Be Kind Rewind (USA, 2008)
di Michel Gondry
con Mos Def, Jack Black, Danny Glover, Melonie Diaz, Mia Farrow
Be Kind Rewind non sembra un film di Gondry tanto quanto A History of Violence non sembra un film di Cronenberg. Non lo sembra nello sguardo fettoprosciuttato di chi vuole vedere un autore ripetersi all'infinito, tirando fuori ogni volta le stesse cose, che son quelle per cui lo si ama e sono quelle che quindi ci si aspetta (comprensibilmente) e si pretende (scioccamente) di vedere e rivedere ogni volta. Per questa gente che non sa accettare la voglia di cambiare e reinventarsi c'è Tim Burton, che da quasi trent'anni prosegue con la sua poetica darkettona per adolescenti sfigati e diversi ma tanto belli dentro (e io dico così perché mi ha rotto le palle, altrimenti sarei in prima fila a godermi il suo riciclo).
Per chi invece apprezza la voglia di mettersi in gioco c'è Michel Gondry, che con Be Kind Rewind prova a infilare il suo talento visivo allucinato in una struttura narrativa classica e decisamente più "regolare" del solito. Ne viene fuori una commedia sciocchina e deliziosa, che riesce ad essere cinefila senza chiudersi a riccio e diverte di gusto dall'inizio alla fine, reinventando e stupendo all'interno dei meccanismi del genere. Non c'è spocchia, non c'è senso di superiorità, non c'è voglia di essere superiori. Al contrario, c'è un regista che si mette al servizio del film e lo fa funzionare a meraviglia.
Gondry sceglie di fare il bravo e limita gli "svolazzi" a intuizioni felici come la testa di Jerry che quasi smagnetizza la pellicola dello stesso Be Kind Rewind e quel meraviglioso e allucinato viaggio di traverso nella storia del cinema popolare che ci si gode verso metà racconto. E il risultato è un film che - appunto - magari non ha il fascino visivo dei suoi due precedenti, ma conferma comunque il talento del regista francese. Uno capace di farmi sopportare Jack Black, oltre che di intenerirmi con un finale sdolcinato, buonista, ma sincero e sentito. E di farmi rimpiangere di non aver visto Rush Hour 2. Che, insomma, non lo guardo lo stesso, però, eh, intanto un po' m'è dispiaciuto!
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1 ora fa
2 commenti:
Ok, Rush Hour 2 è una minchiata. Però è una minchiata divertente. E' come tutti i film di Jackie Chan: un'ora e mezza che fila via liscia, simpaticamente. Senza pretese. Senza infamia e senza lode. Senza un ricordo che sia uno.
Il fatto è che odio Chris Tucker, quindi capisci quanta voglia possa avere di guardarmi un Rush Hour.
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