Trust (USA, 2010)
di David Schwimmer
con Liana Liberato, Clive Owen, Catherine Keener
Da uno che per dieci anni è stato sostanzialmente solo il patatone di Friends e che poi è altrettanto sostanzialmente scomparso dal pianeta, al di là del doppiaggio di qualche Madagascar a caso, non sei portato ad aspettarti che diriga dei gran bei film. È sbagliato, ingiusto, figlio del pregiudizio, ma del resto è un po' lo stesso meccanismo in base al quale non ti aspetti che uno con la mascella di Ben Affleck e Gigli nel curriculum vitae possa dirigere Gone Baby Gone e The Town. E invece guarda come ti stupisce l'Affleck, e guarda come ti stupisce pure lo Schwimmer, che dopo una commedia come Run Fatboy Run (mai visto, ne parlano bene) mette tutto se stesso in un progetto in cui crede molto e tira fuori un bellissimo film come questo Trust.
Di cosa parla, Trust? Di una quattordicenne un po' geek che finisce nelle grinfie di un pedofilo trentacinquenne e ne esce violata, fisicamente e mentalmente. Schwimmer conosce l'argomento, almeno per quanto riguarda il contesto nordamericano, per il suo lavoro a lunga scadenza con un'organizzazione che di queste cose si occupa, e dal film emerge chiaro il desiderio di trattare la storia in maniera delicata, approfondita, senza tralasciare nulla, senza sbracare col patetismo o il sensazionalismo. Ci teneva, David, al film, e voleva farlo proprio per benino. E ci è riuscito. Trust non è perfetto, ma è un film che colpisce fortissimo, senza dipingere mostri da fiaba o ricorrere alle metaforone da grande autore (ciao Joe Wright), raccontando invece una storia credibile e per nulla consolatoria.
Il tema non è trattato con allarmismo o tecnofobia, checché ne possa pensare gente dalla lunga e folta coda di paglia (oppure diciamo che qualsiasi film in cui si qualcuno si schianta con la macchina è contro le automobili). C'è anzi una visione piuttosto neutra dell'elemento tecnologico, e pure un'idea simpatica nel modo in cui ti mostra i dialoghi tramite instant messenger senza ricorrere sempre a personaggi che leggono tutto ad alta voce. E Schwimmer e gli sceneggiatori non si risparmiano nulla nel raccontare svolgimento e conseguenze della faccenda, tanto che al limite, se una critica si vuole proprio fare, sta nel fatto che sembra di guardare un bigino di tutto ciò che può accadere in un caso del genere, comodamente riassunto, perfettamente istruttivo. Ma poco importa, perché a tenere in piedi la baracca ci pensano soprattutto gli attori, pazzeschi.
Chris Henry Coffey, subdolo e normalissimo mostro inquietante, Catherine Keener, mamma atterrita da quel che le accade attorno, Clive Owen, padre distrutto dal dolore, incapace di accettare il senso di colpa, devastato dal muro che si crea fra lui e la figlia, e poi una fantastica, fantastica, fantastica Liana Liberato, ragazzina che si nasconde nelle menzogne del suo "innamorato" e fugge dalla realtà dell'accaduto. Tutto questo è tenuto assieme da un David Schwimmer perfettamente a suo agio, che evita il patetismo televisivo da Film Dossier, agghiaccia fortissimo con la scena che è facile immaginare cosa racconti, commuove senza mai scivolare nell'eccessivo melodramma e firma un film tosto, delicato, dolorosamente credibile.
Non sono riuscito a capire se Trust sia uscito in Italia. IMDB sostiene che l'otto di giugno ci sia stata una "DVD premiere", però i negozi online non mi danno conferme. In ogni caso, Play.com butta via a due soldi sia la versione DVD che quella in Blu-ray.
Fun Fact: questa è la copertina del DVD tedesco. Ora ditemi voi se da questa copertina uno si può aspettare un bel film drammatico e non magari un thrillerone con Clive Owen che spara a gente a caso per ritrovare sua figlia rapita dal mefistofelico pedofilo.
0 commenti:
Posta un commento