Buffy the Vampire Slayer - Season 2 (USA, 1997/1998)
creato da Joss Whedon
con Sarah Michelle Gellar, Nicholas Brendon, Alyson Hannigan, David Boreanaz, Anthony Head, Charisma Carpenter, James Marsters, Juliet Landau
Passare dalla seconda stagione di Friday Night Lights alla seconda di Buffy l'ammazzavampiri è abbastanza straniante, perché ti ritrovi davanti a due modi di intendere e scrivere un telefilm completamente opposti. Da una parte il flusso continuo, il racconto che procede di episodio in episodio, dall'altra il vecchio modello della sottotrama portata avanti di sfondo alle puntate autoconclusive e che esplode ogni tanto nei momenti chiave. Da una parte uno stile di scrittura realistico, umano, che cerca di dare a ogni personaggio un taglio credibile, dall'altra un gruppo di protagonisti che fanno continuamente a gara a chi dice la battuta più ganza. Insomma, estremi opposti, appunto. Certo, poi ti guardi la quarta di Prison Break e ti ritrovi davanti il peggio dei due mondi, con personaggi che sparano solo minchiate ridicole in un racconto "unico" tenuto assieme con lo sputo. Ma lasciamo stare.
Il secondo anno di Buffy l'ammazzavampiri è quello in cui la serie inizia a trovare una sua forma, gli autori cercano i giusti equilibri e l'universo narrativo comincia davvero a strutturarsi. L'avvio non è dei migliori e nella prima metà c'è più di un episodio sottotono, anche se ancora una volta ci pensano l'adorabile atmosfera stupidina e il carisma dei cattivi di turno a tenere tutto in piedi, mentre comunque le belle idee si sprecano, a cominciare dal modo sprezzante in cui viene risolta una fra le questioni più delicate dell'annata precedente. Si sorride coi dialoghi sempre spiritosi e ricchi nel loro gusto per la citazione, si nota lo sforzo di far evolvere i personaggi e la rete di relazioni fra di loro verso quel tripudio emozionale che li avvolgerà poi, si percepisce la voglia di andare oltre.
E, a riguardarlo, si notano anche una marea di piccole cose che alla prima visione spiccavano magari solo a livello subliminale: tonnellate di accenni, dettagli, trovate, indizi che piano piano saranno negli anni ripescati e rimescolati per dar vita alle vicende, personaggi che da semplici comparse si trasformeranno in protagonisti fondamentali, basi per la creazione della delirante mitologia che sarà raccontata in seguito. Gli accenni al sindaco, le apparizioni di Jonathan, le cose dette e sussurrate a spizzichi e bocconi... a Joss Whedon e a chi lavorava con lui piacciono un sacco i fumetti americani e il modo in cui sviluppano la serialità, c'è poco da fare.
Ma nonostante tutto questo, e nonostante qualche episodio più riuscito degli altri, si diceva, per una decina di puntate la stagione fatica a decollare. Poi, però, succede qualcosa, e in una manciata di episodi la serie esplode, letteralmente. Si anima il meccanismo narrativo che - pur senza rinunciare allo schema del "mostro della settimana" - diventerà sempre più preponderante e trascinato di puntata in puntata. Si affina sempre più il fantastico equilibrio fra dramma e commedia, capace di lasciarti totalmente di sasso al termine di un episodio in cui non hai fatto altro che ridere.
E ti ritrovi davanti a una puntata spiazzante come Ted, cui è mancato il coraggio di portare fino in fondo la sua idea, ma che ti coglie impreparato fra le stupidate che lo circondano e ti agghiaccia per una mezzora buona. O la splendida Passion, che nonostante qualche ingenuità ti trascina senza tregua, lavorando proprio sulla capacità che ha la serie di farti amare i suoi personaggi, e ti stende sul colpo con quella splendida scena della telefonata. E poi la doppietta conclusiva, divertente, appassionante, drammatica, con un finale che levati.
La seconda stagione di Buffy è imperfetta, inciampa in più di un momento è finisce per essere molto meno coesa ed omogenea di come me la ricordavo. Ma ha dei picchi spettacolari, due o tre momenti fra i migliori dell'intera serie, e mostra chiaro il processo di maturazione e definizione che porterà ai successi futuri. E ha non uno, non due, ma ben tre cattivi tutti bellissimi, fortissimi e fighissimi. I miss Prague.
Nel simpatico ventesimo episodio c'è Scofield, che dieci anni prima era tale e quale a oggi, ma si sparava meno le pose e diceva molte meno minchiate. Il telefilm me lo sono guardato in DVD e in lingua originale (voci, traduzioni, battute, riferimenti pop, citazioni, censure, Yoda, McNuggets, yaggidy yack). Dal punto di vista audiovisivo 'sti DVD sono francamente dei mezzi cessi, va detto. Anche di questa stagione Alessandro Ianni aveva scritto su Nextgame, ma non linko perché fa troppo cacare e oltretutto non sono d'accordo con quel che aveva scritto. Comunque, se proprio ci tenete, usate il motore di ricerca. Che due clic in più non si buttano mai via.
Scriptnotes, Episode 665: What Can You Even Do?, Transcript
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The original post for this episode can be found here. John August: Hello
and welcome. My name is John August. Craig Mazin: Well. My name is Craig
Mazin. Jo...
3 ore fa
6 commenti:
Se vuoi farti del bene ti consiglio di guardare Californication: oltre ad avere uno dei miei attori preferiti (quel David Duchovny sesso-dipendente di X-Files) è semplicemente una delle migliori serie ch'io abbia mai visto, anche se la seconda stagione vive un pò di alti e bassi. BTW, quoto, Scofield sucks.
Californication ce l'ho in lista da tempo, ma per un motivo o per l'altro finisco sempre per guardare altro. Prima o poi...
Quarta in arrivo, sarebbe ora che ti mettessi in pari invece che guardare Prison Break per manie di completezza e sadismo (suppongo).
Masochismo, al limite.
Nono, proprio sadismo, chi legge è indirettamente coinvolto dalla tua abilità narrativa e quindi si cucca il carico depressivo che è Prison Break stagione 4. BTW, il podcast del Tentacolo pensate di riprenderlo entro luglio?
Hahahaha, lo prendo come un complimento.
Per il Tentacolo, sinceramente non lo so. Io sono parecchio impegnato, gli altri due ancora di più... :D
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