Damsels In Distress (Nuova Zelanda, 2011)
di Whit Stillman
con Greta Gerwing, Analeigh Tipton, Megalyn Echikunwoke, Carrie MacLemore, Adam Brody, Ryan Metcalf
Damsels In Distress approccia in una maniera tutta bizzarra, stralunata, surreale, sostanzialmente fuori di cozza, un tipo di racconto invece assai tradizionale nel mondo delle commedie americane. Lo spunto di partenza è fondamentalmente lo stesso di Mean Girls: ragazza tutta carina e adorabile arriva al college e si inserisce nella banda di gnoccherelle elitiste, belle e forse un po' oche. Solo che in questo caso non si tratta del solito gruppetto di stronze insopportabili, anzi, pur nella loro maniera un po' arrogante, sono brave guaglione che cercano di fare del bene. Tipo, per dire, frequentano degli sfigati per migliorare la loro vita e organizzano un circolo di supporto per convincere gli aspiranti suicidi a non compiere il tragico gesto.
Da qui si sviluppa una storia che racconta di piccoli, completamente assurdi drammi sentimentali e faccende universitarie, i cui protagonisti paiono tutti costantemente sotto effetto di sostanze stupefacenti. Sembra di stare guardando un film di Wes Anderson, ma senza l'affascinante (o stucchevole, fate voi) ricerca visiva di Wes Anderson. Sono tutti strani e bizzarri, ma in un mondo in cui è normale essere strani e bizzarri, la gente parla in maniera sempre forbita, incessantemente sarcastica, e ogni personaggio è lo stereotipo di se stesso, con i rincoglioniti della fraternita dei rincoglioniti che sono talmente rincoglioniti da non saper nemmeno distinguere un colore dall'altro. E a un certo punto c'è il numero da musical, ovvio.
Bello? Boh, leggo che ha chiuso il Festival di Venezia fra gli applausi, ma tutto questo entusiasmo non me l'ha generato. Bizzarro e intrigante, questo sì, e ogni tanto ti strappa pure il sorriso, anche se per la maggior parte del tempo ci si fa più che altro rapire dall'atmosfera surreale e svampita, dai dialoghi stilizzati e sopra le righe, e dal modo senza dubbio elegante con cui si riescono a sovvertire diversi stereotipi delle commedie giovanili e si punta sul politicamente scorretto senza scivolare nel volgare. Ma sì, bello, dai.
L'ho visto in lingua originale al Filmfest München. IMDB mi dice che in Italia, oltre ad essere passato dal Festival di Venezia, è uscito a Maggio, ma ho il dubbio che menta. Seduto in sala di fianco a me c'era un giornalista tedesco che ha passato tutto il film a prendere appunti su un foglio e a sghignazzare come se stessimo guardando un film dei tempi d'oro della trinità Zucker/Abrahams/Zucker. Un tizio di fianco a lui s'è pure incazzato.
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