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20.7.11

Two Lovers


Two Lovers (USA, 2008)
di James Gray
con Joaquin Phoenix, Gwyneth Paltrow, Vinessa Shaw


I padroni della notte l'ho visto alla rassegna di Cannes del 2007 e mi è parso un film pacchiano, abbastanza deludente, senza nulla di particolarmente interessante da dire e sostanzialmente un po' sopravvalutato, magari in nome di quel bellissimo - davvero! - inseguimento sotto la pioggia e delle mutande di Eva Mendes, che fanno sempre colore. Era, fra l'altro, il primo film di James Gray con cui avevo a che fare (non che prima ci fosse molto con cui avere a che fare: due film in dieci anni). Due anni dopo, un Gray che evidentemente s'era risentito perché avevo scritto che raccontava sempre di mafia russa, se n'è tornato a Cannes con questo Two Lovers, tutto incentrato su drammi esistenziali, amori impossibili e gente depressa. Senza morti ammazzati, o quasi.

Un morto ammazzato, in Two Lovers, in realtà c'è, ed è il protagonista. Che morto non lo è, ma è come se lo fosse. Two Lovers pare la versione depressa e occidentale di Orange Road, o di un qualsiasi manga romantico per adolescenti. Il triangolo è sostanzialmente lo stesso: un idiota indeciso e affascinato dalla bella un po' misteriosa, la bella un po' misteriosa in questione e, a fare da terzo vertice della sfiga, la brava ragazza innamorata e speranzosa che non si arrende mai, anche se rischia seriamente di restare al palo. Certo, qui non ci sono poteri psichici, gente che spruzza sangue dal naso e siparietti demenziali, ma insomma, siamo lì.

E com'è, Two Lovers? Strano. Non ha nulla, ma proprio nulla di anche solo vagamente paragonabile a quell'inseguimento là de I padroni della notte, e ha oltretutto fra i protagonisti una Gwyneth Paltrow non ancora resa sopportabile da Iron Man. Roba che per farci credere a tutto il carosello hanno dovuto mettere come terzo vertice questa un po' sfatta Vinessa Shaw. Altrimenti chi ci credeva, all'indecisione di Joaquin Phoenix? Ma soprattutto Two Lovers schiva tutto ciò che del precedente film di Gray mi aveva dato fastidio. La banalità, le pacchianerie, gli scivoloni di genere.

Al contrario, questo è un film delicato e controllato, che si concentra sui suoi personaggi cercando di dar loro (e, cosa ancor più rara, a chi ruota loro attorno) un taglio credibile, vivo. Vien quasi da pensare che sia gente – un po' sfigata – che magari ti abita a fianco. La bionda del quarto piano, o il tipo strano che ogni tanto incroci sul pianerottolo. Non la star del film di Hollywood, ecco. Ed è forse soprattutto per questo che un film così tranquillo, statico, in cui alla fin fine non succede praticamente nulla dall'inizio alla fine e si torna a poco più che il punto di partenza, riesce comunque a funzionare tanto bene.

Il film l'ho visto – in lingua originale ma senza sottotitoli – talmente tanto tempo fa che non mi ricordo neanche più quando, dove e come sia stato. E certo non mi ricordo se e perché possa meritarsi particolarmente una visione in lingua originale, al di là del fatto che i bravi attori come Joaquin Phoenix se la meritano a prescindere. Ne ho scritto adesso perché c'è sempre in corso il programma “quasi me ne dimenticavo”, con cui provo a recuperare post dimenticati nelle polverose pieghe delle bozze di Blogger. E sono quasi agghiacciato da come mi sia venuto fuori tanto liscio un post su una roba guardata così tanto tempo fa. Probabilmente son tutte scemenze sparate a caso.

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