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27.7.11

The Walking Dead prossimi venturi (3 di 3)


Quando Robert Kirkman ha chiuso la lunga saga di The Walking Dead dedicata alla permanenza nella prigione, beh, ha affrontato un momento non proprio dei più semplici. Si trattava di porre fine a un racconto che, di fatto, aveva definito la serie, trasportandola di botto dallo status iniziale di “uah, ma figata!” a quello di “oddio, ma è un capolavoro!”. E non bastasse questo, dalla prigione ce ne siamo andati con addosso un'ansia, un fiatone, un'agonia, un magone pazzeschi, grazie a un crescendo finale che levati. Le palle strizzate, i brividi lungo la schiena, il sudore sotto le ascelle, i peli tutti ritti. La meraviglia! E poi?

E poi non è facile, perché devi quasi ripartire da capo, specie dopo una svolta narrativa di quel genere, del resto non casuale. Devi trovare qualcosa che non deluda delle aspettative insostenibili e magari, già che ci sei, alzare pure la proverbiale asticella, perché non si sa mai. Per dire, Berserk, da una situazione sostanzialmente identica (inizio intrigante ma non convincente fino in fondo, poi lunga saga meravigliosa, poi, ehm, che facciamo?), è uscito in maniera rovinosa, andando completamente a catafascio e trasformandosi da “oddio oddio ma quanto è bello sto male ne voglio ancora!!!” a “ma quando finisce?”. Ormai con Berserk siamo entrati in quella zona “Dylan Dog attorno al numero cento, un po' prima, un po' dopo” in cui vai avanti a leggerlo per inerzia, abitudine, affetto, chiedendoti costantemente perché lo fai, dimenticandoti della sua esistenza fra un numero e l'altro, senza trovarci più nulla di interessante, al di là di quella vagamente morbosa voglia di sapere come andrà a finire.

Ecco, The Walking Dead, una delle serie più potenti manifestatesi nel decennio scorso (e sarà un caso se fra le altre c'è Invincible, altra creatura del Kirkman? Ovviamente no), stava in quella situazione lì, correva quel rischio lì. E i momenti dell'immediato post-prigione, quelli del decimo paperback, un accenno di quell'aria l'hanno pure fatto respirare. E un po' temevo. E un po', se vogliamo, è anche successo, perché così come l'utlimo degli sfigati della Squadra dei Falchi può guardare dall'alto in basso tutti i personaggi apparsi successivamente in Berserk, beh, una gran parte di chi si è manifestato dopo la prigione in The Walking Dead mi sembrava avere poco mordente.

Ma in verità era solo risacca, acqua che si trascinava via stancamente dopo il maremoto. Bisognava tirare il fiato, era inevitabile. Poi ha ripreso tutto a funzionare per benino, le cose si sono accumulate pian pianino, i personaggi hanno iniziato a crescere in maniera subdola e costante, come è proprio delle grandi opere seriali, ed ecco che, improvvisamente, siamo ritornati a quelle belle sensazioni di adorabile stillicidio, in cui a ogni pagina che volti hai paura per la tua stessa vita.

Ecco, è più o meno con questo stato d'animo che aspetto di leggere il quattordicesimo trade paperback di The Walking Dead, che ho ordinato un paio di giorni fa su Play.com (me l'hanno spedito ieri, mi arriverà nel 2013). Sta per andare di nuovo tutto a mignotte, è evidente, e sono troppo curioso di scoprire in che modo il Kirkman saprà nuovamente ribaltarmi le budella. Anche se, non so, ho come l'impressione che si rischi comunque, da un momento all'altro, che il tanfo di morto e stantio si trasferisca dagli zombi alla storia. Quanti altri luoghi di speranza da raggiungere, render propri e veder poi sbriciolarsi sotto i propri piedi potranno trovare Rick Grimes e chi gli sta attorno? Quanti altri personaggi riusciranno a sostituire degnamente quelli che sono venuti prima, senza risultare patetici e superflui? Si arriverà al punto in cui il Kirkman avrà addirittura il coraggio di far fuori Rick per rilanciare da zero la serie? O magari per concluderla? Boh?

Non ne ho idea, e sinceramente manco me ne frega troppo. Fino a che sborsare quella decina di euro ogni tot mesi significherà procurarmi dosi di piacere purissimo ed emozioni forti, continuerò serenamente a farlo. E poi vediamo come va a finire.

Per chi fosse interessato e non sapesse, The Walking Dead è una serie a fumetti mensile – nei classici albetti da venti pagine circa – che esce negli USA da un po' meno di otto anni. Da un annetto è partita anche una ristampa, The Walking Dead Weekly, che ripropone gli stessi identici albetti, dal primo numero, con cadenza settimanale. In più esistono diverse ristampe in volume. La primissima versione, quella che seguo io, è costituita da raccolte brossurate che includono sei albetti ciascuna. A seguire, sono uscite sempre nuove versioni, in volumi sempre più grossi e lussuosi, da dodici, ventiquattro e addirittura quarantotto albi l'uno. L'edizione italiana, curata da Salda Press, riproduce fedelmente i trade paperback da sei albetti l'uno, ma esce con un ritardo allucinante rispetto agli USA. Ed è in italiano. Pick your poison.

5 commenti:

Io l'ho già letto, ma non ti dico niente, se non che... Ecco.

Bel post! Io in realtà mi chiedo se per TWD (e anche per Berserk, in fondo) non ci possa essere anche l'effetto volume vs episodio singolo.

Cioè, Berserk m'è cominciato a calare da quando ho smesso di comprare i volumi italiani e ho cominciato a seguirlo in, mmm, diretta, e anche TWD da quando ho cominciato a seguirlo con Comixology su iPad al ritmo di un numero al mese mi sta lasciando un po' interdetto.

Cioè, il piacere di leggerlo c'è sempre, ma a leggere un numero alla volta ti rendi davvero conto che nei singoli episodi succede davvero poco. Magari meglio aspettare di accumulare un po' di roba prima di darsi alla lettura, ma la tentazione è sempre troppo forte...

Sì, ci sono sicuramente fumetti (gran parte dei manga soprattutto, ma anche molti americani) che letti un episodio alla volta perdono tantissimo senza guadagnare nulla, perché non sono minimamente scritti come prodotto seriale, ma come racconto unico che ha la sfortuna di essere pubblicato a pezzetti.

In altri casi in cui invece il singolo episodio ha una sua dignità in quanto tale, ti perdi la potenza del leggere tutto in fila ma guadagni nel goderti meglio il fascino della struttura seriale, se è ben orchestrata. E, anzi, in quei casi, a leggere (o guardare, parlando di TV) tutto in fila migliora il coinvolgimento, ma emergono i limiti della struttura seriale.

Insomma, comunque vada si perde qualcosa. :D

Detto questo, io li leggo ora nello stesso modo in cui li leggevo all'inizio e ti garantisco che il calo di Berserk è dovuto al fatto che è calato. :D

Cmq su bookdepository.co.uk costava meno. :P

Quando ti coglie l'impulso improvviso e irrefrenabile, non sempre hai la prontezza di sopprimerlo e metterti a far confronti: clicchi dove capita e tanti saluti.

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