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21.5.14

Monument Valley


Lo scorso dicembre, non ricordo neanche più in che contesto ma ricordo che c'entrava il Castelli, m'è passato davanti un trailer di Monument Valley. Mi sembrava una cosetta carina. Altri si gasarono come se avessero visto il trailer del secondo avvento. Altri ancora lo liquidarono come hipsterata. Una settimana dopo, come mio solito, neanche mi ricordavo più della sua esistenza. Lo scorso marzo ero alla GDC che mi concedevo quegli scampoli di passeggio sullo showfloor che ogni tanto riesco a ritagliarmi fra una conferenza e un appuntamento e mi sono ritrovato davanti un tablet su cui provare Monument Valley. Ho indossato le cuffie, l'ho provato, mi sono divertito come uno scemo a pasticciare con i suoi puzzle, ho riposto le cuffie, ho dato un cinque al rappresentante di Ustwo presente in fiera e ho registrato un video. Poi il gioco è uscito su iOS, e vabbé, ma poco tempo fa si è manifestato anche su Android e l'ho subito acquistato, tutto contento di sapere che "È breve, si finisce in un paio d'ore", condizione necessaria, seppur non sufficiente, per spingermi ad acquistare un gioco d'impulso e affrontarlo subito, in questo momento storico che mi vede impegnato a non avere il tempo per fare praticamente nulla.

Ora, detto che "È breve, si finisce in un paio d'ore" per me è diventato "Mi ci sono messo ieri sera a letto prima di addormentarmi e l'ho finito in appena un'ora, infatti ancora non avevo ancora sonno e me ne sono quindi andato a leggere un fumetto sulla tazza del cesso perché nel frattempo si era spenta la luce e mi pareva poco carino svegliare le tre femmine che giacevano a letto con me", Monument Valley mi è piaciuto un sacco e, casomai ce ne fosse ancora bisogno (ne dubito), lo consiglio con tutto il mio entusiasmo. Perché? Perché si tratta di un piccolo, semplice, veloce gioco che sfrutta delle meccaniche di base molto azzeccate e ben congegnate per costruirvi attorno una scatola cinese di situazioni una più affascinante dell'altra, stimolando il pensiero e la sperimentazione grazie alle sue soluzioni visive fuori di cozza, alla maniera meravigliosa in cui sono costruiti i livelli più avanzati, al suggestivo impianto audiovisivo e alla semplice ma toccante narrazione, che fa tre cose in croce ma le suggerisce bene attraverso il gran lavoro su immagini e sonoro.

Poi, per carità, qualche appunto mi sembra giusto farlo, partendo proprio dalla voglia di raccontare una storia che, purtroppo, non si ferma a quel che Monument Valley mostra e fa ascoltare così bene, al meraviglioso utilizzo della colonna senziente o a quel finale così delicato. No, purtroppo s'è sentito il bisogno di appiccicarci anche un po' di scritte qua e là, che risultano quasi sempre di troppo e delle quali alla fin fine avrei fatto tranquillamente a meno. Al di là di quello, si potrebbe discutere di complessità strutturale, perché in fondo è un po' un peccato che delle meccaniche tanto interessanti e ben congegnate, per quanto dichiaratamente derivative, siano al servizio di un gioco che in pratica si finisce da solo. Ma qui si sconfina un po' in una questione di interessi personali: se cerchi un puzzle game che ti metta alla prova le meningi è meglio rivolgerti altrove, perché è evidente che a Monument Valley non interessa proporsi in quel modo. Se invece ti "basta" un'oretta o due di viaggio in un mondo surreale, ingegnoso, affascinante e che comunque propone un modello interattivo che, finché dura, funziona a meraviglia, beh, sta a tre euro e mezzo di distanza. E pure di qua, ovvio.

Ho appena scoperto che danno al cinema qua a Parigi un po' di film del Festival di Cannes. Ahia.

13.1.12

Shadowgun


Shadowgun (Madfinger Games, 2011)
sviluppato da Madfinger Games

Ce l'hanno venduto come "oh, ammazza, Gears of War sul cellulare, ma uguale proprio" e, insomma, era un po' una balla. Anche se gli si può concedere che l'impressione, a grandi linee, sia un po' quella e che in generale faccia comunque una certa scena avere una roba del genere sull'aggeggio che usi per fare le telefonate. Certo, poi ci si può anche chiedere che senso abbia giocarlo, Gears of War sul cellulare*, ma questa è tutta un'altra faccenda. Il punto, però, è che io sono fuori target. Non metto in discussione che ci sia gente a cui questo genere di esperienza può piacere, ma io l'ho provato più che altro per curiosità e ho trascorso la maggior parte del tempo di gioco chiedendo mi perché lo stessi facendo. E i motivi sono sempre quelli, sempre un po' banali. Ma ci arrivo dopo. Prima parliamo della grafica.

Innanzitutto, l'aspetto visivo, ok, fa la sua figura. Ma quanto? In fondo chi videogioca parecchio, chi videogioca ai Gears of War, probabilmente ha negli anni messo le mani su una PSP. E, a prescindere da eventuali minuzie tecnologiche, non mi sembra proprio che Shadowgun sappia fare un'impressione particolarmente più selvaggia rispetto a quella data da alcuni giochi PSP (figuriamoci poi PSVita). Insomma, lo sbalordimento di avere in mano la grafica 3D manza l'ho già provato un po' di tempo  fa, grazie.  Certo, se penso a cosa girava sui telefoni cellulari cinque, sei, otto, dieci anni fa, di fronte a Shadowgun c'è da rimanere secchi. E sì, l'idea di avere una grafica del genere in tasca senza dovermi portare dietro una console portatile ha il suo bel perché. Il problema è che pure questa idea, in fondo, è un po' menzognera.

Non stiamo neanche a tirare in ballo il fatto che Shadowgun dà il suo meglio grazie a Tegra 3, ovvero su un paio di tablet in croce, che non sono certo telefoni da tenere in tasca, e che anche in quel caso, se devo basarmi su immagini e trailer, vedo una grafica ben superiore e davvero bella, ma comunque non "oh, ammazza, Gears of War sul cellulare, ma uguale proprio". No no. Il problema è poi anche che Shadowgun è il classico gioco che ti ciuccia la batteria con la violenza di una Jenna Jameson d'altri tempi, oltre ad essere un gioco "da salotto", certo non un Bejeweled o un Tiny Wings. Mi sembra, insomma, una roba che si fa un po' fatica a giocare come si deve in coda alle poste, anche se magari ti porti dietro due batterie di scorta nella tasca interna della giacca**. E se devi giocartelo a casa, attaccato alla corrente, a che serve***?

Quindi, la grafica non è poi questa roba assurda e tutto sommato si può discutere anche del suo essere un gioco da salotto che ti porti in giro sul telefonino. Però, oh, il gioco magari è bello. Giusto? Ecco, qua purtroppo arrivano i soliti, banali motivi di cui sopra. Perché davvero giocare a uno sparatutto fatto e finito agitando i pollici sul touch screen è una roba da desiderio di morte immediata. Ci si riesce? Sì. Ci si può comunque divertire? Per carità, certo. Fa cacare? Sì. La foga di realizzare tutti i videogiochi di stampo classico sui touch screen degli smartphone è roba da far impallidire tutti quelli che si lamentavano per le mille conversioni da PSP a PS2. Perlomeno lì c'erano dei controlli (quasi) umani, diamine!

Ma ok, va bene, lo sappiamo, è il compromesso del piffero che siamo disposti ad accettare (io no, ma fa lo stesso) per giocare sul telefonino a queste cose. Magari può funzionare meglio con un Dead Space, perché abbastanza adattato alla situazione, trasformato in gioco molto meno action e più attento all'aspetto avventuroso e d'atmosfera, mentre con uno sparatutto vero e proprio ci cozza proprio tanto, anche se stai attento a realizzare dei controlli touch precisi e adeguati. Perché comunque, per quanto tutto possa funzionare bene, capiterà sempre quel momento in cui bestemmi per girarti di centottanta gradi, o in cui sei circondato e il touch screen non riesce a stare dietro a quel che gli dici di fare. Ma non importa, lo sappiamo, è quel che vogliamo, va bene lo stesso. E poi, oh, almeno il gioco è bello, no? No.

Oh, ammazza, Gears of War sul cellulare, ma uguale proprio.

Un gioco che copia nella maniera più trita e banale da Gears of War, senza inventarsi nulla, senza infilarci un goccio di personalità, scopiazzando in giro le altre cose più ovvie che si possano scopiazzare (Predator, per dire) e facendo il compitino moscio e spento? Un gioco che, ovviamente, per adattarsi ai controlli osceni semplifica l'azione e rincretinisce i nemici? Un gioco che procede imperterrito nella sua monotona noia dall'inizio alla fine, regalando magari un paio di guizzi in occasione di due o tre "set piece" ma sostanzialmente annoiando come pochi? Un gioco che non racconta nulla, però alla fine fa il ganzo con la scelta morale di 'sta fava? No, non è bello, al limite è medio, competente, decoroso, fa esattamente quello che ci si aspetta e non sfugge in alcun modo ai limiti cui non può sfuggire. Ma è veramente una roba senza alcun senso. Poi, per carità, ci si diverte un sacco di gente, a ognuno il suo. Io preferisco vivere.

*Chiaramente se lo giochi su una roba col pad tipo Xperia Play la faccenda cambia di parecchio. Ma, insomma, sono le eccezioni che lasciano il tempo che trovano. Senza contare che - geniale - Shadowgun al lancio non supportava controlli specifici per Xperia Play.

** Da questo sono esclusi gli utenti Apple. Sorry.

*** Il tuo telefono è meglio del mio e la batteria dura ventiquattro ore consecutive giocando ininterrottamente a Shadowgun? Sono contento per te, qua la mano.

L'immagine là in cima ovviamente non c'entra nulla, ma è la cosa più bella che si trova cercando "Shadowgun" su Google. E poi son sempre videogiochi inutili, quindi va bene lo stesso.

 
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