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31.10.13

Prisoners

Prisoners (USA, 2013)
di Denis Villeneuve
con Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal , Paul Dano, Terrence Howard, Maria Bello, Viola Davis

Ho cercato notizie al riguardo in maniera approfondita, controllando su IMDB e su Wikipedia, chiedendo perfino a un paio di persone su Facebook, arrivando infine anche alla mossa della frase "Is prisoners a big bad wolves remake?" infilata in Google, ma niente, neanche un accenno, giusto un paio di persone che "Oh, ma 'sti due trailer s'assomigliano un sacco". E come sappiamo, se una cosa non la trovi su Google, non esiste. Quindi, facciamocene una ragione: Prisoners non è un remake americano dell'israeliano Big Bad Wolves. Sarà uno di quei casi, così classici dell'Hollywood, in cui accade che due film dallo spunto identico vengano messi in produzione allo stesso tempo. È sempre successo, sempre succederà, sempre tutti negheranno e sempre ci sarà qualcuno che si allontana fischiettando con indifferenza sullo sfondo. Ultimamente, poi, questa cosa bizzarra si sta verificando anche con film che vengono da parti totalmente diverse del mondo (vedi alla voce The Raid / Dredd) e a quanto pare è proprio questo il caso.

Voglio dire, lo spunto di partenza è innegabilmente (e magari casualmente) lo stesso: ci sono dei bambini che spariscono, c'è un poliziotto ganzo e dai modi tutti suoi che indaga, c'è un tizio dall'aria sfigata e colpevole che viene accusato ma non può essere incriminato perché mancano le prove, c'è un genitore a cui si chiude la vena sul collo e c'è della tortura per far confessare il presunto colpevole. Dopodiché i due film seguono sviluppi molto diversi e si incamminano su strade lontane anni luce, in larga parte figlie del diverso modo di fare cinema e narrazione che c'è fra occidente e oriente, però è davvero dura non trovare punti di contatto. Al di là di questo, il problema è che Big Bad Wolves è un film decisamente più riuscito, e lo è soprattutto a causa delle differenze di cui sopra, relative al tono generale del racconto e a ciò che un certo cinema può permettersi di fare.

Da un lato, c'è il semplice fatto che a Hollywood, soprattutto in produzioni di un certo spessore, c'è un limite a quanto si può (e si vuole) decidere di spingere nella ricerca del pugno nello stomaco. Prisoners è un film estremamente cupo, duro, che racconta di cose molto brutte e soprattutto fa capire che ne sono accadute in precedenza di estremamente brutte, ma non rinuncia in nessun modo alla voglia così occidentale di tranquillizzare, consolare e distribuire ampie dosi di tarallucci e vino, chiudendo tutto con quell'inquadratura finale che getta una luce di speranza anche su quel minimo di cupezza cui la storia sembrava destinata. Dall'altro c'è il tono, l'approccio, l'atmosfera. Big Bad Wolves fa qualcosa che è tipicamente orientale e che dalle nostre parti si vede molto poco: mescola senza alcun ritegno il dramma più spinto, i temi più crudi e violenti possibili, con momenti di leggerezza e gag da commedia quasi demenziale. Crea un frullato che è facile trovare indigesto, ma proprio grazie a questa sua natura può permettersi qualche svolta narrativa improbabile, riesce ad essere potentissimo e la violenza di quel finale così tragico ne risulta se possibile ancora aumentata.

Prisoners, invece, si prende mostruosamente sul serio. Non che questo sia un difetto, anzi, va benissimo, e fino a che il film regge, funziona in maniera meravigliosa, grazie anche alla lancinante cura nella messa in scena e in generale all'approccio calmo, metodico, con cui viene raccontato lo svolgersi degli eventi, che per certi versi ricorda un pochino quel film di ben altro livello che era Zodiac. Il problema è che poi arriva la seconda parte, e soprattutto l'atto conclusivo, con snodi narrativi da poliziesco di quart'ordine e un continuo ballare sul labile confine che separa il MACCOSA dal trash. Lì, fra il tuffo nel melodramma insistito, l'inseguirsi di colpi di scena e l'apparizione del supercriminale, crolla un po' tutto. La forza della prima parte e la bravura degli attori tengono comunque in piedi il film, ma il sapore amaro di occasione sprecata si mangia tutto. Ed è un peccato, perché fino a quando la sceneggiatura non deraglia, Prisoners funziona davvero bene, racconta una storia tragica, forte, che ti incolla alla sedia e ti mette addosso un dolore pazzesco. Poi, però, va tutto a mignotte, ti ritrovi improvvisamente a guardare un thriller che sembra sceneggiato da David Cage e ti prende il nervoso.

L'ho visto qua a Parigi, al cinema, in lingua originale, che merita perché gli attori si impegnano e sono bravi, anche se magari ogni tanto il caro Ughetto Jackman sbraca un po'. In Italia arriva fra una settimana. Big Bad Wolves, invece, mi sa che ve lo scordate.

2 commenti:

vado a vederlo domani sera che ho un biglietto omaggio, ma è cosi brutto il finale? Alla fine il colpo di scena di Heavy Rain lì per lì mi piacque nella sua imprevedibilità, grazie anche all'essere un po' forzato, quindi se il tuo riferimento a Cage è su questo aspetto, dovrei salvarmi

No, è più un riferimento alla capacità di tenere il "tono" senza sconfinare nel b-movie ai limiti del trash.

Il problema è che fino a un certo punto Prisoners è drammaticissimo, peso, tesissimo. Poi all'improvviso diventa un thriller con Nicolas Cage. Non so se rendo l'idea. :D

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