Buffy the Vampire Slayer - Season 3 (1998/1999)
creato da Joss Whedon
con Sarah Michelle Gellar, Nicholas Brendon, Alyson Hannigan, Anthony Head, Charisma Carpenter, David Boreanaz, Seth Green, Eliza Dushku, Harry Groener
La terza stagione di Buffy è quella che mette forse più palesemente in scena la metafora di fondo dell'intera serie, su cui un po' tutto il racconto, dall'inizio alla fine, si basa. Le difficoltà della crescita, del cercare il proprio ruolo nel mondo, di sconfiggere il destino infame e di sbocciare, novelle e meravigliose farfalle, scavandosi il proprio cammino al di fuori dal tristo bozzolo che circonda la nostra adolescenza. Insomma, roba da ragazzetti, che del resto erano il target principale della serie. Non che ci volesse un genio, a decidere di puntare forte su quest'aspetto nell'anno in cui i protagonisti delle storie si devono diplomare, ma tant'è.
Un anno di cambiamenti, insomma, che proietta tutta la serie in una seconda fase più adulta (si fa per dire), da cui nasce il serial parallelo dedicato ad Angel, e dove si fa un po' piazza pulita di molte faccende messe sul piatto in precedenza, senza ovviamente rinunciare a porre le basi per gli sviluppi futuri. Chiaramente la presenza della gemella malvagia Faith - altra metafora di quelle sottiline - è il massimo emblema di questa attenzione al tema della crescita, delle scelte, della ricerca di una propria identità. Per quanto - o forse proprio grazie al fatto che è - interpretata dall'insopportabile Eliza Dushku, Faith è un personaggio che funziona a meraviglia e si infila perfettamente nel cast della serie.
Rispetto all'anno precedente, si spinge con meno forza sul pedale del melodrammatico romanticismo, ma pregi e difetti sono molto simili, a cominciare dalla struttura a episodi autoconclusivi, che per lunghi tratti impedisce alla serie di decollare davvero, soprattutto per manifesta assenza di un cattivo carismatico. Il Sindaco Mengacci è un gran personaggio, e anche a rivederlo in azione continua a farmi schiantare dal ridere, ma rimane in disparte troppo a lungo e solo nella seconda metà di stagione inizia davvero a mostrare il suo potenziale.
Rimane però costante anche il bello spirito trash e dissacrante (tanto quanto la seconda stagione, questa terza si apre sostanzialmente liquidando in due mosse tutto il DRAMMA COLOSSALE della precedente), cui si accompagna la voglia di sperimentare con singoli episodi fuori dagli schemi e ricchi di idee particolari. Comincia poi a prendere definitivamente piede quel meccanismo adorabile in base al quale sono spesso gli episodi più scemi, bizzarri, demenziali a scatenare conseguenze anche fortissime e in grado di ripercuotersi molto a lungo sulla continuity della serie.
Per esempio l'assurdo Band Candy, oppure Lovers Walk, che fra l'altro mette bene in mostra, col temporaneo ritorno di Spike, quanto in quella prima metà manchi davvero un cattivo di carisma, o ancora i due malinconici episodi dedicati alla Willow vampira e la divertentissima The Zeppo. E se alcune svolte narrative appaiono forse un po' forzate, magari obbligate dal dover preparare i cambiamenti dell'anno successivo, ancora una volta il crescendo finale è da antologia, con una serie di episodi che si collegano l'un l'altro in una maniera splendida, fino a giungere a quell'emozionante scena del ballo di fine anno e alla spettacolare doppia puntata conclusiva, che chiude tutto con una fiammata. Termina una fase nella vita dei protagonisti, se ne apre una tutta nuova, frizzante, sbirulina e piena di robe fantastiche in arrivo.
La serie l'ho vista tanti begli anni fa e rivista verso la fine dell'anno scorso, entrambe le volte grazie al fetido cofanetto DVD. La visione in lingua originale è giusto un attimino consigliata, vuoi per il livello medio bassino di doppiaggi e adattamenti per 'sto telefilm, vuoi perché comunque le sceneggiature sono un florilegio di battute, doppi sensi e riferimenti pop che sarebbero andati in larga parte persi anche se ad occuparsene fosse stata gente in grado di farlo. Five by five.
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