Turist (Svezia, 2014)
di Ruben Östlund
con Johannes Kuhnke, Lisa Loven Kongsli, Clara Wettergren
Ah, le vacanze in famiglia! Papà, mamma, figlio e figlia, tutti nel fiore degli anni, all'apice della forma, felici e sorridenti, pronti a godersi una settimana di riposo e divertimento sulle alpi francesi. L'albergo è confortevole, gli impianti sciistici sono di primo livello e quel ristorantino coi tavoli sulla balconata del rifugio è una delizia. Fantastico, no? No? "Niente male", almeno? Sì, dai, niente male, perché poi in una famiglia ci sono sempre quelle piccole tensioni irrisolte, quei problemi che non si affrontano per mancanza di tempo, voglia o coraggio, e la vacanza serve spesso più che altro a dimenticarsi cosa non va e concentrarsi su quel che funziona. Solo che non sempre ci si riesce, perché a stare in quattro chiusi nella stessa stanza, impegnati nella routine quotidiana fissa da sciatori, si finisce inevitabilmente per cozzare. Soprattutto se ci si mette di mezzo una valanga.
Forza maggiore, quarto film dello svedese Ruben Östlund, vincitore del premio della giuria a Cannes, candidato come miglior film straniero ai Golden Globe e "snobbato" poi dagli Oscar, parte da questa situazione e si appoggia su uno spunto forte per chiacchierare di rapporti umani, ipocrisie, difficoltà famigliari, sentimenti e piccole menzogne. Posto di fronte all'improvviso panico per un pericolo imminente, il padre pensa a salvarsi la pelle e non degna di uno sguardo la sua famiglia, che in realtà non corre alcun rischio, ma ci resta un po' di sasso. A conti fatti non succede nulla di grave, ma qualcosa si è incrinato: lei è sconvolta, lui nega l'evidenza, il dubbio si infila con forza e l'intero nucleo famigliare sembra in procinto di finire allo sfascio a causa dell'improvvisa voragine appena apertasi fra mamma e papà.
Seppur magari un po' forzato in alcune reazioni, lo spunto è affascinante, per il modo in cui fa da apertura per raccontare mille aspetti dei rapporti umani all'interno della famiglia. E la bellezza del film sta soprattutto nel tono tenuto da Östlund, che si allontana dai personaggi e tratta il racconto quasi come un'indagine giornalistica, senza farsi trascinare dalle emozioni, senza offrire letture facili, lasciando allo spettatore il compito di dare la propria. E poi, nelle belle immagini e nel placido muovere la macchina da presa del regista fra i corridoi dell'albergo e le piste da sci, c'è quell'inconfondibile sapore nordico fatto di ritmi lenti, posati, sfiancanti, e umorismo improvviso, assurdo, dissacrante. Insomma, Forza maggiore è un filmone, che ha un sacco di cose da dire e le dice in una maniera cinematograficamente forte, mai pedante.
Me lo sono visto al cinema a febbraio, qua a Parigi, in lingua originale sottotitolata. Chiaramente i personaggi parlano in svedese, ma a un certo punto si manifesta un americano e diventa tutto un saltellare fra una lingua e l'altra. Chissà se questa cosa è stata mantenuta nel doppiaggio italiano? Comunque, in Italia ci arriva oggi, anche se trovarlo in una sala vicino a casa vostra potrebbe non essere facile. Fun fact: il titolo internazionale è Force Majeure, ma ai francesi non andava bene e l'hanno ribattezzato Snow Therapy. Wut?
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