Another Earth (USA, 2011)
di Mike Cahill
con Brit Marling, William Mapother
Quando si chiacchiera di fantascienza, horror e derivati arriva quasi sempre il momento in cui si afferma che il tal film o il tal regista usa il genere come pretesto per parlare d'altro. Quante volte l'ho fatto pure io qua dentro? Tante. Fra l'altro il bello è che, a seconda di come ti gira, questo tipo di mossa può essere visto tanto come scelta di spessore, positiva, che eleva il film e gli permette di varcare dei fantomatici confini, quanto come scappatoia brutta, cattiva e irrispettosa, da parte di un regista che si crede grande autore e non rispetta il genere. Maledetto. Ecco, per come la vedo io, Another Earth è un caso di film che riesce a giocarsela in maniera onesta e azzeccata, perché prende sostanzialmente due storie che avrebbero magari funzionato anche per i fatti loro - una legata ai drammi esistenziali dei protagonisti, l'altra a un avvenimento fuori dai limiti del possibile - e riesce a intrecciarle come si deve, rendendole interdipendenti in maniera sottile, mentre avanzano parallele senza dedicare poi troppa attenzione l'una all'altra.
Da un lato ci sono le vicende di Rhoda, cui capitano fattacci tutto sommato visti in tanti altri film (tipo Out of the Furnace, che comunque è successivo) e che s'imbarca in una classica storia di colpe profonde, tentativi di redenzione e voglia di rimettere un po' in piedi la propria vita. Dall'altro c'è questa faccenda bizzarra di una seconda Terra che si manifesta all'improvviso nel cielo, come se fossimo in un fumetto di supereroi con le realtà parallele e il Batman della Golden Age. E a uno sguardo superficiale può davvero sembrare che la seconda cosa sia solo un pretesto buttato lì per tirarne fuori un po' di splendide immagini, che per altro splendide e incredibilmente evocative lo sono davvero. Ma in realtà la sceneggiatura a quattro mani di Mike Cahill e Brit Marling riesce molto bene nel tentativo di creare un racconto organico, in cui quel maledetto pianeta "di troppo" finisce per fare da motore principale per la maggior parte delle azioni compiute dalla protagonista. Senza contare il fatto che la cosa contribuisce a creare un'atmosfera completamente surreale e straniante, arrotolata attorno agli eventi del racconto, e che gode comunque di un suo sviluppo ben preciso e coerente, raccontato a spizzichi e bocconi, attraverso una trasmissione radio, un'apparizione televisiva, un accenno in una conversazione, quasi come se fossero elementi di un found footage, messi lì all'insegna della narrazione ambientale da videogioco moderno.
A rendere il film forse un po' meno riuscito di quanto onestamente sperassi è la brutalità con cui esprime la sua natura di opera prima messa assieme con quattro soldi e per mano di un regista ancora poco esperto. Non che per raccontare questa storia servissero milioni di dollari ed effetti speciali all'ultimo grido, anzi, se Another Earth funziona è anche per il suo minimalismo, ma c'è una forte discontinuità nella messa in scena, certi raccordi di montaggio sono un po' raffazzonati e il cast di attori, tolta la notevole protagonista e co-sceneggiatrice, non è che faccia proprio gridare al miracolo. Per carità, si tratta per lo più di comparse che fanno il loro mestiere, ma alla quarta volta che William Mapother si mette la mano sulla tempia per comunicare il suo stato di estrema tensione, onestamente, mi sono un po' cascate le palle. Ma son problemi minori, forse inevitabili in un film del genere e che comunque non vanno ad eliminarne (anzi, magari finiscono per esaltarne) i pregi, compresi quel bel finale mozzato e tutti i pipponi mentali sul chissà cos'è successo di preciso.
Secondo me (spoiler?) nell'altra Terra è morto pure lui.
1 commenti:
Questo film secondo me ha dato la polvere a molti altri ben più pubblicizzati. Ha quel tocco onirico, intimista e surreale alla Niccol. Come tutti i film del genere la lentezza è fortemente mitigata dagli stati d'animo praticamente palpabili e dagli sfondi bellissimi e surreali.
L'unico difetto che potrei trovarci, forse è l'effetto inquadratura-tremante-tipo-documentario.
Spoiler
Lui non si meritava niente, si piangeva addosso, andava a escort e suonava le seghe.
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