con persone che sono allo stesso tempo abituate e non abituate ad avere forestieri tra i maroni. Quella stessa comprensione, magari per alcuni un po' affaticata, nei confronti dell'occidentale che non è avvezzo a regole, usi e costumi del posto, e anche quella stessa curiosità. Soprattutto nei centri abitati più piccoli, ma in generale nei luoghi (o negli orari) in cui non c'è invasione di turisti, vedi un sacco di occhi che ti guardano con curiosità, come alla fine è pure normale. Ma mai mai mai impressione di ostilità, ecco. Anche se, per condizionamento culturale, per esser cresciuto vittima dei cartoni animati e aver guardato cinque stagioni di 24, in Giappone mi sento comunque almeno un po' a casa, in Arabia mi sento comunque almeno un po' fuori posto. Adorabili, comunque, i bambini, che ti vedono, ti salutano, "How are you?", sorridono e guardano incuriositi. M'è perfino capitato il ragazzo che mi chiede di fare una foto con lui (e una roba simile m'era capitata a Kyoto, anche se lì non ero io il soggetto della foto).

Poi, certo, ci sono le usanze "di abbigliamento" magari un po' fastidiose, vista la temperatura (diciamo che gradiscono se mostri meno carne di quanta siamo abituati a mostrarne da queste parti, soprattutto quando vai a visitare determinati luoghi... poi è chiaro che nella spiaggia chiusa del resort occidentaloide vai sereno), ma allo stesso tempo il posto è stra-accogliente. E, paradossalmente o forse no, da un certo punto di vista è pure più accogliente del Giappone, visto che anche nelle località più remote la stragrande maggioranza dei cartelli e delle insegne è in doppia lingua e - almeno a esperienza mia - qualcuno che non abbia problemi a comunicare in inglese lo trovi bene o male dappertutto. Fra l'altro il paese è abbastanza tecnologicizzato, c'è bene o male campo dappertutto (OK, magari non in pieno deserto) e appena arrivati ci siamo fatti una SIM del posto (fra SIM italiane, tedesche e dell'Oman sto diventando come Moggi), attivando un piano internet da una settimana, per avere le mappe attive quando ce ne andavamo in giro in macchina. A tal proposito, fun fact, lì la linea Galaxy ha chiaramente vinto: praticamente chiunque ha un qualche S, Note (questi, in particolare, vanno di brutto) o modelli minori, mentre di iPhone ne ho visti pochini.


Per chi ci tiene, nelle due città più grandi che ho visitato (Muscat e Salalah) c'è anche un discreto livello di occidentalizzazione sul fronte alimentare. Di McDonald's ce ne sono parecchi, ma cercando con il lumicino è possibile trovare almeno un esemplare dei vari Burger King, Pizza Hut, Domino's Pizza, Starbucks, Kentucky Fried Chicken... e anche qualche catena locale che li scimmiotta. Mi direte: "Sei lì e vai a mangiarti il Big Mac?" e avreste perfettamente ragione. E non l'abbiamo fatto. Però, oh, magari ad alcuni la cosa tranquillizza, visto anche che non è scontato digerire bene la cucina locale e che, oltretutto, non è necessariamente un posto in cui dove entri entri, va tutto bene. Detto che spesso i locali sono ben migliori di come possano sembrare visti da fuori, perché semplicemente hanno un gusto per le insegne, diciamo, un po' diverso e per noi pacchiano, il punto è che - come al solito - se si seguono le dritte giuste si trovano posti in cui si mangia molto bene, ma in diversi altri luoghi in cui siamo finiti la cucina era piuttosto anonima. Va anche detto che non ci siamo esattamente dati ai banchetti: spesso a pranzo eravamo in giro e a cena eravamo in scazzo, per cui... Comunque il caffè omanita al cardamomo è buonissimo.

E niente, direi che come post introduttivo con cose a caso ci siamo. C'è sicuramente molto altro che potrei aggiungere, per esempio il fatto che è uno di quei posti in cui, se non stai attento, non ti rendi conto di quanto stai spendendo, perché ragioni con in testa gli euro e poi ti accorgi di aver speso il doppio di quel che pensavi. Maledette mani bucate! Ma al momento non mi viene in mente altro e la chiudo qui. Vorrei fare altri post un po' più del tipo "siamo andati lì, abbiamo visto questo e quello", vedremo se ne troverò la forza. Intanto, dai, qualcosa ho scritto.

Ah, ho caricato le foto. Sono tornato a casa che ne avevo scattate, boh, ottocento, ne ho scartate circa trecento e ne ho poi selezionate dalle rimanenti circa trecento da mettere online. Le ho caricate su Facebook e anche su Google+, a questo indirizzo qua. Non le ho messe su Flickr perché ho l'account gratuito che mostra solo le ultime 200 foto, quindi non avrebbe avuto molto senso.

14.5.13

Pizze di ferro italiane


Ecco, vedi, uno si distrae un attimo e gli esce un film all'improvviso, per quanto, certo, in ritardo di sei mesi rispetto agli iuessei e di tre mesi rispetto a quanto pareva inizialmente dovesse accadere. Comunque, la scorsa settimana è uscito in Italia L'uomo con i pugni di ferro, film onestamente un po' meh, nonostante alla fine sia pure simpatico e gli si voglia bene. Siccome ci tengo sempre a segnalarlo, io ne ho scritto quando l'ho visto qua a Monaco a novembre, a questo indirizzo qua.

Oman, devo scrivere dell'Oman. Forza, Oman, Oman!

13.5.13

Scudo televisivo


Allora, sto scrivendo il primo post sull'Oman, ma c'è di mezzo la cancrena mentale da lunedì mattina, avrei anche da lavorare e le cose, insomma, vanno a rilento (senza contare che vorrei pubblicarlo assieme a un link alle foto, ma l'upload su Picasa/Google+ procede spaventosamente a rilento). Quindi intanto facciamo che, anche per dare seguito al post di ieri, segnalo quanto segue, appena visto apparire su Twitter.



Insomma, Agents of S.H.I.E.L.D. sarà una roba piena di gente che si tira le super-pizze, con un po' di amichetti fedeli di Joss Whedon, ambientata dopo The Avengers e, presumibilmente, se le cose vanno bene, con qualche guest star che si manifesta ogni tanto. Il bello è che non viene fatto il MINIMO accenno a chi/cosa/come Coulson se ne vada in giro garrulo, così, come se niente fosse. Marvel in a nutshell.

Torno a guardare l'NBA lavorare.

12.5.13

Cose a caso per la domenica mattina


Ogni tanto qua dentro mi viene voglia di segnalare il podcast di Bill Simmons, perché c'è questo o quell'ospite interessante e ne escono fuori conversazioni ganze. Non starò ancora una volta a spiegare chi sia o cosa faccia Simmons, dico solo che è uno piacevolissimo da leggere e da ascoltare se si apprezza l'NBA, lo sport americano in generale e magari pure un po' di cultura pop (per lo più americanoide). Nel caso specifico, l'episodio del 30 aprile ha visto ospite Jason Collins, il giocatore NBA che ha fatto coming out con un delizioso articolo scritto di suo pugno per Sports Illustrated (adorabile la battuta su Shaq). E insomma, scaricatelo e ascoltatelo, se non avete problemi a comprendere l'ammerigano.


Passando ad argomenti più nerd, e quindi adeguati a questo blog, segnalo che l'ABC ha dato l'OK per la serie TV dedicata allo S.H.I.E.L.D. Onestamente io non avevo grossi dubbi al riguardo, considerando le fortune cinematografiche Marvel, ma, boh, forse han voluto prima vedere come andava con l'avvio della fase post-The Avengers. Beh, Iron Man 3 sta facendo i suoi incassi, quindi no problem. L'episodio pilota è stato realizzato a gennaio, scritto e diretto dal nostro amico Joss Whedon, e non ho ben chiaro di cosa parlerà la serie, ma insomma, mi aspetterei una roba dedicata ad esseri umani che vivono in un mondo di supereroi (un po' sullo stile della serie a fumetti dedicata al dipartimento di polizia di Gotham City... sulla quale mi sembra folle che ancora nessuno abbia pensato di basare, per l'appunto, una serie TV). Da sottolineare che nel materiale promozionale si vede in primo piano l'agente Coulson... ma del resto siamo ben nell'universo Marvel, no? Comunque, se ne parla in autunno.

Ah, quella là in cima è la prima, inutile, immagine ufficiale dalla quarta stagione di The Walking Dead, che stanno girando adesso e sarà trasmessa a partire da ottobre. 

11.5.13

Nello spazio in allegria


Il mio primo impatto con Alfonso Cuarón non è stato dei migliori, perché la sua rilettura moderna di Grandi speranze con Ethan Hawke, Sogliola Paltrow e un già sulla via della perdizione Robert De Niro non m'era proprio piaciuto. Poi, però, ha piazzato lì la tripletta Anche tua madre/Y tu mama tambien, l'ultimo Harry Potter che ho visto nonché l'unico che mi sia piaciuto dei tre che ho guardato e I figli degli uomini, per la quale non mi strappo magari i capelli ma un pochino di più ho cominciato a volergli bene. Solo che I figli degli uomini è del 2006 e da allora a oggi è stato sostanzialmente fermo, perlomeno dal punto di vista della regia. Ma a ottobre esce il suo nuovo film, di cui agevolo trailer.



Vogliamo dirlo che ha il potenziale per essere una roba belissimissimissima? E diciamolo: ha il potenziale per essere una roba bellissimissimissima! Evviva! Buon weekend a tutti.

Lunedì. Me lo sento. Lunedì scrivo dell'Oman.

10.5.13

Smashed


Smashed (USA, 2012)
di James Ponsoldt
con Mary Elizabeth Winstead, Aaron Paul

Smashed non ha molto a che vedere con Young Adult, perché racconta una storia diversa e con un tono avvicinabile solo in alcuni aspetti. Però entrambi i film ruotano attorno a una protagonista alcolizzata, tutti e due affrontano un genere molto ben definito in una maniera tutto sommato fuori dalle convenzioni e, per qualche ragione, mi è capitato di guardarli a relativamente breve distanza di tempo. Aggiungiamo che sono entrambi molto belli e a modo loro toccanti, e si spiega come mai mi sia venuto in mente il parallelo. La sostanza, comunque, è che Smashed racconta una storia di fuga dall'alcolismo parlando soprattutto di quel che, nel liberarti da una dipendenza, finisci per lasciarti alle spalle. Ciò a cui devi rinunciare, i cambiamenti, le fatiche necessarie nell'affrontare l'impresa di ripulirti da qualcosa con cui non sei più disposto a convivere e, di fatto, abbandonare quella che è stata la tua vita fino a quel momento.

L'argomento è delicato, sempre a un passo dal patetismo e dal melodramma spinto, ma Ponsoldt è bravo a mantenersi asciutto anche nei momenti più "spinti", non cerca quasi mai di far poesia (e rinuncia saggiamente quasi del tutto all'accompagnamento musicale), non si affida ai manierismi da Sundance e non spinge nemmeno nella direzione opposta, accanendosi sui personaggi o mostrandoli in condizioni oltre il muro del patetico. Racconta una storia semplice e toccante, anche con discreta ironia, dirige alla grande i suoi attori, non solo l'ottima protagonista ma anche tutti coloro che le gironzolano attorno, e cala alla perfezione nel punto di vista del personaggio interpretato da Mary Elizabeth Winstead. Ne viene fuori uno spaccato tenero, amaro, vivo, consapevole, semplice, forte, in cui non ci sono figure strettamente positive o negative, non si demonizza niente o nessuno - fondamentale in questo il personaggio del marito, cui vorresti dare una pacca sulla spalla - e c'è solo la difficoltà di avere a che fare con situazioni fuori controllo. Un film che ti appassiona, ti commuove e ti mette banalmente a disagio con la sua disarmante quotidianità.

Inoltre è il primo film da qualche tempo a questa parte in cui Mary Elizabeth Winstead non sembra sua zia e ti fa venire voglia di abbracciarla, consolarla e coccolarla. Cicci.

Il film, qua in Germania, è appena uscito e me lo sono andato a vedere, in lingua originale, al puzzone e pelosissimo cinema Museum, che è un po' una specie di frullato fra il Mexico pre-ristrutturazione e le sale peggiori di Odeon e Plinius. Però in fondo mi sta simpatico. In Italia è uscito a fine marzo in DVD.

9.5.13

Iron Man 3


Iron Man 3 (USA, 2013)
di Shane Black
con Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Guy Pearce, Rebecca Hall, Ben Kingsley

Per una ragione o per l'altra, gli Iron Man li guardo sempre in ritardo. Mi è successo col primo, visto dopo averne letto meraviglie e "sì, bello, molto divertente, però, boh", mi è successo col secondo, visto dopo averne letto peste e corna e "ma sai che in fondo guarda mi piace", mi è successo col terzo, visto dopo averne letto tutto e il contrario di tutto e "mi è piaciuto un sacco, oserei dire nettamente più degli altri due". Di sicuro, la differenza al timone si vede e si sente tutta. Shane Black ha co-scritto (non si sa quanto) e ha diretto, tirando fuori una roba divertentissima e che sta lì in cima in quel microcosmo dei cine-fumetti Marvel, realizzando un film che si incastra tranquillamente nel suo bell'universone ma riesce anche ad avere netta la firma del proprio autore. Perché di Shane Black, lì dentro, ce n'è a valanga. C'è la voce narrante che fa tanto noir, c'è il Tony Stark figlio di Kiss Kiss Bang Bang, c'è l'affiancare al protagonista una spalla con cui scambiare battute ganze a getto continuo, c'è un bambino che se risulta insopportabile lo fa consapevolmente, e non per incapacità di chi lo scrive, c'è la comicità dissacrante e continua, anche nell'auto citazione e nell'auto presa in giro, oltre che nel fare totalmente a pezzi l'eroe e il suo afflato mitologico, c'è il maggior numero di scene d'azione della trilogia e soprattutto ci sono, per la prima volta nella trilogia, delle scene d'azione girate come si deve e inserite nel tessuto narrativo, non buttate lì a caso da un regista che non sa bene come gestirsele. E c'è pure un sacco di altra roba.

Per dire, c'è una bella voglia di realizzare il primo film post-The Avengers mantenendo la coerenza dell'universo narrativo, non facendo finta di niente, ma sfruttando la cosa a livello tematico e per qualche bella battuta, senza infilarla a forza e in maniera pesante come accadeva nel secondo film. C'è un cattivo, Guy Pearce, sorprendente ganzo e di personalità, anche se dalle motivazioni un po' fumose. C'è una rilettura deliziosa del Mandarino, con quei promo che sembrano usciti da un film di Paul Verhoeven degli anni Ottanta (e guarda caso ad accompagnare Iron Robocop Patriot c'è Miguel Ferrer), e che mi sembra un modo intelligente di trattare un personaggio "complicato" e che, se fedele alla linea, sarebbe stato tremendamente fuori posto in qualsiasi film privo di divinità nordiche bionde con martello e armatura. Onestamente, se ci si deve lamentare di stravolgimenti nei personaggi, per quanto mi faccia molto ridere, trovo ben più fastidioso l'Happy Hogan pagliaccio che ci sorbiamo da tre film.

Poi, certo, non è un film perfetto, ha anzi un paio di svolte narrative ai limiti dell'indifendibile*, e tutto sommato spreca l'occasione di recuperare il tema dell'alcolismo, liquidando di fondo il lato umano e tormentato del personaggio con un paio di crisi di panico. Ma d'altra parte tutti e tre i film della serie mi han dato l'impressione di voler proporre tematiche ricche senza avere la forza di dar loro realmente corpo, quindi, se vogliamo, anche in questo si tratta di un terzo episodio coerente. Ed è comunque un terzo episodio che chiude la serie (di quattro, The Avengers è stato chiaramente fondamentale nello sviluppo del personaggio) molto bene, portando a compimento la definizione di Iron Man come strumento, oggetto intercambiabile, sostituibile, costruito in serie, privo di personalità e l'esaltamento di Tony Stark come figura umana, piena di bug, che se la cava grazie all'ingegno e a ciò che è in grado di costruire. E alla fine si torna al punto di partenza, pronti a proseguire o magari ad azzerare se per caso Robertino volesse far ciao ciao con la manina, al termine di un film divertente, ricco d'azione, lontanissimo dalle Nolanate per spirito e tono ma allo stesso tempo molto vicino per il modo in cui tratta il lato supereroistico della faccenda. Bene così.

L'ho visto qua a Monaco, in lingua originale (e diverse battute smartass sono probabilmente intraducibili) e in 3D. Un 3D che, onestamente, non mi sembra aggiungere molto, ma non fa nemmeno particolari danni. 



SPOILER



*Ma sul serio una trentina di armature non è in grado di liberarsi dalle macerie a testate e deve aspettare che ci pensino le gru? Questa cosa, in assoluto, mi pare la meno difendibile. Sbaglio?

8.5.13

Cose da fare prima della fine del mondo


Allora, ho in testa il primo post in cui vorrei parlare della vacanza in Oman. Ce l'ho in testa, davvero, è praticamente già scritto. Quanto sarebbe più comodo, se la roba che hai in testa si scrivesse da sola? Comunque, ce l'ho in testa, ma stamattina non mi sono messo a scriverlo. Mi sono invece messo a scrivere di Iron Man 3, ed ero a buon punto, mezzo post era già andato, mi stavo divertendo e poi... e poi mi sono bloccato. Stop. Capita, eh. Proprio in quel momento, vedo apparire un tweet e, beh, dai.



Ecco qua, The World's End, il nuovo film del simpatico team che ci ha regalato Shaun of the Dead e Hot Fuzz, questa volta impegnato sul sempre attuale tema "fine del mondo / villaggio dei dannati". A me sembra una cosetta ancora una volta deliziosa, poi vedremo. Ah, pare che in Italia si intitolerà La fine del mondo e uscirà verso la fine di settembre.

Adesso lavoro un po', mentre sullo schermo a fianco scorrono i play-off NBA. Poi magari provo a scrivere qualcosa di più sensato da infilare qua dentro.

 
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