Win Win (USA, 2011)
di Thomas McCarthy
con Paul Giamatti, Alex Shaffer, Amy Ryan, Bobby Cannavale
Win Win ha tutte le carte in regola per poter essere uno di quei piccoli, deliziosi, struggenti e affascinanti film dedicati alla provincia americana, capaci di mostrarne un'anima nascosta fatta sì di umorismo, ma anche di caratteri sfumati, piccole meschinità e, sostanzialmente, gente che c'ha la rogna addosso. Parte proprio da quello, da un protagonista, deliziosamente interpretato da Paul Giamatti, che si propone come persona di spessore, solida, buona, sostanzialmente l'eroe del quartiere, ma che di fronte all'occasione per sfangarla imboccando la via d'uscita facile non perde poi troppo tempo a rifletterci: procede. E questo è un film che in Win Win c'è, ma che sulla distanza finisce per trasformarsi in altro, seguendo il percorso classico della commedia a sfondo sportivo, delle storie di redenzione e catarsi, di talento, genio e sregolatezza.
Tutto questo non lo rende necessariamente un film peggiore, ma certo più prevedibile e ordinario, meno ambizioso e in grado di sorprendere. Tanto più che, da quel che leggo in giro, i precedenti di Thomas McCarthy erano in questo senso più coraggiosi e coerenti. E io mi fido, dato che non li ho visti. Sta di fatto, però, che pur nella semplicità di tanti aspetti, del quartiere tutto pulitino e colorato stile Mulino Bianco o del personaggio della moglie che sembra uscito da una commedia americana a caso di vent'anni fa, Win Win è un film assolutamente godibile, gradevolissimo, da cui è facile lasciarsi coinvolgere se si apprezzano le commedie che comunque non rinunciano a una punta di amarezza e i film sportivi che, pur facendo lo slalom fra un cliché e l'altro, riescono a gettare sul piatto almeno un paio di svolte non necessariamente da manuale.
Poi, certo, conta tantissimo anche il cast azzeccato, su cui svetta inevitabilmente un Paul Giamatti totalmente a suo agio nel raccontare la difficoltà di un personaggio e di un uomo normali, alle prese con la voglia di fare bene, il desiderio di non rinunciare alla propria strada, la piccola e grande meschinità in cui tutti, prima o poi, finiscono per scivolare almeno un po'. Attorno a lui girano bene più o meno tutti, compreso il giovane Alex Shaffer, palesemente più a suo agio con le scene di lotta che altro, ma tutto sommato quasi sempre efficace il giusto, e risulta forse un po' fuori posto solo Bobby Cannavale, al punto di sembrare quasi prelevato da un altro film e piazzato qui per sbaglio.
L'ho chiamato Win Win per tutto il post perché mi veniva così e perché, oh, alla fine l'ho visto in lingua originale, e Paul Giamatti e il suo brontolio vanno ascoltati in lingua originale. Comunque, sì, dalle nostre parti s'intitola Mosse vincenti.
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