Lo scorso dicembre, non ricordo neanche più in che contesto ma ricordo che c'entrava il Castelli, m'è passato davanti un trailer di Monument Valley. Mi sembrava una cosetta carina. Altri si gasarono come se avessero visto il trailer del secondo avvento. Altri ancora lo liquidarono come hipsterata. Una settimana dopo, come mio solito, neanche mi ricordavo più della sua esistenza. Lo scorso marzo ero alla GDC che mi concedevo quegli scampoli di passeggio sullo showfloor che ogni tanto riesco a ritagliarmi fra una conferenza e un appuntamento e mi sono ritrovato davanti un tablet su cui provare Monument Valley. Ho indossato le cuffie, l'ho provato, mi sono divertito come uno scemo a pasticciare con i suoi puzzle, ho riposto le cuffie, ho dato un cinque al rappresentante di Ustwo presente in fiera e ho registrato un video. Poi il gioco è uscito su iOS, e vabbé, ma poco tempo fa si è manifestato anche su Android e l'ho subito acquistato, tutto contento di sapere che "È breve, si finisce in un paio d'ore", condizione necessaria, seppur non sufficiente, per spingermi ad acquistare un gioco d'impulso e affrontarlo subito, in questo momento storico che mi vede impegnato a non avere il tempo per fare praticamente nulla.
Ora, detto che "È breve, si finisce in un paio d'ore" per me è diventato "Mi ci sono messo ieri sera a letto prima di addormentarmi e l'ho finito in appena un'ora, infatti ancora non avevo ancora sonno e me ne sono quindi andato a leggere un fumetto sulla tazza del cesso perché nel frattempo si era spenta la luce e mi pareva poco carino svegliare le tre femmine che giacevano a letto con me", Monument Valley mi è piaciuto un sacco e, casomai ce ne fosse ancora bisogno (ne dubito), lo consiglio con tutto il mio entusiasmo. Perché? Perché si tratta di un piccolo, semplice, veloce gioco che sfrutta delle meccaniche di base molto azzeccate e ben congegnate per costruirvi attorno una scatola cinese di situazioni una più affascinante dell'altra, stimolando il pensiero e la sperimentazione grazie alle sue soluzioni visive fuori di cozza, alla maniera meravigliosa in cui sono costruiti i livelli più avanzati, al suggestivo impianto audiovisivo e alla semplice ma toccante narrazione, che fa tre cose in croce ma le suggerisce bene attraverso il gran lavoro su immagini e sonoro.
Poi, per carità, qualche appunto mi sembra giusto farlo, partendo proprio dalla voglia di raccontare una storia che, purtroppo, non si ferma a quel che Monument Valley mostra e fa ascoltare così bene, al meraviglioso utilizzo della colonna senziente o a quel finale così delicato. No, purtroppo s'è sentito il bisogno di appiccicarci anche un po' di scritte qua e là, che risultano quasi sempre di troppo e delle quali alla fin fine avrei fatto tranquillamente a meno. Al di là di quello, si potrebbe discutere di complessità strutturale, perché in fondo è un po' un peccato che delle meccaniche tanto interessanti e ben congegnate, per quanto dichiaratamente derivative, siano al servizio di un gioco che in pratica si finisce da solo. Ma qui si sconfina un po' in una questione di interessi personali: se cerchi un puzzle game che ti metta alla prova le meningi è meglio rivolgerti altrove, perché è evidente che a Monument Valley non interessa proporsi in quel modo. Se invece ti "basta" un'oretta o due di viaggio in un mondo surreale, ingegnoso, affascinante e che comunque propone un modello interattivo che, finché dura, funziona a meraviglia, beh, sta a tre euro e mezzo di distanza. E pure di qua, ovvio.
Ho appena scoperto che danno al cinema qua a Parigi un po' di film del Festival di Cannes. Ahia.
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