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5.7.13

Questi sono i 40


This is 40 (USA, 2012)
di Judd Apatow
con Paul Rudd, Leslie Mann

Lo slogan, il poster e i trailer di Questi sono i 40 ce lo vendono come il più o meno seguito di Molto incinta. E in un certo senso lo è, nella misura in cui utilizza come protagonisti due personaggi secondari di quel film, la coppia che si separava perché lei, temendo corna, pedinava lui e lo beccava a giocare di nascosto a fantabaseball con gli amici per fuggire dal matrimonio barboso e ossessivo. Però poi tornavano assieme. O qualcosa del genere. Comunque, This is 40 parla di loro e del dramma dei quarant'anni che arrivano, non menziona mai neanche per sbaglio i protagonisti di Molto incinta nonostante le due donne siano sorelle (non è vero: si intravede il nome di lui su un iPad) ed è insomma appunto un più o meno seguito.

Ma è però anche il film di Judd Apatow successivo a Funny People, ed è anzi molto più questo, che il più o meno seguito bla bla bla. In che modo? È un altro film più lungo del dovuto, dal ritmo altalenante e dalla narrazione un po' sconnessa, che avrebbe bisogno di qualcuno un po' più interessato a curarne il montaggio. Come al solito l'improvvisazione degli attori esce dalle fottute pareti, e se da un lato questo in molti passaggi favorisce un gran senso di naturalezza, dall'altro a tratti si respira un po' troppo il senso di svacco. E insomma, c'è ancora una volta l'impressione di una cosa un po' pasticciata e indecisa sul tono da tenere, che salta fra la commedia sboccata e il ritratto impietoso, butta lì la guest star e ti distrae con l'improvviso personaggio-macchietta, ma fondamentalmente ha il gran pregio della sincera voglia di raccontare il mondo secondo Judd.

Ancora più di Funny People, è proprio un film di Judd Apatow nella maniera più possessiva possibile. Parla di cosa significhi crescere, invecchiare, tirare di coccia contro i problemi dell'essere adulti e dell'avere a che fare con la vita di coppia, magari addirittura con dei figli. E racconta tutto questo attraverso il suo filtro mentale grezzo e sboccato, oltre che probabilmente mettendoci dentro un sacco di autobiografico, quanto mai più che dichiarato tramite la presenza di mezza sua famiglia a far da cast principale. Il film che ne viene fuori è discontinuo, esagerato, a tratti pure un po' barboso, ma allo stesso tempo molto lucido nel nascondere fra le pieghe delle sue assurdità un bizzarro realismo. E anche qualche grassa risata.

L'ho visto a marzo, al cinema in quel di Monaco, in lingua originale (che, come per gran parte delle commedie, merita perché ci son cose che non potrebbe rendere al meglio neanche il traduttore automatico dell'Enterprise). È poi finito nel mucchio di quei post di cui ho creato la bozza ma che non ho mai scritto, fino a che non mi sono reso conto che ieri è uscito in Italia. 

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