Nightcrawler (USA, 2014)
di Dan Gilroy
con Jake Gyllenhaal, Rene Russo, Bill Paxton
Lo sciacallo, traduzione italiana parzialmente azzeccata ma che forse circoscrive un po' troppo i temi rispetto all'originale Nightcrawler, è il primo film da regista di Dan Gilroy, fratello di Tony (Michael Clayton, Bourne assortiti e vent'anni di altri film) e del montatore veterano John, tutti figli del premio Pulitzer Frank. Insomma, una bella famiglia in cui il talento scorre copioso, anche se non tutto quel che i simpatici fratelli producono è tempestato di diamanti. Dan ha alle spalle già oltre dieci anni di lavoro non necessariamente celebratissimo, ma qui ha tirato fuori uno fra i migliori film dell'anno, splendidamente scritto, diretto con una mano sorprendentemente solida e consapevole, magari anche perché aiutata dalla presenza di un grande come Robert Elswit alla fotografia. Non è forse un film perfetto, certi suoi attacchi al modo moderno di trattare le notizie sono un po' di grana grossa, ma Lo sciacallo è uno splendido mix di thriller e commedia, che ti trascina dall'inizio alla fine forte di un ritmo invidiabile, di una messa in scena eccellente, di un protagonista scritto e interpretato mostruosamente bene. E, bonus, c'è pure un inseguimento in macchina che ti vien voglia di affidare subito a Gilroy il prossimo Fast & Furious, nonostante sia uno sceneggiatore alla prima esperienza con la macchina da presa.
Lo sciacallo racconta di un uomo piccolo piccolo, la cui morale scavalca il pensiero comune ed è virata solo ed esclusivamente al successo personale, alla ricerca di uno scopo nella vita, di un modo per mettere in pratica gli insegnamenti appresi a botte di corsi motivazionali, lezioni su internet e sana autodidattica. È un uomo esile e apparentemente innocuo, che Jake Gyllenhaal interpreta lavorando sul corpo, sulla postura, su delle spalle spesso abbandonate a loro stesse, su degli occhi enormi e pronti ad assorbire ogni cosa e su un sorriso capace di trarre in inganno tanto gli altri personaggi quanto gli spettatori. E del resto, se Lo sciacallo funziona così bene è anche per la bravura con cui Gilroy trova la distanza giusta, facendoti ammaliare dal suo nightcrawler, spingendoti a tifare per la sua storia di uomo che si è fatto da solo e lasciandoti lì alle prese col disagio dell'aver preso in simpatia una persona che scavalca la morale e pasteggia sulle disgrazie altrui.
Louis Bloom non è una persona normale che compie scelte sbagliate, è un sociopatico a cui l'era moderna offre l'opportunità di conquistarsi il successo con le proprie mani, applicando la sua assenza di morale comunemente intesa alla scavalcata sociale e professionale. Qualsiasi cosa si frapponga fra lui e il proprio obiettivo va eliminata, rivoltata come un calzino o quantomeno manipolata perché da ostacolo si trasformi in strumento. La sua non è una figura realistica e vicina, in cui è facile ritrovarsi, è piuttosto un'estremizzazione che parla di mille cose assolutamente nostre. Certo, critica i mezzi d'informazione e il loro approccio al sangue e alle difficoltà altrui, ma allarga molto di più il discorso, chiacchierando di quel che si è disposti a fare per raggiungere qualsiasi forma di successo e arrivando in fondo a parlare anche di cinema, dell'arte di manipolare la realtà per raccontare quel che serve, della consapevolezza che allo spettatore non interessino immagini realistiche, solo credibili. Il bello di Louis Bloom, poi, è che è talmente bravo a palleggiarsi chi gli sta di fronte a colpi di dialettica e armi retoriche inattaccabili, che alla fine anche la sua vittima più disgraziata non sa più cosa rispondergli e finisce quasi per dargli ragione. È la vittoria del troll da internet, e d'altra parte proprio Google è fra le armi più affilate di questo Travis Bickle del nuovo millennio.
Faceva parte delle proiezioni fuori concorso del Paris International Fantastic Film Festival 2014 e infatti è lì che me lo sono visto, nello splendore di una lingua originale che davvero si meriterebbe di essere ascoltata per il gran uso della voce fatto da Giacomino Gillencoso. In Italia, comunque, è uscito da un paio di settimane: se non l'avete ancora visto, recuperatelo. Mi raccomando.
3 commenti:
la scenda dell'inseguimento in Dodge è allucinante, concordo e sottoscrivo
la locandina è uguale a quella di drive di refner, i due film hanno similitudini?
C'è qualcosa che lega un po' i due personaggi, sì, però i film sono molto diversi.
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