Spy

Scemenze action

Babadook

Incubi e allegorie

Terminator Genisys

È tornato (purtroppo)

'71

Quando a Belfast si viveva tranquilli

Poltergeist

Potevamo tranquillamente farne a meno

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

21.5.05

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...


... non esisteva l'ecografia.


SPOILER
SPOILER
SPOILER
SPOILER


SPOILER


THX


Al solito, c'è un gran casino: gente che vola, gente che si mena, spade laser e laser senza spade. Anakin e Obi Wan sono in missione per salvare il candidato repubblicano George Bush, rapito dal conte Dracula. I nostri eroi aprono quindi il film piroettando, prima sui loro caccia stellari, poi sul ponte di un incrociatore altrettanto stellare. Nel frattempo non fanno altro che dire sonore stronzate, accompagnati in questo da chiunque stia loro attorno.

Ad ogni modo, i suddetti eroi fanno un gran casino con l'ascensore e arrivano da Dracula.
Comincia un duello spettacolare ed emozionante, durante il quale Obi-Wan perde i sensi e Anakin si trova a combattere da solo con il conte.
Gli fa il culo, gli taglia le mani (deve essere una cosa che insegnano all'accademia dei Jedi) e poi gli punta le spade al collo.

George Bush: "Uccidilo."
Anakin: "No, dai, non mi sembra il caso."
George Bush: "Uccidilo."
Anakin: "Ok."
SWOOOSH

Succede un altro po' di casino, c'è una scena divertente con la gente che corre in verticale e i nostri eroi arrivano a incontrare l'oscuro capo dei robot, Action Figurous. Figurous ha la tosse (l'ha presa partecipando al cartone animato, si vede che faceva freddo), ma fa lo spocchioso e si dimentica che C1P8, il figlio di R2D2, oltre vent'anni fa aveva salvato Luke Skywalker, il figlio di uno dei suoi prigionieri, da Jabba de Hutt, il figlio di Barbapapà. Infatti lo lascia libero di agire e il risultato è che i potenti cavalieri Jedi se la sfangano un'altra volta, anche se Figurous riesce a scappare.

Si torna sul pianeta della repubblica, si dicono un altro po' di fesserie e poi Anakin si allontana velocemente dal senatore che sarà il padre adottivo di sua figlia. Il senatore fa uno sguardo come per dire "lo so che vai a chiavare perché l'ho letto sul copione, ma non lo so, quindi vai tranquillo".

Natalie Portman: "Ti amo."
Anakin: "Non ci vediamo da quando ci ha sposato Elvis in segreto sul pianeta di Pippo, me ne fotto che mi ami, voglio chiavare!"
Anakin tenta di slinguarsela.
Natalie Portman: "No, dai, non qui, che ci possono vedere. E comunque sono incinta."
Anakin: "Ma va! Figata, da quanto? No, perché non si nota! Cosa sei, al secondo mese?".
Natalie Portman: "Non saprei, tieni conto che viaggiamo nello spazio ma non siamo neanche in grado di fare un'ecografia per scoprire che aspetto due gemelli, quindi la situazione è delicata"
Anakin: "Ottimo, chiaviamo."

Intanto, Action Figurous riceve l'ordine di trasportare i russi e gli altri separatisti su Mustafà, un pianeta che un tempo rappresentava la principale fonte di petrolio della galassia, prima che Saddam Hussein gli desse fuoco trasformandolo nell'Etna.

Nel frattempo una Natalie Portman ormai al quinto mese e un Anakin arrapatissimo, nel tentativo di tenere un basso profilo e non far scoprire la loro tresca amorosa, decidono di andare a letto insieme nella suite imperiale, confidando nella discrezione del concierge. Natalie Portman, però, chiede ad Anakin di non fare l'amore, ma di stare abbracciati tutta la notte che sarà bellissimo lo stesso. La cosa mette addosso al prescelto un po' di nervosismo, al punto che sogna di vederla morta. Il nostro eroe si sveglia di soprassalto e, invece di tirarsi una sega o farsi una bella doccia fredda, va a parlare con Gigi la trottola. Questi gli ricorda che un bravo Jedi non deve chiavare, come del resto testimoniano i brufoli di Obi-Wan

Ancora più turbato, Anakin decide di andare a parlare col suo mentore, George Bush.
George Bush è un noto pedofilo e ci è rimasto malissimo quando ha scoperto che, fra Episodio I ed Episodio II, il bimbo di cui si era invaghito è invecchiato di dieci anni. George Bush è anche il più grosso figlio di puttana dell'universo. L'hanno capito perfino gli Jedi, che questo tizio ha qualcosa che non va. E gli Jedi, come Lucas si è premurato di spiegarci abbondantemente in questa nuova trilogia, sono la più grossa congrega di rincoglioniti dell'universo. Del resto, Anakin è il prescelto fra gli Jedi, quindi torna abbastanza che sia ancora più rincoglionito di loro.

Ad ogni modo, George Bush si palleggia Anakin ormai da sei anni e sa rigirarselo meglio di un marshmallow su un fuoco da campo. Così, astutamente, decide di eleggerlo membro del club delle giovani marmotte, cui fanno capo tutti gli jedi più potenti, fra i quali segnaliamo in
particolare Jules e Gigi la trottola.

Jules: "Ok, ti permettiamo di stare nel club, però scordati la carica di Gran Mogol."
Anakin: "Che cazzo dici? Questo è un oltraggio!"
Jules: "Siediti."
Anakin: "Ok."

Dopo un'interessante seduta del club, gli Jedi si scambiano le spille e si congedano. In corridoio Obi Wan, che essendo l'ultimo arrivato viene costantemente nonnizzato da tutti gli altri Mogol, è costretto a dire ad Anakin che in realtà lui non conta un cazzo e l'hanno preso solo perché così può fare la spia sulle attività di George Bush.

Anakin torna da Natalie Portman (ormai all'ottavo mese) piuttosto infastidito, e i due si mettono a parlare di politica.

Natalie Portman: "Dai, adesso che sei amico dell'imperatore, digli di porre fine alla guerra."
Anakin: "No, che cazzo, ora pure tu ti approfitti delle mie amicizie?"
Natalie Portman: "Di che stai parlando?"
Anakin: "No, niente."
Natalie Portman: "Abbracciami."
Anakin: "Ok."

Anakin si indispettisce e racconta tutto a un compiaciuto George Bush.

George Bush: "Sai, il lato oscuro della forza offre prospettive interessanti"
Anakin: "Che cazzo dici? Guarda che i Sith sono cattivi e gli Jedi sono buoni!"
George Bush: "Il mio maestro resuscitava i morti."
Anakin: "Ok."

Mentre se lo palleggia con un po' di fesserie sul vecchio saggio dei Sith, George Bush dice ad Anakin di aver sgamato il pianeta su cui sta nascosto Action Figurous, che ha deciso di prendersela comoda prima di partire per l'Etna.
Tutto contento, Anakin va a svelarlo al consiglio dei Gran Mogol, nella speranza di ottenere in cambio una bella spilletta. Non solo non gli danno la spilla, ma gli ricordano pure che lui non conta un cazzo, dicendogli che dovrà restarsene a casa mentre Obi-Wan si becca tutto il divertimento.

Obi-Wan: "Ti ho insegnato tutto, e l'allievo ormai ha superato il maestro."
Anakin: "Però, finché sto sulle palle al consiglio dei Gran Mogol... "
Obi-Wan: "Sereno, che prima o poi la spilla arriva."
Anakin: "Ok."

Congedatosi dall'amico, Anakin torna a trovare Natalie Portman.

Natalie Portman: "Obi-Wan è stato qui."
Anakin: "Lo sapevo, mi metti le corna!"
Natalie Portman: "Ma va, era solo preoccupato per te."
Anakin: "Ok."

Natalie Portman tira un sospiro di sollievo.

Obi-Wan arriva da Action Figurous, che nel frattempo ha fatto scappare tutti i vari separatisti, e tenta di ficcargli le dita negli occhi.
Non ci riesce per colpa delle lame rotanti.

Intanto, Anakin va a trovare George Bush e gli confessa di essere turbato.
George Bush capisce che è il momento di fare la mossa.

George Bush: "Sai, io conosco il lato oscuro. Se vuoi te lo insegno."
Anakin: "Occazzo, sei Macchia Nera! Ti ammazzo."
George Bush: "Ti insegno anche a fare i fulmini con le mani."
Anakin: "Ok."

Intanto Obi-Wan sconfigge Action Figurous usando il più classico trucco dei cavalieri Jedi: appendersi con le mani all'orlo di un precipizio e far credere all'avversario di aver vinto per coglierlo di sorpresa.

Anakin va da Jules e, per fare il figo e conquistare la spilletta, gli racconta tutto.

Anakin: "Oh, George Bush è Macchia Nera."
Jules: "Che cazzo dici?"
Anakin: "George Bush è Macchia Nera."
Jules: "Ok."

Pausa drammatica.

Jules: "Vado a fargli il culo, tu resta qui."
Anakin: "Voglio venire anche io!"
Jules: "Senti, ti sei guadagnato la spilletta, ma vedi di non rompere i
coglioni: resta qui."
Anakin: "Ok."

Jules e altri tre Jedi prendono una cinquecento e ci impiegano tutto il pomeriggio per raggiungere George Bush. Nel frattempo, Anakin va a riflettere nella sede del club. Lì si alza e si mette a fissare fuori dalla finestra, in direzione dell'appartamento di Natalie Portman. Natalie
Portman (ormai al nono mese) si alza dal divano e va a fissare fuori dalla finestra, in direzione del club.

Anakin è combattuto: sa che la spilla gli farà fare un figurone e potrebbe fargli guadagnare una bella sgroppata con Natalie Portman. Oltretutto è sempre stato un suo sogno farsi una donna incinta. Allo stesso tempo, però, ci tiene tantissimo a imparare a fare i fulmini e per questo gli viene da piangere.

Contemporaneamente Natalie Portman si chiede se per caso il figlio che aspetta sia stato concepito in quella notte di follia con Obi-Wan.
L'importante, comunque, è che non nasca scuro di pelle. Questo pensiero la fa piangere.

Anakin decide che vuole imparare a fare i fulmini e corre a prendere il jet.

Intanto, Jules e i tre jedi sono arrivati da George Bush.

George Bush: "Oh, sei arrivato in anticipo. Vuoi un caffè?"
Jules: "Sei in arresto."
George Bush: "Che fai, cerchi rissa?"
Jules: "Sei in arresto."
George Bush: "Guarda che questo è tradimento."
Jules: "Sei in arresto."
George Bush: "..."

Comincia uno spettacolare duello, durante il quale George Bush ammazza subito i tre Jedi, ma fa una fatica boia con Jules, al punto che deve ricorrere ai fulmini. Proprio in quel momento arriva Anakin che, a giudicare da quanto poco ci ha messo, ha una Ferrari. Vedendo i fulmini che tanto desidera saper fare, Anakin non ci capisce più nulla.

George Bush: "Uccidi il negro."
Anakin: "Non mi sembra il caso. Non è neanche politicamente corretta, come cosa."
George Bush: "Uccidilo."
Anakin: "Ok."

Anakin taglia la mano a Jules (deve essere una cosa che insegnano all'accademia dei Jedi) e poi George Bush lo spinge giù dal cornicione usando i fulmini.
Vedendo come il rinculo dei fulmini ha ridotto la faccia di George Bush, Anakin si chiede drammaticamente "Cosa ho fatto?!?", ma prontamente George Bush si alza in piedi.

George Bush: "Ti insegno a fare i fulmini con le mani."
Anakin: "Sarò il tuo cane."
George Bush: "Ottimo, ammazza tutti gli Jedi."
Anakin: "Ok"

A questo punto il film diventa drammatico, cosa che ci viene sottolineata molto bene dal cambio di registro della colonna sonora.
Anakin uccide tutti gli Jedi a portata di mano, compresi un po' di bambini che, stupidamente, si fidavano di lui.

Gli Jedi in giro per la galassia vengono attaccati dai cloni di Jonah Lomu e muoiono tutti tranne Gigi la trottola e Obi-Wan, che sono molto più furbi di un giocatore di Rugby neozelandese.

Anakin torna a casa da Natalie Portman (che comincia a preoccuparsi perché non le sono ancora venute le doglie).

Natalie Portman: "Che succede?"
Anakin: "Gli Jedi han tentato un colpo di stato, li ho uccisi tutti."
Natalie Portman: "Non ci credo."
Anakin: "Credici."
Natalie Portman: "Ok."

A questo punto la situazione precipita in maniera molto serrata, quindi, per non perdere il filo cercherò di fare una scaletta.

- Anakin va sull'Etna e ammazza tutti;
- Natalie Portman va ad assistere all'elezione di George Bush come nuovo imperatore e dice "Così muore la democrazia. Sotto uno scrosciante applauso";
- Anakin ha la congiuntivite;
- Obi-Wan e Gigi la trottola vanno al club delle giovani marmotte e trovano tutti morti. La telecamera della sicurezza, però, ha sgamato Anakin che uccideva i bambini. Obi-Wan è sconvolto;
- Anakin piange;
- Obi-Wan ci prova con Natalie Portman, ma lei non ci sta. Prima di andarsene, Obi-Wan vuole assicurarsi di non essere stato lui a metterla incinta e per questo gira attorno alla cosa chiedendole se il figlio è di Anakin. Natalie Portman trattiene a stento le risate e si limita a non
rispondere;
- Natalie Portman parte per andare da Anakin, ma Obi-Wan si nasconde sulla sua nave.

Gigi la trottola si presenta nell'ufficio di George Bush.

Gigi la trottola: "Vuoi botte?"
George Bush: "Ti tiro una pizza in faccia."
Gigi la trottola: "Pedofilo."
George Bush: "Ricchione."
Gigi la trottola: "Ti spacco il culo."
George Bush: "Ti schiaccio come un brufolo."
Inizialmente Gigi la trottola sembra più forte, poi però gli spiegano che se vince non si può fare il telefilm di collegamento fra questa trilogia e la vecchia. Decide quindi di darsela a gambe.

Arriviamo così al dunque.

Anakin: "Ti amo e so fare i fulmini con le mani."
Amidala: "Obi-Wan aveva ragione!"
Anakin: "Sei una zoccola."
Natalie Portman: "Non ti riconosco più."

Anakin prova a strozzare Natalie Portman con la forza.

Obi-Wan: "Smettila."
Anakin: "No."
Obi-Wan: "Smettila."
Anakin: "Ok."

Comincia un lungo duello che porta i due a scontrarsi in mezzo alla lava e a combattere per un bel po'.

Improvvisamente Obi-Wan si ritrova in posizione di vantaggio.
Obi-Wan: "Hai perso, sono in posizione di vantaggio."
Anakin: "Ma non dire cazzate."
Obi-Wan: "Attaccami e sei morto.
Anakin: "Ok."

Anakin fa un salto mortale e atterra senza una mano ed entrambe le gambe (deve essere una cosa che insegnano all'accademia dei Jedi).

Obi-Wan: "Te l'avevo detto."
Anakin: "..."
Obi-Wan: "Eri il prescelto."
Anakin: "..."
Obi-Wan: "Io ti volevo bene."
Anakin: "..."
Obi-Wan: "Eri come un fratello, per me."
Anakin: "..."
Obi-Wan: "Mi sono chiavato tua moglie."
Anakin: "TI ODIOOOOOO!!!"

Anakin prende fuoco e agonizza, Obi-Wan se ne va.
Nel frattempo a Natalie Portman si sono rotte le acque.

A questo punto George Lucas estrae il taccuino e spunta piano piano tutte le cose che i fan gli hanno chiesto di spiegare.

1. l'imperatore fa mettere sotto vuoto Anakin, che si alza e imita il mostro di Frankenstein;
2. le ecografie si possono fare, ma solo in caso di emergenza;
3. Natalie Portman muore di parto, non prima di aver battezzato i due gemelli e aver svelato ad Obi-Wan che in fondo Anakin non è cattivo;
4. Leia viene affidata al senatore malizioso, mentre Obi-Wan si porta via Luke, che in fondo potrebbe essere suo figlio;
5. Gigi la trottola spiega a Obi-Wan come parlare con Liam Neeson, che è morto, ma è ancora vivo e gli deve spiegare come diventare un fantasma nei film della vecchia trilogia;
6. cancellano la memoria al droide inglese;
7. George Bush e Anakin, che adesso si chiama Lord Darth Vader Fener, osservano assieme a Van Helsing la costruzione della prima Morte Nera: ci vorranno vent'anni e sarà un fallimento. Per fortuna la seconda, un fallimento anche peggiore, ne richiederà solo sei;
8. Obi-Wan affida Luke, il gemello maschio, ai suoi zii adottivi. Gli zii si mettono a osservare il doppio tramonto. Lo zio si segna un appunto mentale sulla necessità di aggiustare la radiolina. Che non è possibile che ogni sera debba sempre partire la stessa musica alla stessa ora;
9. Kevin Smith ha diretto Jersey Girl.

Fine.

Note critiche a piè pagina, impressioni a nastro.
Episodio III è il seguito di Episodio II, che del resto era il seguito di Episodio I.

Ovvero un film scritto maluccio, con un intreccio che sta in piedi con lo sputo e dei dialoghi a tratti imbarazzanti. Ma anche con lampi eccellenti, battute fulminanti, immagini di grande impatto.

Si regge in piedi a fatica, perché i personaggi quasi non ci sono e le (poche) emozioni che suscita derivano più dal ricordo che hanno appiccicato addosso, che da quanto si vede nel film. Il duello alla fine, non è fra due personaggi che abbiamo imparato ad apprezzare nel corso della trilogia, è fra due ombre che un giorno diventeranno Alec Guinness e Lord Casco. E alla fine ci si emoziona a vederli combattere, ma fa un po' tristezza pensare che il loro rapporto lo spiega meglio la trilogia originale rispetto a quella che doveva raccontarcelo. E allora anche il massacro dei jedi, altro momento evocativo, potente, è soprattutto quella cosa di cui ci avevano parlato tanti anni fa e che eravamo curiosi di vedere. Perché dai, che ce ne potrà mai fregare di 'sta banda di cretini così ben tratteggiata in questi tre film?

L'unico personaggio che ne esce vagamente in piedi è l'imperatore, per l'estrema bravura dell'interprete. Certo, quasi sempre sopra le righe, ma mellifluo e affascinantissimo, nonostante Lucas sia impazzito e abbia deciso di mettergli in faccia della gomma piuma a caso al momento di renderlo orrendo, deformato e terrorizzante. Il resto sono macchiette, ciascuna con il suo bel momento, ma nessuna capace di andare molto oltre.
E alla fine si torna sempre lì: Lucas è un bravo soggettista, un artista del montaggio, ha tante idee, tira fuori battutine cazzute, ma non sa scrivere una sceneggiatura come si deve e ormai è un regista piatto, freddo, più interessanto a dipingere il quadretto statico in cui ogni dettaglio sia perfetto, che a dare reale consistenza al suo cinema.

Il primo guerre stellari aveva la potenza dell'idea, aveva dei personaggi tratteggiati alla grande che si reggevano in piedi da soli, aveva forse il pregio di limitare il caro George con l'impossibilità di mettere a schermo ogni minima stronzata che gli passasse per la testa. L'impero colpisce
ancora aveva Leigh Brackett a scrivere dei dialoghi fulminanti e ne uscì fuori un gioellino di sceneggiatura. Poi, lo sbraco. Un terzo episodio in cui Kasdan ha dimostrato che qualcuno deve dargli una mano con gli script, altrimenti non ce la fa, e questa nuova trilogia, il parco giochi di
Georgettino bello.

E che mi rimane?
Mi rimane, innanzitutto, la consapevolezza che l'industria del doppiaggio italiana sta andando a catafascio. Oddio, probabilmente con Guerre Stellari si tocca il fondo e ci sono film adattati molto meglio, oppure semplicemente a tutte queste cose un tempo non facevo caso e adesso ci sto
più attento.
Ma Episodio III è un coacervo di tutto ciò che può essere sbagliato in un adattamento: doppiatori monocorde che sviliscono i personaggi, traduzioni che non c'entrano un cazzo, giochi di parole intraducibili sostituiti con cazzate, battute sfiziosissime che scompaiono, false friends presi in pieno... una tristezza. Dopo dieci minuti di quei dialoghi non ne potevo più, volevo alzarmi e andarmene, mi hanno davvero rovinato completamente la visione. E infatti, consapevole del fatto che tre anni fa avevo *odiato* il secondo film, per poi rivalutarlo un po' tempo dopo quando lo rividi in originale, questa volta ho deciso di sbrigare subito la pratica, tornando al cinema due ore dopo per lo spettacolo in inglese. :D
E, sì, mi è paciuto.
Intendiamoci, non è che in originale diventi Shakespeare - anzi, i dialoghi fra Anakin e Natalie Portman sono e restano imbarazzanti - ma è proprio tutta un'altra roba.
Scompare lo scoglionamento, che si porta via anche la noia, e rimane un film che scorre e mi diverte, anche se resto estraneo a quasi tutto quello che vedo e finisco per essere emotivamente coinvolto solo in occasione del massacro dei Jedi e del duello finale, due parti che però, si torna da capo, vivono più del ricordo di altri film, che della potenza di questo.

Certo, nel ottica del fan, dell'appassionato storico che, pur odiando Il ritorno dello jedi, si emoziona guardandolo per l'ennesima volta, non posso che apprezzare quanto ho visto in questo film (come del resto nei precedenti). Tutti i piccoli dettagli, i segreti svelati, il percorso dei
vari personaggi, il viaggio verso la vecchia trilogia fatto di tecnologie che si evolvono e di protagonisti che nascono. Le citazioni, il corridoio bianco dell'incrociatore, la vestizione di Lord Casco e il tramonto binario. Tutte cose a larghi tratti sfiziose e che comunque, in quest'ottica, mi rendono il film degno di esistere, ma che non mi bastano.
Ma Lucas ha sbracato anche in questo, perché veramente gli ultimi dieci minuti sembra che si sia messo lì con la mancolista a inserire ogni minima stronzata da spiegare ai fan perché non gli rompessero i coglioni. E in tutto questo si mette pure a rovinare una scena che doveva essere
stra-drammatica (Darth Vader che cede completamente al lato rotto della forza scoprendo di aver ucciso la sua donna) rendendola stra-ridicola per fare la citazione colta da Frankenstein.
Ma forse l'ha fatto perché ormai non ci crede più manco lui, alla possibilità di dare un tono drammatico a 'sto teatrino.
Tanto vale fare le citazioni.

17.6.04

Cannes, velocemente


Quel che le mie pupille han visto, quando non si abbassavano implacabilmente sepolte dal sonno perso sulle finali NBA.

****I film per cui spoilero sono segnalati****

Selezione ufficiale concorso
La nina santa
di Lucrecia Martel [Argentina]
Filmetto a metà fra la commedia, il dramma e la denuncia non si sa bene di cosa, incentrato sui pruriti adolescenziali di due ragazzine cresciute a colpi di educazione cattolica. Sfocia spesso nel ridicolo, non so quanto volontario.

Quinzaine des realisateurs
Venus et Fleur
di Emmanuel Moret [Francia]
Commediola francese standard, che la butta sull'ingenuità e la semplicità. Credo si dica naif, ma non vorrei sbagliarmi. Scorre via placida e innocua, non fa manco tanto ridere, perdibilissima.

Quinzaine des realisateurs
Maarek hob
di Danielle Abrid [Libano/Belgio/Francia]
Premio Europa cinemas
Una devastante trapanata nei coglioni nominalmente da 90 minuti ma all'atto pratico lunga due vite e mezza. Ritratto di una famiglia di stronzi, cui fa capo il padre più stronzo di tutti. Senza senso, brutto da guardare, noioso come la morte. Roba da arrendersi al primo giorno.

Un certain regard
Non ti muovere
di Sergio Castellitto [Italia]
****SPOILER**** A Muccino, che pure non sopporto per mille motivi, ogni tanto mi viene voglia di rivolgere un ringraziamento, visto che pare finalmente gettata nel cesso la convinzione che il film italiano "impegnato" dev'essere un cesso mostruoso da guardare. L'opera seconda di Castellitto, peraltro, non mostra solo una bella confezione, ma anche valide doti di regista. Bravo nella costruzione della scena, nel trovare soluzioni particolari per farci vedere situazioni trite e ritrite, e soprattutto ottimo nella direzione degli attori, davvero tutti bravi, dai protagonisti alle comparse, e non penso solo per meriti loro (anche perchè non è che la Cruz o la Gerini sciorinino interpretazioni da Oscar a tutta randa). Ma se a vedere film italiani dotati di una qualche cura per l'immagine sto quasi cominciando ad abituarmi, quelli scritti così bene sono ancora rari. Il punto è accettare in nome dell'esaltazione dell'amore a tutti i costi un paio di assunti magari non credibilissimi (tipo Castellitto che tradisce la Gerini -faccia di cazzo, ma comunque gradevole all'occhio- per un roito clamoroso e lo stesso roito che viene trattato da Castellitto peggio della merda ma rimane comunque innamorato perso senza possibilità d'uscita). Fatto questo, ci sono dei bei dialoghi, con personaggi solidi e tratteggiati davvero bene -magari anche solo da un paio di battutine- e qualche sprizzo di ironia che non fa mai male. Le piccole cose, soprattutto, come la Gerini che di fronte alla figlia comatosa nel letto di ospedale le dice di allacciarsi il casco. Il problema, non so se di sceneggiatura o di mia allergia al tema, è che c'è poco coinvolgimento. La storia della ragazzina incidentata mi ha preso ma, per quanto importante, rimane a margine: il "grosso" del film è il triangolo amoroso e, francamente, del destino della zingara non me ne fregava davvero nulla. ****FINE SPOILER****
Nota a margine per la Penelope, che finalmente trova un ruolo adatto alla sua sofisticata bellezza. La parte della mezza albanese sciatta, brutta come la fame e affascinante come un paio di emorroidi durante un'attacco di diarrea, le calza a pennello. Forse era questo, il problema.

Quinzaine des realisateurs
Machuca
di Andres Wood [Cile/Spagna/Francia]
****SPOILER**** In Cile ci sono i comunisti e i borghesi, non si sopportano, fanno la lotta di classe e non potranno mai integrarsi. C'è però il super prete, fiscale ma simpatico e adorabile, che dirige la scuola dove si vogliono integrare i bimbi che non si possono integrare. Il borghesino timido ma tanto buono lega con Machuca, il bimbetto caffelatte nuovo iscritto alla scuola. Gli fa copiare il compito d'inglese e diventano amici, poi lo difende anche dal bimbo cattivo della scuola [che ovviamente è un biondo ariano stile Draco Malfoy] e diventano amicissimi. Fra l'altro c'è una bimba caffelatte, se la vogliono chiavare entrambi, ma lei è molto fuori dagli schemi, quindi non si concede a uno solo, ma se li slingua tutti e due. Non dimentichiamoci che c'è la lotta di classe e che il film è un documento di denuncia sociale comunista, quindi ci sono le manifestazioni e alla fine si vede che i borghesi sono borghesi e i poveracci sono poveracci, non si scappa. Anche la mamma del bimbo borghese, tanto brava e buona, in fondo è una gran stronza, che non vuole l'integrazione e che tira i ceffoni alla bimba figa, appena le girano le palle. E allora la bimba figa e Machuca litigano col bimbo Borghese. Intanto arriva l'esercito, che prende possesso della scuola e caccia tutti e fanculo ai caffelatte. Ma il prete fa l'uscita in grande stile, si mangia tutte le ostie e dice che quella chiesa non è più un luogo sacro. E mentre se ne va Machuca si alza in piedi a salutarlo, e allora si alzano in piedi tutti i bimbi e per ultimo, dopo averci pensato un po', si alza in piedi anche Draco Malfoy. Oh, capitano, mio capitano, chissà che succede se il bimbo va al campo profughi dove stanno i poveracci? Ma ovvio, arrivano i soldati, che fan su casino, iniziano a sparare e ammazzano un bimbo. Anzi, no, ammazzano una bimba, quella che fra i tre si era rivelata più stronza. E allora il bimbo borghese scappa, no, lo scambiano per un poveraccio, no, guardami, sono borghese, ah, ok, vai. Perché è inutile, siamo troppo diversi. ****FINE SPOILER****
Bah, filmetto, ben confezionato, anche divertente, ma poca roba.

Quinzaine des realisateurs
Ano Tonneru
di Manda Kunitoshi [Giappone]
Horror nipponico che, come tutti gli horror nipponici, ha qualche idea affascinante e almeno un paio di momenti inquietanti. Il problema è che la realizzazione è davvero dilettantesca e si finisce a ridere di ciò che accade sullo schermo per la maggior parte del tempo. Di buono ha che dura poco.

Quinzaine des realisateurs
Khab e talkh
di Mohsen Amiryoussefi [Iran]
Menzione speciale Camera d'or
Praticamente la versione iraniana di Six Feet Under: si ride, ci si disgusta un po' per il lavoro di becchino e ci si annoia anche un po'. Direi che gli elementi ci sono tutti.

Selezione ufficiale concorso
Le conseguenze dell'amore
di Paolo Sorrentino [Italia]
Strana storia agrodolce su un tizio che fa la vita dell'ameba in un albergo. Nasconde ovviamente qualcosa, ma non è necessario stare a spiegarlo. Un po' pretenzioso, con 'sta voce narrante che se la tira a dismisura, ma bello da vedere, scritto abbastanza bene e con un'amarezza di fondo che non mi è dispiaciuta per nulla.

Selezione ufficiale concorso
Comme une image
di Agnes Jaoui [Francia]
Gran bel film, questo, super-commediona agrodolce sui piccoli orrori della vita quotidiana. Personalmente ho una certa antipatia per il gusto dell'esagerazione assurda che hanno i francesi quando vogliono far ridere, e secondo me in questo contesto "realistico" stona il triplo, ma nel complesso è un film piacevolissimo, solido e divertente. Bravi gli attori, scritto bene, poco da dire.

Quinzaine des realisateurs
The Woodsman
di Nicole Kassel [USA]
****SPOILER**** Kevin Bacon -bravissimo e invecchiatissimo, ma con la solita voce spettacolare- è in libertà vigilata, dopo 12 anni di prigione per pedofilia. Il film racconta il suo tentativo di adattarsi nuovamente a una vita normale. Ancora, un film ben scritto e recitato, che soffre forse un po' di certe forzature. Immagino l'idea fosse di veicolare un messaggio stile "succede anche nelle migliori famiglie", però alla fine stride un po' che il pedofilo esca di prigione, si accoppi con la gnocca molestata da piccola, sgami un altro pedofilo sul fattaccio e si sfoghi riempiendolo di botte e guadagnando così la stima del poliziotto che lo disprezzava e voleva fotterlo, cada in tentazione con una bimba ma si fermi perché questa gli racconta che il padre la molesta... ok la catarsi, ma forse qua si è perso il controllo. Non che la cosa mi dia particolarmente fastidio, anche perchè sennò non sarei fan di telefilm in cui l'Enterprise becca tutti i pianeti interessanti, ogni mostro figo passa da Sunnydale e qualsiasi caso misterioso in mano all'FBI ha a che fare con gli alieni, però c'è un limite a tutto. ****FINE SPOILER****
Nota di demerito per l'Excelsior che spara a mille il volume di un film la cui colonna sonora era già trapanante di suo.

Quinzaine des realisateurs
En attendant le déluge
di Damien Odoul [Francia]
Una colossale merdata francese da festival.

Quinzaine des realisateurs
The taste of tea
di Ishii Katsuhito [Giappone]
I sogni sono il filo conduttore che lega i protagonisti di questo gioiellino. Mamma Yoshiko sogna di realizzare cartoni animati, la piccola Sachiko sogna una versione gigante di se stessa che se ne va in giro assieme a lei, suo fratello Hajime sogna di giocare tutti i giorni a go con la nuova [fichissima] compagna di classe, il nonno sogna di incidere una canzone... Un racconto poetico, struggente e divertentissimo, sulla vita di una famigliola che abita nella campagna giapponese, sulle loro speranze e le loro abitudini. Giapponese fino al midollo, nella cura per l'immagine, nella capacità di esplodere con improvvise cariche di demenza totale (roba da sala in delirio di risate e applauso spontaneo), di colpire con una caratterizzazione a tratti esasperata -ma allo stesso tempo credibilissima- di ogni personaggio, di commuovere con la tenerezza di alcune situazioni. Una montagna russa emotiva che colpisce per la simpatia e la bravura di tutti gli attori e per la semplicità di ciò che racconta. Forse poco studiato per il pubblico occidentale, certo non come il Kitano medio, ha qualche momento un po' poco comprensibile per chi non conosce il mondo giapponese, ma rappresenta le migliori due ore e mezza del festival, perlomeno fra quel che ho visto.

Selezione ufficiale concorso
Exils
di Tony Gatlif [Francia]
Premio miglior regia
Un pirla algerino e la sua donna partono dalla Francia alla ricerca delle loro origini in un viaggio a piedi e a scrocco in treno. Riprendono il tutto e ne fanno un film, anche bello da vedere, ma pretenzioso e noioso a dismisura. Divertente come un mazzetto di cartoline osservato per 103 minuti.

Quinzaine des realisateurs
Mur
di Simone Bitton [Francia]
Un documentario sulla costruzione del muro che separa Israele e Palestina e sulle conseguenze della stessa. Interessante, ma pesante come un macigno.

Quinzaine des realisateurs
Gavkhouni
di Behrouz Afkhami [Iran]
Un'ora e mezza in soggettiva con un pirla che ci racconta tramite voce narrante la storia del suo complesso rapporto col padre. Insopportabile, dopo mezz'ora siamo andati a mangiare al ristorante giapponese, che era dalla visione di The Taste of Tea la sera prima che avevamo voglia.

Selezione ufficiale concorso
Old Boy
di Park Chan-Wook [Corea]
Gran premio della giuria
Park Chan-Wook è dotato di un talento registico davvero notevole. In compenso gli manca il senso della misura. Old Boy è tanto, tantissimo, ma sotto molti punti di vista finisce per essere troppo. In negativo mi ha ricordato parecchio Na-Bi, altro film coreano visto a Venezia l'anno scorso: entrambi premono a mio parere troppo il pedale sui toni ipermelodrammatici. Io amo l'esagerazione in questo senso, tipica, per fare l'esempio più ovvio, del John Woo prima maniera, ma secondo me qui si esagera e il risultato è che ne perde il coinvolgimento, non si empatizza coi personaggi e si vive con distacco la narrazione, peraltro davvero troppo (sempre lui) tirata per le lunghe nel blocco centrale. Non so se sia un tratto distintivo dei film di genere coreani o se ho beccato gli unici due realizzati in questo modo, ma non importa. Rimane comunque un film che è una gioia da vedere, e ascoltare, un tutt'uno di immagini e suoni semplicemente spettacolare. Fra le tante belle sequenze, svetta nella mia testolina il momento "picchiaduro a scorrimento" nel corridoio, davvero troppo videogiocoso per non pensare che Wook avesse in mente uno Streets of rage a caso mentre lo realizzava.

Quinzaine des realisateurs
La blessure
di Nicolas Klotz [Belgio]
L'ennesima manfrina sui problemi degli immigrati in Francia, con in più la singolare caratteristica di durare 165 minuti. Anche interessante, eh, ma insostenibilmente lento. Ho seguito i primi dieci minuti, poi ho appoggiato la testa sulla spalla della Ru e mi sono appisolato. Al risveglio era passata circa mezz'ora e abbiamo concluso che era il caso di uscire. Dopo cena, ci siamo presentati al Plinius per vedere un altro film e ci siamo resi conto che questo non era ancora finito. Inaffrontabile.

Semaine de la critique
Sotto falso nome
di Roberto Andò [Italia/Svizzera]
Promemoria: ricordarsi di non parlare mai bene del cinema italiano.

Dintorni
L'esquive
di Abdellatif Bechiche [Francia]
L'ennesimo immigrato francese ha comprato la videocamera digitale e ha deciso di fare un filmino su dei ragazzini immagino amici suoi. Incredibilmente ne è uscita fuori una cosetta di poche pretese, ma molto divertente, grazie soprattutto alla bravura dei pirletta e ai dialoghi frizzantissimi. Piacevole.

Quinzaine des realisateurs
L'odore del sangue
di Mario Martone [Italia]
"Il film che segna il ritorno alla regia cinematografica di Martone, dopo quasi sei anni di assenza." Che culo! Dopo un incipit degno di uno spot mentos, Martone prova a calarci nella squallida realtà di una coppia di stronzi, Fanny Ardant e Michelle Placido (bravi, soprattutto lui) e a raccontarci le loro storie di sesso perverso. Intrigante, interessante e "fastidioso" per una mezz'oretta, finisce poi per perdersi nella comicità involontaria: chiunque fosse entrato nel cinema durante gli ultimi 40 minuti avrebbe creduto di essere davanti a un film demenziale. Momento cult: "Mi sono fatta incolaare." Delirio in sala.

Quinzaine des realisateurs
Tarnation
di Jonathan Caouette [USA]
L'emblema dello stronzo a cui han regalato una videocamera digitale per Natale e che si è convinto di poterci fare un film. 'sto pirla ha raccolto tutti i filmini che ha girato da quando aveva 5 anni, ci ha aggiunto una manciata di fotografie, ha montato il tutto assieme con un'estetica gay/fighetto/pretenziosa e ha allegato una colonna sonora da mal di testa immediato. Il risultato è un racconto della sfigatissima vita sua e di chiunque gli giri attorno, che alla fine ha pure l'effetto Grande Fratello di incuriosirti su come andrà a finire, ma risulta davvero insopportabile. Mal di testa, ripeto.

7.1.04

28 giorni dopo


28 Days Later (GB/Francia, 2002)
di
Danny Boyle
con
Cillian Murphy, Christopher Eccleston, Brendan Gleeson

Con questo film ho perso l'ultima oncia di fiducia nell'operato di Danny Boyle. Trainspotting a suo tempo mi aveva fulminato, ma ero un adolescente alcolizzato e, francamente, dal ricordo che ne ho e a giudicare dai film successivi di Boyle (che ricordo con maggiore chiarezza), dubito che rivedendolo lo apprezzerei allo stesso modo. A life less ordinary era appena appena divertente, The Beach si rivelò una gran cagata e questo 28 giorni dopo ne è la risultante merda fumante.

Un filmetto mediocre, un horror che di buono ha giusto l'idea di partenza (ovvero l'unica cosa non partorita da Boyle e dal suo degno compare Garland) e i primi minuti, ma che scivola velocemente nell'inutile e fastidioso. Boyle dimostra di fottersene altamente della possibilità di raccontare alcunché e passa tutto il tempo alla ricerca dell'inquadratura più ganza possibile: chiaro che, dai e ridai, fra una spennellata in digitale e l'altra, ogni tanto salta fuori qualche immagine evocativa (Manchester in fiamme, l'apparizione del jet fra le nuvole al termine dell'inseguimento sotto la pioggia), ma nel complesso il risultato è irritante e crea il solo effetto di generare distacco dal racconto, di non far appassionare per nulla alle vicende.

Un taglio pretenzioso e supponente, una colonna sonora quasi sempre fuori posto e una sceneggiatura all'insegna del prevedibile e dello sciatto, con personaggi insopportabili che dicono solo banalità e fesserie, completano il quadro. Non bastasse tutto questo, il film è un continuo e inesorabile declino: parte in maniera intrigante, prosegue a suon di fighetterie inutili e degenera, più o meno in concomitanza con l'arrivo al campo militare, in un tripudio di trash involontario e moralismi squallidi.

E mi ero perfino dispiaciuto di averlo perso al cinema, dove posso solo immaginare quanto rendesse bene quel digitale di merda...

21.9.03

Terminator 3 - Le macchine ribelli


Terminator 3 - Rise of the Machines (USA, 2003)
di Jonathan Mostow
con Arnold Schwarzenegger, Nick Stahl, Claire Danes, Kristanna Loken


Una delusione completa, senza tanti giri di parole.
Non mi aspettavo certo un film all'altezza dei due di Cameron, ma neanche questa zozzeria. Le premesse, in fondo, non erano malvage: ok, non è scritto e men che meno diretto da Cameron, ma l'idea di vedere scoppiare il casino col giorno del giudizio mi attirava e Jonathan Mostow è un discreto mestierante, che il suo compitino su commissione lo svolge bene (U-571 era valido e, in effetti, i drammi di T3 mi sembrano in minima parte dovuti a lui).

Ma è andata male.
Il motivo principale è la sceneggiatura, veramente infima. Il soggetto di partenza non è malvagio, poteva essere un clamoroso ritorno alle atmosfere opprimenti e senza speranza del primo film, con quest'idea del futuro inevitabile che porterà comunque alla fine del mondo, e ci sono tante idee carine basate sui paradossi temporali (per esempio Connor che viene ucciso nel futuro dal T-800 perchè si fida di lui e lo stesso T-800 che glie lo dice poi nel passato). Ma il tutto è scritto troppo di merda per poter funzionare. I dialoghi sono ridicoli quando provano a essere seri e disarmanti quando tentano di far ridere (ma poi perchè tutte 'ste gag comiche? Nei primi due film erano pochissime e bilanciate, qui quasi non c'è altro, ma soprattutto fanno cacare, perchè almeno fossero belle non ci sarebbe mica nulla di male). I personaggi sono tutti, dal primo all'ultimo, ridotti a infime macchiette (il Thunderbolt Ross di Hulk esce ingigantito se paragonato alla checca militare di 'sto film) e le poche battute e situazioni decenti sono copiate dai primi due episodi.

Che poi, non fraintendiamo: non tutto (ed è tanto) ciò che va a citare T1 e T2 è ottimo, anzi, la maggior parte delle scene riprese ne esce malissimo. In generale, poi, il film sembra proprio la versione tamarra e rifatta in peggio di T2, con lo stesso svolgimento, gli stessi antagonisti, le stesse sequenze d'azione, perfino le stesse gag e gli stessi dialoghi. Non mancano poi le citazioni da T1 (la pressa finale, per esempio, o lo stesso fatto che in pericolo c'è una coppia che deve figliare), ma anche qui il paragone è imbarazzante. E poi ci sono voragini di sceneggiatura: parliamone, com'è possibile che una ragazzina, il suo ganzo e un gigante con pezzi di metallo che gli spuntano dagli zigomi entrino tranquillamente in una base supersegreta militare e arrivino al centro di comando? Che è, siccome è figlia del capo non c'è problema? Manco la scortano? Ah, no, aspetta, ci pensa Schwarzy, sfascia tutto lui all'ingresso, tanto i sistemi di sicurezza sono disattivati da Skynet e i soldati americani, si sa, sono tutti incapaci. Ma poi le password. Ma dico io, questo conserva i codici per aprire il super bunker diddio dentro la cassaforte, giusto? Ok, non sono poi 'sti codici importantissimi, visto che alla fine là dentro non c'è Skynet, ma semplicemente un bunker, per cui posso capire che abbia senso non farli troppo "nascosti". Ma allora perché cazzo farli così complicati? Sul monitor ti appare il colore della sezione e il numero di pagina (immagino a caso), tu apri il libretto e li inserisci. Semplice, no? Sì. Quindi certo non è un sistema di protezione, un coglione qualunque può usare quel libretto. E allora PERCHÉ CAZZO NON SCRIVERE DIRETTAMENTE TUTTI E DUE I CODICI E FARLA FINITA?!?!?!? Cristo, è un bunker in cui bisogna entrare velocemente per nascondersi da chissà quale pericolo, che cazzo di senso ha perdere tempo a sfogliare un libretto di merda???!?!?!?!?!
Ok, lasciamo stare. Perché c'è altro di cui parlare.

John Connor non è più John Connor, è un culattone che fa pompini nel parcheggio del quartiere per quattro soldi [cfr. Twist, da Venezia/Locarno a Milano 2003]. Si porta a letto Claire Danes dopo che è finita sotto un autobus, ma arriva il T-1000 che gli rovina i piani. Dopo 10 anni, si rende conto che il suo destino è di scoparsela, perché i loro figli saranno importantissimi.
E qui salta fuori la grande scoperta! John Connor è un povero deficiente, alla faccia del supercapo, si fa infinocchiare dal primo T-800 di passaggio (probabilmente perché gli offre abbastanza soldi per una marchetta) e muore come un coglione. Saranno i suoi figli a salvare l'umanità. No, dico, tre film a proteggere uno stronzo il cui ruolo alla fin fine è quello dello stallone da monta?
Che poi a proteggerlo c'è un T-800 chiaramente sovrappeso, con le manigliette dell'amore e le rughe affascinanti in faccia.

E la mamy: che fine ha fatto Sarah Connor? Si è tagliata le vene per la disperazione quando ha visto che hanno sostituito il suo amato figlio tossicodipendente con un marchettaro? Peggio: è morta di leucemia autoindotta pur di non partecipare a questa farsa e addirittura si è fatta cremare e ha fatto nascondere un bazooka nella sua tomba, proprio per non apparire manco imbalsamata. Fra l'altro la tomba è nella cripta dove vive Spike.
Ma poi 'ste macchine, che cazzo, mandano un modello arretrato rispetto all'ultimo che ha fallito? Che è 'sto T-900, ha la ficata del metallo liquido handicappata dall'endoscheletro metallico? Proprio utile! Che grande idea mandare il modello vecchio a compiere non solo il lavoro che il modello successivo ha fallito, no, anche a far fuori altra gente, i luogotenenti [ROTFL] di John Connor. Non mi meraviglio che nel futuro Skynet e la sua armata di invincibili robot spaccaculi saranno sgominati da quattro stronzi col mitra.

Che poi, parliamone, di 'sta fighetta. Ok, la sensazione di onnipotenza, di "avete solo da scappare" del primo film è irripetibile e già mancava nel secondo. Perché è chiaro che se i due antagonisti sono entrambi macchine, per quanto una possa essere più forte, la sensazione di potenza soverchiante viene comunque a mancare (tant'è che Schwarzybbello ne esce quasi sempre intatto, dagli scontri). Però Robert Patrick aveva una faccia, delle movenze, un'aria troppo da killer implacabile, e riusciva comunque ad essere sul serio angosciante.
Questa che ha, oltre alla sculettata robotica (divertente, eh) e al braccio lego technics? *N*U*L*L*A* Se proprio si vuole cercare il pelo positivo nell'uovo negativo, si può dire che ha un paio di momenti, di flash, in cui mi ha ricordato un vero e cazzuto Terminator. Quando è sul tetto della macchina, con Connor che la smitraglia e lei, subito prima dell'impatto col camion, ha quel fulmineo scatto in avanti per afferrare il regazzetto, e nello scontro nei cessi, quando ha il piede di Schwarzy in faccia e spunta solo l'occhio, fisso e impenetrabile. Ma, ancora, sono quisquilie, pagliuzze che si perdono in un mare di merda, e allora anche l'unica altra idea carina, lo sguardo mutato in disperazione quando sta per schiattare, alla fin fine copia quello del T-1000...

Insomma, è tutto un cesso, tutto da buttare?
No, purtroppo no. Il vero dramma è questo, che non è una porcata completa e totale, che ha qualche lampo positivo e allora ti fa rosicare il triplo, troppo di più, perché ti rendi conto di quanto avrebbe potuto essere meglio. Le sequenze d'azione sono valide, divertenti, casinarissime, prive di qualsiasi remora a spenderci tutti i soldi a disposizione. Gli effetti speciali sono sul serio notevoli, ho notato pochissimi momenti bassi e in generale è tutto di grande effetto.

E l'epilogo, pure, è gustoso. Perchè finalmente sembra a tornare ciò che sul serio mancava al resto del film e invece caratterizzava tanto bene il precedente e, soprattutto, il primo: quel meraviglioso senso di oppressione, di ineluttabilità, di "condanna a morte" a cui sei destinato e non puoi sfuggire. Il padre di lei che li manda con l'inganno a nascondersi, perché ormai tutto è perduto, ma almeno loro si salveranno. Le macchine che si attivano, grazie anche all'(ennesimo) errore umano e cominciano a prendere il controllo, a sterminare. L'arrivo nel bunker, la consapevolezza di avere fallito. L'inizio dei bombardamenti, il cielo coi missili che partono, le prime comunicazioni via radio. Già, molto carino... peccato che ci sia quella stramaledetta puttana di voce narrante che dice solo e unicamente cazzate.
FATELO STARE ZITTO!

P.S.
Per favore, per pietà, qualcuno insegni l'inglese agli italiani. Non è possibile, non lo sopporto, non lo concepisco proprio che quando appaiono scritte in inglese su schermo le si debba doppiare. È una cosa oscena, che rende ridicolo il Terminator (e ancora si sopporta a fatica), ma per esempio stuprava un sacco di bei momenti di Sfera. E poi i doppiatori, cristo dio, ma che razza di scarti da starda han preso per i due ragazzi? Ma andate a lavorare, perlamadonna.

P.P.S.
Comunque T3 è un'ottima macchina di marketing: il ricordo dei primi due film ne esce talmente ingigantito che adesso vado su play.com a ordinarmeli.

P.P.S.S.
Parliamoci chiaro: questo è il pilota di un telefilm. Magari sbaglio e faranno T4 con le macchine che sfascian giù tutto e la guerra totalglobale, ma a me sembra veramente che tutta questa carne al fuoco permetta lo sviluppo di 7 belle stagioni che ci porteranno da "il giorno del giudizio" a "il giorno in cui Gianni e Pinotto Connor fanno il culo a Skynet". Ovviamente, come tutti i telefilm americani nati a cazzo da film di successo andati in vacca, inizieranno con prime stagioni di successo ma inguardabili, miglioreranno negli anni e giungeranno a diventare quantomeno intriganti per le belle trame a lunga gittata. Ne nascerà poi uno spin-off che racconta le avventure, i sogni e le speranze di un giovane Kyle Reese, ma avrà poco successo e si chiuderà con un cliffhanger di fine stagione: Reese parte con la macchina del tempo.

19.9.03

Venezia/Locarno a Milano


Primo giorno, l'unico dedicato a Locarno
I pardi di domani
Ora o mai più
di Lucio Pellegrini
Un gruppo di ragazzetti tiran su un centro sociale, coinvolgono uno che ci azzecca poco perché fa l'università assieme al compagno di stanza un po' stronzo e fighetta ma alla fine tanto buono, però poi alla fine questo che non ci capisce un cazzo di lotta e politica diventa forte fico e cazzuto, tira fuori le palle e diventa il capo, anche perchè il capo si ricorda di essere il prila toscano di Ovosodo e gli cede posto e la donna, e allora dopo anni di astinenza si tromba, e poi il centro sociale di quattro sfigati diventa grosso e importante, si fanno i soldi, si fuma si tromba si beve, la vita è bella, si va al G8, i celerini son fascisti, ci picchiano ci stuprano ci sbattono nel lager, tu stronzo non sei venuto perché avevi l'esame, no, il cazzo, sono venuto e mi hanno pure menato, ma non te lo dico perché sennò pare che mi vanto, ma allora non è tutto gioia, c'è anche il dolore, dai picchiamo i fascisti e accoltelliamo per sbaglio il tuo vecchio amico, così almeno il film finisce, che vita di merda, finiamo a fare i pirla qualunque con una carriera lavorativa normale, sì però alla fine siamo tutti bravi belli e buoni e poi nel mondo c'è sempre speranza.
Bah.

Concorso, suppongo
Maria
di Calin Netzer
Miglior attore
Miglior attrice
Menzione speciale della giuria

Una madre di famiglia ha un marito stronzo, vive in Romania e non ce la fa a mantenere i figli, quindi decide di vendersi ai camionisti. La vita migliora, poi peggiora, poi va tutto a puttane quando sembra che stia per esserci il lieto fine. Solita roba di degrado, qualche risata, niente di particolarmente significativo, a parte le prove degli attori effettivamente molto bravi.

Concorso, suppongo
Khamosh Pani
di Sabiha Sumar
Pardo d'oro
Miglior attrice
Film pakistano di politica, religione, condizione difficile delle donne, conflitti d'amore e d'onore, qualche piccola tragedia e un po' di allegria che si spegne mano a mano. Tante belle immagini.

Concorso, suppongo
Il dono
di Michelangelo Frammartino
80 minuti di splendide cartoline che raccontano una storia cui non avrei francamente dato più di mezz'ora. Se non mi sono annoiato è perché volevo sapere dove sarebbe andato a parare, ma penso soprattutto perché al primo giorno di festival sono molto tollerante. La Repubblica lo indica come vera rivelazione del festival. Non so, può essere, ma siamo troppo lontani dalla mia idea di cinema perchè me ne renda conto.

Concorso, suppongo
Calendar Girls
di Nigel Cole
Full Monty, Lucky Break (Venezia 2001), Sliding Doors, Svegliati Ned, L'erba di Grace, giusto all'ultima Cannes c'era La grande seduction: siamo sempre lì, commediole allegre e felici, spensierate ma, cazzo, che ti fanno riflettere, perché il mondo non è solo gioia, c'è anche il dramma e noi sappiamo raccontartelo. E allora, fra una risata e l'altra, riesci anche a soffermarti sulle cose brutte della vita, ma sempre in maniera intelligente e lieta, perché sdrammatizzare è importante, e poi questi grandi vecchi attori sono troppo bravi e in fondo, dai, per essere uno di quei film è anche ben curato sul piano dell'immagine.
Boh, non so, in genere sono pellicole che non mi piacciono, anche se qualche risata ogni tanto la strappano, e finisco per rompermi le palle verso metà. Appunto quello che è successo ieri sera: dopo un'ora circa, quando fra l'altro potevano tranquillamente chiudere la storia invece di tirare avanti, ho cominciato a non poterne più. E poi non è possibile che finalmente smette di fare caldo a Milano e devo sudare al cinema.




Secondo giorno
Controcorrente - Concorso
The five obstructions
di Jorgen Leth e Lars Von Trier
Immane pippa mentale sotto forma di conversazione fra i due registi, che si sprecano in complimenti a vicenda e si divertono a dir vaccate guardando i cortometraggi che il primo realizza sotto indicazioni del secondo. Divertenti i dialoghi, molto belli almeno un paio dei cortometraggi.

Fuori concorso
Matchstick Men
di Ridley Scott
Lontanissimo dalle atmosfere cupe e fumose dei suoi primi film e da quelle epiche e baraccone degli ultimi, Ridley Scott, con questa deliziosa commedia agrodolce, realizza un po' il suo Catch me if you can. Un amore di film, con un Nicolas Cage davvero bravo e in generale un cast molto buono. Non mi aspettavo nulla e non sapevo nulla, ho finito per adorarlo.

Concorso
The Floating Landscape
di Lai Miu Set
Romanzetto rosa in salsa di soia, con due protagonisti azzeccati che sanno subito catturare simpatia (carinissima lei, fra l'altro), qualche momento molto bello e qualche momento invece un po' pacchiano. Comunque gradevole, anche perchè, da bravo film cinese da festival, ha una notevole cura per l'immagine.

Controcorrente - Concorso
Il ritorno di Cagliostro
di Daniele Ciprì e Franco Maresco
Delirante e surreale racconto di un'immaginaria casa di produzione cinematografica degna del peggior Ed Wood. E in effetti il film sembra un po' un misto fra Ed Wood di Burton e Forgotten Silver di Jackson, solo rielaborato in chiave Cinico TV. Personalmente, mi sono ammazzato dalle risate.




Terzo giorno
Fuori concorso
Once Upon a Time in Mexico
di Robert Rodriguez
Il terzo film della trilogia sta al secondo più o meno come il secondo stava al primo. Più pulitino, più perfettino, girato meglio, più esagerato e curato, sembrerebbe con più soldi, di sicuro con più personaggi e storia, però forse anche meno bello e divertente (magari pure perchè arriva dopo, boh... ). Verso metà, subito prima del mega scontro finale, quasi mi annoiavo. Peccato, perchè, per assurdo, il film è un filo troppo lungo, ma i tanti (divertentissimi) personaggi magari meritavano più spazio. Il meglio è l'inseguimento da incatenati (ma poi perchè li incatenano e se ne vanno?).

Concorso
Les Sentiments
di Noemie Lvovsky
La classica commedia francese da festival, che comunque è sempre meglio del classico film francese da festival. Commediola spumeggiante, che sdrammatizza, ma non nasconde un pesante retrogusto di amarezza e dramma, pronto a esplodere nel finale. Sa un po' (tanto) di già visto, ma scorre via liscia, fra una botta di moralismo e l'altra.

Controcorrente, Concorso
Lost in Translation
di Sofia Coppola
Premio per la miglior attrice a Scarlett Johansson
Non sono un fan de Il giardino delle vergini suicide, che trovo bellissimo da vedere, ma scritto maluccio (problemi miei, immagino, visto come lo osannano tutti), ma questo film è stupendo. Bill Murray è adorabile, voglio assolutamente andarci pure io, in Giappone assieme a lui, e in generale questo sì, che ha una sceneggiatura coi controcazzi. Un'amicizia bella e intensa, seppur da una manciata di giorni, raccontata con un garbo fuori dal comune. Divertentissimo e struggente. Finora il meglio, assieme a Scott.

Controcorrente, Concorso
Vodka Lemon
di Nineer Saleem
Premio S.Marco per il miglior film
Tragicommedia sulla vita (dei parenti) dopo la morte (dei cari estinti) in un paesotto curdo (se non ricordo male). Divertente, ma un po' lento nella parte iniziale, cosa che cozza proprio male con la digestione di un double whopper cheese menu medio + nuggets da 6. In ogni caso non mi è sembrato 'sta gran roba ed è folle che abbia vinto nella stessa sezione del film della Coppola.

Concorso
Segreti di stato
di Paolo Benvenuti
Ricostruzione appassionante, schietta e fredda di cosa è effettivamente successo a Portella della Ginestra. Basato su testimonianze e documenti assortiti, Segreti di stato è totalmente privo di enfasi o esagerate drammatizzazioni: non si simpatizza particolarmente per l'uno o per l'altro personaggio e ci si limita ad assistere a un racconto dei fatti. Non so quanto si possa considerare attendibile e francamente non mi interessa, il punto è che si tratta di un bel film.




Quarto giorno
Fuori concorso
Red, White & Blues
di Mike Figgis
A ogni rassegna c'è il film musicale blueseggiante che danno all'Anteo. Questo, in particolare, si sofferma a raccontare la storia del blues americano tramite la voce e gli strumenti di numerosi pezzi grossi dell'ambiente. Visione ovviamente piacevolissima, si distingue dal solito per quel look da Sony Digital Camera che piace tanto a Figgis.

Concorso
Sjaj u ocima
di Srdjan Karanovic
Divertente e delicata commedia sentimentale con due protagonisti un po' folli (bella manza lei), che vedono la gente morta (e non solo). Entrambi parlano e conversano con parenti e amici vari lontani o morti, immaginandoseli ben presenti al loro fianco. Il delirio comincia quando i rispettivi "fantasmi" cominciano a interagire fra di loro.

Controcorrente concorso
Last life in the universe
di Pen-ek Ratanaruang
Premio per il miglior attore ad Asano Tadanobu
Credo sia la prima volta che vedo un film Thailandese, ma tanto la differenza con quelli giapponesi non si nota (e poi due dei personaggi son giapponesi e parlano giapponese). In ogni caso, un film molto particolare, malinconico, struggente, ovviamente, essendo orientale, capace di sdrammatizzare anche in maniera demenziale, ma molto, molto intenso. Effettivamente bravo lui, che fra l'altro interpreta un personaggio meraviglioso. Finale stupendo, praticamente un'edizione ridotta dell'interminabile pappardella che conclude l'altrimenti bellissimo La 25esima ora.

Concorso
Pornografia
di Jan Kakub Kolski
Due vecchi porci scommettono che riusciranno a far chiavare la strafiga ragazza di buona famiglia (promessa in sposa a un avvocato) con lo stalliere. Il tutto nello scenario di una Polonia occupata dai nazisti. Pare una cagata e invece è un film discreto, con una bella fotografia, dei personaggi intriganti e una sceneggiatura che acchiappa. Un po' lento, toh.

Settimana internazionale della critica
Twist
di Jacob Tierney
Ok, lo ammetto, non ho mai letto Oliver Twist, per cui non so quanto possa essere fedele al libro. Comunque è una versione ammodernata, ai giorni nostri, in cui Oliver viene tirato dentro un giro di droga e prostituzione minoril/maschile. Bravi attori, ma direzione piatta e mediocre, per un film molto crudo e schietto, che non riesce purtroppo ad andare oltre la faccia da film verità Hallmark. Comunque si lascia guardare.

Controcorrente concorso
Antenna
di Kazuyoshi Kumakiri
Un ragazzo sconvolto dalla scomparsa della sorella minore avvenuta anni prima (Fox Mulder, praticamente) e da altri fatti spiacevoli familiari (tipo lo zio che si impicca dopo che per anni ha molestato sessualmente la bimba in questione) decide, ovviamente, di farsi psicanalizzare da una regina del sadomaso. Ne esce fuori un delirio horror/erotico, con 'sto fesso che passa buona parte del tempo a farsi a fette il petto con una lametta e tirarsi un sacco di seghe. Sostanzialmente una cacata, ma ha qualche momento molto evocativo nella sua componente horror e alla fin fine sono rimasto a guardarlo tutto senza annoiarmi. A 'sto giro mi sento tollerante.




Quinto giorno
Concorso
Baram-Nan Gajok
di Im Sangsoo
Nei film coreani, in particolar modo se da festival, ci devono sempre essere un sacco di sesso, sangue a profusione e morti violente. Non che mi lamenti, eh, anzi, poi 'sto film è ottimo, proprio ben girato, divertente e a un certo punto quasi commovente. Di che parla? Un avvocato si tromba segretarie varie, sua moglie decide quindi di farsi un sedicenne del palazzo accanto. Si intreccia qualche tragedia.

[Inciso] A quinto giorno inoltrato ancora nessun film mi ha fatto irritare, addormentare, scappare dalla sala o anche semplicemente schifo. Ed è record.

Nuovi territori
L'ultimo piano
di Paolo Scarfò
Dita in gola. Sono scappato dopo venti minuti.

Concorso
Le cerf volant (l'aquilone)
di Randa Chahal Sabbag
Gran premio della giuria
Leone d'argento
Due villaggi da parti opposte del confine fra Libano e Israele "comunicano" a colpi di megafono. La bimbetta del villaggio deve sposarsi dall'altro lato, ma ovviamente si innamora di un militare della fazione opposta e finisce tutto in casino (ok, lo ammetto, non mi ricordo come funzionavano tutte le relazioni, stavo digerendo l'oscido panino francese del McDonald's). Comunque, film furbetto, che fa un sacco ridere, ti sbatte in faccia una tragedia non troppo pesante, riesce a essere serio e impegnato senza menarsela troppo e, insomma, scorre via leggero. MI-TI-CA (Galeazzi) la madre panzona che interroga al megafono sulle dimensioni dell'uccello del futuro sposo di sua figlia.

Settimana internazionale della critica
Ballo a tre passi
di Salvatore Mereu
Il tipico film italiano (sardo, in realtà) da festival: medio in tutto. Non è brutto, ma francamente non mi sembra manco bello. Strappa qualche risatina, prova ad essere intenso qua e là, ma sostanzialmente scorre placido e piatto per quasi tutti e quattro gli episodi che lo compongono, senza annoiare, ma senza destare particolari emozioni. E poi ha quella faccia smunta, spenta, sciatta, tipica dei film italiani che "no, io non sono commerciale come Muccino". Dopo tre raccontini abbastanza mediocri, sembra improvvisamente capace di diventare un bel film sull'ultimo episodio, ma poi si rende conto della cazzata che sta facendo e ci mette un finale letteralmente osceno, che riabbassa la media.




Sesto giorno
Concorso
Rosenstrasse
di Margarethe Von Trotta
Coppa volpi per la migliore attrice a Katja Riemann
Un film di ebrei. E la descrizione potrebbe fermarsi qua. Ora, io non è che voglia mettere in dubbio la buona fede della Trotta, ma è sul serio troppo facile fare 'sti filmetti sciapi puntando sul fatto che tanto chi cazzo avrà mai il coraggio di criticarti. C'è tutto: la storiella strappalacrime, la mamma e la bimba scassacoglioni separate, i tre/quattro nazisti buoni per far vedere che non si stereotipa e non sono tutti macchiette (che poi i buoni son quasi tutti parenti/amici dei protagonisti, non vale col cheat!), la narrazione presente/passato (tra l'altro impacciatissima, con quel cambio di fotografia per sottolineare che altrimenti non si capirebbe un cazzo di cosa succede)... Poi per carità, non è osceno, anzi, è bello furbetto e accattivante, tant'è che sostanzialmente non annoia. Ma manco emoziona. Piatto. Nullo.

Settimana internazionale della critica
Ana y los otros
di Celina Murga
Solito film argentino con gente che non fa altro che parlare recitando dialoghi bruttarelli. Una sosia di Irene Grandi va in giro a parlottare del nulla coi suoi vecchi amici e fracassa le palle di noi poveracci che la guardiamo. Per fortuna dura poco e ha almeno un paio di dialoghi divertentissimi, come quello in cui Ana dà lezioni di tacchinaggio al bambino.

Nuovi territori
Mattatoio
di Akab Ok
I film italiani e il cinema Mexico formano un pessimo binomio.

Controcorrente concorso
Pitons (Pitone)
di Laila Pakalnina
Una strana commedia (lituana) che ha momenti di grande comicità surreale, affogati però in una totale assenza di ritmo. Probabilmente, se fosse stato il primo film della giornata, o se fossimo ancora ai primi giorni di rassegna, l'avrei visto fino in fondo. Invece me ne sono tornato a casina bella.




Settimo giorno
Nuovi territori
O prisioneiro de grade de ferro (auto-retratos)
di Paulo Sacramento
Interessante documentario sulla vita all'interno di un carcere brasiliano. Due ore recitate dagli stessi prigionieri, che nel finale mostrano un po' la corda, ma appassionano abbastanza.

Proiezione speciale
Le chien, le Général et les Oiseaux (Il cane e il suo generale)
di Francis Nielsen
Un vero e proprio aborto. Un cartone animato che sfigurerebbe su Raisat Ragazzi, una sottoproduzione sceneggiata col culo e realizzata da degli incapaci, che cercano pure di darsi un tono con qualche fondale dipinto e due occhi stilizzati. Un'apocalittica troiata pseudoeducativa lenta, fastidiosa e moralista. Un vero schifo. In un'epoca ormai lontana a Venezia ci andò Ghost in the shell. Negli ultimi due anni abbiamo visto la puttanata di Dario Fo e 'sta roba. Complimenti.

Concorso
Un filme falado (Un film parlato)
di Manoel de Oliveira
Questo vecchio stronzo portoghese ha sempre avuto la caratteristica di fare film statici ed incomparabilmente verbosi. Ero convinto che, nel farlo, fosse capace di passare abilmente dall'ottima pellicola alla mattonata nei coglioni. Adesso comincio a pensare che Ritorno a casa fosse solo la piacevole eccezione che conferma la regola. Un filme falado, oltre ad essere inseorabilmente lento (anche se non quanto altri film del maledetto iberico), è una clamorosa puttanata. Pare un documentario sponsorizzato da qualche ente del turismo, o una puntata di Turisti per caso privata di ogni elemento interessante. Una professoressa munita di scopa in culo e la sua insopportabile figlia girano per il mondo visitando siti storici importanti, con la prima che fa lezione alla seconda su ogni cosa che vedono. Se questo è ancora sopportabile, verso metà film arriva lo scandalo: una cena al tavolo del capitano della nave da crociera John Malkovich, con ospiti Catherine Deneuve, Stefania Sandrelli (inqualificabile e imbarazzante, la Bellucci è bravissima) e Irene Papas. Dicono solo ed esclusivamente stronzate insopportabili. A quel punto, fanculo, mi sono alzato e sono andato a cena.

Settimana internazionale della critica
15
di Roston Tan
Filmetto discreto, che racconta le (dis)avventure di un gruppo di giovani teppistelli quindicenni in quel di Singapore. Divertente, crudo, intrigante, a tratti intenso. Ha il problema di non coinvolgere troppo a livello emozionale nelle vicende, perchè si finisce per essere distratti dai troppi giochetti registici e sfizi visivi (belli e piacevoli, per carità, ma alla fin fine fanno questo effetto). Comunque piacevole, anche se nel finale la tira un po' per le lunghe.

Controcorrente concorso
La quimera de los heroes (La chimera degli eroi)
di Daniel Rosenfeld
Menzione speciale
Documentario su una piccola squadra di rugby argentina e, soprattutto, sul suo allenatore. Simpatico, eh, ma dupalle clamorose. Il tema non regge certo la durata di un lungometraggio e oltretutto mi si presenta al termine di una tregiorni sul serio pessima. Buonanotte, grazie.




Ottavo giorno
... ovvero, dopo tre giorni di sciorda, come rinconciliarmi col festival, il cinema, la vita, l'universo e tutto quanto.

Concorso
Vozvraschenie (Il ritorno)
di Andrei Zvjagintsev
Leone d'oro
Premio Luigi de Laurentis per la migliore opera prima
Bellocchio la deve smettere di rosicare: questo è un buon film e, soprattutto, è chiaramente il tipo di film che vince a Venezia, per il tipo di storia, di narrazione, di cura per l'immagine. I Leoni d'oro, perlomeno quelli recenti, hanno tutti la stessa faccia, questa. Insomma, c'era da aspettarselo. In più, ripeto, è un buon film, forse un po' troppo tirato per le lunghe, ma intenso e scritto molto bene. Magari non da Leone d'oro in senso assoluto ma, considerati gli altri film in concorso, ci può tranquillamente stare (anche se non è quello che ho preferito).

Concorso
Zatoichi
di Takeshi Kitano
Premio speciale per la regia
Leone d'argento

Kitano il film per vincere l'ha fatto anni fa, ci è riuscito e adesso non si pone più il problema e fa il cazzo che vuole. Zatoichi è stupendo, merita senza alcuna riserva il premio che ha ricevuto ed è l'ennesima conferma per un autore che riesce a reinventarsi ogni volta pur mantenendo sempre una forte coerenza e identità stilistica. Fa schiattare dal ridere, rapisce con le sue atmosfere soffuse e la ricostruzione (quanto vorrei saperne di più per cogliere ogni sfumatura e dettaglio) e ha dei combattimenti secchi, immediati, privi di fronzoli, di una bellezza straripante. Intenso e imperdibile.

Concorso
Buongiorno, notte
di Marco Bellocchio
Premio per un contributo individuale di particolare rilievo per la sceneggiatura
Non ho capito, il premio alla sceneggiatura è perchè bella o perchè è "importante"? Boh, in ogni caso penso se lo meriti. Bellocchio mi piace, non adoro il suo modo di utilizzare la musica (e già avevo avuto questa impressione con L'ora di religione, visto a Cannes 2002) ma riesce ad appassionarmi e incollarmi allo schermo nonostante il mio odio viscerale per la cinematografia italiana recente. Ed è già molto.

Fuori concorso
Le divorce
di James Ivory
Bella commedia elegante, non esilarante, ma che ha il gran pregio di prendere per il culo i francesi e alla fin fine è decisamente più scorrevole e piacevole di quanto mi aspettassi dal vecchio James. E Naomi Watts è una gran topa.

Concorso
21 grams
di Alejandro Gonzales Inarritu
Coppa volpi per il miglior attore a Sean Penn
Bel film, che racconta una storia tutto sommato semplice (ma appassionante e sentita assai, perlomeno da me, grazie anche alle buone prove del trio di protagonisti) in maniera arzigogolata, saltando continuamente avanti e indietro fra tre/quattro momenti temporali e raccontandoli tutti assieme. Il risultato è che all'inizio non si capisce una fava e si formulano ipotesi strampalate, ma piano piano va tutto al suo posto. Nella parte finale si poteva forse stagliuzzare, più che altro perchè finisce a raccontare cose che ormai lo spettatore ha già capito, ma rimane un bel vedere. E Naomi Watts è una gran topa.




Nono giorno
Nuovi territori
Persona non grata
di Oliver Stone
Interessante documentario sulla Palestina, con Stone che va a stringere la mano ad Arafat e intervista vari importanti personaggi politici e un paio di terroristi troppo simpatici.

Concorso
Bu San (Arrivederci Dragon Inn)
di Liang Tsai Ming
Dopo venti minuti di macchina da presa fissa che inquadra una zoppa che sale e scende scalinate me ne sono andato.

Fuori concorso
Intolerable Cruelty
di Joel e Ethan Coen
Bel film, innocuo e divertente, fuori di testa (anche senza raggiungere i livelli di un Grande Lebowski), con un George Clooney irresistibile e tante invenzioni esilaranti. Un omaggio divertente e divertito alle commedie anni Cinquanta "traslate" al giorno d'oggi. Forse troppo piacione e buonista, ma si cerca il pelo nell'uovo.

Fuori concorso
Coffee and Cigarettes
di Jim Jarmush
Splendido e divertentissimo film a episodi con tantissimi nomi più o meno noti, fra attori (Cate Blanchett, Bill Murray, Alfred Molina... ) e cantanti (Iggy Pop, Tom Waits, perfino i White Stripes e due dei Wu Tang Clan) che si siedono a un tavolo chiacchierando fra caffè e sigarette. Non tutti i "corti" sono sullo stesso livello, ma almeno 4 sono piccoli capolavori. Imperdibile.

Controcorrente in concorso
Casa de los babys
di John Sayles
Pseudo-film-verità sull'adozione di bambini sudamericani da parte gente da tutto il mondo. Un gruppo di donne che vorrebbero essere mamme, costrette a un soggiorno forzato in Argentina per ottenere l'adozione. Scritto abbastanza bene, con brave attrici e almeno un paio di momenti molto belli (come il dialogo fra l'irlandese e la cameriera "indigena" che non si capiscono).




Epilogo
[Tema]
Ogni anno il festival sembra essere caratterizzato da un tema che percorre buona parte dei film. Ricordo in passato cose come "rapporti difficili padre/figlio" o "sesso perverso". Non so se la cosa venga espressamente richiesta in un fantomatico modulo d'iscrizione che il regista deve compilare, ma mi sembra evidente che a 'sto giro il tema portante era la masturbazione maschile. Antenna, 15, Last life in the Universe, The Dreamers, sono solo i primi che mi vengono in mente, ma ogni giorno c'è stato qualcuno che si sparava una sega o, almeno, parlava dell'atto.

[Top Five]
1. Lost in Traslation, di Sofia Coppola
2. Zatoichi, di Takeshi Kitano
3. Matchstick Men, di Ridley Scott
4. Coffee & Cigarettes, di Jim Jarmusch
5. 21 Grams, di Alejandro Gonzales Inarritu e Vozvraschenie, di Andrei Zvjagintsev

[Worst Five]
1. Mattatoio, di Akab
2. L'ultimo piano, di Paolo Scarfò.
3. Un filme falado, di Manoel de Oliveira
4. Le chien, le Général et les Oiseaux, di Francis Nielsen
5. Bu San, di Liang Tsai Ming

[Cult Five]
1. Bill Murray in coda per prendere il taxi che guarda Scarlett Johansonn mentre si allontana. (Lost in Translation)
2. Il duello fra Zatoichi e il ronin che fa la guardia del corpo. (Zatoichi)
3. Nicolas Cage che arriva a casa della ex moglie. (Matchstick Men)
4. La chiacchierata fra Iggy Pop e Tom Waits. (Coffee and Cigarettes)
5. La ricerca del palazzo da cui suicidarsi. (15)

[I miei premi]
Leone d'oro per il miglior film - Zatoichi, di Takeshi Kitano
Leone d'argento - Vozvraschenie, di Andrei Zvjagintsev
Gran premio della giuria - Baram-Nan Gajok, di Im Sangsoo
Premio Speciale per la regia - Takeshi Kitano, per Zatoichi
Premio per un contributo individuale di particolare rilievo per la sceneggiatura - boh, si, dai, Buongiorno, notte di Marco Bellocchio
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile - Sean Penn, per 21 Grams di Alejandro González Iñárritu
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile - Naomi Watts, per 21 Grams di Alejandro González Iñárritu
Premio "Marcello Mastroianni" a una giovane attrice emergente - Ma che ne so
Controcorrente Premio San Marco - Lost in Translation, di Sofia Coppola
Premio Speciale per la Regia - Pen-ek Ratanaruang, per Last life in the universe
Premio Controcorrente per la migliore attrice - Scarlett Johansonn, per Lost in Translation di Sofia Coppola
Premio Controcorrente per il miglior attore - Asano Tadanobu per Last life in the Universe di Pen-ek Ratanaruang e Bill Murray per Lost in Translation di Sofia Coppola
Menzione Speciale - Il ritorno di Cagliostro, di Daniele Ciprì e Franco Maresco.
Premio Venezia Opera Prima "Luigi De Laurentiis" - Vozvraschenie, di Andrei Zvjagintsev.
Fine.

23.8.03

Matrix Reloaded


The Matrix Reloaded (USA, 2003)
di Andy e Larry Wachowski
con Keanu Reeves, Carrie-Ann Moss, Laurence Fishburne, Hugo Weaving


Rispetto al primo episodio, in questo Matrix Reloaded mancano il senso di mistero e il gusto della novità, ma c'è un respiro più ampio, da episodio di una saga. C'è una maggiore visione d'insieme dell'universo narrativo creato dai Wachowski, con la concretizzazione di tante cose appena accennate nel primo film. C'è il soffermarsi su tanti piccoli personaggi, che popolano la matrice diventando quasi i veri protagonisti del film e la rendono fra l'altro ben più viva di Zion, forse unico vero punto debole, banale e scontata nel suo inevitabile essere la solita cittadella di riottosi con tanto di struttura gerarchica in stile Guerre Stellari.

E poi c'è la regola del sequel, con sequenze d'azione "di tutto, di più". Travolgente la primissima, esilarante la rissa coi mille Smith (che è fra l'altro l'ennesima smascherata dichiarazione "si, abbiamo fatto un film di supereroi", con Neo che sembra troppo un Devil o un Uomo-Ragno intento a sgominare la banda di criminali), splendida la sequenza in autostrada. E no, non le ho trovate per nulla lunghe, noiose o sterili, neanche alla seconda visione.

Oltre a tutto questo, c'è un sacco di lasciato in sospeso, di cenni e spunti che saranno risolti nel gran finale e che, dati in pasto al mezzo Internet, che adoro in molte sue forme, finiscono per donare al film forse anche più vita di quanta ne meriterebbe. Ora ditemi che cosa dovrei chiedere di più a un supercazzatone hollywoodiano.

Magari un degno terzo episodio...

21.4.03

L'acchiappasogni


Dreamcatcher (USA, 2003)
di
Lawrence Kasdan
con
Thomas Jane, Jason Lee, Damian Lewis, Timothy Olyphant, Morgan Freeman, Tom Sizemore

Non ho letto il libro da cui è stato tratto il film e non so se la cosa possa valere quindi anche per l'originale, ma L'acchiappasogni mi è sembrato un po' un enorme bigino di Stephen King: c'è la sua classica ironia, ci sono i suoi momenti angoscianti tipici (su tutti la sequenza del water e dello stuzzicadenti), c'è il parallelismo bimbi/adulti, per di più ambientato nella Derry di IT, c'è la classica e inevitabile lotta contro il male...

Il film in generale, poi, è quanto di più kinghiano si sia visto al cinema di recente, soprattutto nel suo saper mescolare molto bene tanti registri diversi, passando continuamente dall'uno all'altro in scioltezza, grazie alla sapienza di Kasdan, che gestisce tutto molto bene e sputa fuori a tratti momenti di ottimo cinema (il già citato stuzzicadenti, ma anche il magazzino mentale e la fuga degli animali, per esempio). Ed è proprio questo continuo ribaltone di stili che mi ha fatto diventare il film subito simpatico: c'è ironia, horror, fantascienza, satira, splatter... c'è il proseguimento di un trend recente nel genere horror, con film che (almeno a tratti) tornano a far paura e a mostrare sangue e budella in tutto il loro splendore, c'è la voglia di stupire e divertire, senza porsi limiti di "credibilità" e c'è infine un sottile strato agrodolce che percorre la pellicola dall'inizio alla fine e la rende un'adorabile, piccola perla.

21.9.02

Il *mio* festival di Locarno a Milano


One Hour Photo
di Mark Romanek [USA]
con Robin Williams, Connie Nielsen, Michael Vartan, Dylan Smith
Secondo del trittico di film con Robin Williams nella parte del villain in uscita nel 2002. Nel primo, Death to Smoochy, si prendeva comunque molto poco sul serio, nel prossimo, Insomnia (di Christopher Nolan, quello di Memento), passerà all'estremo opposto nel ruolo di un serial killer, e qui interpreta un povero vecchietto chiaramente affetto da turbe psichiche. Il film funziona abbastanza bene, pur perdendosi un po' nel finale; soprattutto convince nel mettere in scena la triste vicenda del protagonista, che genera coinvoglimento e compassione, più che timore. Bravissimo Robin Williams a tratteggiare un uomo solo, triste e che, porello, tutto vuole tranne che fare del male.

Nuit de noces
di Olga Baillif [Francia]
Pardino d'oro
Le ragazzine francesi sono zoccole e si fanno trombare dal primo che passa. Questo sembra essere il messaggio del cortometraggio di questa Olga Baillif (che, essendo donna e francese, immagino sappia di cosa sta parlando). Buono a sapersi.

Personal Velocity
di Rebecca Miller [GB]
con Kyra Sedgwick, Parker Posey
Incredibile, un film scritto e diretto da una donna che non cerca di far capire all'umanità quali incredibilmente meravigliosi, incompresi e superiori (divini, direi) esseri siano le donne. Perlomeno non in maniera sfacciatamente bassa e didascalica, e questo nonostante la voce narrante maschile si presti all'opera [qualsiasi riferimento al pessimo What women want e al comunque visivamente splendido Il giardino delle vergini suicide è puramente voluto]. Peccato che il film, escludendo forse l'episodio centrale con Parker Posey, sia veramente poca cosa...

Tan de repente
di Diego Lerman [Argentina]
con Tatiana Saphir, Carla Crespo
Pardo d'argento
Menzione speciale al cast
Il classico film da festival, che mette in scena i drammi esistenziali di un gruppo di giovincelli (in questo caso giovincelle) in maniera cruda e secca, senza particolari vezzi stilistici. Il cast effettivamente azzeccato tiene in piedi la baracca per buona parte del tempo, ma alla lunga la sceneggiatura poco incisiva genera un discreto smarronamento.

Petit gestes
di Francois Rossier [Francia]
Menzione speciale
Non ricordo assolutamente nulla di questo brevissimo corto, se non che non mi era piaciuto. Nullificato nel ricordo dal successivo e bellissimo Swapped, si è completamente perso nella mia memoria (e Internet non aiuta). Interrogata al riguardo, RuMiKa dice: "ah c'era una bambina del cazzo..." e "non ricordo manco che faceva..."

Swapped
di Pierre Monnard [GB]
Pardino d'argento
Divertentissimo e surreale cortometraggio tratto dalla storia breve a fumetti di Neil Gaiman e Dave McKean The Day I Swapped My Dad for Two Goldfish (che sono quasi convinto di aver letto, ma chi se lo ricorda...). Probabilmente la cosa migliore vista in un festival parecchio mediocre.

Das Verlangen
di Iain Dilthey [Germania]
con Susanne-Marie Wrage, Klaus Grunberg
Pardo d'oro
La storia di una donna, della sua vita di merda in schiavitù matrimoniale e del suo tentativo di innamorarsi di qualcun altro (ovviamente pure lui con clamorosi problemi umano/esistenziali). Indescrivibilmente interminabile polpettone che ha di buono una splendida interpretazione della protagonista ma che francamente non mi sembra giustifichi il premio ricevuto. A 'sto punto era meglio il film argentino...

Cuore Napoletano
di Paolo Santoni [Italia]
Un divertente e interessante documentario sulla canzone napoletana, che lascia parecchio spazio alle esibizioni dei cantanti protagonisti, dedicandosi fra un pezzo e l'altro all'approfondimento storico e sociologico del tema. Il climax si raggiunge nel finale, con un riarrangiamento misticheggiante di Tammuriata nera, che mi dicono essere pezzo molto famoso (so nulla di musica napoletana).

18.9.02

Il *mio* festival di Cannes a Milano


Mercoledì 12 giugno 2002
Ok si comincia.
Le finali NBA quest'anno sono una barzelletta [quelle vere sono state a ovest e sono finite], per cui non saranno un problema. Già più fastidio possono dare i mondiali di calcio in corso da un po', anche perchè molte partite sono nel primo pomeriggio. Vedremo come fare. Di sicuro, per oggi, Slovenia/Paraguay e Sudafrica/Spagna me le posso perdere.

Quinzane des Réalisateurs
Angela
di Roberta Torre [Italia]
con Donatella Finocchiaro, Andrea Di Stefano, Mario Pupella
Finalmente la Torre ha deciso di cambiare, forse anche per essersi resa conto di aver fatto un mezzo tonfo col secondo film. Niente più musical super colorati e allegri, insomma, ma un netto cambio di direzione, con un melodrammone napoletano in bianco e nero triste e deprimente. Si lascia guardare, anche per la solita buona cura dell'immagine, ma nulla più.
[Napoletano]
3/5

Quinzane des Réalisateurs
Only the strong survive
di Chris Egedus, D.A.Pennebaker [USA]
con un sacco di Himself
Un divertente documentario sulla musica soul di Memphis. Tanto gossip sulle vite di musicisti e cantanti, tantissima splendida musica e due narratori adorabili.
[Negro]
3.5/5

Quinzane des Réalisateurs
Welcome to Collinwood
di Anthony Russo, Joe Russo [USA]
con William H.Macy, Isaiah Washington, Sam Rockwell, George Clooney
Prodotto da Soderberg e Clooney, questo film "de rapina" non si distacca troppo da Ocean's eleven, perlomeno negli intenti. In questo caso il film preso a modello è I soliti ignoti e l'impostazione è sicuramente meno autoriale, avendo Soderbergh messo solo i soldi. Però alla fin fine funziona. Comunque una cacatiella divertente.
[Amarcord]
3.5/5

Selezione ufficiale - fuori concorso
Hollywood ending
di Woody Allen [USA]
con Woody Allen, Téa Leoni
Allen torna a parlare di cinema con una commedia che vuole essere graffiante e acida, che sicuramente diverte parecchio, ma che come la maggior parte dei suoi recenti film non sembra avere la forza dei bei tempi.
Nota di colore: Téa Leoni ha un sorriso bellissimo, Tiffani-Amber Thiessen delle tette pazzesche.
Nota di gossip: la proiezione era senza sottotitoli e Tifa continuava a chiedere il commento audio al povero Boba-Fett. Uno spettacolo indecoroso.
[Cotta]
3/5




Giovedì 13 giugno 2002
Mmm... Messico/Italia è da seguire, dai, anche se di 'sti pipparoli azzurri mi sono già stancato, soprattutto di fronte allo splendore del nord e dell'estremo oriente. Comunque la seguo e faccio benissimo, perchè certi spettacoli di follia collettiva in redazione non capitano tutti i giorni. Rusconi che, sul gol di Del Piero, ovviamente, scatta in piedi urlando con la vena gonfia sul collo e infilandosi in corridoio mulinando le braccia rimarrà per sempre stampato a fuoco nella mia memoria. E poi oggi si riescono a vedere tutti i film anche cominciando più tardi...

Quinzane des Réalisateurs
Morven Callar
di Lynne Ramsay [GB]
con Samantha Morton, Kathleen McDermott
Un pretenzioso drammone esistenziale sulla vita, la morte e la mancanza di sensi di colpa, per una ragazza che si appropria del romanzo scritto dal suo ragazzo morto suicida (ma dimmi te) e ci tira su un pacco di soldi. Ben fotografato, ma fondamentalmente una gran rottura di palle.
[Fino alla fine del mondo]
2.5/5

Selezione ufficiale - concorso
Le fils
di Luc e Jean-Pierre Dardenne [Francia]
con Olivier Gourmet, Morgan Marinne, Isabella Soupart
Premio per il miglior attore a Olivier Gourmet
Menzione speciale della giuria ecumenica
Pallosissima parabola sul senso di colpa e sulla capacità di perdonare. Dalla mezz'ora circa in poi ho cercato di dormire, ma era difficoltoso perchè il grosso del film era ambientato in una falegnameria e, insomma, appena iniziavano a far casino con seghe e martelli mi svegliavo. Francesi di merda.
[Segaiolo]
2/5

Selezione ufficiale - concorso
L'ora di religione (Il sorriso di mia madre)
di Marco Bellocchio [Italia]
con Sergio Castellitto
Menzione speciale della giuria ecumenica
Cazzutissimo film di un regista fino adesso a me sconosciuto, che tratta in maniera asciutta, forte e toccante una serie di tematiche scomode e difficili, che in mano a uno qualsiasi degli stronzissimi registi italiani (compreso il mio omonimo) avrebbero generato l'ennesima pattumiera. L'ora di religione, invece, è fra i migliori film del festival e dell'anno, grazie soprattutto all'ottima sceneggiatura e alla spettacolare interpretazione di Sergio Castellitto.
Nota di colore: in Italia ha generato polemiche a non finire fondamentalmente per una bestemmia urlata da un personaggio verso metà; al festival di Cannes si è beccato la menzione speciale della giuria ecumenica. Bah...
[Vero credente]
4.5/5

Selezione ufficiale - fuori concorso
Carlo Giuliani, ragazzo
di Francesca Comencini [Italia]
Un documentario sulla tragedia del G8, che racconta i fatti dalla nascita alla morte secondo il punto di vista della madre di Carlo Giuliani, il ragazzo vittima di quei giorni. L'impressione mia è che si voglia un po' strumentalizzare la cosa e comunque la visione della madre è ovviamente filtrata dalle emozioni e dalla rabbia, quindi tutt'altro che equilibrata. Se la cosa possa essere importante o meno non lo so, sta di fatto che alcuni passaggi mi hanno un po' infastidito. Certo la cosa non è paragonabile alla ridicola appendice (che non credo sia giunta nelle sale all'uscita del film) costituita da interviste a chiunque avesse incontrato anche solo una volta in vita sua il ragazzo che, ovviamente, lo dipingono come il più grande dei santi.
[L'ultimo martire]
2.5/5 (0/5 all'appendice)




Venerdì 14 giugno 2002
Ok, i gironi stanno andando alla grande. Gli idoli danesi hanno liquidato i cretini d'oltralpe (dio, il cross di Tofting!) dominando il gruppo e i cugini svedesi hanno vinto pure loro il girone. I giapponesi hanno liquidato la tunisia conquistando anche loro il dovuto e adesso mi gusto coreani e statunitensi che fanno il loro dovere. Fanculo il primo film della giornata, non mi posso perdere le mie squadre che danno spettacolo...

Quinzane des Réalisateurs
Once upon a time in the Midlands
di Shane Meadows [GB/Germania]
con Robert Carlyle, Rhys Ifans, Kathy Burke
Problemi di donne e di lavoro, crisi esistenziali, un cast costituito quasi solo da macchiette, un pizzico di denuncia sociale e Robert Carlyle. Ovvero tutti gli ingredienti per realizzare la classica commediola britannica, innocua, scorrevole e divertente.
[La rivincita dei nerds]
3.5/5

Quinzane des Réalisateurs
Blue Gate Crossing
di Chih-yen Yee [Taiwan/Francia]
con Bo-Lin Che, Guey Lun Mei, Liang Shu Hui
Dei film che ho visto in rassegna, questo è senza dubbio il mio preferito. Una romantica commediola adolescenziale che a qualcuno ha ricordato i fumetti di Mitsuru Adachi. Nel paragone c'è del vero, ma lo sport e l'umorismo sono troppo poco presenti perchè le due cose siano veramente accostabili. Resta comunque un piccolo e poetico film, di una tenerezza quasi disarmante e con dei protagonisti bravissimi.
[Toccante]
4.5/5




Sabato 15 giugno 2002
Beh, ok, stamattina si è giocata la partita più noiosa della storia, ma adesso è il momento di farla, la storia. Gli idoli se la vedono con quegli stronzi alcolizzati degli inglesi e non sarà facile, anche perchè a quanto pare Tomasson e Tofting (lui, il dio greco) non si sono molto ripresi dagli infortuni. Ma vabbè, vedremo in campo. Di sicuro non mi perdo la partita per andare a vedere un film francese del cazzo, e poi devono venire Mensola e il Della a tifare...

... ... ... ... ... . .. .

No, ragazzi, non ce la faccio, sono distrutto, sono troppo depresso per fare qualsiasi cosa, figuriamoci uscire di casa e andare al cinema. Ne riparliamo domani, eh?




Domenica 16 giugno 2002
Ok, mi sto piano piano riprendendo dal Colpo. Certo, la depressione rimane: la mia squadra è uscita dai mondiali ed è uscita malamente. Almeno nel '98 il Brasile lo si era messo sotto prima di crollare, ma qui... Rimangono parecchie formazioni per cui simpatizzo, ma non è più la stessa cosa. C'è da dire che i risultati di oggi non aiutano: i cugini svedesi sono usciti con gli afro, oltretutto dopo essere andati a un soffio dal golden gol, e l'Irlanda se l'è fatta mettere al culo dalla maledetta Spagna ai rigori. Vabbè, dai, magari al cinema mi ripiglio...

Selezione ufficiale - concorso
O principio da incerteza
di Manoel De Oliveira [Portogallo/Francia]
con Leonor Baldaque, Leonor Silveira, Isabel Ruth
E poteva mancare il polpettone di De Oliveira? Ovviamente no! Il solito interminabile sproloquio, questa volta incentrato su una serie di tradimenti e controtradimenti fra personaggi ultratricornuti. Il gradimento di un film di De Oliveira dipende forse un po' troppo dallo stato d'animo con cui ci si pone. Non ero in quello adatto. Sono uscito con un gran mal di testa.
[Ma quando muore?]
1.5/5

Quinzane des Réalisateurs
Une pure coincidence
di Romain Goupil [Francia]
con Alain Cyroulnik, Romain Goupil, Olivier Martin
Un film/documentario che denuncia i soprusi subiti dagli immigrati in Francia e i ricatti e le estorsioni cui devono sottostare per ottenere la cittadinanza. Un po' commedia, un po' film verità, la pellicola scorre e diverte abbastanza grazie alla simpatia dei tre protagonisti (gli unici interpretati da attori per proteggerne l'identità), che organizzano una specie di rapina a un ufficio di cambio monetario che fa da copertura al traffico sporco. Nel farlo, riprendono con una videocamera le attività illecite e useranno il tutto come prova per smascherarle. Se sono riuscito a guardarlo tutto col mal di testa che avevo, qualcosa di buono deve pur averlo.
[Vabbè, meglio andare a casa adesso]
3/5




Lunedì 17 giugno 2002
Gli Stati Uniti mi hanno dato una grande giuoia. Finalmente una fra le poche squadre che mi sono rimaste ha passato il turno. Certo, poi il velo della tristezza è calato su di noi con la merda verdeoro che si è fatta nuovamente aiutare dagli arbitri contro il Belgio, ma vabbé, non si può avere tutto dalla vita. Intanto ho azzeccato la scommessa sul minutaggio del gol...

Selezione ufficiale - concorso
All or Nothing
di Mike Leigh [GB]
con Timothy Spall, Lesley Manville
Dramma familiare all'inglese, coi tipici problemi esistenzial/familiar/lavorativi, un protagonista un po' stupido e tanto parlare a vuoto. Un cast molto azzeccato e molto ben diretto e una colonna sonora che a seconda dei momenti passa dal fastidioso all'irritante. 'sti film hanno smesso di commuovermi (ammesso che l'abbiano mai fatto) da tempo, ma quando sono fatti bene si lasciano pur sempre guardare.
[Cinico TV]
3/5

Selezione ufficiale - concorso
Kedma
di Amos Gitai [Israele]
con Andrei Kashkar, Helena Yaralova
Si fottano Gitai e le sue merdate da festival. Un'ora e mezza abbondante di macchina a spalla che vaga senza meta in zona di guerra, mostrando esempi di bassa umanità, sbudellamenti "a sorpresa" e tanta sapida verità.
[Israeliano]
0.5/5

Selezione ufficiale - concorso
Russian ark
di Alexandr Sokourov [Russia/Germania]
con Sergei Dontsov, Leonid Mozgovoy
Un unico, lunghissimo (e a quanto pare privo di tagli) piano sequenza di 96 minuti che illustra un "tour" nel museo Hermitage di San Pietroburgo. Un affascinante viaggio nel tempo, con le ambientazioni che prendono vita e trasportano lo spettatore nel diciassettesimo secolo, grazie a una messa in scena mostruosa e a una cura per l'immagine impressionante. Un colossale esercizio di stile, una sega mentale per superdotati, sicuramente non da vedere in chiusura del sesto giorno di festival...
[Interminabile]
4/5




Martedì 18 giugno 2002
La tragedia è avvenuta: i turchi di merda (che giocano bene, va detto) hanno buttato fuori il Giappone. Tra l'altro il brasiliano importato ha pure preso l'incrocio dei pali con una punizione; sarebbe stato meraviglioso se li avesse salvati l'oriundo. Poco male, perchè adesso scendono in campo i geni del male contro gli stronzetti in vacanza.
"BENVENUTI ALL'INFERNO"

... ... ...

:DDDDDD ROTFL Bene, adesso il resto d'Italia si sente come mi sentivo io sabato. Anzi, forse anche peggio.
Molto bene, anzi. E' decisamente valsa la pena di saltare un (o due, non ricordo) film anche oggi. E comunque le intersezioni fra mondiali e festival finiscono qua, dato che i quarti si giocano a partire dal 21 e la rassegna finisce domani.
Nota di colore: in metropolitana sale un orientale e si guarda intorno circospetto e terrorizzato... :D

Quinzane des Réalisateurs
Japòn
di Carlos Reygadas [Messico/Spagna]
con Carlo Reygadas Barquín, Alejandro Ferretis, Magdalena Flores
Menzione speciale della giuria della Caméra d'or
Mmm... È passato del tempo e di questo film ricordo solo che dopo un inizio promettente si trasforma una palla mortale, che ho passato la maggior parte del tempo ai fatti miei e che verso la fine si vede un cinquantenne (circa) che fa sesso con una settantenne (circa).
[Mi viene da vomitare]
0/5

Semaine de la Critique
Respiro
di Emanuele Crialese [Italia/Francia]
con Valeria Golino
Vincitore della semaine de la critique
Un film ambientato in Sicilia, parlato quasi per intero da gente con un accento "leggermente" marcato, che racconta (se non ho capito male) una specie di mito del posto. Leggero e divertente, il film di Crialese riesce nel non facile compito di var sembrare Valeria Golino un'attrice; per il resto, se si esclude un finale forse un po' troppo pretenzioso, si lascia guardare che è un piacere.
[Terrone]
3/5

Nota di colore: dopo respiro sono andato a casa perchè assalito da un feroce mal di testa (frutto del bellissimo Japòn, suppongo). RuMiKa, Boba e Tifa, invece, andavano a vedersi Ten, di Abbas Kiarostami. Arrivo a casa, mi connetto per scaricare la posta, mi soffermo a leggerla e dopo dieci minuti vedo attivarsi su ICQ il nick RuMiKa. Evidentemente non hanno gradito il film (che comunque è invece piaciuto parecchio a Babich)...




Mercoledì 19 giugno 2002
Beh, siamo arrivati all'ultimo giorno di festival. A 'sto giro il fisico non mi ha proprio retto e ne sono uscito moribondo. Vediamo di chiudere...

Quinzane des Réalisateurs
Laurel Canyon
di Lisa Cholodenko [USA]
con Frances McDormand, Christian Bale, Kate Beckinsale, Natascha McElhone, Alessandro Nivola
Opera seconda di Lisa Cholodenko, autrice dalle origini televisive che si scrive i propri film (il primo è tale High Art, con la Radha Mitchell di Pitch Black e agli utenti di IMDB è piaciuto assai, per quel che può valere). Una gradevolissima commedia su drammi e controdrammi familiar-amorosi [lui sta con lei che si infatua dell'altro che va a letto con la madre del primo lui, che nel frattempo ha una storia con la sua collega], con un cast molto ben assemblato e il solito grandissimo Christian Bale a contendersi la scena con la moglie di non so più quale fratello Coen. Gli altri tre svolgono fondamentalmente il ruolo della carne e lo fanno bene. Sesso, droga, rock 'n roll e ancora sesso.
[Seducente]
3.5/5

Quinzane des Réalisateurs
Sex is comedy
di Catherine Breillat [Francia]
con Anne Parillaud, Grégoire Colin, Roxane Mesquida
Quella gran zoccolona della Breillat si butta nel metacinema e realizza un film sulle sue esperienze personali dietro alla macchina da presa. Il tema del giorno: convincere i propri attori a girare scene di sesso integrale. Pretenzioso e, nonostante i soli 92 minuti di durata, interminabile, ha qualche momento divertente, frutto più che altro della tematica e delle situazioni che genera.
[Sessoso]
3/5

Selezione ufficiale - concorso
Mies vailla menneisyytta (L'uomo senza passato)
di Aki Kaurismaki
con Markku Peltola, Kati Outinen
Gran premio speciale della giuria
Premio per la miglior attrice
Gran premio della giuria ecumenica
E come per l'ultimo festival di Venezia, si chiude in gran bellezza, con questa commedia folle e schizoide, i cui personaggi parlano solo per frasi fatte e si atteggiano come star di un fotoromanzo. Tenero e straniante, adorabile nella sua "diversità".
[Assurdo]
4/5


Ah, per chi non lo sapesse, i Mondiali li ha vinti il Brasile.

 
cookieassistant.com