Magic in the Moonlight (USA, 2014)
di Woody Allen
con Colin Firth, Emma Stone
Dopo aver regalato un Oscar a Cate Blanchett con Blue Jasmine, Woody Allen se n'è tornato nel reame delle commedie semplici, spensierate, se vogliamo anche un po' stupidine. Magic in the Moonlight è un simpatico filmetto che ti abbraccia con quell'atmosfera tutta calorosa data dalle azzeccate scelte musicali e dalla morbida fotografia di Darius Khondji e ti fa coccola in tranquillità per un centinaio di minuti (anche se, onestamente, la seconda metà m'è parsa tirata per le lunghe al punto di farmeli pesare come fossero un paio d'ore). Chiacchiera di temi visti tante volte nei film di Allen, spaziando fra l'ingovernabilità del cuore e la scarsa fiducia nel sovrannaturale, dà per un attimo l'impressione di volersi porre domande profonde ma fondamentalmente si risolve in una commedia romantica gradevole e senza particolari pretese.
A dominare la scena è un fantastico Colin Firth, perfetto nel ruolo del genio britannico snob, antipatico e presuntuoso, maestro assoluto della propria arte e convinto di poter applicare il suo pensiero razionale a qualsiasi situazione gli si ponga davanti. Se il film tiene è soprattutto grazie alla sua deliziosa interpretazione e, in misura minore, alla furbetta, ma allo stesso tempo tremendamente naif, Sophia di Emma Stone. Il resto del cast, con l'eccezione magari dell'adorabile Eileen Atkins nel ruolo di zia Vanessa, è poco più che contorno, piazzato lì per far colore, strappare qualche risata e accompagnare l'evoluzione del rapporto fra i due protagonisti.
Lo sviluppo del personaggio di Firth, che vede pian piano crollare le proprie convinzioni e si ritrova costretto a navigare a vista in territori sconosciuti, è il motore del film, oltre che il principale generatore di risate e sorrisini assortiti. S'ingolfa un po' dopo la svolta verso metà, ma tutto sommato tiene fino in fondo, raccontandone la confusione e la graduale presa di coscienza con dialoghi sempre brillanti e un paio di momenti molto azzeccati. E alla fine, oltre al modo deliziosamente romantico in cui si risolve il conflitto finale, è soprattutto grazie a lui se tutto sommato si esce dalla sala soddisfatti e divertiti, pur nella consapevolezza di non aver visto chissà quale gran film.
E intanto Allen ha già completato le riprese del prossimo. Ma che cacchio di batterie usa?
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