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7.12.11

In Time


In Time (USA, 2011)
di Andrew Niccol
con Justin Timberlake, Amanda Seyfried, Cillian Murphy, Vincent Kartheiser, Olivia Wilde

Da queste parti ad Andrew Niccol si vuole piuttosto bene. Si vuole bene a Gattaca, che anche rivisto oggi conserva tutto il suo fascino un po' storto. Si vuole bene a Lord of War, che è un filmone senza se e senza ma. Si vuole persino bene a S1mOne, nonostante tutti i suoi problemi. E pure le sceneggiature di The Truman Show e The Terminal, buttale. Proprio per questo, la delusione provata assistendo impotenti, nel buio della sala cinematografica, ai centonove minuti di In Time fa malissimo.

Tutto quel che ha da dire, purtroppo, In Time se lo brucia nel giro di venti secondi. L'introduzione, che spiega l'idea, e il primo dialogo, che regala l'unico vero "colpo di scena", figlio più che altro delle idee che uno magari si è montato in testa guardando il trailer e che cozzano con quel che poi succede nel film. Basta, non c'è nient'altro. E se l'idea è davvero affascinante, interessante, dal bel potenziale, gli sviluppi sono quanto di più banale, insipido, prevedibile e soprattutto mal confezionato si possa immaginare.

Spiazza davvero vedere quanto l'autore maturo e convincente di Lord of War si trasformi qui in uno sceneggiatore da minimo indispensabile, che si limita a mettere in fila tutto quel che non può mancare, ricicla l'immaginario visivo di Gattaca e lega assieme un po' come capita una serie sconclusionata di scene mal scritte e peggio dirette. Non si sa cosa faccia più male, fra la bucherellata logica dell'intreccio, il ridicolo involontario dei dialoghi e di certe trovate (il braccio di ferro, santa polenta!) o l'evidente impaccio con cui Niccol prova per la prima volta a cimentarsi con un po' d'azione, fallendo miseramente. Non sono a conoscenza di eventuali traversie produttive, al di là della querelle con Harlan Ellison sulla paternità del soggetto, ma certo l'impressione è di un film messo assieme con lo sputo, girato fra mille problemi, completato giusto perché dispiaceva buttarlo via.

Poi, sicuro, ci sono un paio di immagini d'effetto, i numerini luminosi sul braccio hanno il loro fascino e il tratteggio del differente linguaggio corporeo di persone dall'aspettativa di vita radicalmente diversa è un buono spunto. Però è davvero poco, non basta, così come non basta l'indubbio carisma di buona parte degli attori, soprattutto considerando che loro stessi sembrano crederci poco e recitare per l'appunto solo basandosi su quello. Ma del resto, mentre declami dialoghi del genere, quanto potrai mai crederci?

Il film l'ho visto ieri qui a Monaco, in lingua originale. Se IMDB non mente, ancora è da decidere un'eventuale uscita italiana, quindi non aspetto e regalo subito al mondo la mia delusione. 

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