Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

27.4.12

American Pie: Ancora insieme


American Reunion (USA, 2012)
di Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg
con Jason Biggs, Sean William Scott e tutti gli altri

I miei ricordi dei tre American Pie sono piuttosto vaghi, anche se sostanzialmente buoni di tutti e tre. Del primo ricordo che mi aveva divertito, ma anche un po' stupito nel suo essere fondamentalmente molto più buonista e legato ai sani valori della famiglia puccettosa rispetto al suo presunto modello originale Porky's. In questo, forse, era anche un po' figlio dei suoi tempi e, quindi, tutto sommato perfettamente riuscito nel voler essere il Porky's degli anni Novanta. Del secondo - che leggo in giro essere molto amato - ho un ricordo gradevole, ma anche un po' deludente, legato immagino al troppo spazio dedicato ai due personaggi più inutili del gruppo. Il terzo, infine, mi aveva piuttosto sorpreso, al punto da rimanermi in testa quasi come il migliore dei tre. E insomma, per una trilogia di commediole sporcellone senza pretese, non ci si può lamentare. L'altra settimana, per un attimo, mentre controllavo gli orari sul sito del cinema ed entravo nell'ordine di idee che sarei andato a guardarmi il quarto episodio (facciamo finta che quelli direct-to-video non esistano), ho pensato che sarebbe potuto essere carino riguardarmi i tre precedenti, come faccio spesso prima di mettermi davanti a un nuovo capitolo uscito a distanza di tanti anni. Ma poi ho deciso che non era il caso, perché in fondo poteva essere divertente andare al cinema nello stesso stato d'animo con cui i protagonisti del film si ritrovano: desideroso di incontrare un'altra volta dei vecchi amici, senza ricordarmeli poi così bene, accompagnato dai malinconici bei ricordi e con quella voglia neanche troppa nascosta di tornare a quei bei tempi più semplici, ingenui e sporcelloni della scuola superiore. Ecco, lo spirito di American Reunion è bene o male questo qui, ed è incarnato alla perfezione negli occhi di quello che, da sempre, è il personaggio migliore di tutti: Stiffler.

Sean William Scott è bravissimo come al solito, quando interpreta lo Stifmeister cambia completamente faccia e diventa una figura irresistibile. In questo film, però, lo vediamo al gradino successivo dell'evoluzione in parte già osservata nel precedente: è cresciuto, è un po' cambiato, ha dovuto sucarsi quel che la vita impone agli uomini adulti, e fa una gran fatica ad accettarlo. Anzi, proprio non ci riesce, e continua a ritagliarsi addosso il personaggio del bullo coglione, anche se si vede lontano un miglio che l'ha capito, di essere fuori tempo massimo, di non poterselo più permettere. Sta tutto lì, nei suoi occhi velati dai lucciconi di fronte al capo che lo tratta a pesci in faccia o ai suoi quattro compagni di liceo che lo considerano un idiota insopportabile e cercano di evitarlo. In quel breve primo incontro al bar e in quello sguardo di Stiffler, che rappresentano forse il momento migliore del film, c'è tutto il film stesso.

Per il resto, American Reunion è esattamente quel che ci si può attendere. Un film in cui c'è tanto amarcord, tanto malinconico guardarsi alle spalle, con annessa inevitabile parata di facce note messe lì anche solo perché non ci si può permettere di non farle apparire (e gli sceneggiatori si sono ricordati di dare a Oz una battuta per commentare la sua assenza dal matrimonio), e c'è bene o male quel che c'era in tutti gli altri. Ovvero un film simpatico, divertente, che non ti fa stramazzare al suolo ma riesce a strapparti qualche risata grazie alle sue armi migliori, che gioca sui soliti stereotipi ricorrenti e ha i suoi bravi momenti di stanca. Dominato da Jim e Stiffler, con Finch stella a margine di lusso e i due cretini inutili a regalare i momenti peggiori, quelli da latte vero alla ginocchia. Menzione d'onore, poi, per le relative due bionde, il cui confronto con le foto d'epoca risalenti al primo episodio è francamente agghiacciante. Tara Reid sembra che sia stata presa a pugni in faccia per dieci giorni consecutivi, mentre Mena Suvari è diventata la zia di Mena Suvari. Al di là dei personaggi, la scrittura è divertente, la malinconia è ben piazzata, la tematica del gruppo di ragazzi legati al passato e che faticano ad accettare di essere cresciuti è gestita in maniera quasi elegante (almeno per gli standard che ti aspetti da un film del genere) e in sostanza si trascorrono un paio d'ore assieme a un gruppo di vecchi amici. Ti resta proprio addosso la sensazione di essere andato alla festa coi compagni del liceo, e non era banale ottenerla, considerata l'assenza alla sceneggiatura del creatore Adam Herz. Ma Hurwitz e Schlossberg sono stati bravi e hanno portato la loro impronta tutta cacate e schifiltoserie assortite senza rinunciare al rispetto e all'amore per i personaggi. Insomma, considerando anche che stiamo parlando di un quarto episodio a distanza di un decennio dal precedente, poteva andare peggio.

Il film l'ho visto ieri al cinema qua a Monaco, in lingua originale. Fra l'altro è il primo della serie che guardo in lingua originale e mi ha fatto strano sentire cosa sia realmente "Pausa Merda". Per il resto, non è che ci siano dialoghi particolarmente intraducibili, anche se ascoltare finalmente la voce del mio adorato Stiffler è stato bello. In Italia esce venerdì prossimo.

5 commenti:

L'idea di andare a vederlo l'ho anch'io, settimana prossima.
"Facciamo finta che i direct-to-video non esistano" vuol dire che non ti sono piaciuti o che li consideri "non-canon".
A me non sono dispiaciuti: pur mancando dei personaggi chiave, lo spirito della serie lo hanno mantenuto.

Non li ho visti, quindi non ho proprio un'opinione al riguardo. Non li consideravo per questo e perché fondamentalmente, da quel che leggo, sono ai limiti del fuori continuity.

Ottimo, questa recensione mi risolleva visto che temevo in una mezza schifezza!
I primi tre film li recuperai in ritardo rispetto alla loro uscita al cinema e mi divertirono tutti quanti parecchio.
Difficile dire quale sia il mio preferito, anche se del due ricordo un paio di scene che mi ammazzarono letteralmente dal ridere.
Gli episodi direct-to-video non li ho mai visti nemmeno io, ma ricordo che un mio amico mi disse che Band Camp non era così malvagio.
Però boh, non ho mai approfondito.

Recensione che come al solito coglie il succo e lo fa con brio e simpatica verve come piace ai giovani. Bravo giopep, se non ci fossi non ti leggerei (e sfido chiunque a confutare questo fact).

...con Finch stella a margine di lusso e i due cretini inutili a regalare i momenti peggiori, quelli da latte vero alla ginocchia.

Uahahahah so true!!

" Fra l'altro è il primo della serie che guardo in lingua originale e mi ha fatto strano sentire cosa sia realmente "Pausa Merda". "

ora devi dircelo :D

Posta un commento

 
cookieassistant.com