Being John Malkovich (USA, 1999)
di Spike Jonze
con John Cusack, Cameron Diaz, Catherine Keener, John Malkovich
Ciò che più mi ha colpito guardando Essere John Malkovich non è l'idea assurdamente geniale alla base del racconto, non è il tono surreale della narrazione e non è neanche il modo in cui la storia riesce a stupire coi suoi sviluppi fino all'ultimo minuto. No, ad essermi rimasto nella capoccia è soprattutto il fatto che si tratta di un film popolato solo da personaggi genuinamente insopportabili, che non fanno nulla per nascondere il loro essere dei gran bei stronzi. La storia raccontata da Charlie Kaufman e Spike Jonze si apre facendo finta di stare mostrando il classico John Cusack perdente incompreso e tanto poetico, l'eroe che siamo convinti si nasconda dentro noi tutti, ma scopre le carte molto in fretta e mostra che il suo protagonista è in realtà un patetico sfigato, sconfitto innanzitutto da se stesso e solo in secondo luogo dalla vita. E attorno a lui ci sono una Cameron Diaz tanto amante degli animali quanto cretina, una Catherine Keener gnocchissima vuota e stronzetta (ma, nella sua semplice e odiosa onestà, per paradosso, forse personaggio più positivo del gruppo), una serie di personaggi di contorno che sembrano scemi ma forse sono solo falsi e un John Malkovich non so quanto fedele alla persona reale, ma certo lodevole nell'interpretare se stesso come vuota macchietta inquietante. Per non parlare del modo quantomeno ambiguo in cui viene dipinta la parabola di successo del protagonista: artista incompreso costretto a trovare la fanta-scorciatoia per affermarsi nel mondo crudele o marionettista da quattro soldi che abbindola un mondo di cretini grazie al nome famoso?
Poi, certo, c'è anche tutto il resto. C'è una scrittura dei dialoghi e dei personaggi semplicemente perfetta, che funziona a meraviglia nonostante la semplice assurdità degli eventi e del modo in cui anche l'aspetto più insensato viene accettato dai protagonisti senza batter ciglio. Ci sono degli attori perfetti nell'interpretare ruoli senza capo né coda in maniera totalmente naturale e credibile. E c'è la forza pazzesca delle idee che si rincorrono per tutto il film, con una trovata più fuori di cozza dell'altra e, soprattutto, la cui forza risulta ancora maggiore quando, quattordici anni dopo, ti rendi conto di non aver sostanzialmente ancora visto niente di anche lontanamente paragonabile a queste due ore scarse di delirio. Ma il bello è che Essere John Malkovich non vive solamente della sua idea e di un paio di gag derivate: ci costruisce attorno un film, un racconto che non si limita a inseguire la facile via della risata assurda e riesce invece allo stesso tempo ad essere serio, toccante, intelligente, addirittura profondo.
Non che le risate manchino e, oltretutto, alcune gag, col senno di poi, acquistano ulteriore sapore. Tipo, che so, il cameo di Charlie Sheen, proprio per spararne una a caso. Ma limitare questo fulminante doppio esordio alla sola follia delle idee e al divertimento di una scena come quella, leggendaria, in cui John Malkovich entra nella testa di John Malkovich, significherebbe raccontare solo parte della storia e fare un torto a un film di spessore ben maggiore. E che tanti anni dopo, forse, questo sì, proprio grazie alla sua natura così storta, conserva tutta la sua forza.
Roger Ebert mi ha detto di guardare Essere John Malkovich. In realtà, a questo punto, mi avrebbe detto di guardare Adaptation, ma insomma, nell'elenco ci stanno entrambi, mi sembrava più carino guardarli in ordine cronologico.
4 commenti:
Essere John Malkovich è uno dei miei film preferiti, a dir poco geniale.
Adaptation è altrettanto bello e forse ancora più fuori di testa, ma d'altronde Kaufmann è unico nel suo genere!!
Io ti consiglio di vedere, synecdoche new york, di cui Kaufmann è il regista (anche se forse te l'avrebbe consigliato anche ebert).
Una roba stranissima,alla Kaufmann appunto, ma dannatamente affascinante!
Se non ricordo male l'ha segnalato come film del decennio scorso. :)
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