Senza maglia e senza bandiera (Italia, 2004)
di Carlo Petrini
Senza maglia e senza bandiera, come tutti gli altri libri della serie Colpi di testa, mette addosso un po' di magone. Tristezza, al pensiero di come lo sport e tutto ciò che dovrebbe rappresentare vengano quotidianamente presi a schiaffi e pedate sulle gengive. Angoscia, all'idea di cosa siano costretti e disposti a farsi e a fare gli sportivi professionisti per vivere calcio ad alti livelli. Amarezza, perché senza dubbio anche negli USA ci sono "dietro" un bel po' di maneggi e magheggi, ma perlomeno lì ci sono se vogliamo l'ipocrisia, di sicuro l'eccessivo moralismo, senza dubbio la voglia di salvarsi la faccia, di punire, di rispettare perlomeno le regole che loro stessi si danno. E invece in Italia non si fa nulla che non sia camuffare e nascondere, si premia il furbo e lo si glorifica sulla pubblica piazza, si mettono i pregiudicati al governo e i peggiori schifosi a dirigere le squadre più grandi. Si chiama "furbo" uno scorretto e si pesca a caso nel mucchio dei più deboli per piantarla in culo ai capri espiatori.
Il libro di Carlo Petrini, comunque, rispetto ad altri suoi come l'autobiografico Nel fango del dio pallone e l'agghiacciante Il calciatore suicidato, è anche un'opera a modo suo solare, perché racconta velocemente, con sarcasmo e disillusa ironia, una serie di episodi ai limiti della fantascienza, su cui tutto sommato è molto meglio ridere che altro. Certo è che ci vuole veramente dello stomaco, un gran faccia da culo, o magari anche solo una passione smisurata, per volersi dedicare alla carriera giornalistica o a quella sportiva in Italia. E va sempre peggio.
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