L'occupazione a scuola, giocando a calcetto davanti al bar e dormendo sdraiato sui banchi della mia classe. Alzarmi in piedi al Grand Canyon, durante l'ennesimo raduno, guardarmi intorno, osservare tutta quella bella gente, sentirmi felice. Divertirmi un sacco con Leisure Suit Larry 2, volere un altro di quei giochi con gli enigmi, chiedere al tizio di Pergioco di consigliarmi qualcosa di simile e ritrovarmi fra le mani uno strip poker. Ubriacarmi riuscendo sempre a rimanere in quella magnifica zona in cui so perfettamente cosa sto facendo ma non me ne frega nulla perché i freni inibitori sono andati. Giungere fino a sboccare solo tre volte in vita mia, assicurandomi che fossero occasioni che se lo meritavano. La notte passata dormendo di fianco a mia madre e continuando a svegliarmi e a spostare la micia che le saliva sopra, perché avevo paura combinasse qualcosa alla flebo. Le giornate trascorse con Omar sdraiato sui prati ad ascoltare decine di gruppi rock sconosciuti in giro per festival. Cazzeggiando sotto il sole con un panino alla salamella, facendo una partita a carte, sdraiandomi sotto le stelle e chiudendo gli occhi mentre la musica mi entrava nello spirito. Mia zia che risponde al telefono una mattina e io ho già capito che papà è morto. Ualone che torna a casa completamente ubriaco, vede che sto giocando a Sonic Adventure e comincia a urlare: “gli omini blu”. Buttarmi giù per le piste nere come un cretino, senza senso e senza coscienza. Lo sguardo sconsolato della mia bella cagnona quando si è resa conto che quell'estate mia madre non era tornata assieme a me. La convinzione che in qualche modo avesse capito che non sarebbe tornata più. Il cortile della scuola elementare pieno di neve, io alto come un barattolo che ci arranco dentro, col bianco che mi arriva fin sotto le ascelle. Piangere al funerale di una persona che avevamo incontrato quattro volte in vita nostra, ma era comunque uno di noi, e non aveva davvero senso che gli fosse successo. Vedere per la prima volta Guerre Stellari al cinema, con vent'anni di ritardo. Farlo undici volte. Organizzare con Mensola il torneo di scommesse. L'unico ricordo netto di mio padre: lui che mi sgrida perché gli avevo spezzato le mine della matita. Avere un gatto disposto a tutto pur di infilarsi sotto le coperte e dormire con me. Tornare dal calcetto con la mia macchinina rimessa a nuovo dopo mesi di inattività. Rendermi conto che è lei, è la mia macchinina, ed è bello stringerne il volante. Sognare di fare il fumettista, il regista, lo scrittore, pensando a quanto sarebbe bello se un giorno qualcuno leggesse qualcosa di mio e si sentisse anche solo un pochino meglio per questo. Incrociare uno sguardo e sentirmi mancare il fiato, pensando che c'è qualcosa, non so cosa, ma è qualcosa di bellissimo. Alzarmi in piedi a urlare come un pazzo osservando da pochi metri di distanza Pozzecco che taglia la difesa lituana e va a regalarmi una medaglia d'argento. Camminare come uno stronzo in giro per San Francisco, per due giorni di fila, fino a stare male fisicamente, a non stare più in piedi dal dolore. Sentire dolore netto, fisico, fortissimo alla gola mentre sto cantando le ultime canzoni al concerto dei Killers. Decidere che è il caso di smettere di cantare e che devo iniziare a urlare come un deficiente. Avere ancora mal di gola quattro giorni dopo. Innamorarmi ogni giorno di una ragazza diversa nell'anno passato lavorando in edicola. Zave che mi chiede di scrivere su Console Keeper. Solettone che prende me e Ualone e ci porta di peso a fare il colloquio in Future. Spagnolo che mi chiede: “Ma tu chi sei?”. Gli esami di maturità senza aver studiato assolutamente nulla. I brividi e le lacrime agli occhi nell'osservare Michael Jordan che scende in campo davanti a me. Piangere come un cretino ogni volta che guardo La Mosca. Verso metà e sul finale. Le nottate passate sveglio a leggere fumetti, cercando di non far rumore per evitare che mia madre si accorgesse che ero in piedi a notte fonda, ché il giorno dopo c'era scuola. Pisciare dalla finestra del settimo piano perché andare in bagno avrebbe significato fare rumore e farmi beccare. Giocare a calcetto coi giapponesi a Dublino e fare amicizia con Kazuhisa. Trovare sotto il tavolino un Dreamcast con attorno tanta gente che mi festeggia. Essere amico di tutte, innamorarmi di tutte, rosicare come un pazzo perché la danno a tutti gli altri. Claudio che mi telefona alle tre di notte perché ha trovato il passaggio segreto di Colonel's Bequest. Alzarmi, accendere il PC e mettermi a giocare. Andare a vedere Bruce Springsteen quattro volte senza aver praticamente mai ascoltato un suo disco per intero. Adorare ciascuna di quelle quattro volte (la quarta sulla fiducia). Bere fino a che quella del tavolo a fianco non diventa perlomeno carina. Cercare la rissa con quelli di terza pur sapendo che significherà solo prendere tanti ceffoni. Il primo bacio sulle scale, seduti in un angolino. Le decine di concerti degli Afterhours. Andare in giro per il mondo grazie ai soldi degli altri e godermene ogni momento, anche il peggiore. Flammare i miei datori di lavoro sul forum della concorrenza sei mesi dopo essere stato assunto e ritrovarmi convocato nell'ufficio del preside a litigare con Paglianti. Quattro anni dopo, quasi farci amicizia, all'E3, con Puccettone. Guardarmi attorno in un ristorante di Stoccolma e pensare che in fondo, a questa gente che non conosco, io un po' ci voglio bene. Osservare Giorgio Straulino che sta buttando via dei fumetti. Notare che uno dei fumetti parla di lupi mannari. Strapparglielo dalle mani con la forza. Cominciare a leggere Dylan Dog. Cominciare a leggere fumetti italiani. Andare come uno stronzo in giro per Milano a lasciar caparre e comprare coppe, mettere d'accordo decine di persone, organizzare domeniche meravigliose in cui gente arriva da tutte le parti d'Italia per inseguire un pallone. Vincere, tre volte. Ma mai senza Bovati in squadra, cazzo. Colpa di alegalli. Passare un natale con Claudio ed Edvin giocando The Dig e facendo i turni durante la notte, con uno che dorme e gli altri due che lo svegliano se riescono a risolvere l'enigma. I lettori di PSM che dopo due anni ancora mi trovano su MSN, Facebook, Xbox Live e mi dicono che gli manco e son carini e io mi commuovo. Quelli che hanno come nick Naruto93 e mi fanno sentire vecchio come uno stronzo. A parte il fatto che ormai mi sento vecchio anche di fronte a molti colleghi. I lucciconi agli occhi ogni volta che guardo un film Disney. Cinque persone in macchina dirette verso la Brianza profonda un triste pomeriggio di qualche tempo fa. Pensare che i fumetti giapponesi sono roba per bambini. Scoprire che fra i fumetti giapponesi c'è Ken il guerriero. Cominciare a leggere fumetti giapponesi. Fare stage diving e incrinarmi le costole. Balbettare e arrossire perché non so come fare, cosa dirle, come comportarmi. Andare con Vito a comprare il cavo per l'antenna, sollevare pezzi di pavimento per farlo passare da una stanza all'altra, tenere la TV costantemente accesa in redazione durante le olimpiadi. Comprare un numero dell'Uomo Ragno perché quell'estate non avevo un cazzo da fare. Iniziare a leggere fumetti americani. Conoscere Omar che mi sobilla e finisce per farmi comprare tutti I fumetti che ancora non leggo. Il Dylan Dog Horror Fest, le maratone di sangue e risate, gli applausi, i fischi e le ovazioni. Incontrare sempre le stesse persone al New Rocky quando c'era manifestazione, farci amicizia giocando a Virtua Racing, non vederle mai più dopo la fine della scuola. Io, Cardillo e Babich che cospiriamo al ristorante giapponese. I panini di McDonald's mangiati alla Montagnetta con Gizmo. Andare a vedere Akira al cinema. Leggere It e Il signore degli anelli in fila, nel giro di due settimane, durante un'estate in cui non avevo un cazzo da fare. La gente meravigliosa che ho perso di vista e non ritroverò mai più. Girare tutta la città in preda alla febbre perché la missione è di quelle importanti e quel regalo va trovato. Pensare che è un peccato non poter raccontare a mia madre tutto quello che ho combinato di bello e di meno bello in questi dodici anni. Essere convinto che avrebbe adorato tutte queste persone che ho portato in casa. Decidere che non importa un cazzo se ho perso i documenti e che a Gallipoli ci devo andare. Saltare in macchina e viaggiare tutto il pomeriggio e una buona fetta di notte, da solo, urlando assieme all'autoradio, per raggiungere quella banda di terroni. Kyoto ricoperta di neve, solo per un giorno, il giorno in cui andiamo alla foresta di bambù, con quel cappellino rosa che spunta in mezzo al bianco. I primi anni delle rassegne di Cannes e Venezia, a correre come fessi sotto la pioggia scappando da un cinema all'altro, guardando anche sette film al giorno, impazzendo con l'occhio spiritato. Andare con Omar a comprare il Nintendo 64, tornare a casa, trascorrere le successive dodici ore su Mario Kart. Le mattinate passate dormendo con la testa schiacciata sul banco di scuola. Piangere dal ridere, fino a stare male e contorcermi per terra. Stricchio davanti al Saloon, nulla di umano. Bob dall'altra parte della strada, che si vedono i tocchi. Quel primo bacio in macchina, vergognandomi perché non riesco a nascondere l'erezione più colossale della storia. Il concerto dei Megadeth con Danilo, scoprendo quanto è divertente saltellare in giro a ritmo di musica. Tutto che finisce e ricomincia, così, in un istante, con un respiro che si ferma per sempre, in un pomeriggio del 1997, mentre sto schivando i ragni giganti di Resident Evil. Le videocassette di Batman, Robocop e Grease consumate guardandoli ogni giorno. Cacare sul parabrezza della macchina di quel tizio antipatico. Un'ora abbondante in aereo trascorsa scrivendo questo cumulo di banalità. Tutte le altre banalità che ci sarebbero state bene ma non mi vengono in mente, neanche adesso che sono sveglio alle cinque del mattino con il russare di Solettone sullo sfondo. Gli sfidini in redazione e il torneo col draft. Parlarle per ore e scoprire che dietro quel sorriso e quegli occhi c'è tanto altro e che ormai sono fregato. Il piacere fisico dello scrivere, il senso di liberazione dopo averlo fatto, la necessità un po' tanto esibizionista di farmi leggere.
La prima, la seconda e la terza stagione.
Avanti, sempre, dritto.
Scriptnotes, Episode 665: What Can You Even Do?, Transcript
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The original post for this episode can be found here. John August: Hello
and welcome. My name is John August. Craig Mazin: Well. My name is Craig
Mazin. Jo...
6 ore fa
27 commenti:
Cazzo, e ci sei riuscito!
Cazzooo!
CAZZOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
tutto ciò è bellissimo
Mi riporti l'autografo di Bittanti?
Ci deve scrivere: da MBF a Fotone, che è uno che non si annoia mai quando legge i miei libri, anzi...
HAhahahha, non so se riesco a beccarlo, la cenetta fra ghei di ieri sera è saltata. Nel caso, faccio il possibile.
Allora puoi ripiegare su quello del Crosignani, però deve firmarsi con IL DOTTOR MALE.
Se si mette un mignolo in bocca e un vestito grigio è lui...
XD
Eh, ma la cena fra ghei era con entrambi. Vediamo se ci si riesce a beccare un'altra sera, boh...
Allora randella il primo malcapitato a caso che incontri da qualsiasi parte e digli che è da parte mia.
Solettone russa troppo ma troppo forte.
Fischi, sbuffi, ronfi...un concerto di cacofonia.
Io ho ancora gli incubi.
Però avrei premergli fortissimo la pancia.
Se lo fai tu, riprendi con la videocamera!
HAhahahaha, in questo momento sta producendo suoni che manco in Hellraiser 2.
Ahahahhahah
Sarebbe grandioso fargli come in Jackass al padre di Bam Margera...
Poi, ovviamente, bisogna fuggire lontano.
Hai notato che il suo russare copre anche il volume massimo di qualsiasi lettore mp3 portatile?
HAhahaha, ma chi vuole coprirlo, è una figata, pare una composizione di Hans Zimmer.
AHAHAHAHAH
In questo momento vi immagino così: Sole che, mezzo nudo e le coperte sottosopra, produce suoni abnormali e tu, compito e seduto all'angolo della stanza, con il programma del concerto di Zimmer, che ascolti attento, ogni tanto guardi l'orologio da taschino e confabuli con la vecchiarda dai capelli viola che -incredibilmente- era lì anche lei per il concerto.
E invece sono a letto in mutande. La cosa fondamentale di questi giorni è che appena entro in stanza mi metto in mutande e maglietta sotto le coperte, qualsiasi cosa io debba fare.
Ieri sera mi sono andato a prendere sushi e yakitori qua sotto, e poi mi sono messo a mangiarlo in mutande sotto le coperte, mentre scribacchiavo.
Mutande sotto le coperte rulez.
(Letti separati)
Qualsiasi cosa ma non svegliarlo, le conseguenze potrebbero essere tremende...
Il mio analista conosce ogni dettaglio della volta in cui l'ho svegliato per chiedergli quale fosse la traduzione di "quill".
HAhahaha, ok, starò attento.
L'avrei anche letto, pareva carino, ma senza manco un capoverso non ce l'ho fatta, mi spiace :P
Lascia stare, non è interessante, l'ho ben scritto.
Questo è il tipo di post che avrei voluto scrivere io (tant'è che l'ho letto mesi fa e lo commento solo ora). Per fortuna l'hai pensato, confezionato e pubblicato prima tu: è venuto decisamente meglio.
Tutto il blog è interessante, in effetti...
Il punto è che... Boh.
Bravo.
Beh, grazie. :)
Hai ragione Giopep, sempre avanti.
L'articolo l'ho letto ed è stupendo.Ci sono arrivato 3 anni dopo ma meglio tardi che mai.
:)
Cavoli.
Dopo avere magnato con moglie e prole, aspetto che si faccia l'ora di mettere a letto il pupo e intnanto che lui e' di la a guardarsi Peppa PIg, io qui sull'ipad dopo avere letto degli ultimi film che hai visto, capito su questo tuo all story time...thx per averlo scritto.
E io very happy per te e per ign italia, e' gia qualche giorno che ho in mente di dirtelo. Avevo previsto che non avresti fatto fatica a trovare un nuovo posto nel grande cerchio della vita - siamo tutti connessi, mufasa -, ed ecco una bella occasione.
Nella vita ci sono persone che, in un modo o nell'altro, lasciano una traccia dietro di se, qualcosa per cui gli altri diranno "qui e' passato illo".
Qui e' passato Giopep.
Saluti, mik
Ciao carissimo, che piacere rileggerti. :)
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