House of Last Things (USA, 2013)
di Michael Bartlett
con Lindsey Haun, Blake Berris, RJ Mitte
Portland, Oregon. Una coppia di coniugi decide di andare a farsi una vacanzina rilassante in Italia, di quelle rigeneranti, per aggiustare i problemi di famiglia, ritrovare l'amor perduto, volersi tantissimo bene e dimenticare una tragedia non specificata del recente passato. Durante l'assenza, affidano la casa a una giovane bionda, che si stabilisce nella villetta tutta bella volenterosa, ma viene presto raggiunta dal fratello con problemi mentali e dal fidanzato un po' teppista e infame. Le conseguenti rotture di scatole si rivelano in fretta essere il minore dei problemi, dato che la tragedia di cui sopra ha lasciato delle tracce ectoplasmatiche nella casa e la natura della stessa è facilmente intuibile dal vagamente esplicito manifesto del film, che ho agevolato qua sopra.
House of Last Things è uno di quei film che partono senza farti capire sostanzialmente nulla di cosa stia accadendo e pian piano svelano il loro mistero, lavorando di simbolismi, accumulo di tensione e piccoli indizi sparsi in giro. In realtà, basta aver visto qualche film ad argomento simile nella propria vita per capire dove tutto stia andando a parare, ma del resto, come detto, il manifesto parla chiaro ed è evidente che il senso di sorpresa nella scoperta non è il cuore della faccenda. Il punto non è tanto quel che succede, ma come succede, il modo in cui il trio di personaggi coinvolti si trova a scoprire cosa stia accadendo e finisca trascinato nel gorgo soprannaturale di possessioni e stranezze varie, in un film che in realtà gioca molto poco sugli spaventi e molto più sul comunicare il peso e il senso di disperazione derivanti da un terribile avvenimento del proprio passato.
E com'è? Eh, insomma. La struttura con cui si sviluppa il tutto è interessante, seppur non particolarmente originale, e a questo punto si sarà capito, visto quanto sto girando attorno alle cose, spiegarla nel dettaglio sarebbe un peccato, perché si leva la parte più gustosa del film. La messa in scena, la scrittura e la recitazione vagano in quel limbo a metà fra il surreale spinto e il simpatico gruppetto di cani maledetti. C'è del pacchiano, in ballo, c'è un po' di pretenziosità e non tutti i coinvolti sono all'altezza della situazione, ma allo stesso tempo la pochezza del tutto contribuisce all'atmosfera sbalestrata. Per cui diventa anche un po' difficile capire quanto il film ci sia e quanto ci faccia. Una cosa, però, mi sento di dirla: a tre mesi di distanza, è il film del Fantasy Filmfest che m'è rimasto meno impresso. Qualcosa vorrà dire. Credo.
L'ho visto, per l'appunto, al Fantasy Filmfest di Monaco della Baviera a settembre. Se IMDB non mente, il giro che s'è fatto per i vari festival non sembra aver convinto molta gente a distribuirlo.
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