Better Luck Tomorrow (USA, 2002)
di Justin Lin
con Parrin Shen, Jason Tobin, Roger Fan, Sung Kang, Karin Anna Cheung, John Cho
Qualche anno prima di diventare il regista ufficiale certificato dei Fast and Furious e la nuova speranza dell'action movie hollywoodiano, Justin Lin era un autore emergente impegnato sulla scena indipendente e particolarmente attento al raccontare - seppur alla sua maniera - la comunità asiatica americana. Il suo Better Luck Tomorrow fece parlare di sé al Sundance Festival e scatenò pure un mezzo caso quando Roger Ebert balzò in piedi a difenderlo contro le parole di un altro critico. Come da filmato di seguito.
Non è per questi motivi, comunque, che me lo sono guardato l'altro giorno, anche perché si tratta di questioni che ho scoperto dopo la visione, gironzolando per l'internet. Il punto è che, col senno di poi, Better Luck Tomorrow ha finito per essere più o meno un pezzetto della grande saga di Fast and Furious. Non che lo sia "ufficialmente", per carità, ma fra i protagonisti di questo film c'è Han, interpretato da Sung Kang, che appare tale e quale in tutti gli episodi della serie di tamarracing diretti da Justin Lin. È ufficialmente lui? No. Ma in fondo è lui? Sì. L'attore è lo stesso, il nome è lo stesso, il modo di parlare è lo stesso e le cose che fa e dice, oltre al modo di comportarsi, possono tranquillamente appartenere a una versione un po' più giovane del personaggio che ritroveremo in quegli altri film tutti motori e rapine. La cosa, inoltre, è stata pure omaggiata in Fast Five, quando il personaggio interpretato da Gal Gadot dice a Han che ha l'atteggiamento tipico di chi è un ex fumatore incallito. E in Better Luck Tomorrow Han fuma come una ciminiera. Insomma, siamo davanti a un prequel non prequel più o meno prequel e mi sembrava giusto utilizzarlo come post conclusivo del settebello dedicato a Fast and Furious.
In più a un certo punto il protagonista dice: "Rumors about us came and went fast and furious".
L'aspetto affascinante di Better Luck Tomorrow sta probabilmente nel suo non volersi concentrare sui propri protagonisti in quanto facenti parte di una minoranza. Non è un film che ti racconta delle difficoltà di essere asiatico in America oggi (ormai ieri) o che prova a lanciare messaggi di qualche tipo legati alla razza dei suoi protagonisti. No, è semplicemente un film che parla di ragazzi, in cui putacaso i protagonisti, invece di essere americani medi, sono di origine asiatica. E, certo, la razza per forza di cose ogni tanto fa capolino, per esempio nell'inevitabile scena di conflitto fra i protagonisti e un gruppo di altri ragazzi che li trattano male per gli occhi mandorla (gruppo di ragazzi fra i quali, per altro, ce n'è anche uno di colore che should know better), o nel fatto che appena questi cominciano a fare marachelle la gente inizia a chiamarli "la mafia cinese". Il punto è invece parlare di quattro stolti borghesucci che, annoiati dall'adolescenza, decidono di integrare fra le loro attività extracurricolari della bieca criminalità, rubacchiando, barando a scuola, magari spacciando e consumando un po' di droga... cose del genere.
Chiaramente non mancano tutti gli elementi tipici del genere, a cominciare dalla composizione del quartetto: il protagonista apparentemente bravo ragazzo che si lascia un po' trascinare, lo stordito che dà di matto, il calcolatore un po' stronzetto e il ganzo che parla poco (il nostro amico Han). E non manca anche la storiellina d'amicizia/amore con la bella di turno. Il tutto è messo in scena con una qualità di produzione sorprendente, vista la natura pezzente del progetto, e con una regia che si distingue per le inevitabili fighettate da (quasi) trentenne che ti racconta le storie di gioventù bruciata. Il risultato è che a guardarlo dieci anni dopo risulta un po' invecchiato, ma nonostante questo conserva la sua forza grazie alla sincerità e alla credibilità con cui riesce a scivolare fra gli stereotipi e a evitare moralismi, alle zone di grigio in cui vedi rotolare almeno un paio di personaggi a conti fatti lontani dal sagomato di cartone che sembrano essere inizialmente, alla forza di non abbandonarsi a una conclusione accomodante e lasciarti invece lì con un amaro in bocca e un dispiacere che levati. Insomma, un bel filmetto, magari non bello e sorprendente come quando si manifestò la prima volta, ma che tutto sommato merita ancora oggi. Fosse anche solo perché di solito, quando si parla di minoranze e integrazione, non si riesce a parlare d'altro.
Non mi risulta essere uscito da nessuna parte al di fuori degli Stati Uniti, tant'è che vedo in giro per i negozi online solo il DVD Zona 1. Ciascuno agisca secondo coscienza. Magari evitate Megaupload.
2 commenti:
Ciao. Come hai detto il film è uscito solo negli USA ma tu come hai fatto a vederlo? io non so da dove iniziare per recuperarlo...
Onestamente non ricordo come l'ho visto a suo tempo, però per esempio vedo che su Amazon c'è l'edizione in DVD francese. C'è anche su Netflix britannico e su Amazon Instant Video. Diciamo che non è comodissimo da recuperare... :(
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