È la seconda volta nel giro di neanche un anno che organizzo un weekend a Londra e mi organizzano un viaggio a Londra il giorno prima. Era già successo a giugno, si è ripetuto la scorsa settimana: partenza mercoledì mattina e rientro giovedì pomeriggio per l'evento legato a MAG, partenza venerdì sera e rientro domenica sera perché avevo voglia. Son cose belle e divertenti. Seguono pensieri sparsi un po' a caso su quel che ho fatto in questi (quasi) cinque giorni a Londra.
Mercoledì sera sono stato a mangiare al Matsuri High Holborn. In realtà non sono sicuro il ristorante fosse questo, ma mi pare proprio di sì. Ci hanno piazzati a un tavolo a ferro di cavallo, con in mezzo la piastra teppan-yaki e il cuoco che preparava carne, pesce e verdure facendo il fenomeno con gli strumenti, lanciando oggetti e pezzi di cibo per aria, dando spettacolo. Cibo buono, ma non eccezionale. Quantità sazianti, ma non strabordanti. Prezzi un po' altini, ma tanto non pagavo io.
Sabato a pranzo, invece, sono stato per la prima volta da Wagamama, che è questa catena abbastanza famosa in cui si mangia nippocibo un po' contaminato e sostanzialmente della categoria "cotto". Mi sono sparato un menu composto più o meno dalla roba che mangiavo a settembre al ristorantino di zuppaglia vicino all'albergo a Tokyo: Wagamama Ramen, ravioli Gyoza e boccia di riso. Tutto molto buono, prezzo onesto.
Sabato sera sono stato portato da Papero e Ganglio al Sakura, ristorante giapponese vicino a Oxford Circus. Menu molto vario, c'è davvero di tutto, sushi discreto. Ma insomma, niente di eccezionale. È molto più buono quello del Tomoyoshi Endo qua sotto, per dire. Ne ho mangiato un po' giusto l'altro ieri, e c'era dello sgombro da restarci secchi.
Domenica s'è fatto un giro dalle parti di Notting Hill. Una zona che, francamente, non mi piace molto. Però ho visitato due posti molto simpatici. Uno si chiama Hummingbird Bakery, ed è una pasticceria "american style", in cui preparano cupcake di tutti i tipi e torte che ti stroncano le coronarie solo a guardarle. Io mi sono mangiato un'enorme fetta di Red Velvet Cake che penso digerirò fra una settimana. Sempre lì in zona, ho fatto una profumata visita al The Spice Shop, un negozio specializzato e dedicato in toto a spezie e condimenti. Una cosetta piccola e strabordante, in cui ovunque ti giri trovi qualcosa di affascinante. Le spezie comprate le ho infilate nello zaino: durante tutto il volo di ritorno, ogni volta che aprivo lo zaino usciva una zaffata d'aroma speziato. Inebriante.
Sabato pomeriggio sono andato da Waterstone. C'era il 3X2. Ho speso talmente tanti soldi che mi hanno fatto la tessera fedeltà. "Ma vivi a Londra?" "No, ma ci vengo spesso per lavoro" "Bella!"
Giovedì mattina mi hanno portato a Camden Town. Non ci ero mai stato prima e ho scoperto un posto a modo suo affascinante, anche se non c'era davvero nessuno e i negozi erano abbondantemente chiusi fino alle undici. Però, insomma, poco importa: tanto ci sono tornato sabato pomeriggio. Ah, per chi è ignorante come me: Camden Town è una specie di quartierino in cui ci sono otto miliardi di negozi, baretti e ristorantini. C'è più o meno di tutto. E ci sono le insegne assurde e colorate, le bancarelle, il tizio che vende centomila tipi diversi di ciambelle, gli interni in legno con le statue dei cavalli, le cose strane e Cyberdog. Che è un negozio, uhm, un negozio... uhm... una roba. Vale un giro, senza dubbio.
Mega City, invece, è una fumetteria che sta a Camden Town. Non è fornitissima, e soprattutto ha quasi solo roba recente, però ci ho trovato il nuovo volume di praticamente qualsiasi serie io segua in lingua originale e ho speso una fortuna. Shame on you, Umberto!
The Economist, Edge, Retrogamer, GamesTM, Internazionale, Empire. Sono le riviste che compro ogni volta che mi capita di fare un viaggio in aereo, specie se passo da Londra e/o dintorni. Prima o poi mi deciderò ad abbonarmi. Se qualcuno vuole regalarmi gli abbonamenti, io gli voglio molto bene. Ah, sono anche le uniche riviste "cartacee" che leggo, assieme a Duellanti.
Ho visto Avatar all'Imax. L'Imax, per chi non lo sapesse, è un cinema dallo schermo particolare. È molto grosso, senza dubbio. Ma non è necessariamente spropositato. Voglio dire, lo schermo dell'Imax di Londra è largo 26 metri, quindi meno rispetto ai 30 metri della sala Energia all'Arcadia di Melzo. Però è alto 20 metri, quindi più dei 16,50 della sala Energia all'Arcadia di Melzo. Ma ovviamente è diverso anche il rapporto fra altezza e larghezza, di pari passo col formato. E il punto è proprio quello, il formato: un film girato in formato Imax va in alto, molto in alto. In più, all'Imax, c'è questo modo strano in cui sono disposti i seggiolini: dovunque tu ti sieda, sei parecchio vicino allo schermo, più che in altri cinema. Però, a esperienza mia, dovunque tu ti sieda non sei mai troppo vicino allo schermo. Il campo visivo è tranquillo.
All'Imax di Londra, tanti anni fa, ci ho visto Matrix Reloaded. Che era però proiettato nel suo formato regolare e non sfruttava quindi tutto lo schermo. Bello, eh, specie per il discorso sulla vicinanza, ma non necessariamente tanto meglio della sala Energia all'Arcadia di Melzo. L'anno scorso ho visto Watchmen all'Imax di Montreal, pure quello non in formato specifico. L'estate scorsa ho visto quella schifezza di Transformers: La vendetta del caduto all'Imax di Londra. Una porcheria che però, come già Il cavaliere oscuro in precedenza, aveva una manciata di scene girate in formato Imax. E quindi, in quelle scene, lo schermo veniva completamente riempito. E ti ritrovavi davanti Optimus Prime a grandezza naturale. E faceva decisamente il suo effetto. Nonostante il film di merda. E nonostante questa situazione delirante in cui il montaggio fra parti in formato Imax e parti in formato "regolare" produceva a tratti un continuo cambio nelle dimensioni dell'immagine. Roba da mal di testa.
Avatar è tutto in formato Imax, e pure in tre dimensioni. Ora, un film proiettato tutto in quel formato, bisogna dirlo, fa una gran cazzo di scena. Insomma, sei lì appiccicato a dei puffi alti come Optimus Prime. Hai detto niente. Va però precisato che l'immagine non occupava tutto lo schermo, ma era leggermente sottodimensionata, probabilmente per evitare che le ringhiere nella parte bassa della sala andassero a sovrapporvisi. In più c'è il 3D. Che all'Imax, va detto, utilizza gli occhialini usa e getta (anche se non te li fanno gettare) più squallidi che abbia mai visto. Sono molto grossi, probabilmente per far sì che possano "contenere" tutto lo schermo, e sono molto brutti. Funzionano? Sì, e bene. Ma non sono un intenditore e non saprei "recensirli", anche se do per scontato che ci sia una certa perdita rispetto alla resa che si può ottenere con gli occhialetti lussuosi e muniti di ricevitore che ti fanno indossare all'Arcadia di Melzo.
Ne è valsa la pena? Sì. Intanto perché, oh, ho comunque passato un bel weekend a Londra. Poi perché ho potuto guardare Avatar in lingua originale senza passare dal via. Poi perché lo schermo Imax, riempito per bene, casomai non l'avessi detto, fa una gran cazzo di figura. E poi perché il 3D, ripeto, funzionava. Chi ha visto Avatar in sala Energia all'Arcadia di Melzo si è perso molto rispetto a me? Certo: l'ha visto doppiato in italiano. Chi ha visto Avatar in 2D si è perso molto rispetto a chi l'ha visto in 3D? Beh, secondo me sì, perché comunque l'effetto "uah, figata!" è parte dell'esperienza. Però il film l'ho trovato molto valido a prescindere dagli occhialetti, di cui ti scordi dopo mezz'ora, quindi tutto sommato va bene lo stesso. Però, oh, eccheccazzo, su, un po' di duepuntozero.
La foto in apertura ha molteplici significati. Per scoprirli tutti, cliccatevi sopra e analizzate quanto scritto sul foglio bianco. La carta di credito è la peggiore invenzione nella storia dell'umanità. È un'arma di distruzione di massa. Cazzo, sono stato via di casa neanche una settimana e ho speso una fortuna. Maledetti, maledetti tutti.
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2 ore fa
1 commenti:
Per quanto riguarda l'immagine sottodimensionata, io ho notato che è così per diverse (non ho controllato sempre) proiezioni 3D, e immagino sia fatto per poter far "uscire" meglio le cose dallo schermo (così possono venire verso lo spettatore anche cose poste sul bordo).
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