Gravity Daze (SCE, 2012)
sviluppato da SCE Japan Studio - Keiichiro Toyama
Ci sono dei momenti, mentre si gioca a Gravity Rush, in cui tutto funziona a meraviglia, sposti la levetta analogica di un pochetto, inquadri il bersaglio, spari la pedata verso la faccia, muovi un pochino PlayStation Vita per mirare di fino sfruttando il sensore interno e vai a segno in un tripudio di poesia digitale. Tutto è perfetto, tutto torna: è per questo che
Scomodità (percepita o effettiva) a parte, bisogna comunque dare atto a Gravity Rush di essere un gioco pensato attorno alla macchina su cui gira, e non il semplice riadattamento in piccolo di un format casalingo. Su PlayStation 3, magari, sarebbe stato più impressionante dal punto di vista grafico - e devo ammettere che in certi momenti, quando prova a comunicarmi il suo travolgente senso di scala, ho un po' rimpianto il fatto di non stare giocandolo su un hardware diverso e, soprattutto, su uno schermo più grosso - ma sarebbe stato anche un altro gioco. Migliore? Peggiore? Un altro. Così com'è, è un gioco gradevole, con alcuni momenti molto riusciti e altri un po' tirati per le lunghe, con un sistema di controllo un po' troppo impreciso per le richieste di certe sfide (facoltative, per carità), con un bel sistema di sviluppo del personaggio e un design delle missioni che sfodera qualche asso nella manica nella parte finale, ma tende anche a far fare un po' sempre le stesse cose, in maniera un po' tanto ripetitiva.
Se killer application doveva essere, mah, mi pare un po' deboluccio. Però, in fondo, Gravity Rush è un gioco interessante, che prova a fare cose interessanti, che racconta una storia semplice e prevedibile ma dalla bella atmosfera surreale e che mette in scena uno stile visivo di grande personalità. Il tratto cartoonesco fa venire in mente un certo tipo di fumetto francese, soprattutto con la particolare caratterizzazione di ambienti e strutture, e quella semplice, ma azzeccatissima trovata per visualizzare gli elementi più lontani, a tratti, mozza davvero il fiato. Ci sono tante belle cose, in Gravity Rush, e c'è anche l'apprezzabile sforzo, da parte di Keiichiro Toyama, di staccarsi dallo stile e dalle atmosfere che hanno segnato la sua carriera da director fino a un anno fa. Il risultato non è perfetto, e a tratti mi ha pure un po' smarronato, ma in fondo sono contento che fra i pochi giochi dell'anno che sono riuscito a giocare per puro piacere personale, senza doverne scrivere o parlare da qualche parte, ci sia stato anche lui.
Questo post è stato reso possibile dai ben oltre dieci anni di it.fan.studio-vit. Così, mi andava di dirlo.
2 commenti:
Te lo chiedo?
Dai,si,te lo chiedo.
E mi aspetto la vera verità.
Ma:stà PS vita,anche se te l'hanno regalata.....ne valeva la pena?
E siccome sono sincero,te lo dico subito:anche se la risposta fosse si,non la comprerei:il gioco sui dispositivi portatili mi annoia.
Solo volevo il tuo parere.....
Nì.
La macchina, di suo, merita, è davvero ganza. E giochi buoni ce ne sono parecchi, tanta roba che, avendo la macchina, uno si gioca più che volentieri, anche se magari non vedo nulla di irrinunciabile e che da solo valga l'acquisto della console, non so se mi spiego. Certo, l'elettrocardiogramma delle prossime uscite è da morte cerebrale...
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