London Boulevard (UK, 2010)
di William Monahan
con Colin Farrell, Keira Knightley, Ben Chaplin, David Thewlis, Ray Winstone, Anna Friel
London Boulevard rappresenta l'esordio dietro la macchina da presa – ma senza abbandonare quella da scrivere – per William Monahan, sceneggiatore in passato al soldo di Ridley Scott e Martin Scorsese. A quest'ultimo, fra l'altro, ha fatto vincere il classico Oscar alla carriera per un film che si meritava giusto due calci in culo (e cominciamo subito divagando con la polemica sterile a cui non credo nemmeno io).
E com'è, questo esordio? Ma neanche male, dai, soprattutto se lo vai a vedere aspettandoti il peggio del peggio. Perché in fondo ha un bello spirito romantico e noir di quelli che piacciono a me, tutto perdente e sconfitto in partenza, pure banalmente prevedibile nello sviluppo (HINT: un attimo prima della fine va tutto a mignotte), ma a cui in fondo si vuole bene per le intenzioni. E poi ha un cast piuttosto azzeccato, con i soliti bravi caratteristi di contorno, l'inevitabile Ray Winstone, il tizio che faceva Al Capone in Boardwalk Empire e qui invece fa il mafioso irlandese, e pure due protagonisti in giornata buona.
E questo di sicuro a Monahan bisogna concederlo: sembra proprio bravo a dirigere gli attori, perché Colin Farrell e Keira Knightly non è che ci riescano proprio tutti tutti a farli recitare bene. Poi gli si può anche concedere che ha un taglio vagamente elegante, che tira fuori due o tre sequenze piuttosto coinvolgenti e che è fra i pochi in grado di costruire con gusto una colonna sonora interamente fatta di canzoni e canzonacce (mi chiedo a questo punto se abbia messo le mani anche sulla stupenda soundtrack di The Departed). Insomma, buttalo.
E allora, si chiederanno quei quattro che mi leggono, cosa c'è che non va? Perché lo si legge tra le righe, che qualcosa non va. Beh, intanto non va la sceneggiatura. D'altra parte l'ha scritta uno che ha vinto un tanto immeritato quanto perfettamente comprensibile Oscar per la migliore sceneggiatura, quindi direi che tutto torna. Non funzionano i dialoghi, con in particolare Lei scritta completamente a cazzo di cane e in generale tutto l'intreccio romantico che si rivela una roba a cui fai un favore definendola “affrettata”. Non funzionano i personaggi minori, che si piazzano lì con in mano un cartello con scritto sopra enorme “Sono qui perché Monahan non sapeva come far succedere [inserire snodo chiave della trama a piacere]” e attendono il loro turno. Non funziona soprattutto l'amalgama dei singoli elementi, dando vita a un film che invece di mescolare in maniera armoniosa tante belle cose dà semplicemente l'impressione di non saper che pesci pigliare.
E non aiuta la natura del tutto risaputa della storia. Che a me va benissimo, un film in cui succede tutto quel che ti aspetti e che sai che deve succedere in film di quel genere. Specie se parliamo di un noir. Solo che poi, se ci sono tutti quei difetti là sopra, il piacevole e solido rispetto delle regole rischia più che altro di diventare monotona e prevedibile noia.
Il film l'ho visto in lingua originale con sottotitoli in italiano al cinema Arcobaleno di Milano, nel contesto del sempre amabile ciclo Sound & Motion Pictures. E i film ambientati a Londra vanno visti in lingua originale, su, dai. Specie poi se c'è un Ben Chaplin che recita in quel modo lì.
4 commenti:
E' un po' il figlio degenere di In Bruges, però ce ne fossero di film così i primi di luglio...
Beh, sì, chiaro, poi dipende tutto dalle aspettative. Io alla fine me lo sono abbastanza goduto, perché m'aspettavo un cesso completo. :)
Io invece mi aspettavo un film godibile e così è stato. Considera che l'ultimo film che avevo visto era "Il ragazzo con la bicicletta". Avrei dovuto capirlo fin dall'inizio che era pericoloso (la produzione era franco/belga) eppure sono andato ugualmente a vederlo, ingannato dalla locandina "tranquilla"...
A me Il ragazzo con la bicicletta non è dispiaciuto. Fra l'altro non è manco troppo deprimente, per essere un film dei Dardenne.
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